SERVANDONI, Giovanni Nicolò
Architetto, pittore e scenografo, nato a Firenze il 2 maggio 1695, morto a Parigi il 19 gennaio 1766. Allievo del pittore Giovan Paolo Pannini, ne risentì un decisivo influsso. Studiò architettura in Roma, quindi si recò a Lisbona, dove dipinse le scene per l'opera italiana e fece progetti. Per l'Académie royale de musique di Parigi fece nel 1726 le scene dell'opera Piramo e Tisbe e nel 1727 quelle per la Proserpina di Lulli. Nel 1728, dopo il trionfo riportato con le scene dell'opera Orione, fu addetto alla stessa Académie royale in qualità di primo pittore decoratore della grande festa tenutasi a Parigi. Il trionfo del "Palazzo del Sole" nel Fetonte lo fece accogliere nell'Académie royale de peinture et sculpture (1731) e in quell'occasione presentò all'accademia un paesaggio con rovine (Parigi, École des beaux-arts), che è l'unico suo dipinto identificato. Nel 1732 vinse il concorso per la facciata di San Sulpizio. Dal 1737 al 1743 inviò ai Salons parigini numerose sue opere, continuando a dare disegni per solennizzare le pubbliche feste. Incisioni contemporanee ci permettono di conoscere le fantastiche decorazioni concepite dal S. Nel 1738 egli fece un primo esperimento di diorama, e per questo ottenne dal re la concessione della sala delle macchine nel palazzo delle Tuileries. La prima rappresentazione fu quella dell'interno di San Pietro, e per questa il S. si servì del quadro ora al Louvre, che il Pannini aveva dipinto per il cardinale di Polignac. Il successo fu felice, e si diedero spettacoli in continuazione dal 1738 al 1742; poi, dopo una lunga interruzione, dal 1754 al 1758. Nel 1745 veniva compiuta la facciata di San Sulpizio, incominciata nel 1733.
Nel 1749 il S. si recò a Londra per organizzarvi un fuoco d'artificio a Saint-James' Park, e in quella città lavorò anche per il teatro del Covent-Garden. Nel 1754 fu invitato a Dresda presso Augusto III e ivi attese a una decorazione per l'opera Ezio, per la quale venne dal re nominato suo primo pittore decoratore. Nel 1760 fu chiamato a Vienna, dove diede tutti i progetti per le feste celebrate in onore del matrimonio dell'arciduca Giuseppe con l'infante di Parma. Più tardi tornò a Parigi, dove ebbe a sperimentare come la sua stella volgesse ormai al tramonto: nel concorso indetto per la Piazza Luigi XV gli venne infatti preferito il Gabriel. Quando nel 1763 si predisponevano grandi festeggiamenti per l'inaugurazione di questa stessa piazza e della statua equestre del re, il S. presentò ancora dei progetti, ma l'incarico venne dato al Moreau.
Massima opera architettonica del S. è la facciata per San Sulpizio, a due ordini sovrapposti, il primo dorico, il secondo ionico. Il primo ordine è costituito da un peristilio in cui le colonne per accrescere la solidità della costruzione senza turbare l'effetto generale, sono raddoppiate nel senso della profondità; il secondo è una specie di galleria ad arcate, i cui pilastri presentano delle colonne ioniche addossate; agli angoli si alzano due torri. In questo prospetto il S. porta la grande innovazione della colonna adoperata isolatamente nella sua propria funzione di sostegno, e non più addossata al resto della costruzione, con puro ufficio decorativo, come nello stile barocco. Quest'opera infatti annuncia con la solennità delle sue linee tranquille e intonate all'arte classica, la fine dell'architettura barocca. Del S. si ricordano altre costruzioni, poi tutte profondamente modificate o radicalmente mutate, in varie località della Francia.
Bibl.: F. Milizia, Memorie degli architetti II, Parma 1781, p. 341 segg.; D. D'Argensville, Vies des fameux architectes depuis la Renaissance des Arts, I, Parigi 1787, p. 447 segg.; A. Quatremère de Quincy, Dizionario storico d'architettura, trad. ital. di A. Mainardi, Mantova 1847-50, II, p. 444 segg.; P. J. Mariette, Abécédaire, V, Parigi 1853-59, p. 207 segg.; D. Diderot, Critique du Salon de 1765, in Oeuvres complètes, X, Parigi 1876, p. 304 segg.; J. Bouché, S., in Gaz. des beaux-arts, IV (1910), pp. 121-146; G. K. Nagler, Neues allgemeine Künstler-Lexikon, XVIII, Linz 1911, p. 300 segg.; A. Jal, Dict. critique de biographie et d'histoire, Parigi 1864; E. Malbois, Projet de place devant Saint-Sulpice par S., in Gaz. des beaux-arts, VI (1922), pp. 283-292; A. Michel, Histoire de l'art, VII, i, s. d. [1924]; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino 1925, p. 629; V. Mariani, Storia della scenografia italiana, Firenze 1930, p. 68; A. E. Brinckmann, Die Baukunst des 17. und 18. Jahrh. in den romanischen Ländern, 5ª ed., Wildpark-Potsdam 1930, p. 255 e passim; Wasmuths Lexikon der Baukunst, IV, Berlino 1932, p. 362.