OMBONI, Giovanni
OMBONI, Giovanni. – Nacque ad Abbiategrasso (Milano) il 30 giugno 1829, da Giuseppe, medico, e da Giuseppa Carones.
Morto prematuramente il padre, la famiglia rimase in difficoltà economiche, parzialmente superate solo quando Omboni stesso fu in grado di lavorare.
Dopo aver conseguito la licenza liceale a Milano, si iscrisse nel 1847 al corso di laurea in ingegneria e architettura dell’Università di Pavia, frequentando le lezioni di matematica. L’anno dopo lasciò gli studi per unirsi ai patrioti nella sommossa delle Cinque giornate di Milano e successivamente confluì nel battaglione degli studenti, rimanendovi sino alla ritirata nella Regione subalpina. Rientrato a Milano, mentre compiva il tirocinio da ingegnere, completò privatamente gli studi, per laurearsi finalmente in matematica nel maggio 1852 a Pavia. La sua vera passione erano però le scienze naturali, a cui venne introdotto dal suo maestro Giuseppe Gabriel Balsamo Crivelli, che supervisionò i suoi primi scritti su temi geologici.
Sin da giovane, si dedicò alla redazione di libri di testo e manuali per ginnasi e licei, da cui ottenne modesti guadagni. Dopo aver ricevuto un’eredità dal nonno materno, poté permettersi un soggiorno di un anno a Parigi per frequentare le lezioni di illustri naturalisti e geologi (Alcide Dessalines d’Orbigny, Louis-Constant Prévost, Pierre-Louis-Antoine Cordier, Isidore-Geoffroy Saint-Hilaire, Henry Milne-Edwards, Claude-EmileBayle) e partecipare alle riunioni della Société géologique de France, presso cui presentò la nota Série des terrains sédimentaires de la Lombardie (pubblicata poi in Bulletin de la Société Géologique de France, s. 2, XII [1855], pp. 517-532).
Tornato a Milano, riprese l’insegnamento della storia naturale nei licei e collaborò con Emilio Cornalia alla riorganizzazione delle collezioni geologiche del Museo civico di storia naturale. In quegli anni effettuò ricognizioni sul terreno in Piemonte, Lombardia e Svizzera, acquisendo dati per le successive pubblicazioni.
Nel 1869 la R. Università di Padova istituì la prima cattedra in Italia di mineralogia e geologia, e la propose tramite Arcangelo Scacchi, professore a Napoli, a Omboni, all’epoca impegnato in ricerche sul Vesuvio e nei Campi Flegrei. Superate le iniziali esitazioni, egli accettò l’incarico che poi ricoprì per più di quarant’anni. Nel 1882, egli stesso propose la separazione dell’insegnamento della geologia da quello della mineralogia, allineando l’Ateneo di Padova alle altre università italiane: mantenne per sé cattedra e museo di geologia, mentre quella di mineralogia e le relative collezioni furono affidate, dopo concorso, a Ruggero Panebianco. In qualità di direttore del museo geologico universitario, si dedicò alacremente al suo riordino, effettuando un meticoloso lavoro di classificazione e arricchendone, anche a proprie spese, le dotazioni. Rappresentativo dell’indole del personaggio è l’acquisto, nel 1892 per la somma di 20.000 lire, delle collezioni (oltre 10.000 pezzi) e della biblioteca del barone Achille De Zigno per farne dono all’Ateneo.
A Omboni si deve la pubblicazione, allegata al lavoro Cennisullo stato geologico dell’Italia (Milano 1856; appendice al Corso di geologia di François-Sulpice Beudant), della prima cartografia geologica di sintesi dell’Italia, redatta ancor prima dell’Unità: si tratta dello Schizzo di una carta geologica d’Italia, opera in cromolitografia di Crivelli, che comprende l’arco alpino, la penisola e le isole, inclusa la Corsica. Omboni ebbe successivamente anche un ruolo nelle fasi embrionali del progetto di cartografia geologica nazionale; dopo la proposta formulata nel 1861 da Felice Giordano al ministero di Agricoltura, industria e commercio, fece parte della giunta consultiva costituita per la direzione dell’opera, da realizzarsi a cura del Corpo reale delle miniere.
In oltre 50 anni d’attività, Omboni produsse quasi 70 articoli, caratterizzati da una fedele rappresentazione delle osservazioni sperimentali e privi di deduzioni speculative non sostenute da evidenze di terreno.
Tra i suoi contributi in campo paleontologico si rammentano Dei fossili triassici del Veneto che furono descritti e figurati dal prof. T.A. Catullo, in Atti del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 5, VIII (1882), 2, pp. 233-257; Penne fossili del Monte Bolca, ibid., s. 6, III (1885), 5, pp. 765-773; Di alcuni insetti fossili del Veneto, ibid., IV (1886), 10, pp. 1421-1434; Il coccodrillo fossile di Tresche, nei sette comuni: Steneosaurus Barettoni, Zigno, ibid., s. 7, I (1890), 10, pp. 987-1006. Fu pioniere degli studi geomorfologici sugli ambienti glaciali prealpini, spesso in aperta polemica con Antonio Stoppani. Sul tema sono rilevanti le note: Sull’azione riescavatrice esercitata dagli antichi ghiacciaj sul fondo delle valli alpine, in Atti della Società italiana di scienze naturali, V (1863), pp. 269-274; Delle antiche morene vicino ad Arco nel Trentino, in Atti del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 5, II (1876), 5, pp. 457-467; Di due antichi ghiacciaj che hanno lasciato le loro tracce nei sette comuni, ibid., 10, pp. 1092-1098; Il mare glaciale e il Pliocene ai piedi delle Alpi Lombarde, in Atti della Società italiana di scienze naturali, XIX (1877), pp. 372-384; Le marocche, antiche morene mascherate da frane, ibid., XX (1878), pp. 65-80.
Appassionato didatta e maestro di generazioni di naturalisti e geologi (tra cui Giorgio Dal Piaz, suo assistente e poi successore sulla cattedra padovana), redasse numerosi manuali, libri di testo e guide geologiche, di cui effettuò nel tempo ripetute revisioni e aggiornamenti. Tra i manuali si menzionano: Sunto delle lezioni di geologia tenute dal prof. G. Balsamo Crivelli nell’Istituto di Istruzione superiore scientifica in Milano, Milano 1851; Elementi di storia naturale, in 4 volumi: Zoologia (ibid. 1852), Mineralogia (ibid. 1854), Geologia (ibid. 1854); Primi elementi di scienze naturali e di igiene, per le scuole tecniche, magistrali, ecc. (ibid. 1863) ristampato con lievi modifiche nel 1865, 1870, 1874, 1876, 1878, 1882, 1884 e infine, completamente rielaborato, con il titolo Primi elementi di storia naturale e di igiene, per le scuole tecniche e magistrali (ibid. 1887); Manuale di storia naturale per i licei e gli istituti tecnici (ibid. 1864), ripubblicato senza sensibili variazioni nel 1869, 1872, 1874, 1878, 1882 e finalmente, del tutto riveduto, in 5 volumi col titolo Manuale di storia naturale ad uso dei ginnasi e licei (ibid. 1887); Rocce e fossili. Sunto di alcune lezioni di geologia (Padova 1889).
Importante contributo alla divulgazione delle discipline geologiche, nel contesto del giovane Stato unitario, fu il suo lavoro Come s’è fatta l’Italia. Saggio di geologia popolare (Verona 1876), poi rivisto e ristampato nel 1881. Di rilievo anche gli studi di geologia regionale, tra cui:Bibliografia delle principali opere finora pubblicate sulla geologia del Veneto, in Atti della Società italiana di scienze naturali, V (1863), pp. 352-384, la corposa opera Geologia dell’Italia (Milano 1869) e la monografia Le nostre Alpi e la pianura del Po. Descrizione geologica del Piemonte, della Lombardia, del Trentino, del Veneto e dell’Istria (Milano 1879).
Attento ai progressi delle scienze a livello internazionale, recensì Sull’origine delle specie di Charles Darwin per il giornale La Perseveranza (Milano 1865). In ossequio alla tradizione culturale delle scienze geologiche italiane scrisse l’opera Brevi cenni sulla storia della geologia compilati per i suoi allievi (Padova 1894) e alcuni necrologi di illustri scienziati: Filippo De Filippi, in Illustrazione Universale (Milano 1867); Achille De Zigno (Padova 1892); Commemorazione del barone Achille De Zigno (Venezia 1897).
Fu tra i promotori della Società geologica residente in Milano, fondata nel marzo 1856 e divenuta nel 1860 Società italiana di scienze naturali. Partecipò al Congresso geologico internazionale di Bologna del 1881 e fece parte del nucleo dei fondatori della Società geologica italiana, ricoprendone la carica di presidente nel 1892. Fu inoltre membro effettivo del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.
Sua moglie, Stefania Etzerodt, nata in Belgio da padre tedesco e madre inglese, fu figura di spicco del movimento per l’emancipazione femminile a Padova tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento e fondatrice nel 1906 del locale comitato per il suffragio femminile. Per tutta la vita condivise con lei l’impegno in attività filantropiche a favore dell’infanzia abbandonata e degli emarginati e per il miglioramento delle condizioni dei ceti popolari.
Morì a Padova il 1° febbraio 1910.
Lasciò in eredità la sua voluminosa biblioteca all’Istituto di geologia dell’Università di Padova.
Fonti e Bibl.: G. Dal Piaz, G. O. Cenni necrologici, in Bollettino della Società geologica italiana, XXIX (1910), 3-4, pp. 96-106, con l’elenco completo delle opere; G. O., in Dizionario enciclopedico italiano, VIII, Roma 1970, p. 538; B. Accordi, Storia della geologia, Bologna 1984, p. 88; Id., Il contributo italiano alla nascita e all’evoluzione dei concetti geo-paleontologici, in Cento anni di geologia italiana.Volume giubilare del I Centenario della Società geologica italiana, Bologna 1984, pp. 1-10 (in partic. p. 7); G.B. Dal Piaz - G.V. Dal Piaz, Sviluppo delle concezioni faldistiche nell’interpretazione tettonica delle Alpi (1840- 1940), ibid., pp. 41-70 (in partic. p. 54); M. Pantaloni, La carta geologica d’Italia alla scala di 1:1.000.000: una pietra miliare nel percorso della conoscenza geologica, in Geologia tecnica e ambientale, II-III (2011), pp. 88-99. Informazioni sulla sua vita si trovano anche nel necrologio della moglie, a cura di E. B. Franciosi, Alla cara e santa memoria di Stefania O. Etzerodt, Padova 1917.
Si ringrazia Marco Pantaloni per la collaborazione.