MORSELLI, Giovanni
– Nacque il 7 marzo 1875 a Concordia di Modena, oggi Concordia sulla Secchia, in provincia di Modena. Il padre Augusto, medico condotto, apparteneva a una famiglia di proprietari terrieri.
Morselli studiò chimica e farmacia a Bologna, dove si laureò nel 1900. Nel febbraio 1901 fu assunto alla Carlo Erba di Milano, già nota azienda farmaceutica, con due stabilimenti e oltre 1000 dipendenti.
Profondamente convinto del legame tra ricerca e produzione – bussola di tutta la sua attività imprenditoriale – l’anno dopo fece creare un reparto per prodotti puri (reagenti). I riconoscimenti ottenuti e la successiva diversificazione verso i prodotti igienici e gli alimenti per l’infanzia (farina lattea e alimento Gim), gli valsero la fiducia di Giuseppe Visconti di Modrone, genero e dal 1904 procuratore generale di Luigi Erba, fratello ed erede di Carlo. Nel 1911 Visconti affidò a Morselli la direzione generale della Carlo Erba e l’incarico di consigliere delegato di un’altra impresa di famiglia di area bresciana, la Società elettrica ed elettrochimica del Caffaro, la cui produzione fu accresciuta del 20%. Nello stesso 1911 curò l’Esposizione nazionale dell’industria chimica a Torino. L’anno prima aveva sposato Olga Vincenzi, di facoltosa famiglia di proprietari terrieri bolognesi, dalla quale ebbe quattro figli: Luisa (1911), Guido (1912), Maria (1915) e Mario (1922).
Nel 1912 trasformò in senso industriale la Carlo Erba innovando il processo produttivo della storica Magnesia con un proprio brevetto basato sul solfidrato di magnesio, più rapido e proficuo, grazie al sottoprodotto acido carbonico, utilissimo all’industria. Ne derivò un rinnovamento degli impianti e la creazione di una sezione industriale dedicata a preparati per la saldatura, per condensatori, lastre sensibili, valvole radio ecc.
La Grande Guerra fu l’occasione per trasformare la Caffaro in azienda leader nella produzione di soda caustica e cloro per esplosivi, gas asfissianti e liquidi aggressivi; e per far mostra di spiccate doti oratorie e divulgative in conferenze e interventi pubblici a sostegno dello sforzo bellico. Nel 1918 diversificò ulteriormente, con una partecipazione nella Fabbrica Italiana Materie Coloranti Bonelli.«Severo, austero, esigente, ma nello stesso tempo estroverso, irruente, gran chiacchierone» – così lo ricorda la figlia Maria (Fortichiari, 2001, p. 41) – fu in prima fila nella convulsa lotta politica del dopoguerra. Nel dicembre 1922, appena nominato cavaliere del lavoro, fu eletto consigliere comunale di Milano nella lista bloccarda dell’Intesa come uno dei rappresentanti della grande industria. La prematura morte della moglie, nel 1924, non ne smorzò la vulcanica attività. Nello stesso anno fu eletto presidente della Società di chimica industriale. Quando, in seguito alla crisi aperta dal delitto di Giacomo Matteotti, il sindaco Luigi Mangiagalli fu costretto a un rimpasto della giunta, Morselli accettò la carica di assessore ai Servizi pubblici (dal novembre 1925 al 1934), compiendo un’adesione definitiva e convinta al fascismo, vantandosi di appartenere alla «numerosa schiera d’industriali che, al di sopra di ogni minore contingenza, hanno fede che i diritti ed i doveri dei datori e dei prestatori d’opera si possono e si debbono ricomporre in una superiore armonia, sotto l’egida luminosa dello Stato» (Scritti e discorsi, 1941, p. 70). Nel 1925 assunse la presidenza della Caffaro (società con altissimi utili); l’anno dopo fu nominato amministratore delegato della Carlo Erba, trasformata in società anonima ed eletto presidente del Gruppo nazionale industriali farmaceutici. Nel 1927 ampliò ancora l’attività della Erba, creando un reparto biochimica per preparazioni biologiche e opoterapiche, e nel 1928 inaugurò i laboratori scientifici (a lui intitolati nel 1941). Sempre nel 1928 entrò, come rappresentante del Comune, nella Commissione centrale di beneficenza (consiglio d’amministrazione) della Cassa di risparmio delle provincie lombarde.
Nel 1929 la Carlo Erba, con oltre 2000 addetti, tre stabilimenti e una produzione diversificata, era la maggiore azienda farmaceutica italiana e, con le sue ‘provvidenze’ per i dipendenti – dopolavoro, mensa, mutua aziendale, colonie per i figli – un modello di impresa industriale fascista (non a caso esaltata dal duce, in visita a Milano nell’ottobre 1934: «la più ambita ricompensa alla sua indefessa operosità»; Passarelli, 1941, p. 219). Nello stesso 1929 Morselli fu eletto all’unanimità presidente dell’Associazione italiana di chimica, fusione tra la Società milanese da lui presieduta e la romana Associazione italiana di chimica generale e applicata, che resse, con quella dell’Associazione lombarda e con la vicepresidenza della Federazione nazionale fascista degli industriali chimici, fino al 1933. In tali vesti si adoperò nella costituzione del Comitato nazionale chimica dell’istituendo Consiglio nazionale delle ricerche-CNR. Per il Comitato, di cui fu poi vicepresidente, con una sottoscrizione tra colleghi costituì un fondo, che da lui prese nome, per borse di studio a giovani ricercatori. Nel 1931 fu nominato vicepresidente della Cassa di risparmio e, l’anno dopo, presidente della Compagnia italiana Liebig, concessionaria della rappresentanza esclusiva della società inglese.
Nel 1933 pubblicò una raccolta di scritti e discorsi significativamente intitolata Fiamme di fede e propositi d’azione 1911-1937/XI, in cui si presentava come «un uomo di lavoro, che ha vissuto trent’anni la fronte curva nell’indefessa fatica di ogni giorno» (p. 5). Al culmine del successo, l’anno dopo fu inserito nel listone unico del PNF per l’elezione alla Camera, confermata nel 1939 dalla nomina alla Camera dei fasci e delle corporazioni. In quella sede, a sostegno del CNR, pronunciò nel 1937, quando entrò anche nel Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, uno dei suoi interventi più impegnativi.
Grazie alle commesse militari la Caffaro, giunta a 500 addetti, si riprese talmente bene dalla crisi del 1929-30 da poter acquisire, nel 1935, anche la Società forze idroelettriche Alto Caffaro, che le forniva energia, e da contribuire al processo di autosufficienza dell’Italia nella produzione di coloranti e soda caustica. Nel 1938 Morselli avviò a Massa un nuovo stabilimento per la produzione di anticrittogamici e costituì una nuova anonima, la Litacrom, che, in uno stabilimento di 100 addetti a Porto Marghera, produceva argille per la decolorazione degli oli.
Il successo economico e politico fu macchiato da disgrazie e contrarietà familiari. Nel 1936 morì la figlia Luisa, che aveva preso in famiglia il posto della madre, mentre il primo maschio, Guido, messo alla prova, si rivelò inadatto al lavoro nell’industria. Per consentirgli di coltivare la sua passione filosofica e letteraria, nel 1938 Morselli gli garantì una rendita e gli donò un terreno a Gavirate, nel Varesotto. Allo scoppio della guerra, si trasferì in una sua villa a Varese, nella quale restò fino al 1948.
Nel 1941, mentre proprietà e maestranze della Carlo Erba celebravano solennemente il quarantennale di attività, Morselli subì gli effetti delle misure contro le proprietà di sudditi di paesi nemici, con la sottoposizione della Liebig italiana a sindacato e il blocco, ingiustificato, della scalata, da lui appena compiuta insieme con Alberto Pirelli, alla Società italiana industria gomma della francese Hutchinson. Alla rarefazione del rame reagì con prontezza e successo, brevettando un nuovo anticrittogamico, il Neovit Caffaro, la cui quota in rame si riduceva dal 16 al 5%. Intanto continuò ad applicarsi con preveggenza allo studio della produzione di clorurati organici, di resine poliviniliche, di sali di manganese e altro.
Se riuscì ad evitare che la Caffaro fosse sottoposta alle misure socializzatrici della Repubblica sociale italiana, dopo la Liberazione fu costretto ad abbandonare tutte le sue cariche. Già nel 1947 tuttavia riuscì a tornare alla presidenza dell’azienda, ridandole impulso tramite i fondi dell’IMI, fino al 1953, quando fondò una nuova società, la Farmaselecta.
Morì a Milano l’8 febbraio 1958.
I principali interventi politici e ideologici di Morselli sono stati raccolti da lui stesso nel volume Fiamme di fede e propositi d’azione 1911-1933/XI, Milano 1933, poi aggiornato in Scritti e discorsi 1926/IV-1941/XIX, Milano 1941. Numerosi i lavori divulgativi di argomento tecnico-scientifico-industriale, improntati al nazionalismo e all’autarchia, in opuscolo o su rivista, tra i quali: Il problema nazionale dell’azoto, Milano 1918; Il movimento di concentrazione nell’industria chimica, in L’Industria lombarda, 1929, n. 6; La produzione farmaceutica nel quadro dell’economia italiana, in La Chimica e l’industria, XVII (1935), n. 4.
Fonti e Bibl.: L’Archivio storico della Carlo Erba Spa è stato versato nel 2003 al Centro per la cultura d’impresa di Milano, ma al 30 giugno 2011 risultava ancora in ordinamento. La famiglia conserva un archivio consultato solo dagli studiosi dell’opera di Guido Morselli. Per le vicende della SA Italiana Industria Gomma si veda: Roma, Arch. centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Carteggio ordinario, bb. 421 (f. 158.739, di cui copia anche in b. 688, f. 208.900), 646 (f. 205.172) e 1422 (f. 513.851). Altra documentazione è a Milano, sparsa tra l’Archivio storico della Fondazione Cassa di risparmio delle provincie lombarde e l’Archivio storico del Comune. Un giubilare in vita è G. M. e la Carlo Erba SA, Milano 1941, di cui non sono che echi e riassunti: V. Passarelli, Onoranze a G. M., in Il Chimico italiano, VIII (1941), 11, pp. 218-222; Il cospicuo contributo della Carlo Erba SA al progresso dell’industria chimico-farmaceutica italiana, in Il Sole, 13 dicembre 1941, p. 3; Onoranze al Consigliere nazionale dottor G. M., in La Chimica e l’industria, XXIII (1941), 11, p. 464, oltre alla voce dell’Enciclopedia italiana, XXVII, Roma 1940, p. 875. Necrologio entusiastico quanto generico in G.B. Bonino, In memoria di G. M., in La Chimica e l’industria, XL (1958), 5, pp. 312-13. Scarsi di notizie i giubilari: Carlo Erba - Immagine, La nostra storia, Milano 1970, p. 30; P. Origgi, Carlo Erba: un uomo, un’azienda. 1853-2003. 150 anni di ingegno, passione e imprenditorialità, a cura della Carlo Erba reagenti SpA, Milano 2003, p. 45. Molto ben documentato M. Ruzzenenti, Un secolo di cloro e… PCB. Storia delle Industrie Caffaro di Brescia, Milano 2001. Qualche cenno in V.A. Sironi, Le officine della salute: storia del farmaco e della sua industria in Italia dall’Unità al Mercato unico europeo, 1861-1992, Roma-Bari 1992, pp. 63-65, 120, 124. Sull’industria chimica in generale: L. Gasperini, L’industria chimica nella storia italiana, Messina-Firenze 1974; G. Trinchieri, Industrie chimiche in Italia dalle origini al 2000, Mira 2001; L’industria chimica, a cura della R&S, Milano 1970. Anche: Il Fascismo a palazzo Marino, 1922-1932, Milano 1932, p. 16; L. Mangiagalli, Quattro anni al Comune di Milano 1922-1926, Milano 1926; A. Cova, Il Novecento e Gli uomini e le attività, in A. Cova - A.M. Galli, Finanza e sviluppo economico-sociale. La Cassa di Risparmio delle provincie lombarde dalla fondazione al 1940, Milano-Roma-Bari 1991, rispettivamente vol. II, pp. 128, 173; vol. IV, pp. 63-67. Sulla personalità di un uomo celebrato in vita e dimenticato in morte, una scheletrica biografia del figlio, ignorato in vita e celebrato in morte: Guido Morselli: immagini di una vita, a cura di V. Fortichiari, Milano 2001, in particolare pp. 17 s., 20 s., 25, 37, 40 s., 48, 50, 81.