CARACCIOLO, Giovanni Nicola (Giovanni Cola)
Figlio di Francesco signore di Pisciotta e di Maria di Giorgio Caracciolo, nacque probabilmente nella prima metà del secolo XV.
Quando, dopo la morte di Alfonso I di Aragona, prese a manifestarsi nel Regno la opposizione al figlio bastardo di lui, Ferdinando, e Giovanni d'Angiò, partito nell'ottobre del 1459 da Genova, scese nel Napoletano per rivendicare i diritti del padre, il C. prese posizione in favore dell'Angioino. Egli si trovò coinvolto nelle rivolte che, fomentate e dirette da Antonio Centelles, scoppiarono, prima e dopo lo sbarco dell'Angiò, in Calabria, regione ove si trovavano i beni che la madre del C. per concessione regia aveva ereditato dal padre Giorgio. Il C. ebbe così scontri con Mase Barrese, deciso difensore della casa aragonese. Quando però, dopo la vittoriosa battaglia di Troia (agosto 1462), le sorti di Ferdinando volsero al meglio ed egli si avviò alla definitiva conquista del potere, il C. tornò alla fedeltà del suo legittimo sovrano e vi si mantenne poi per tutta la vita. Nel 1470 il C. ereditò dalla madre quei beni cui si è già accennato, costituiti dalle terre di Plaesano, Galatro e Anoia (Reggio Calabria); dal padre invece ricevette Pisciotta nel Cilento ed inoltre incamerò anche l'eredità della zia paterna, Elisabetta.
Non abbiamo notizia delle attività che il C. svolse nel decennio successivo. Iniziatasi la guerra di Ferrara, quando Benevento, sottratta all'autorità pontificia, passò sotto quella regia (agosto 1482), Ferdinando, una settimana dopo aver ricevuto il giuramento di fedeltà dalla città, creò il C. e il figlio primogenito di lui, Giovanni Battista, castellani del castello di Benevento. La nomina, che sarebbe dovuta essere a vita e comportare uno stipendio annuo di 250 ducati, era concessa in cambio di un prestito di 2.500 ducati fatto dai Caracciolo al re. Successivamente, perduta la castellania con il ritorno di Benevento al papa, il C. divenne regio doganiere della dogana delle pecore in Puglia. Scoppiata la rivolta dei baroni il C. rimase fedele alla Corona ed il 18 maggio 1486 raggiunse con 108 cavalli Alfonso, duca di Calabria, che era con l'esercito nella Campagna romana contro Innocenzo VIII, schieratosi a sostegno dei baroni. Nel giugno dell'anno dopo, quando ormai si andava compiendo la sottomissione dei ribelli, il C., come altri nobili napoletani, ricevette dal re l'invito a rifornirlo di cavalli ad un prezzo equo. Il C. aderì alla richiesta ed inoltre volle regalarne due al sovrano ed uno al principe di Calabria. Non conosciamo la data della sua morte, ma essa era già avvenuta nel 1495, quando Ferdinand II confermò al figlio di lui, Alfonso, sopravvissuto al fratello primogenito, Giovanni Battista, il castello di Plaesano.
Aveva sposato Giulia di Enrico Brancaccio.
Fonti e Bibl.: Regis Ferdinandi primi instructionum liber..., a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, pp. 84, 120, 133, 301 s.; A. Zazo, Il castello di Benevento, in Samnium, XXVII (1954), p. 146; F. Fabris, La genealogia della famiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. XXII.