MASSEI, Giovanni
– Nacque a Lucca il 31 ag. 1798 da Pier Francesco Giuseppe e dalla sua seconda moglie Laura Burlamacchi, sposata dopo la morte di Rosa Caterina Graziani.
Della vita privata del M., soprattutto relativamente agli anni giovanili, non si hanno molte notizie. Secondo una tradizione familiare già seguita dal fratello Carlo, fu indirizzato agli studi classici e successivamente avviato a quelli legali a Lucca, al termine dei quali, per completare la preparazione, si recò a Bologna, dove nel 1818 conseguì la laurea dottorale in giurisprudenza. Si dedicò alla professione legale frequentando lo studio dell’avvocato A. Silvani, che gli offrì molti stimoli sia professionali, mettendolo in contatto con i maggiori legali dello Stato romano, sia culturali e politici, portandolo a conoscere da vicino quegli ideali liberali e libertari che circa un decennio dopo condussero lo stesso Silvani a essere tra i maggiori protagonisti del moto che nel 1831, dichiarato decaduto il potere temporale, sfociò nella creazione di un’assemblea e nella formazione del governo delle Provincie unite.
Nel 1824 il M. sposò Carolina Tinti, con cui ebbe due figli: Giuseppe e Virginia (morta prematuramente nel 1859); nel 1830 il papa Pio VIII gli conferì il titolo di conte, trasmissibile ai figli. Tale riconoscimento gli aprì l’accesso ai ruoli della nobiltà di Lucca e gli consentì di entrare nell’entourage del duca Carlo Ludovico che lo nominò ciambellano di corte. Gli anni Trenta lo videro ancora attivo sulla scena bolognese tanto sul versante della sfera pubblica, con la stesura di diversi saggi di contenuto sociale, quanto su quello dell’amministrazione locale, con la partecipazione al Consiglio comunale di Bologna.
Proprio in seno a tale Consiglio nel marzo 1836 il M. fu nominato oratore di un progetto finalizzato a chiedere al papa una riforma dei pubblici istituti di beneficenza, a suo avviso decisamente insufficienti ad assorbire la massa crescente di coloro che versavano sull’orlo della povertà assoluta. Il progetto non passò ma il testo della relazione, che il M. pubblicò autonomamente (Sulla beneficenza e la istruzione pubblica in Bologna, Lucca 1836), riscosse successo e diede al suo autore visibilità oltre i confini pontifici.
La palestra dove il M. ebbe modo di inserirsi nel nascente movimento liberale fu, però, la bolognese Società agraria. Fondata nel 1807, chiusa nel 1815 e riaperta dal 1822 con alterna fortuna, la Società ritrovò una vita regolare nelle sedute e nelle attività pubbliche solo agli inizi del 1840 grazie anche all’opera del M., che, insieme con C. Berti Pichat, si adoperò molto presso il governo pontificio. Il M. ebbe, inoltre, accesso fin dal primo numero, del 15 maggio 1840, alla redazione del foglio periodico bolognese Il Felsineo, animato da Berti Pichat e, di fatto, voce ufficiale della stessa Società della quale pubblicava regolarmente gli atti delle riunioni.
Luogo di raccolta delle locali forze liberal-moderate sostenitrici, su scala nazionale, di un progetto di riforme graduali che avrebbe dovuto mantenere inalterato l’assetto plurale della penisola, la Società agraria (poi Conferenza) – dalla metà degli anni Quaranta aperta a nuove contaminazioni con gli ambienti più attenti ai problemi sociali – offrì al M. anche l’occasione per un impegno velatamente politico.
Nel 1846, infatti, egli, con M. Minghetti, A. Pizzoli e A. Montanari, già responsabile della società editrice che aveva assunto la direzione de Il Felsineo, fu animatore di un fitto carteggio con il legato apostolico di Bologna, cardinale L. Vannicelli Casoni, e con il governatore di Roma P. Marini, per la riforma del sistema censorio bolognese che, a causa di ben sette livelli di revisione, «genera[va] delle difficoltà che per sé stesse non vi [erano] e forma[va] un ostacolo alla spedita e regolare pubblicazione» di un giornale (lettera al card. Vannicelli Casoni, 21 ott. 1846). In luogo di un simile sistema il M. chiedeva la presenza di «uno o due al più» revisori competenti in materia di censura sui giornali. E, proprio in seno al giornale il M. consolidò la sua esperienza di pubblicista e autore di saggi di contenuto politico, sociale, amministrativo ed economico.
Sul finire del 1846, prendendo spunto dalla nota circolare del cardinale P.T. Gizzi sullo stato dell’amministrazione pontificia, il M. stese il saggio Intorno alla circolare data il 24 d’agosto dall’eminentissimo Gizzi, segretario di Stato di sua santità papa Pio IX. Alcune proposte… relative specialmente alla città e provincia di Bologna (Bologna 1846), in cui rispondeva alle sollecitazioni del cardinale sottolineando la grave condizione di crisi delle istituzioni statali. Il M. proponeva l’apertura di collegi militari per la formazione di soldati e sottufficiali, nuove opere pubbliche, fra le quali un canale navigabile dal Reno all’Adriatico, e la costruzione di vie ferrate; inoltre perorava la ripresa dell’industria della canapa. Pochi mesi dopo, nel 1847, nelle pagine del numero 27-30 del foglio bolognese pubblicò un articolo dal forte contenuto sociale, intitolato Dei proletari in generale ed in particolare di quelli dell’agricoltura nella provincia di Bologna, nel quale – accogliendo le suggestioni provenienti dalla lettura di L. Blanc – auspicava da parte dell’amministrazione comunale bolognese maggiore attenzione al problema della disoccupazione agricola.
Le vicende politiche del 1848 non lo trovarono impreparato e, dopo l’elezione al Consiglio dei deputati, lo videro schierato su posizioni moderate.
Negli anni successivi, il M. proseguì la sua attività di pubblicista impegnato su temi politico-amministrativi ed economico-morali. Tra le sue opere meritano una certa attenzione, oltre a quelle già rammentate, il saggio Dei comunali. Ragionamento (Lucca 1853), in cui il M. attacca la persistenza sul territorio bolognese di ampie porzioni di terreno lasciate in usufrutto al Comune, e La scienza medica della povertà ossia La beneficenza illuminata (I-III, Firenze 1858); in questo scritto, tra gli altri, tratta dei problemi sanitari legati alla povertà e dei possibili rimedi igienici rifiutando, in generale, l’idea dell’elemosina che vuole sostituita da aiuti comunali a domicilio.
Nell’ottobre 1858 il M. fu nominato tra i soci corrispondenti della romana Accademia de’ Quiriti; quindi, il 28 ag. 1859, fu eletto all’Assemblea delle Romagne come rappresentante del territorio della Porretta. Sulla scia dell’incipiente processo di unificazione, nei mesi successivi accettò la candidatura al Parlamento nazionale, ma un colpo apoplettico gli impedì di proseguire la carriera politica.
Il M. morì a Bologna il 12 apr. 1860.
Fonti e Bibl.: Necr., in Monitore di Bologna, 14 e 16 apr. 1860; Il Corriere dell’Emilia, 14 apr. 1860; Arch. di Stato di Lucca, Libro d’oro, 1828; Anziani al tempo della libertà, vol. 766; Roma, Arch. del Museo centr. del Risorgimento, b. 32, ins. 22 (carteggio del M. con L. Vannicelli Casoni e P. Marini, novembre-dicembre 1846); b. 351, ins. 56 (lettera del M. a L. Berti, 20 nov. 1853); Forlì, Biblioteca comunale «A. Saffi», Raccolte Piancastelli, Carte Romagna, bb. 546.54 (lettera al M. di O. Brancolini, 1849), 596.193 (lettera al M. di V.B. Diotallevi, 1858), 708.57 (lettera al M. di P. Santucci, 1850), 569.198 (diploma di nomina a socio corrispondente dell’Accademia de’ Quiriti, 9 ott. 1858); Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Guardia civica bolognese, II, 1, f. b (lettere d’ufficio, circolari e istanze relative alla guardia civica dirette al M., 1847-61). Sul M. si vedano inoltre: A. Dallolio, La difesa di Venezia nel 1848 nei carteggi di C. Berti Pichat e di A. Aglebert, Bologna 1919, p. 314; M. Minghetti - G. Pasolini, Carteggio, I (1846-1854), a cura di G. Pasolini, Torino 1924, p. 77; F. Cantoni, Saggio del catalogo dei documenti a stampa riferentisi all’Assemblea costituente bolognese del 1859, Bologna 1933, p. 39; G. Natali, Bologna nel Risorgimento, in Bologna. Riv. municipale del Comune, XXII (1935), 8, p. 4; F. Martinelli, Memorie postume di un matto savio, a cura di G. Maioli, in Boll. del Museo del Risorgimento di Bologna, II (1957), 2, p. 33; E. Bassi, Il bracciante nel Bolognese dal 1837 al 1846, in Critica sociale, XLIX (1957), 16-17, p. 391; Convegno di studi sul Risorgimento a Bologna e nell’Emilia… 1960, I-II, in Boll. del Museo del Risorgimento di Bologna, V-VI (1960-61), ad ind.; E. Bassi, Il conte G. M., in La Mercanzia, XIX (1964), pp. 370-373; S.C. Hughes, Crime, disorder and the Risorgimento. The politics of policing in Bologna, Cambridge-New York 1994, p. 20; M. D’Ascenzo, La scuola elementare nell’età liberale. Il caso di Bologna (1859-1911), Bologna 1997, p. 37; S. Cavazza, Dimensione massa. Individui, folle, consumi 1830-1945, Bologna 2004, pp. 59, 63; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce.