BERTOLOZZI, Giovanni Paolo
Nato a Lucca da modesta famiglia il 25 giugno 1794, dopo i primi studi nel seminario arcivescovile, superata una crisi spirituale, vestì l'abito francescano e prese i voti nel convento di Massa di Todi. Dieci anni più tardi, per necessità familiari si fece sacerdote secolare. A Lucca fu canonico della collegiata di S. Paolino, poi della Metropolitana, e per molti anni rettore dei seminario di S. Martino. In tale veste cominciò a propugnare la necessità per i sacerdoti di studi ampi, seri, fondati su un sicuro indirizzo filosofico.
Il B. fu un appassionato cultore di studi filosofici e amico e seguace del Rosmini; di questo diffuse ampiamente le idee su La Pragmalogia cattolica, di cui fu anche direttore per un anno (1838). Il giornale lucchese, nato con scopi solamente religiosi, trattò ben presto anche questionifilosofiche, sociali, giurisditionali e politiche, in difesa della Chiesa lucchese contro il giurisdizionalismo leopoldino e del potere temporale appena si profilò all'orizzonte la questione romana.
Nominato vicario capitolare il 9 luglio 1846, il B. resse la diocesi di Lucca fino al 2 genn. 1850. Intanto, per suo impulso, il 1° genn. 1844 aveva visto la luce un altro periodico politico-religioso, l'Araldo della Pragmalogia cattolica, da considerarsi parte integrante della Pragmalogia.
I due giornali, concentrando intornoa sé tutte le forze conservatrici, erano impegnati nella lotta contro il governo toscano che voleva estese alla Chiesa lucchese le leggi giurisdizionali vigenti in Toscana. Fino al 1847 era prevalsa un'aspra polemica contro la cultura liberale in favore dell'ideologia legittimistico-conservatrice; ma alla vigilia della reversione del ducato di Lucca alla Toscana prevalse la polemica contro il "Regio Diritto leopoldino di origine protestantica ed austriaca", invocandosi fra clero e laicato una più stretta collaborazione per una difesa integrale della Chiesa, indistintamente intesa come società religiosa e terrena, non subordinata all'autorità statale a meno che l'influenza dello Stato in certi settori non fosse riconosciuta e approvata mediante un concordato bilaterale. Tale concordato, in effetti, fu stipulato soltanto il 25 apr. 1851.
Il B. seguiva attentamente i movimenti che si andavano organizzando in Germania, Francia ed Inghilterra da parte dei laici cattolici che si univano alle immediate dipendenze della gerarchia ecclesiastica; cercava soprattutto che fossero largamente conoscititi a Lucca e in Toscana attraverso i due periodici. Quei primi nuclei di azione cattolica incontravano ampie simpatie proprio tra i cattolici lucchesi conservatori e intransigenti, che per lunga tradizione culturale erano stati sempre i più vicini al clero. Inoltre i più autorevoli esponenti di questa tendenza erano quasi tutti membri della nobiltà locale, appartenevano a quella classe che, al pari del clero, veniva ad essere la più colpita dalla reversione del ducato alla Toscana e dal conseguente contraccolpo economico.
L'attività intensa del B. non sfuggìa Iacopo Mazzei, ministro per gli Affari ecclesiastici del granduca di Toscana, che ne informò il principe con un particolareggiato rapporto e ordinò al prefetto di Lucca di sorvegliare l'Araldodella Pragmalogia cattolica e sottoporlo a censura. Ad aumentare i sospetti del governo contribuiva la notizia di un circolo che si era costituito tra il gruppo direttivo dell'Araldo e qualche amico, in attiva corrispondenza con un altro circolo cattolico francese. Da questo circolo di ecclesiastici sorse l'idea di costituire un'associazione più vasta, sul modello di quelle sorte poco avanti in Germania e in Francia. Nacque così la prima associazione di azione cattolica, col titolo "Pia aggregazione cattolica sotto l'invocazione di Maria SS. Immacolata". Il 5 febbr. 1849 ne era eletto presidente l'uomo più quotato dei partito conservatore, il marchese Cesare Boccella, che due giorni prima nel Parlamento toscano aveva vigorosamente sostenuto la petizione del clero e popolo lucchese, reclamante l'abolizione, del regio diritto e la ratifica dei concordato con la S. Sede.
Con la caduta del governo granducale il B. fu preso di mira dal nuovo governo democratico dei Guerrazzi: abbandonata Lucca, si nascose in campagna, in casa di un membro dell'associazione. Caduto il Guerrazzi rientrò in Lucca,accolto trionfalmente e scortato dai primi cittadini, membri tutti, del resto, dell'Aggregazione cattolica. Il B., in un discorso al clero e al popolo, dichiarava immediatamente la necessità di riprendere la lotta "per la libertà e l'indipendenza della Chiesa lucchese" e spronava i cattolici lucchesi a difendersi con tutte le forze dalla "malizia diabolica" della propaganda anticlericale e protestante (cfr. Araldo della Pragmalogia cattolica, VI [1849], pp. 173-177). L'idillio che pareva delinearsi in un primo tempo, avvenuta la restaurazione del governo granducale, tra clero lucchese e governo, venne subito guastato dal riaccendersi della lotta giurisdizionale. Per ottenere la collaborazione necessaria dei laici, il B., incoraggiato anche dall'approvazione della S. Sede, concedette alla "Pia aggregazione cattolica" l'istituzione canonica il 30 luglio 1849. Ma il riconoscimento ufficiale scatenò le ire del governo toscano e del ministro Mazzei, e le critiche serrate del fiorentino Lo Statuto ad opera del Lambruschini.
Il ministro Mazzei decretò lo scioglimento dell'associaiione inviando una circolare ai vescovi toscani per ammonirli a non prendere parte a quell'"Aggregazione" che "potrebbe essere fonte di gravi scandali, e costringerebbe l'Imperiale e Reale Governo a non riassumere altrimenti con Roma le trattative di una conciliazione a transazione definitiva sulle controversie giurisdizionali". Il Lambruschini, sostenendo le tesi più aperte dei cattolicesimo liberale, criticava l'intransigentiamo e il temporalismo, forme esasperate del cattolicesimo, che ne condizionavano lo sviluppo e la libertà d'azione, identificandolo con un particolare gruppo economico e politico. Al Lambruschini non si risparmiarono, naturalmente, dagli integralisti lucchesi, le accuse di protestantesimo e di giansenismo, in tono acremente polemico, e i moventi non sempre unicamente religiosi.
Alla vigilia di nuove trattative per la conclusione del concordato tra Firenze e la S. Sede, anche per spianare il terreno dopo l'acerba polemica tra il B. e il ministro Mazzei, la S. Sede ritenne opportuno allontanare da Lucca il vicario capitolare, ormai troppo inviso al governo granducale, nominandolo nel 1850 vescovo di Montalcino. Il B. si dedicò alla nuova diocesi, occupandosi prevalentemente dell'istruzione del giovane clero. Radunò un sinodo diocesano; per diffondere l'istruzione religiosa istituì la Compagnia della dottrina cristiana, le cui scuole aveva lasciato assai fiorenti a Lucca; restaurò il palazzo vescovile e condusse a termine i lavori della cattedrale, che si trascinavano da tempo. Si spense a Montalcino il 27 genn. 1867.
Degli scritti del B. si ricordano: Elogio dell'abate d. Gabriello cav. Grimaldi (estr. dalla Pragmalogia cattolica,XXVIII, n. 82), Lucca 1837; Lettera al ch. sig. ab. d. Antonio Rosmini e risposta dei medesimo,ibid. 1841; Sulla risposta al finto Eusebio Cristiano del chiarissimo signore don Antonio Rosmini Serbati… lettera del canonico P. G. B. al medesimo, ibid. 1841; Peccato originale e moralità, comentario dei canonico P. B.,ibid. 1842; Parafrasi dell'ode del Klopstock "A Dio presente in ogni luogo" (estr. dalla Pragmalogia cattolica,1843, 20 semestre), ibid. 1843; Arnaldo da Brescia, tragedia di Gio. Battista Niccolini, in La Pragmalogia cattolica,XIV(1843), pp. 381-388; XV (1844), pp. 5-24, 201-259; XVI (1844), pp. 133-170, 217-2s6; XVIII (1845), pp. 5-39; Elogio dell'abato d. Gio. Alfonso Orsi, canonico lateranense, in Araldo della Pragmalogia cattolica,II (1845), n. 41, pp. 75-80; n. 42, pp. 91-96; Epistola al suo clero e popolo,Lucca 1850; Decreti e provvedimenti pubblicati in atto della prima sua visita dall'ill.mo e rev.mo monsignore P. B., vescovo della città e diocesi di Montalcino,Siena 1854; Pronostico all'Italia di P. B., vescovo di Montalcino, abbate di S. Antimo, conte palatino… al suo dilettissimo clero e popolo, ibid. 1857; e, infine, Tobia,dramma, Modena 1864.
Fonti e Bibl.: Lucca, Arch. della Curia arcivesc., Atti Vicariali 1849, prot. 404; Fonterutoli (Siena), Arch. privato Mazzei, f. 68, ins. 19, fol. 161 (Rapporto al principe del ministro Mazzei rimesso il 23 sett. 1849, sullo stato della Chiesa in Toscana); Ibid., f. 68, ins. 35, f0l. 202 (Memoria per il ministro per gli Affari Esteri); Ibid., f. 68, ins. 85, fol. 322 (Copia dell'indirizzo degli arcivescovi della Toscana al granduca Leopoldo,2 genn. 1850); Osservazioni pacifiche sopra il Comentario dato in luce dal can. P. B. col titolo Peccato originale e moralità, Lucca 1842; Lettera del sacerdote Giovanni Fantozzi… al… sig. abate Gioberti, Lucca 1843; P. Donzellini. Elogio funebre di S. E. rev.ma mons. P. B. vescovo di Montalcino, Siena 1867; G. Sforza, Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1916, pp. 482 ss.; A. M. Bettanini, Il concordato di Toscana, 25 aprile 1851, Milano 1933, pp. 85-93; R. Lambruschini, Scritti di varia filosofia e religione,a cura di A. Gambaro,Firenze 1939, pp. 452-462; L. Chelucci. Mons. P. B. e mons. Raffaello Pucci-Sisti vescovi di Montalcino, in Risveglio, IV(1955), 39, pp. 1-2, M. Stanghellini, Il movimento catt. a Lucca dal1828 al. 1848, in Riv. di storia d. Chiesa in Italia, IX(1955), pp. 69-70, 79-91; Id., Le origini della Pia Aggregazione catt. a Lucca (1847-1849), in Rass. stor. del Risorg., XLIII (1956), pp. 547-556; M. Stanghellini-U. Tintori, Storia del movimento cattolico lucchese, Roma 1958, pp. 28-66.