MAZZUOLI, Giovanni (Giovanni da Firenze, Iohannes Florentinus)
– Nacque a Firenze nel 1360 circa da Bindella de’ Macci e da Niccolò, discendente da una famiglia fiorentina documentata in città dalla fine del Duecento e residente nel quartiere di S. Giovanni. Le poche testimonianze che lo riguardano mostrano che appartenne a una famiglia di musicisti, attiva per almeno tre generazioni fra Trecento e Quattrocento.
Il padre Niccolò compare nel 1370 e nel 1373 tra i «cantores et sonatores ad laudes» di Orsanmichele, insieme con i figli; nel 1376 essi vennero licenziati in perpetuum dalla Confraternita (D’Accone, 1970, p. 27). Niccolò è qualificato come «maestro di musica» in due documenti fiscali del 1386 e del 1392 e menzionato con il cognome di «Mazzuoli degli Organi», che si mantenne nella famiglia sino alla seconda metà del Quattrocento (ibid.). Uno o più fratelli del M., di cui non si conosce il nome, svolsero la stessa attività.
Il M. (da non confondersi con Giovanni da Cascia, compositore nato all’inizio del XIV secolo) fu organista, compositore e didatta, come attesta l’appellativo di «magister» con cui compare nel codice Squarcialupi (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pal., 87), la più importante silloge di musica profana dell’ars nova italiana. Nonostante il provvedimento di espulsione dalla Confraternita di Orsanmichele, dal 1379 il M. fu stipendiato come organista da questo sodalizio, e rimase in carica per altri ventidue anni. Durante questo lungo periodo fu anche organista, dal 1382 al 1390, della chiesa di S. Felicita, nella parrocchia in cui risiedeva il compositore Francesco Landini e che ospitava un convento di monache benedettine.
Il M. godette di un discreto prestigio sociale, come provano la sua candidatura al priorato fiorentino nel 1391 e nel 1411 e la sua elezione nel Consiglio del Popolo il 1° ott. 1417.
Dal 1422 fino alla morte fu organista della cattedrale di S. Maria del Fiore, benché D’Accone ritenga che questa collaborazione possa aver avuto inizio diversi anni prima, forse subito dopo aver lasciato l’incarico in S. Felicita.
Il M. morì a Firenze il 14 maggio 1426. La data della sua morte è riportata nel Necrologio fiorentino ed è registrata nelle «uscite» dei Libri camerarii del capitolo di S. Lorenzo. La fama acquisita dal M. basta a giustificare il versamento di un’offerta per le sue esequie da parte dei canonici di S. Lorenzo, anche se D’Accone ha ipotizzato l’esistenza di un legame tra il M. e questa chiesa, e perfino una relazione, prima in qualità di allievo, poi di collega, con Landini, già organista di S. Lorenzo fino all’anno della sua morte (1397).
Il figlio del M., Piero, che fu notaio, gli succedette come organista della cattedrale di Firenze, carica che nel 1432 fu conferita ad Antonio Squarcialupi.
Nella Firenze del Trecento e del primo Quattrocento la figura del compositore-organista era assai diffusa. Anche se si può ipotizzare che persone con analoghe caratteristiche fossero presenti un po’ ovunque (i compositori trecenteschi, religiosi o laici, gravitavano spesso in ambiente ecclesiastico), dai primi decenni del XIV secolo Firenze conobbe una serie ininterrotta di compositori impiegati presso le principali chiese cittadine con la mansione di organista: da Bartolo, il primo (menzionato nella Cronaca di Filippo Villani), di cui è pervenuto un Credo polifonico, a Landini e Andrea da Firenze, sino al Mazzuoli. In modo assai eloquente, gli ultimi tre musicisti sono tutti ritratti, nel codice Squarcialupi, accanto a un organetto portativo, a segnalare la fama acquisita anche in qualità di virtuosi dello strumento a tastiera.
Compito di un organista era soprattutto improvvisare, durante le funzioni, pezzi strumentali oppure diminuire, ossia arricchire con ornamenti, brani profani già noti all’assemblea dei fedeli per poterne accompagnare il canto: a tale scopo i testi venivano appositamente modificati. La natura meramente improvvisativa di buona parte della musica che il M. – così come i colleghi a lui coevi – creò ed eseguì, rende sconosciute proprio le qualità che lo resero celebre agli occhi dei suoi contemporanei.
Nel codice Squarcialupi la sezione che avrebbe dovuto ospitare le musiche del M. (cc. 195v-216r) si apre con una pagina riccamente miniata: la lettera iniziale (una «D», che doveva aprire il testo di uno dei suoi brani) contiene il ritratto del M. seduto accanto all’organo portativo e interrompe una cornice in cui svariati strumenti musicali si mescolano a tralci fioriti, a simboleggiare la perizia in tutti i generi musicali; questa pagina e le ventuno che seguono sono invece rimaste vuote.
Un altro manoscritto, parzialmente simile al codice Squarcialupi nel progetto editoriale, benché assai meno lussuoso (Firenze, Arch. capitolare di S. Lorenzo, Mss., 2211), contiene alcuni madrigali del M. (Chi non può; No me servìa signor; Pie’ del mondo; Sie per certo); il codice, tuttavia, oltre a essere difficilmente leggibile, in quanto palinsesto, è anche mutilo: le pagine dedicate ai lavori del M. sono approssimativamente 20 (una cifra assai vicina alla sezione a lui destinata nel codice Squarcialupi). Pirrotta ha attribuito al M. due brani provenienti da altre due fonti: Se’ tu di male in peggio, ascritto nella fonte a un «Gian Toscano» (Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds italien, 568) e Quand’amor gli occhi rilucenti e belli, su testo di Cino da Pistoia (Cino Sighibuldi) e musica di «Iohannes Florentinus» (Strasburgo, Bibliothèque municipale, Mss., 222.C.22, bruciato nel 1870 e sopravvissuto in una copia parziale: Fétis); D’Accone, comunque, giudica il primo brano di qualità assai inferiore al secondo, rigettandone l’attribuzione al Mazzuoli.
Edizioni moderne di brani del M. si trovano in Fr.-J. Fétis, Histoire générale de la musique, V, Paris 1876, p. 308; The music of fourteenth century Italy: Andreas de Florentia, Guilielmus de Francia, Bonaiutus Corsini, Andrea Stefani, Ser Feo, Jacopo Pianelaio, Gian Toscano, a cura di N. Pirrotta, V, Amsterdam 1964, p. 42; Italian secular music by Andrea da Firenze, Andrea Stefani, Antonellus da Caserta etc., a cura di W.T. Marrocco, Monaco 1971, pp. 86-89.
Fonti e Bibl.: F. D’Accone, G. M., a late representative of the Italian Ars nova, in L’Ars nova italiana del Trecento. Atti del II Convegno internazionale… 1969, a cura di F.A. Gallo, Certaldo 1970, pp. 23-38; D. Baumann, Die dreistimmige italienische Lied-Satztechnik im Trecento, Baden-Baden 1979, ad ind.; F. D’Accone, Una nuova fonte dell’Ars nova italiana: il codice di S. Lorenzo 2211, in Studi musicali, XIII (1984), pp. 23-38; J. Nádas, Manuscript S. Lorenzo 2211. Some further observations, in L’Ars nova italiana del Trecento. Atti del Convegno internazionale «L’Europa e la musica del Trecento»… 1984, a cura di G. Cattin - P. Dalla Vecchia, Certaldo 1992, pp. 147 s., 150; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, p. 200.