MUSSO, Giovanni
– Figlio di Niccolò, nacque con ogni probabilità a Piacenza intorno al quinto decennio del secolo XIV da una famiglia ricca ma non nobile.
La tradizione secondo cui avrebbe esercitato la professione notarile, fondata sull’esistenza di notai omonimi e contemporanei, è stata contestata da Pietro Castignoli, a oggi il miglior conoscitore di questo personaggio. È probabile che risiedesse nella parrocchia di S. Brigida e fosse incluso nel gruppo gravitante attorno agli Scotti, la struttura clientelare che controllava quella zona della città. Il più antico documento utile alla sua biografia è un atto del 1362 scritto dal notaio cittadino Pietro da Ripalta, anche lui cronista, in cui appare appaltatore e riscossore delle gabelle del pane, del fieno e del vino nella decuria di Nure e Trebbia, una delle ripartizioni del territorio cittadino. Negli anni successivi continuò in questa attività, come sembrano dimostrare, nel 1380, la sua partecipazione in qualità di sapiente alla Commissione che riscrisse il capitolato d’appalto dei dazi comunali e la competenza con cui diede conto nella sua opera di un privilegio di esenzione da alcune gabelle concesso nel 1386 da Gian Galeazzo Visconti.
Altri documenti coevi testimoniano la floridezza delle sue condizioni economiche e danno conto tanto dell’investimento in beni fondiari (perlopiù posti a sud e a est di Piacenza) delle entrate dovute alla sua attività fiscale, quanto di un disinvolto ricorso combinato ad affitti e prestiti ai massari.
I documenti attestano che verso la fine del secolo acquisì il titolo di dominus, probabilmente grazie all’intensa frequentazione della famiglia Visconti, che governava Piacenza fin dal 1336. Nel 1371 Bernabò Visconti, che all’epoca divideva il suo dominio con il fratello Galeazzo II, lo nominò procuratore per difendere le sue ragioni con il vescovo di Alba. Nel 1400, Musso, insieme al figlio Niccolò fece consegnare una citazione a comparire davanti al tribunale della Sede romana all’abate del monastero di S. Sisto. Con ogni probabilità si trattava di un’accusa di indebita occupazione della carica abbaziale mossa per ordine di Gian Galeazzo Visconti, il quale, approfittando della debolezza del papato, cercava di monopolizzare il conferimento dei benefici ecclesiastici all’interno dei propri domini.
Vicino per origine familiare al Consorzio dello Spirito Santo (come risulta dal testamento della sorella Giordana) e in contatto, per affinità culturale e politica, con gli ambienti dei mendicanti piacentini (che subivano gli attacchi dei Visconti meno di altri ordini), Musso frequentò certamente i loro conventi e in particolare la biblioteca dei frati predicatori dove potè rinvenire importanti fonti per il suo Chronicon Placentinum.
A differenza di quanto si legge nel Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola, i manoscritti che conservano il Chronicon Placentinum sono il Lat. 45 della Biblioteca Estense di Modena, della metà del secolo XVI, e il Comunale 43 della Biblioteca comunale di Piacenza sempre del XVI secolo, ma più tardo. Il primo, certamente di origine piacentina, con ogni probabilità messo a disposizione da Alessandro Chiappini, abate del monastero di S. Agostino, fu il testo che Ludovico Antonio Muratori privilegiò per la sua edizione parziale, a tutt’oggi l’unica disponibile. L’editore ebbe modo di consultare anche un terzo testimone, di proprietà del conte Antonio Simonetta, oggi perduto. Nella sua edizione Muratori attribuì anche a Musso e pubblicò una descrizione della città di Piacenza e delle sue famiglie dal titolo: Placentine urbis ac nonnullarum nobilium tum in ea tum per Italiam familiarum descriptio, che Castignoli ha ragionevolmente ascritto al frate minore Oberto Morgomo vissuto tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento.
Se per gli anni fino al 1374 (Chronicon Placentinum, coll. 448-520) Musso ricalca fedelmente il Chronicon del notaio Pietro da Ripalta (come appare dal confronto con il manoscritto Pallastrelli 6 della Biblioteca comunale di Piacenza, oggi edito), per il periodo successivo rivela la forte vicinanza al fronte visconteo e in particolare a Gian Galeazzo. Forse iniziata nel 1387, certamente conclusa nel 1402 in occasione (e a causa) della morte di quest’ultimo, nella sua parte più originale, l’opera di Musso contiene una lunga invettiva contro i Pastores Ecclesiae, cioè i governanti in Italia del fronte guelfo e pontificio, nutrita di argomenti esplicitamente tratti dallo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais e dalle lettere di Petrarca, ma probabilmente debitrice anche della Monarchia di Dante Alighieri, delle opere di Marsilio da Padova, Jean de Jandun e Guglielmo da Occam.
Il Chronicon Placentinum contiene alcune scarne notizie autobiografiche inserite per conferire veridicità ai fatti narrati. Musso dichiara di aver assistito all’eclissi di sole del 1389 e, nel 1399, al miracolo di guarigione avvenuto davanti all’immagine della Vergine conservata presso la chiesa domenicana di S. Giovanni in Canale di Piacenza, che costituì l’occasione per la costruzione della chiesa di S. Maria del Ponte in Canale. L’assenza di Musso dai documenti piacentini degli anni 1400-01 e la mancanza nel Chronicon Placentinum di notizie relative a Piacenza per lo stesso periodo lasciano supporre che si allontanò dalla città per risiedere presso le corti viscontee di Milano o di Pavia, di cui, a giudicare da altri passi della cronaca relativi ad anni precedenti, doveva avere già una conoscenza approfondita. Dopo la morte di Gian Galeazzo, nel 1402, fu coinvolto nella lotta per la successione tra la vedova Caterina, reggente per i figli, e il cosiddetto partito ‘ghibellino’. Probabilmente subì provvedimenti di esclusione, ma ottenne l’amnistia dal nuovo duca Giovanni Maria nel 1406, termine cronologico dopo il quale è possibile stabilire la sua morte.
A quella data risulta già morto suo figlio Niccolò che aveva lasciato i nipoti Jacopo e Gabriele.
Fonti e Bibl.: Modena, Biblioteca Estense, lat. 45, cc. 1-260; Piacenza, Biblioteca comunale Passerini-Landi, Comunale 43, cc. 69-216; Ibid., Pallastrelli 6, cc.1-154; Pietro Da Ripalta, Chronica Placentina nella trascrizione di Jacopo Mori (Ms. Pallastrelli 6), a cura di M. Fillìa - C. Binello, introduzione di P. Castignoli, Vicenza 1995, pp. 1-132; Chronicon placentinum ab anno CCXXII usque ad annum MCCCCII, auctore Iohanne de Mussis cive placentino, nunc primum ex manuscripto codice Bibliothecae Estensis, in Rer. Ital. Script., XVI, Milano 1730, coll. 447-560; L. A. Muratori, Carteggio con Alessandro Chiappini, a cura di P. Castignoli, Firenze 1975, 16-19; C. Poggiali, Memorie storiche della città di Piacenza, III, Piacenza 1757, pp. 48 s., 122, 133-135, 156, 161, 214, 237, 248-259, 340; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, V, Modena 1775, pp. 60-62; Annales Placentini Guelfi, a cura di G.H. Perz, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores XVIII, Hannover 1863, pp. 454 s.; O. Knoll, Beiträge zur italienischen Historiographie im 14. Jahrhundert, Göttingen 1876, pp. 61-73; L. Cerri, Appendice alle memorie per la storia letteraria di Piacenza, I, Piacenza 1897, pp. 57-63; L. Mensi, Dizionario biografico piacentino, Piacenza 1899, p. 294; Repertorio diplomatico visconteo, I, Milano 1911, n. 1701; M. Casella, Per la storiografia piacentina. Il codice casanatense appartenuto ai Landi da Ripalta, in Bollettino storico piacentino, VII (1912), pp. 193-212; A. Balsamo, Lo svolgimento della storiografia piacentina (appunti storici e bibliografici), ibidem, XX (1925), pp. 49-54; P.C. Mesini, Ludovico Antonio Muratori e le cronache piacentine, in Archivio storico per le Province parmensi, s. 3, I (1936), pp. 37-54; P. Castignoli, Liber daciorum et officiorum communis Placentiae (anno MCCCLXXX). L’appalto delle gabelle e degli uffici in un comune cittadino del dominio visconteo, Roma 1975, p. 57; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), Roma 1991, pp. 285-288; P. Castignoli, Il pensiero politico del cronista G. M. e la sua invettiva controil potere temporale della Chiesa all’epoca del grande scisma d’occidente, in Bollettinostorico piacentino, XC (1995), pp. 161-184; Id., Il ruolo dei frati minori nel governo del comune di Piacenza durante il secolo XIII, in I francescani e la politica. Atti del Convegno …2002, a cura di A. Musco, Palermo 2007, pp. 109-124; Rep. font. hist. Medii Aevi, VI, p. 373.