RIMINALDI, Giovanni Maria
RIMINALDI, Giovanni Maria. – Nacque a Ferrara il 4 ottobre 1718, figlio primogenito di Ercole Antonio (1689-1762) e della contessa Vittoria Avogli Trotti. La famiglia, dipendente dagli Estensi, seppe integrarsi dopo la Devoluzione di Ferrara nel governo pontificio (1598).
Lo zio, Antonio, era stato studente presso l’Accademia dei nobili ecclesiastici di Roma nel 1714 con Carlo Rezzonico, futuro Clemente XIII (Volpi, 2005, pp. 13-59, in partic. p. 52 n. 211). La famiglia ebbe numerosi incarichi nell’amministrazione comunale ferrarese tra il 1745 e il 1761. Riminaldi ereditò dal padre una personalità dai tratti autoritari e intollerante verso immoralità e disordini. Fu convittore dal 1732 al 1738 del collegio dei nobili S. Carlo di Modena; perfezionò la sua formazione giuridica a Ferrara presso l’avvocato D. Borsetti e il canonico I. Graziadei (Sani, 2007, pp. 338-342).
Intraprese la carriera ecclesiastica e nel 1742 si trasferì a Roma, nel palazzo Raggi di famiglia in via del Corso; frequentò lo Studium Urbis Sapientiae, divenendo procuratore, avvocato e, infine, giudice (Volpi, 2005, p. 93; Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, cl. I, ms. 136, II, c. 1v: Ristretto; Fondo Antolini, 92: Memorie). Ricevette la laurea in diritto civile e canonico dall’avvocato concistoriale e conte ferrarese V. Montecatini, presso lo Studium Urbis il 20 maggio 1745; il 31 luglio 1746 ricevette la tonsura clericale dall’ex arcivescovo e legato di Ferrara Raniero d’Elci. Il 21 novembre 1746 entrò in prelatura, divenendo prima referendario delle Segnature di grazia e giustizia, poi prelato domestico di Benedetto XIV, che lo collocò tra i consultori dell’Inquisizione, nella congregazione dei Riti, nell’apostolica Penitenzieria (Zecchini, 1790, p. XXIII). Divenne ponente della congregazione del Buon governo e votante di Segnatura di grazia. Il 25 luglio 1748 fu nominato uditore generale del Camerlengato e affiancò per undici anni i cardinali Valenti Gonzaga, Luigi Torreggiani, Girolamo Colonna; dal 1754 fu giudice votante di Segnatura di grazia. Per volontà di Clemente XIII fu promosso uditore del Tribunale della Rota, il 24 settembre 1759 (Archivio segreto Vaticano, S. R. Rota, Processus, b. 4, n. 135, 12 ottobre 1759, Riminaldi attestò l’attività romana al decano e notaio C.F. Beaufort de Canillac; il 22 dicembre confermarono i marchesi F.M. Estense Tassoni e C. Sacrati). Riminaldi restò in Rota per venticinque anni come uditore e poi decano (Baruffaldi, 1785, p. XVIII). Dell’impegno in Rota, risulta l’edizione delle sentenze pubblicate sotto il suo decanato da Belisario Cristaldi.
Nel 1770 fu incaricato da Clemente XIV di occuparsi della riforma dell’Università di Ferrara, che fu modellata sulle esperienze di altre riforme, in particolare i casi di Milano, Modena, Pavia e Pisa, e soprattutto di Roma. La Constitutio qua Almum Studium Ferrariense novis legibus, institutis, Immunitatibus restituitur, atque distinguitur di Clemente XIV (Romae 1771) sancì le scelte di Riminaldi e del corrispondente Giannandrea Barotti (Sani, 2007).
Riminaldi riprese le linee della riforma avviata da Benedetto XIV nel 1742, promossa dall’allora legato d’Elci su iniziativa di Barotti (De Paoli, in La rinascita, 1991). Sottrasse il governo dell’Università al Magistrato dei savi e lo affidò al Collegio dei savi, formato da sei nobili, cinque vitalizi provenienti dal Consiglio centumvirale e uno annuale, il giudice dei savi. Ottenne poi che Pio VI eleggesse tra i riformatori perpetui il marito della nipote Ludovica, il conte Saracco, il 5 marzo 1788. Didatticamente gli insegnamenti furono organizzati in due facoltà, legge e arti, riattivando le cattedre di medicina e diritto. Riminaldi e il legato di Ferrara Spinola vollero che fossero chiamati ferraresi espatriati o altri insigni docenti esterni alla città. L’obiettivo era evitare di conferire un’estrazione ‘locale’ ai lettori e svecchiare il corpo docente che passò da 61 anni a 40 di età media. Le cattedre furono attribuite tramite concorso e divennero obbligatori i titoli di laurea per tutti i candidati, a eccezione degli ecclesiastici regolari. Furono fissate le ore di insegnamento, le assenze, il comportamento dei docenti, riorganizzato il sistema delle retribuzioni e della carriera. L’Università fu assoggettata al cardinale legato (Sani, 2007; Id., 1991). Il rinnovamento suscitò una scia di polemiche tra i nobili ferraresi (cfr. Frizzi, 1791-1809). Riminaldi divenne presidente del Collegio dei savi nel 1777 (Baruffaldi, 1785, p. XXII).
Considerevole fu il sostegno di Riminaldi verso gli studi eruditi, le ricerche di archeologia e di scienza antiquaria, di esponenti del neoclassicismo a Roma come Anton Raphael Mengs e Anton von Maron; in sintonia con l’ambiente dei pittori, scultori, architetti dell’Accademia di S. Luca, vi entrò il 3 maggio 1750. Fu pastore della colonia arcadica settecentesca dal 1772 con il nome di Euricrate Pelopesio, durante il custodiato di Gioacchino Pizzi. Alla morte, donò la sua «domestica libraria» alla biblioteca universitaria di Ferrara (oggi Ariostea; Chiappini, in La rinascita, 1991); fece numerosi doni al museo universitario da lui stesso collocato nel nuovo palazzo Paradiso (primo nucleo delle Raccolte dei Musei Civici, cfr. Gulinelli, 2004, pp. 159-161). Comprò personalmente opere per il Patrio Museo o fu il tramite di molti acquisti (La rinascita, 1991, p. 458). Il palazzo Paradiso fu ristrutturato per suo volere da Antonio Foschini, architetto neoclassico, docente dell’Università. La donazione della biblioteca fu decisa dal prelato tra il 1780 e il 1782 (Chiappini, in La rinascita, 1991, pp. 399 s.; Archivio storico dell’Università di Ferrara, mss. 779, 877; Biblioteca comunale Ariostea, Miscellanea Riminaldi, ms. II, 264, X, XI, XIII).
Tra i 1800 libri donati vi erano volumi d’arte, architettura e antiquaria, stampe e incisioni; una raccolta ariostesca, una savonaroliana, 400 opere di autore, argomento o edizione ferraresi. Al liceo patrio lasciò libri e stampe, sculture di marmo e bronzo, anticaglie, ritratti in tela di uomini illustri ferraresi ed esteri, fatti dipingere a Raimondo Ghelli; fu mecenate di altri luoghi o cappelle ferraresi o di paesi limitrofi (Mariotti, in Zecchini, 1790, pp. XLVII-XLVIII, n. 34, XLIX, n. 36).
Il 28 dicembre 1756 Riminaldi divenne primicerio dell’Arciconfraternita di S. Rocco a Ripetta, sede dell’associazionismo devozionale romano; curò le mostre di quadri e arazzi collocati nel cortile in occasione della festa del santo (Cancellieri, 1811). Il 5 luglio 1761 fu dichiarato da Clemente XIII visitatore con competenza sull’intero luogo pio (chiesa, oratorio, ospedale). Diede nuove regole al sodalizio, riorganizzò l’archivio e risanò le finanze, convertendo il nosocomio per malati di entrambi i sessi nel primo ricovero romano per sole partorienti; fece costruire dall’architetto Nicola Forti, tra il 1772 e il 1777, grazie a un’ampia rete di credito da lui istituita, un nuovo edificio residenziale, palazzo Valdambrini (Archivio segreto Vaticano, Sacra Congregazione della Visita Apostolica, reg. 22, c. 93r; Archivio di Stato di Roma, Ospedale di S. Rocco, regg. 75, 772, 723). L’8 giugno 1771 il Collegio dei riformatori gli assegnò l’assistenza dell’ospedale.
Nel 1760 il cardinale Giovanni Costanzo Caracciolo lo nominò vicario della sua diaconia di S. Eustachio (Moroni, 1852, p. 245). Pio VI ne premiò la lunga carriera il 14 febbraio 1785, creandolo cardinale prete di S. Maria del Popolo; passò al titolo di S. Silvestro in capite e ne prese possesso il 7 febbraio 1787 (Carletti, 1795, p. 210). Fu annoverato nelle congregazioni del S. Uffizio, Concilio, Esame de’ vescovi, Concistoriale, prefetto della Disciplina dei regolari, protettore e visitatore oltre che dell’arciconfraternita di S. Rocco, anche del Ss. Sagramento di Loreto, di S. Carlo, S. Nicola e S. Leonardo per la redenzione degli schiavi di Ferrara (Diario di Roma, 1789, n. 1544, p. 60). Presidente della Pontificia Università di Ferrara quando fu elevato alla porpora, per lui fu recitata da Baruffaldi una Orazione per la promozione… (1785). La promozione fu celebrata da Giovanni Cristofano Amaduzzi nell’Elogium del 1785.
Sorpreso da tocco apoplettico nel convento di S. Maria degli Angeli presso Assisi, per sua volontà fu trasportato a Perugia nella casa de’ Signori della Missione, dove morì il 12 ottobre 1789.
Opere. Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram reverendissimo patre domino Joh. Maria Riminaldio […] ad finem adiecto studio, ac diligentia Belisarii Cristaldii Romani, I-VIII/1-2, Romae 1789-1792.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell’Università di Ferrara, s. I, ms. 474, voll. I/C e II/D: materiali mss. di Riminaldi sulla riforma; ms. 481, II: G.C. Ferrarini, Compendio cronologico di tutte le scritture, atti e documenti che si conservano nell’Archivio della Pontificia Università di Ferrara; mss. 487 e 778, lettere di Riminaldi 1779-81; mss. 571, I-III, lettere di Riminaldi 1771-74 (il 1773 è mancante); mss. 779, 877: lettere di Riminaldi ai Riformatori per i libri; Fondo Riminaldi, 668 lettere di Riminaldi da Roma e 221 missive dei riformatori, anni 1771, 1772, 1774, 1776: 4 tomi rilegati, 8 giugno 1771-19 aprile 1783, un tomo di minute 26 aprile 1783-16 settembre 1789, 4 voll. dei riformatori a Riminaldi 8 giugno 1771-22 dicembre 1784 (Sani, 2007, tab. 2); Archivio di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, notaio Grazio Ronchi Braccioli, matricola 1680, pacco 2: Favore haereditatis Card. J. M. R. declaratio a Pontificia Universitate Ferrariae, 30 aprile 1790; Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, cl. I, ms. 136, II: Carteggio Riminaldi al Collegio dei riformatori; ms. II, n. 109: Carteggio Riminaldi a G. Barotti e Ristretto di memorie sopra la persona di monsignore Gianmaria R..., c. 1v; Fondo Antolini, 92: Memorie della nobile famiglia de’ R. di Ferrara; Miscellanea Riminaldi, ms. II, 264, voll. X, XI, XIII; Savignano sul Rubicone, Biblioteca dell’Accademia dei Filopatridi: biglietti e lettere di Riminaldi all’abate G.C. Amaduzzi, 1772-89; Zocca di Ro Ferrarese, Archivio privato della villa Saracco-Riminaldi: 7 volumi di carteggi tra Riminaldi e la nipote Ludovica Riminaldi Saracco (sua erede), 1785-89; il t. V di questo carteggio è in Biblioteca comunale Ariostea, lettere giugno-dicembre 1788; Archivio di Stato di Roma, Ospedale di S. Rocco, reg. 75: Libro de’ decreti […] 1754-59, pp. 75, 89, 149, 178; le nuove regole per l’Ospedale, ibid., pp. 130 s., 2 aprile 1758; reg. 772: Decreti o siano risoluzioni dei congressi, congregazioni […] 1760-1810, 25 marzo 1774 e Carte diverse dall’anno 1746 a tutto l’anno 1783; Nota di tutti l’istromenti di locazione della nuova fabbrica spettante all’Archi ospedale delle donne partorienti in S. Rocco di Roma, ms. n.n.; reg. 75, pp. 78, 97-99, per la risistemazione dell’archivio del 24 febbraio 1757; reg. 723, piano creditizio per il nuovo ospedale; Archivio segreto Vaticano, Congregazione della Visita Apostolica, reg. 22, c. 93r; S. R. Rota, Processus in admissione auditorum, b. 4, vol. 135.
G.C. Amaduzzi, Elogium J.M. R., Ferrariae 1785; G. Baruffaldi, Orazione per la promozione alla sacra porpora, Ferrara 1785 (cfr. Effemeridi letterarie di Roma, 1785, p. 131); A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787 (Bologna 1978); A. Vila, J.M. R. cardinalis laudatio, Ferrariae 1790 (cfr. Effemeridi, 1790, p. 133); F. Zecchini, Memorie del funerale celebrato all’Em. R. dalla pont. Università di Ferrara (contiene: A. Mariotti, Orazione funebre; P. Amati, Iscrizioni e motti, pp. V-IX), Perugia 1790; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, I-V, Ferrara 1791-1809, I, p. 224; G. Carletti, Memorie istorico-critiche […] di S. Silvestro in capite di Roma, Roma 1795; F. Cancellieri, Il mercato, il lago dell’acqua vergine ed il palazzo panfiliano nel Circo Agonale…, Roma 1811, p. 65; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LVII, Venezia 1852, pp. 245 s.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, VI, Patavii 1968, pp. 35, 46, 49; Gianfrancesco Malfatti nella cultura del suo tempo, Ferrara 1982 (in partic. W. Angelini, Cenni su G.M. R. e sull’enciclopedismo ferrarese del Settecento, pp. 347-359; M.G. Gamberini, Considerazioni sul carteggio R.-Barotti 1770-1771, p. 384); V. Sani, Il mondo ferrarese del XVIII secolo nel carteggio del cardinale G.M. R. con la nipote Ludovica (1784-1789), in Anecdota, I (1991), 2, pp. 77-107; La rinascita del sapere. Libri e maestri dello Studio ferrarese, a cura di P. Castelli, Venezia 1991 (in partic. A. Chiappini, Un magnifico Pigmalione. G.M. R. e la pubblica biblioteca dell’Università a Ferrara, pp. 385-402; P. De Paoli, Sistema per la riforma dello studio di Ferrara di Giannandrea Barotti, pp. 421-436; V. Sani, Da un carteggio inedito del card. R., pp. 437-444; M.T. Gulinelli, Il museo numismatico di Vincenzo Bellini, pp. 456-465; A.M. Visser Travaglia, Gian Maria R. e il Museo Universitario, pp. 486-492); M.T. Gulinelli, La collezione numismatica del museo dello Studio, in Annali di storia dell’università italiana, VIII (2004), pp. 151-164; P. Volpi, I R. di Ferrara tra arte e storia: vicende di una famiglia e del suo palazzo di città, Firenze 2005, in partic. pp. 126 n. 85, 122 n. 1 (bibliografia); Museo R., a cura di M.T. Gulinelli - E. Bonatti, Roma 2006; V. Sani, Una fonte inedita per la storia dell’Università di Ferrara dopo la riforma del 1771: il carteggio di monsignor R. con il Collegio dei Riformatori, in Annali di Storia delle Università italiane, XI (2007), pp. 327-369, in partic. pp. 338-343.