ORCEL, Giovanni
ORCEL, Giovanni. – Nacque a Palermo, primogenito di sei figli, il 25 dicembre 1887 da Luigi, impiegato, e da Concetta Marsicano.
Dopo avere conseguito la licenza di scuola elementare, fu avviato al lavoro di tipografo compositore, mestiere di notevole specializzazione, ma soprattutto caratterizzato in quegli anni da un elevato tasso di politicizzazione, il che si aggiunse nella sua formazione all’influenza esercitata da un familiare di nome Ernesto, condannato amministrativamente per avere costituito un fascio dei lavoratori nel territorio di Cefalù. Da qui la sua assidua frequentazione della Camera del lavoro di Palermo in via Montevergini, che ebbe nella sezione degli operai del libro un’avanguardia esemplare di organizzazione e di guida per tutte le categorie impegnate nelle complesse rivendicazioni politico-sindacali del tempo.
«Ribelle ad ogni forma di sfruttamento e di sopruso» (De Cenzo, 1948, p. 299), aderì al Partito socialista italiano (PSI) e mise le sue qualità di oratore popolare al servizio di un’intensa attività sindacale, conquistandosi la fiducia dei lavoranti tipografi palermitani che lo nominarono loro rappresentante nel Consiglio nazionale della federazione.
Il suo socialismo rivoluzionario e antimilitarista, vicino a quello dei periodici palermitani La fiaccola e Il germe, si attestava su posizioni di assoluta opposizione alla borghesia, così come rappresentata in Sicilia nella nascente industria, ma soprattutto nel notabilato agrario, non di rado alleato delle organizzazioni mafiose presenti sul territorio. Poliedrica, innovativa e supportata dalla capacità di leggere i processi storici della società del tempo, la sua attività si compendiava nel tentativo di collegare un’organizzazione sindacale intransigente, ma insieme efficace e pragmatica, con la costruzione di un forte movimento socialista in grado di consolidare concretamente in politica le conquiste conseguite sul piano dei diritti del lavoro.
Dopo il matrimonio con la diciottenne Rosaria Accomando, celebrato civilmente il 12 settembre 1910, fu redattore responsabile del periodico La Riscossa socialista e lavorò alla costituzione della federazione regionale del PSI. Nel primo voto a quasi suffragio universale (maschile) del 1913 si impegnò intensamente nella propaganda elettorale a favore dei candidati dell’ala socialista intransigente attraverso l’organizzazione di apposite squadre di militanti e il ricorso alla sua oratoria esuberante che aveva particolare presa sull’audience popolare sia urbana sia rurale. Nonostante la sua netta avversione all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, nel 1917 dovette rispondere alla chiamata alle armi; ne approfittò per instaurare duraturi contatti con importanti esponenti politici e sindacali e ambienti significativi del movimento operaio dell’Italia settentrionale.
Al ritorno dalla guerra, si schierò con i ‘massimalisti elezionisti’ e nel marzo 1919 accettò il ruolo di segretario generale della sezione palermitana della Federazione impiegati operai metallurgici (FIOM), che, sotto la sua guida, raggiunse il punto più alto della sua parabola politica e organizzativa. Nel maggio dello stesso anno, fondò e diresse il periodico La dittatura operaia, poi ridenominato La dittatura proletaria, sensibile fin dal titolo all’esperienza sovietica e all’influsso teorico e politico del leninismo.
Nel 1920, intervenne al Congresso nazionale della FIOM a Genova, dove si batté per l’abolizione del lavoro straordinario e del cottimo ponendo, tra l’altro, il tema dell’equiparazione dei salari tra le diverse aree del paese. Rientrato in Sicilia, fu artefice e regista della grande mobilitazione operaia di quei mesi culminata nell’occupazione del cantiere navale di Palermo, decisa dalla FIOM il 1° settembre 1920 e attuata il successivo giorno 4, dopo la serrata disposta dalla proprietà. Nonostante l’assedio delle forze dell’ordine, Orcel e gli operai realizzarono inizialmente un ‘capolavoro vertenziale’ attraverso l’autogestione degli impianti e il prosieguo della produzione con l’avvio della costruzione di una nave, a cui significativamente fu dato il nome del sindacalista del movimento contadino, Nicolò Alongi, assassinato dalla mafia a Prizzi il 1° marzo 1920.
In quella fase, consapevole dell’importanza di portare a sintesi le vertenze delle diverse categorie, Orcel si era, infatti, impegnato, attivamente anche nel direttivo della Camera del lavoro di Palermo per salvaguardare il valore dell’unità sindacale, sviluppando una particolare sintonia proprio con Alongi che si tradusse nel programma di collegare la mobilitazione dei lavoratori della terra a quelli dell’industria.
Orcel assunse, inoltre, un ruolo centrale nella lotta contro il carovita sostenendo e poi sollecitando l’opportunità del coinvolgimento e dell’intervento diretto delle istituzioni locali. La formazione della commissione comunale di controllo dei prezzi – da lui voluta e patrocinata – con la presenza di esponenti del PSI e dei sindacati, rappresentò un passaggio politico importante per contrastare manovre speculative sui beni di prima necessità e sui prezzi delle abitazioni, non di rado portate avanti con la connivenza di amministratori consenzienti e grazie all’azione intimidatrice delle cosche mafiose cittadine.
Nell’ottobre 1920 la sua attività divenne sempre più frenetica anche per la difficile gestione del complesso epilogo della vertenza del cantiere navale di Palermo, e di tutte le altre a essa collegate, che ebbero sicuramente un significato squisitamente sindacale, ma anche un’implicita volontà di contrasto del potere politico-affaristico e mafioso a Palermo e in Sicilia. In questo senso si indirizzavano le sue denunce sui mandanti dell’assassinio dell’amico e compagno Alongi e sulle connivenze del potere politico-economico con le organizzazioni criminali.
Il 14 ottobre 1920, dopo avere lasciato la sede della FIOM al termine di una riunione dedicata alle vicine elezioni provinciali per le quali era candidato, mentre attraversava una strada buia, fu pugnalato da un sicario, dileguatosi subito dopo, nonostante la reazione dell’amico e avvocato Pietro Parrino che lo accompagnava. Le fasi successive all’agguato furono segnate dai limiti delle operazioni di soccorso al ferito, che spirò alle due di notte del 15 ottobre 1920 nell’ospedale S. Saverio di Palermo senza avere ricecevuto adeguate cure.
Alla notizia della morte di Orcel, Palermo fu bloccata da uno sciopero generale spontaneo. Il corteo funebre che dalla Camera del lavoro attraversò la città si caratterizzò per l’imponente partecipazione popolare e operaia.
Dall’inchiesta giudiziaria, che non fece luce né sui mandanti né sugli esecutori materiali dell’assassinio, emergono notevoli indizi circa le carenze e le anomalie delle indagini. Le piste non adeguatamente approfondite portano, come già denunciato in presa diretta dalla moglie e dai compagni di militanza, a collegare la morte di Orcel a quella di Alongi, inserendola nello schema classico del delitto politico-mafioso che di norma origina da un movente preciso, ma, in realtà, è il prodotto di una decisione criminale che porta in sé tante cointeressenze. Orcel era, infatti, un dirigente politico e sindacale che aveva compreso come l’affermazione di istanze di giustizia sociale non potesse che passare dal contrasto delle forze reazionarie e mafiose, sia nelle sedi istituzionali sia nei settori economici più innovativi, che, determinando la qualità dello sviluppo, imponevano i nuovi rapporti di forza nella società palermitana e siciliana del tempo.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Affari generali riservati, Atti speciali (1898/1940), b. 1, f. 1; Ibid., Casellario politico centrale, ad nomen; Arch. di Stato di Palermo, Questura, b. 1748, f. Omicidio G. O. Necr.: Giornale di Sicilia, 15-16 ottobre 1920; ibid., 16-17 ottobre 1920; L’Ora, 16-17 ottobre 1920; Avanti!, 17 ottobre 1920; La Dittatura proletaria, 6 novembre 1920. Inoltre: A. De Cenzo, Un martire: O., in Il Calendario del popolo, 1948, n. 49, p. 299; M. Sala, Nel trentesimo anniversario dell’uccisione di G. O., in Il Siciliano nuovo, 14 ottobre 1950; G.C. Marino, Partiti e lotte di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini, Bari 1976, pp. 44, 68, 199 s.; G. Micciché, Dopoguerra e fascismo in Sicilia, 1919-1927, Roma 1976, pp. 28, 50, 52, 65, 79, 82, 86, 187; Id., G. O., in Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 16-18; Id., G. O. nel movimento operaio siciliano, in Sindacato. Periodico della Camera del lavoro di Palermo, III (1981), 3; O. Cancila, Palermo, Roma-Bari 1988, pp. 255, 262, 343, 345; P. Lauro, Classe dirigente, mafia e fascismo 1920-1924, Roma-Bari 1988, pp.12, 136; U. Santino, Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Roma-Bari 1995,p. 25; G.C. Marino, Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista, Roma-Bari 1997, 14 s., 51, 68-71, 86-88, 90-100, 102-109, 111-115 passim; Id., Storia della mafia, Roma 1998, pp. 120, 124-126; U. Santino, Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all’impegno civile, Roma 2000, pp. 116 s., 119 s., 159, 359 s.; G. Abbagnato, G. O. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano 1887-1920, Trapani 2007.