MICHELOTTI, Giovanni
– Nacque a Torino nel 1812 da Vittorio.
Il nome della madre è ignoto; la famiglia paterna annoverava scienziati nei campi della chimica e dell’idraulica, come il medico e fisiologo Pietro Antonio (1673-1740) e l’idraulico Francesco Domenico (1710-1787).
Si laureò giovanissimo in giurisprudenza a Torino, ma sviluppò subito una forte passione per la paleontologia, condivisa con gli amici, poi colleghi, Bartolomeo Gastaldi e Luigi Bellardi (futuro maestro di Federico Sacco), con i quali effettuava escursioni alla ricerca di fossili sulle colline torinesi.
La dedizione alle scienze naturali lo portò a pubblicare dapprima un saggio sulla geologia del Piemonte (Geognostische-Zoologische Ansicht über die tertiären Bildungen Piemonts, Berlin 1838), quindi una monografia sulla zoofitologia del Terziario piemontese (Specimen zoophytologiae diluvianae, Augustae Taurinorum 1838), che descrive in particolare coralli e briozoi. Ebbe così inizio, nel contesto della cultura naturalistica della prima metà del secolo XIX, un’intensa attività di studioso sfociata in una lunga carriera e, pur con qualche discontinuità tra il 1838 e 1879, in oltre trenta note e monografie a carattere paleontologico e geologico-stratigrafico, pubblicate in Italia e all’estero, caratterizzate da meticolosità nell’approccio tassonomico, ampia conoscenza della letteratura internazionale ed elevata qualità grafica delle tavole illustrative.
I primi anni furono assai prolifici, con la pubblicazione di vari scritti di paleontologia di invertebrati marini, tra i quali: Saggio orittografico sulla classe dei Gasteropodi fossili dei terreni terziarii del Piemonte, in Memorie della R. Acc. delle scienze di Torino, III (1840), 2, pp. 1-80 (in collab. con L. Bellardi); Indice ragionato di alcuni Testacei di Cefalopodi fossili in Italia, nella Savoja e nel contado di Nizza, in Annali delle scienze del Regno lombardo-veneto, X (1840), 3-4, pp. 1-16; Monografia del genere Murex, ossia Enumerazione delle principali specie dei terreni sopracretacei dell’Italia (Vicenza 1841); Brevi cenni sullo studio della zoologia fossile, in L’Eridano, 1° luglio 1841, pp. 3-12; De Solariis in supracretaceis Italiae stratis repertis, in Transactions of the R. Society of Edinburgh, 1841, vol. 15, parte 1a, pp. 211-218; Monografia degli Echinidi fossili del Piemonte proposta dal dott. Eugenio Sismonda, Torino 1841; Saggio storico dei rizopodi caratteristici dei terreni sopracretacei, in Memorie della Soc. italiana delle scienze, XXII (1841), pp. 1-50.
Il M. si dedicò anche alla geologia; nella Introduzione allo studio della geologia positiva (Torino 1846) sostenne tra l’altro l’enorme durata delle ere geologiche, concetto ancora non pienamente acquisito dalla comunità degli studiosi sia in Italia sia in Europa.
Le giovani scienze geologiche si stavano ancora emancipando dalle teorie creazioniste, grazie all’opera di Ch. Lyell (cui il M. prestò attenzione), che aveva proficuamente recepito le intuizioni innovative esposte nel secolo precedente da J. Hutton.
Successivamente il M. ottenne un impiego presso la segreteria (poi ministero) d’Agricoltura e commercio del Regno di Sardegna, da cui fu assegnato alla sezione miniere dove conseguì il grado di capo sezione.
Una fra le opere più significative della sua produzione scientifica è la Description des fossiles des terrains miocènes de l’Italie septentrionale … (Leide 1847), basata sull’imponente collezione di invertebrati fossili miocenici delle regioni settentrionali d’Italia da lui raccolta, con particolare riguardo a quelli provenienti dalla collina di Torino. Diversi anni più tardi sul medesimo argomento pubblicò gli Études sur le Miocène inférieur de l’Italie septentrionale (Haarlem 1861).
Nell’inverno 1854-55 il M. fu per circa tre mesi nelle Antille, spinto da un grande interesse per i coralli, dove visitò in particolare Cuba e la Guadalupa. Insieme con il medico e naturalista francese É.-P. Duchassaing de Fonbressin raccolse una notevole quantità di esemplari viventi e fossili, prevalentemente poriferi, echinodermi, molluschi terrestri, crostacei e celenterati.
I due studiosi illustrarono i loro risultati in tre note, nelle quali descrissero numerosissime specie di nuova istituzione: Mémoire sur les coralliaires des Antilles, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, XIX (1860), pp. 3-112; Spongiaires de la mer Caraibe (Haarlem 1864); Supplément au Mémoire sur les coralliaires des Antilles (Turin 1864).
La pregevole collezione, nota con il nome Duchassaing-Michelotti, si conserva in parte presso il Museo storico di zoologia di Torino (al quale i due studiosi la donarono esplicitando nella nota, del 1860, il preciso intento di renderla disponibile alla collettività), oggi ospitato in un’ala del Museo regionale di scienze naturali; in parte è suddivisa tra il Museo zoologico La Specola dell’Università di Firenze, il Museo Giacomo Doria di Genova, il Museo zoologico di Amsterdam, il Natural History Museum di Londra, la Smithsonian Institution di Washington, il Muséum national d’histoire naturelle di Parigi e il Muséum d’histoire naturelle di Ginevra. Alcuni degli esemplari descritti nelle pubblicazioni risultano irreperibili.
Ben noto tra i naturalisti europei dell’epoca, già dall’inizio della lunga carriera il M. fu membro di numerose associazioni scientifiche, fra cui la Gesellschaft für Naturkunde del Württemberg; la Geological Society di Dublino; la Philosophical and literary Society di Leeds; la Royal Plymouth Institution; la Antiquarian Society di Kelso e il Berwickshire Naturalists’ Club, in Scozia; la Société linnéenne di Bordeaux; la Physischs-medizinische Gesellschaft di Bonn; l’Accademia delle scienze, detta de’ Fisiocritici di Siena.
Conclusa la trattazione dei risultati delle ricerche nelle Antille, il M. si ritirò progressivamente dall’attività scientifica, limitando le escursioni sul terreno alle collaborazioni con Gastaldi, che aveva intrapreso lo studio della geologia delle Alpi piemontesi e che volle coinvolgerlo, quale esperto paleontologo, nelle nuove ricerche a carattere interdisciplinare. Nel 1861, con l’Italia unita e Torino capitale del Regno, era stato concepito, su proposta dell’ingegnere F. Giordano, il progetto di una carta geologica nazionale da affidare agli ingegneri del Corpo nazionale delle miniere del ministero di Agricoltura, industria e commercio. Il progetto sarebbe stato avviato effettivamente solo nel 1867, a cura del Comitato geologico d’Italia, con sede a Firenze, e uno dei primi incarichi fu quello di una carta geologica delle Alpi Graie, affidato a Gastaldi (dal 1868 professore ordinario di mineralogia presso la Scuola di applicazione per ingegneri di Torino). Il M. collaborò alle ricerche sulla catena alpina occidentale e si impegnò nell’esplorazione delle Alpi Marittime e nello studio paleontologico delle Alpi Cozie.
Gli esiti di tali indagini furono pubblicati da Gastaldi: Sui fossili del calcare dolomitico del Chaberton (Alpi Cozie) studiati da G. Michelotti, in Boll. del R. Comitato geologico d’Italia, VII (1875), 11-12, pp. 346-355; Su alcuni fossili paleozoici delle Alpi Marittime e dell’Appennino ligure studiati da G. Michelotti, in Atti della R. Acc. dei Lincei, Memorie, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 3, I (1876-77), pp. 113-128.
Ad allontanarlo progressivamente dalla ricerca fu certamente il disagio provato nel confrontarsi con il nuovo approccio alle scienze della Terra, più sperimentale e non meramente descrittivo, che cominciava ad affermarsi nella cultura scientifica italiana e nel quale egli, formatosi nella prima metà del secolo, stentava a integrarsi. Il M., che aveva apportato un significativo contributo allo sviluppo della paleontologia in Italia e in Europa, grazie alla fitta rete di relazioni internazionali da lui intessuta, uscì rapidamente di scena proprio quando il contesto culturale delle scienze naturali si apriva a una fase nuova: dai primi anni Sessanta il concetto di immutabilità delle specie veniva superato grazie alle teorie trasformiste di Ch. Darwin e di A.R. Wallace. Le locali tradizioni di ricerca naturalistica si rinnovarono rapidamente grazie alla diffusione delle nuove idee, i cui centri propulsori furono Padova, Firenze, Napoli e soprattutto Torino, città natale del M., grazie all’attività di F. De Filippi e del suo successore M. Lessona.
La morte di Gastaldi, nel 1879, spezzò l’ultimo legame che univa il M. al mondo della ricerca, sancendo il suo definitivo ritiro a vita privata. Nel 1880, su consiglio di Quintino Sella, donò la sua preziosa e ricchissima raccolta di fossili (contenente i tipi di tante delle specie da lui descritte e istituite) all’Istituto di geologia e paleontologia dell’Università di Roma, e fu nominato commendatore della Corona d’Italia. Si trasferì a Roma per circa due anni, dove frequentò il Museo geologico per il riordino della collezione; negli ultimi anni fu dapprima a Napoli e a Caserta, quindi tornò in Piemonte, a Pinerolo, e infine si stabilì a Sanremo.
Il M. morì a Sanremo, ormai pressoché dimenticato dalla comunità scientifica, il 21 dic. 1898.
Significativo riconoscimento postumo alla sua opera è testimoniato dall’attenzione ancora viva dei ricercatori per le sue collezioni paleontologiche. Si vedano a tal proposito: F. Wiedenmayer, A monograph of the shallow-water sponges of the Western Bahamas, Basel 1977 (in partic. pp. 249-253); R.W.M. van Soest et al., Catalogue of the Duchassaing and Michelotti (1864) collection of West Indian sponges (Porifera), in Bulletin Zoologisch Museum, Universiteit van Amsterdam, 1983, vol. 9, n. 2, pp. 189-205; R.W.M. van Soest, De Duchassaing &Michelotti sponzen collectie (La collezione di spugne Duchassaing e Michelotti), in Institute for Systematics and Population. Berichte, XXII (1994), pp. 7-9; C. Volpi - D. Benvenuti, The Duchassaing and Michelotti collection of Caribbean corals: status of the types and location of the specimens, in Atti della Soc. italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale di Milano, CXLIV (2003), 1, pp. 51-74.
Fonti e Bibl.: F. Sacco, G. M., in Bullettino della Soc. malacologica italiana, XIX (1894), pp. 125-128; G. De Angelis d’Ossat, Corollari dei terreni terziari dell’Italia settentrionale: collezione Michelotti. Museo geologico della R. Università di Roma, Roma 1894; B. Accordi, Storia della geologia, Bologna 1984, p. 75; Diz. enciclopedico italiano, VII, p. 720.
A. Argentieri