LANCISI, Giovanni Maria
Secondo di due figli, nacque a Roma il 26 ott. 1654 da Bartolomeo e da Anna Maria Borgianni. La madre morì nel darlo alla luce e il neonato fu affidato dal padre a una zia materna con la quale visse a Orvieto fino ai dodici anni.
Nel 1666, morta la zia, fu ricondotto a Roma, dove, dopo avere completato la sua educazione, fu iscritto ai corsi di medicina della Sapienza. Conseguì i gradi accademici il 12 sett. 1672, con Giovanni Trulli come promotore. Una volta laureato, prese a frequentare l'accademia medica di S. Floridi, quella di anatomia di Giovanni Guglielmo Riva e quella di botanica di Giovan Battista Trionfetti, nonché l'ospedale di S. Spirito, facendosi notare da Giovanni Tiracorda. La stima acquisita presso quest'ultimo fece sì che nel gennaio 1676 fosse nominato medico assistente in S. Spirito. Nel 1678 fu inoltre accolto come alunno nel Collegio piceno di S. Salvatore in Lauro, al quale probabilmente rimase aggregato per cinque anni. In questo periodo si dedicò a studi i cui risultati furono compendiati nei venti e più volumi dei "Repertori medici", rimasti manoscritti e conservati presso la Biblioteca Lancisiana di Roma, e continuò a coltivare la pratica medica sotto la direzione di Tiracorda.
Il suo nome, intanto, aveva acquisito qualche notorietà così da essere ascritto, forse alla fondazione, nel 1681, all'accademia del Congresso medico romano, sodalizio che teneva le adunanze in casa di Girolamo Brasavola. Secondo Giovanni M. Crescimbeni, il L. partecipò ai lavori di questa accademia per molti anni, fino al suo scioglimento, avvenuto con la morte del fondatore. S. Rotta ha avanzato l'ipotesi che proprio il L. diede al sodalizio i regolamenti che ne scandivano le riunioni. Tracce di questa frequentazione sono rimaste in un paio di pubblicazioni, le prime del L., il De virginis cuiusdam Calliensis stupendo morbo, compreso nel volumetto Congressus medico-Romanus habitus in aedibus d. Hieronymi Brasavoli die Lunae 21 septembris 1682 (Romae 1682), e il Problema "se la paura possa suscitare i vermi nel corpo dei bambini", che comparve nell'opuscolo Congresso medico-romano tenuto in casa del sig.r dr. Girolamo Brasavoli a di 4 ag. 1687 (ibid. 1687, pp. 20-27).
Da collegarsi al sodalizio è la Dissertazione apologetica fra 'l sig.r dottor Giovanni Cosimo Bonomo e il sig. Giovanni Maria Lancisi intorno a' vermi osservati nella rogna… (Roma, Biblioteca Lancisiana, Fondo Lancisi, 314.LXXVII.3.8), che riguarda una polemica sulla causa della scabbia. L'opera è costituita da una serie di lettere scritte dai due contendenti fra l'agosto e l'ottobre 1687. Movente della discussione fu la pubblicazione di un'opera di Giovan Cosimo Bonomo, Osservazioni intorno a' pellicelli del corpo umano… (Firenze 1687), rielaborata, almeno stilisticamente, da Francesco Redi, nella quale Bonomo dava conto di osservazioni microscopiche sull'acaro della scabbia condotte con Giacinto Cestoni e dove per la prima volta si riconosceva la natura parassitaria della malattia. Inviata da Bonomo al L. con la preghiera di discuterla con gli accademici, l'opera fu da questi accolta con ostilità, tanto che arrivarono perfino a mettere "in dubio il bon uso de' microscopii" (Fondo Lancisi, 314.LXXVII.3.8, c. 32r). Il L., da parte sua, rifiutò la patogenesi parassitaria del male, avanzando l'ipotesi di un'origine spontanea della malattia.
La polemica è del massimo interesse, trattandosi di una conferma che nel sodalizio, su stimolo del L., si affermava l'interesse verso l'indagine microscopica applicata alla medicina; tale interesse fece sì che gli accademici fossero presto al corrente della scoperta di Antoni van Leeuwenhoek di "animalcula in semine hominis" e ne afferrassero tutta la rivoluzionaria portata, come mostra lo scambio di lettere tra il L. e Adam Mulebancher del novembre 1687 - gennaio 1688 (Vallisnieri, pp. 277-284).
Intanto, nel 1684, il L. fu nominato lettore di "chirurgia et anathomia" presso la Sapienza, incarico tenuto fino all'anno accademico 1695-96 (parte dei corsi in Fondo Lancisi, 151.LXXV.2.18, 215.LXXVI.2.13; la prelezione Anatomica humani corporis synopsis è in Opera quae hactenus prodierunt omnia…, a cura di P. Assalti, II, Genevae 1718, pp. 231-246). Nel 1688 assunse quindi l'incarico di medico ordinario e cameriere segreto di Innocenzo XI. Contestualmente, gli fu conferito un canonicato libero, ovvero senza l'obbligo di ordini sacri, nella basilica di S. Lorenzo in Damaso e, nel gennaio 1689, entrò a far parte del Collegio medico cittadino. Come archiatra pontificio ebbe il compito di curare il papa quando questi, nel giugno 1689, contrasse il male che un paio di mesi più tardi lo portò alla morte. La terapia del L. fu criticata da più parti, tanto che l'oratore di Bologna, Gian Francesco Negroni, ritenne utile spingere Marcello Malpighi a inviargli un parere sulla cura migliore da somministrare all'illustre paziente (poi in Marcelli Malpighii et Io. Mariae Lancisii Consultationum medicarum nonnullarumque dissertationum collectio…, Venetiis 1747). È perciò da intendersi anche come memoria difensiva il Giornale della ultima infermità della s.m. d'Innocenzo XI redatto dal L. (Fondo Lancisi, 148.LXXV.2.15), che, qualche anno più tardi, egli presentò manoscritto a papa Clemente XI.
La morte di Innocenzo XI fece cadere in disgrazia il L.: non confermato nell'incarico di archiatra dal nuovo pontefice e costretto a rinunciare al beneficio del canonicato, fu allontanato dalla corte. Dalla cattiva sorte cominciò a risollevarsi circa un anno dopo: se si dà fede alla data riportata da Crescimbeni (1720, p. 25), nell'autunno del 1690 fu nominato dal cardinale Paluzzo Altieri suo vicegerente con il compito di rappresentarlo nel conferimento dei gradi accademici in filosofia e medicina. L'incarico fu seguito, il 2 luglio 1691, dall'ascrizione all'Arcadia con il nome di Ersilio Macariano. Nello stesso anno diede il suo contributo a un atlante di anatomia (Anatomia per uso et intelligenza del disegno ricercata non solo su gl'ossi, e muscoli del corpo humano; ma dimostrata ancora su le statue antiche più insigni di Roma… Con le spiegazioni et indice del sig. canonico Gio. Maria Lancisi…, Roma 1691), nel quale illustrò alcune preparazioni anatomiche commesse a Bernardino Genga e incise sotto la direzione di Charles Errard. D'altronde, l'autorevolezza non indifferente cui veniva associato il suo nome è dimostrata dall'attenzione prestata alla sua posizione, favorevole ai medici razionalisti, nella disputa, di dimensione europea e che ebbe in Italia notevoli sviluppi, sulla certezza della medicina.
Il punto di vista del L., esposto in un discorso del 1693 ma dato alle stampe più tardi (Del modo di filosofare nell'arte medica… Discorso detto nel 1693, in La Galleria di Minerva, IV, 3, Venezia 1704), compendiava almeno due delle maggiori convinzioni dei razionalisti: la fede nella sostenibilità di un modello unico di prova e la certezza della derivabilità di scelte terapeutiche da dati anatomico-fisiologici.
Risale al 1696 il trasferimento del L. alla cattedra di straordinario alla lettura di medicina teorica dell'Università romana, incarico tenuto per sei anni (parte delle lezioni nel fondo Lancisi, 313.LXXVII.3.7), nonché la conferma, ottenuta dal cardinale Giovan Battista Spinola, successore di Altieri nella carica di vicegerente per il conferimento delle lauree in filosofia e medicina (nel 1701 l'incarico gli sarà concesso a vita da Clemente XI). Tre anni dopo, nel 1699, fece il suo rientro nella corte pontificia. Fu dapprima chiamato per curare l'ultima infermità di Innocenzo XII, che morì l'anno seguente, e fu poi scelto, con Giacomo Sinibaldi, come medico del conclave che innalzò, il 23 nov. 1700, G.F. Albani, papa Clemente XI. Il nuovo pontefice lo nominò suo medico ordinario e cameriere segreto partecipante, incarichi mantenuti per il resto della sua vita. Il legame del L. con Clemente XI fu molto stretto; il pontefice lo favorì con onori e incarichi, tra l'altro facendogli ricoprire l'ufficio di protomedico generale di Roma e dello Stato pontificio e concedendogli, nel dicembre del 1701, l'uso di uno stemma e forse un diploma di nobiltà ad personam. Fece inoltre in modo che fosse impegnato in misura crescente dalla Curia, in particolare dalla congregazione per le Cause dei santi, per la quale espresse vari voti in processi di canonizzazione, tra cui quello, poi dato alle stampe, per la canonizzazione di Pio V (Votum super primo, secundo et quarto ex propositis miraculis pro canonizatione Pii V, Romae 1708).
In questi anni il L., pur svolgendo un'intensa attività professionale, continuò a dedicarsi agli studi, collaborando tra gli altri anche con Antonio Pacchioni.
Al Pacchioni è legato l'episodio che provocò il deterioramento dei rapporti con l'altro personaggio di spicco della medicina allora operante in Roma, Giorgio Baglivi. Pacchioni aveva condotto con Baglivi esperimenti (che diedero luogo a un'ipotesi errata) sul ruolo della dura madre cerebrale in fenomeni fisiologici e patologici, fornendogli suggerimenti sul ruolo delle parti solide dell'organismo; Baglivi utilizzò quei dati, senza citarlo, nella sua opera De fibra motrice et morbosa… Epistola ad Alexandrum Pascoli (pubblicata in appendice ad A. Pascoli, Il corpo umano, o Breve storia ove con nuovo metodo si descrivono in compendio tutti gli organi suoi, e i loro principali ufizii…, Perugia 1700). Il L. spinse Pacchioni a controbattere, facendogli pubblicare la De durae meningis fabrica et usu disquisitio anatomica… (Romae 1701, ma la stampa è del marzo 1702), nella quale Pacchioni rivendicava la priorità della scoperta e accusava di plagio Baglivi. Questi reagì individuando nel L. il vero artefice dell'attacco. D'altronde, che il legame tra i due fosse in questi anni assai stretto lo mostrano le vicende della pubblicazione delle lettere (Horatii de Florianis… Epistola qua plus centum et quinquaginta errores ostenduntur in recenti libro inscripto Oculorum et mentis vigiliae ad distinguendum studium anatomicum, et ad praxim medicam dirigendam… Huic praefixa est quasi vice praefationis altera epistola in illud idem argumentum a Luca Terranova…, ibid. 1705) con le quali G.B. Morgagni, sotto pseudonimi, difese la figura intellettuale di Malpighi contro gli attacchi postumi di Giovanni Girolamo Sbaraglia. Il manoscritto fu fatto pervenire nelle mani di Pacchioni e del L., che si incaricarono di prepararlo per la pubblicazione.
A partire dal 1702, il L. assunse nella Sapienza romana l'insegnamento di medicina pratica, tenuto fino alla morte (le lezioni nel Fondo Lancisi, 152.LXXV.2.19). Nel 1705 accettò la carica di arconte della progettata repubblica letteraria di L.A. Muratori, in quanto vi intravide uno strumento di indirizzo culturale per le patrie lettere e un luogo dove sviluppare un confronto di idee.
Peraltro, il L., convinto che le associazioni di letterati potessero ottimamente assolvere a questa funzione, non fu mai restio a rispondere positivamente alle offerte di ascrizione da parte di numerosi sodalizi italiani ed esteri, come la tedesca accademia Naturae Curiosorum e l'Accademia delle Scienze di Bologna (delle quali divenne socio nel 1707), la Royal Society di Londra, le accademie dei Fisiocritici di Siena e degli Spensierati di Rossano Calabro. È forse da attribuire a tale bisogno di confronto e conoscenza, e non a un criptolibertinismo suggerito come proprio del L. da Ferrone (p. 286), la presenza fra i suoi manoscritti di un'inedita traduzione dei Trattenimenti sopra la pluralità de' mondi tradotti in idioma italiano da A.A.P.A. e dedicati a G.M. L. di B. Le Bovier de Fontenelle (Fondo Lancisi, 362).
Di notevoli implicazioni politiche fu l'incarico che Clemente XI affidò al L. nel 1706. Dall'estate del 1705 all'inverno del 1706 a Roma si era verificato un alto numero di morti repentine che una voce diffusa attribuiva a una punizione divina. Il fenomeno avveniva in un momento delicatissimo della guerra di Successione spagnola, con l'acuirsi dell'ostilità imperiale verso lo Stato pontificio, accerchiato ai confini dall'esercito austriaco e condizionato da grande instabilità interna.
Al fine di evitare l'ondata di panico causata dalle morti, il pontefice ordinò al L. di occuparsi della questione, cosa che egli fece eseguendo un gran numero di autopsie. I risultati furono pubblicati in De subitaneis mortibus libri duo… (Romae 1707, altre edizioni lo stesso anno e nei successivi a Lucca, Venezia e Lipsia), nel quale il L. descrisse accuratamente le condizioni patologiche osservate e concluse che causa delle morti erano un'ipertrofia e una dilatazione cardiaca provocata da un malfunzionamento valvolare.
Sull'argomento il L. tornò in un libro al quale lavorò negli ultimi mesi della sua vita, pubblicato postumo (De motu cordis et aneurysmatibus opus posthumum in duas partes divisum…, ibid. 1728), che tratta dei meccanismi fisiologici e patologici dei moti cardiaci e degli aneurismi, in particolare dell'aorta. In esso dimostrò che lesioni cardiache possono essere conseguenza della sifilide.
Di questioni legate alla tutela della salute pubblica il L. si interessò nell'ultimo decennio della sua vita, e ne fece oggetto di una serie di opere, la maggiore delle quali è il De noxiis paludum effluviis eorumque remediis libri duo, ibid. 1717.
In essa il L. fornì un quadro delle epidemie di febbri malariche che flagellarono Roma nel 1695 e nel 1716. Della prima di esse sostenne un legame con una contemporanea inondazione del Tevere e il ristagno delle acque nei prati e nelle fosse intorno alla Mole Adriana. Suggerì così l'esistenza di uno stretto rapporto tra la malaria e le paludi, luoghi particolarmente infestati dalle zanzare, da lui ritenute il vettore della malattia. Prescrisse, per la cura, un trattamento a base di corteccia di china e, per sradicare il male, consigliò la bonifica dell'Agro romano, ma restò inascoltato. Sulla stessa linea il L. si era già mosso con parziale successo quattro anni prima, quando, a capo di una commissione formata per esaminare la richiesta del duca Michelangelo Caetani di ricavare legname da una vasta selva in un suo feudo nei territori di Cisterna e Sermoneta, si spese per impedirne il disboscamento, che avrebbe eliminato un valido baluardo contro le esalazioni palustri dannose alla salute pubblica in Roma (i discorsi del L. nella commissione in Due discorsi inediti… sul taglio delle selve di Cisterna e Sermoneta, a cura di F. Scalzi, Roma 1877).
La fama acquisita dal L. favorì l'aggiungersi di un nuovo ruolo agli altri che svolgeva: esercitò una proficua funzione di raccordo tra il mondo intellettuale europeo e personalità italiane quali, oltre al Morgagni, Antonio Vallisnieri seniore (che lo fece collaborare al Giornale dei letterati d'Italia e pubblicò sue lettere alle pp. 125, 127-131, 137-141 delle Considerazioni ed esperienze intorno al creduto cervello di bue impietrito, vivente ancor l'animale…, Padova 1710, e Considerazioni ed esperienze intorno alla generazione de' vermi ordinari del corpo umano…, ibid. 1710) e A.M. Valsava. Con quest'ultimo ebbe uno scambio epistolare nel 1718-19 intorno alla natura della cataratta, nel quale lo informava sulle contemporanee discussioni tedesche intorno alla questione, di cui aveva notizie grazie alla corrispondenza con L. Haiser. Ancora di più la fama si accrebbe in seguito alla decisione, formalizzata nell'ottobre 1711, di donare la propria collezione libraria e di manoscritti all'ospedale S. Spirito, per erigere una biblioteca.
Furono adibiti al bisogno, nel 1712, quattro locali del fabbricato ospedaliero. La biblioteca, costituita da circa 20.000 volumi (molti dei quali provenienti dalle collezioni di altri illustri medici e scienziati), fu inaugurata e aperta al pubblico il 24 maggio 1714. Il L. la dotò di fondi e di un regolamento e le associò l'Accademia filosofico-medica, beneficiaria dei suoi apparecchi per esperimenti. L'attività dell'Accademia, iniziata nell'aprile 1715 (l'orazione programmatica del L. fu pubblicata con il titolo di Dissertatio de recta medicorum studiorum ratione instituenda…, Roma 1715), si svolgeva negli spazi dell'ospedale, dove il L. teneva lezioni per completare con la pratica la formazione dei giovani medici. Dell'Accademia fu così fiero da inserire l'orazione nell'edizione dell'Opera quae hactenus prodierunt omnia…, Genevae 1718 (in 2 volumi, ristampa postuma in quattro, con aggiunte, Romae 1745).
Nel 1718 il L. aveva aggiunto, da circa quattro anni, una ulteriore figura alla sua già ricca personalità, essendo divenuto editore di testi scientifici. Fu lui, infatti, a spingere Clemente XI ad acquistare i 39 disegni anatomici noti con il nome di Tavole d'Eustachi rinvenuti a Urbino, dove erano stati dimenticati per circa centocinquanta anni, e a curarne la pubblicazione, dotandoli di un sommario e di commenti (Tabulae anatomicae clarissimi viri Bartholomaei Eustachii quas a tenebris tandem vindicatas… praefatione notisque illustravit… Jo. M. Lancisius, Romae 1714). Inoltre, per opera sua era stata data alle stampe l'inedita Michaelis Mercati Samminiatensis Metallotheca opus posthumum… opera autem et studio Jo. M. Lancisii… illustratum (ibid. 1717) cui il L. fece seguire una sua Appendix ad Metallothecam Vaticanam Michaelis Mercati… (ibid. 1719) prima di curarne l'edizione definitiva lo stesso anno.
Il L. morì a Roma il 20 genn. 1720.
Fonti e Bibl.: Manoscritti di opere del L. e la raccolta dei carteggi sono conservati nel fondo Lancisi della Biblioteca Lancisiana di Roma; per le opere edite si vedano: A. Bacchini, La vita e le opere di G.M. L., Roma 1920, pp. 107-110; P. De Angelis, G.M. L., la Biblioteca Lancisiana, l'Accademia Lancisiana, Roma 1965, pp. 79-82; lettere, oltre che negli studi citati, sono in Lettere inedite di mons. Giammaria Lancisi…nelle quali descrive un suo viaggio da Urbino a Montefeltro…, a cura di T. Cicconi, Roma 1841; Lettere inedite scientifico-letterarie di Lodovico Muratori, Vitaliano Donati, Giovanni Maria Lancisi, Daniele Le Clerc…, a cura di A. Roncetti, Milano 1845, pp. 159-248; Lettere di Lancisi a Morgagni, a cura di A. Corradi, Pavia 1876; E. Benassi, Carteggi inediti fra il L. il Pacchioni ed il Morgagni, in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XXIII (1932), 14, pp. 145-169; The correspondence of Morgagni and L. on the death of Cleopatra, a cura di S. Jarcho, in Bulletin of the history of medicine, XLIII (1969), pp. 299-325; C. Carsughi, La Biblioteca Lancisiana, overo Distinto ragguaglio della pubblica libreria eretta l'anno 1714, Roma 1718; P. Assalti, Memoria viri celeberrimi d. Iohannis Mariae L., Patavii 1720; G.M. Crescimbeni, Notizie istoriche degli arcadi morti, I, Roma 1720, pp. 24-27; Id., Vita di mons. G.M. L., Roma 1721; A. Vallisnieri, Opere fisico-mediche, II, Venezia 1733, pp. 277-284; G. Bilancioni, La questione della sede della cataratta e un carteggio inedito fra il Valsava e il L., in Riv. di storia critica delle scienze mediche e naturali, II (1911), pp. 1-10; G. Brambilla, Un malariologo del Settecento: G.M. L., Milano 1912; G. Bilancioni, G.M. L. e lo studio degli organi di senso, in Giorn. di medicina militare, IX (1920), pp. 1-51; U. Fanucci, La polemica Bonomo - Lancisi sull'origine acarica della scabbia, in Boll. consorziale della Società italiana di dermatologia e sifilografia, XXIII (1937), pp. 1-44; D.M. Schullian, An inscription by L., in Journal of the history of medicine and allied sciences, VI (1951), pp. 525 s.; F. Grondona, La dissertazione di G.M. L. sulla sede dell'anima razionale, in Physis, VII (1965), pp. 401-430; J.I. McDougall - L. Michaels, Cardiovascular causes of sudden death in De subitaneis mortibus by G.M. L., in Bulletin of the history of medicine, XLVI (1972), pp. 486-494; C. Castellani, L., G.M., in Dictionary of scientific biography, VII, New York 1973, pp. 613 s.; V. Ferrone, Scienza natura e religione, Napoli 1982, ad ind.; P.D. Kligfield, A survey of variant title page vignettes in L.'s De subitaneis mortibus, in Journal of the history of medicine and allied sciences, XXXVIII (1983), pp. 336-339; S. Pignatti - A. Ubrizsy Savoia, Il concetto di successione vegetale proposto da G.M. L. nel 1714, in L'informatore botanico italiano, XXI (1989), pp. 82-86; S. Rotta, L'accademia fisico-matematica ciampiniana, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, a cura di W. Di Palma - T. Bovi, Bari 1990, pp. 150-152; I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787, a cura di E. Conte, I, Roma 1991, ad ind.; A. Serrai, La Biblioteca Lancisiana, in Il Bibliotecario, XII (1995), pp. 25-41; L.R. Angeletti, Il ruolo del L. e del Baglivi all'interno delle accademie mediche romane, in Alle origini della biologia medica: Giorgio Baglivi tra le due sponde dell'Adriatico. Atti del Convegno, Roma-Dubrovnik… 1999, in Medicina nei secoli, XII (2000), 1, pp. 29-47.