CORNOLDI, Giovanni Maria
Nacque a Venezia il 19 sett. 1822 dal nobile Giulio e da Anna Maria Martens. Giovanissimo, intorno al quindicesimo anno d'età, avvertì, anche per l'influsso che su di lui esercitò il padre Paveggio, i primi segni della sua vocazione religiosa. Nel 1837 cominciò a frequentare da esterno le scuole del seminario veneziano, e l'anno successivo fondò, presso la cappella di S. Mauro attigua alla sacrestia della chiesa della Madonna dell'Orto, un circolo letterario, che dal 1854 assumerà il titolo di "Società pia letteraria dell'Immacolata Concezione di s. Tommaso di Aquino". L'8 ag. 1840 entrò come novizio nella Compagnia di Gesù a Verona, e il 15 ag. 1842 pronunciò i primi voti. Nel 1845 venne mandato a Roma per completare gli studi filosofici al Collegio Romano.
Lo stesso C. commenterà negativamente, nella sua inedita autobiografia (conservata a Gallarate presso l'Archivio dell'Aloisianum), questa sua prima parentesi romana: "Dai miei professori di filosofia del Collegio Romano, nulla affatto appresi di chiaro e di fermo".
Tornato a Venezia nei primi mesi del 1848, chiese di andare missionario in Cina. Fu invece mandato in Francia, dove a Lione cominciò gli studi di teologia e a Laval, nel 1852, fu ordinato sacerdote da monsignor Douvie. Rientrato in provincia, fu chiamato a Modena, dove per quattro anni insegnò logica, metafisica ed etica al locale collegio della Compagnia di Gesù. Nel frattempo si segnalò per un intenso e coraggioso apostolato tra i colerosi (egli stesso si ammalò). Il 15 ag. 1857 fece la sua professione solenne nelle mani del padre Venanzi. Tra il 1859 e il 1871 vagò da una città all'altra, da un collegio all'altro (tra le sedi toccate: Verona, Feldkirch in Germania, Padova, Eppan nel Tirolo, Bressanone), il più delle volte "trasferito" per le sue idee filosofiche. Fu infatti in quegli anni che si formò nel C. il fedele discepolo di S. Tommaso e l'intransigente campione della restaurazione del tomismo negli istituti filosofici della Compagnia di Gesù; e fu proprio in quegli anni che egli attirò su di sé l'attenzione, tutt'altro che benevola, di alcuni influenti confratelli, come i padri Tongiorgi e Secchi, fieri avversari della dottrina dell'Angelico. Cominciò tutto nell'anno scolastico 1859-60 allorché il C., all'Aloisianum di Gallarate dove insegnava, diede una svolta agli studi filosofici, accentrando l'attenzione sul pensiero di s. Tommaso.
Egli stesso così ricorda nell'autobiografia il suo "colpo di stato": "Cominciando l'anno scolastico coi miei cari scolastici di botto feci un colpo di stato. Volli insegnare proprio S. Tommaso. Feci venire da Parigi molte copie della Somma per gli scolastici ed insegnai la filosofia speculativa sul testo di S. Tommaso, aggiungendovi dei miei commentari. Negli scolastici il diletto fu sommo. Lo ardore della scuola assai più grande. La filosofia si rialzò d'un tratto". Sul futuro di questo nuovo corso il C. non aveva dubbi. Esortava gli allievi ad essere "certissimi che questa dottrina si dilaterebbe dappertutto": "La verità deve trionfare ad ogni costo".L'iniziativa del C. suscitò aspre polemiche all'interno della Compagnia di Gesù: al Collegio Romano, dove insegnavano i padri Tongiorgi e Secchi, noti sostenitori del sistema atomico, egli fu presto considerato come un disonore della Compagnia, e un suo collega all'Aloisianum il padre Gaetano Tedeschi, nel 1865 inviò al generale dei gesuiti un feroce memoriale contro di lui e quanti andavano propagando una dottrina "comunemente rigettata" e in seno alla Compagnia e in seno all'episcopato. Ma non per questo il C. si arrese. Sostenuto dal padre Liberatore e da altri influenti redattori della Civiltà cattolica, proseguì nella sua battaglia contro i difensori del sistema atomico o meccanico, propugnando la necessità di un'unità filosofica in s. Tommaso e avvertendo che "tutti gli sforzi che i professori del Collegio Romano farebbero in contrario sarebbero vani" (da una lettera, s. d., al Tongiorgi). L'8 dic. 1864 il C. pubblicava a Verona I sistemi meccanico e dinamico circa la costituzione della sostanza corporea considerati rispetto alle scienze fisiche, una vera e propria requisitoria contro il sistema atomico dei padri Tongiorgi e Secchi e il sistema dinamico, e un'appassionata difesa della filosofia scolastica.
L'opuscolo gli procurò molti consensi, ma anche aspre critiche e amare incomprensioni: tra l'altro, fu costretto a lasciare Eppan nel Tirolo, dove fu sostituito nell'insegnamento filosofico dal padre Quarella, ostile a s. Tommaso (1867).
A Bressanone, sua nuova sede, il C. pubblicò: Sententia Sancti Thomae Aquinatis de immunitate B. M. Dei Parentis apeccati originalis labe (1868), un libretto che piacque a Pio IX, giunse presto alla settima edizione e fu inserito nel volume XXV dell'Opera omnia di s. Tommaso, edita dal Fiaccadori. Ma tali riconoscimenti incrementarono anziché attenuare gli attacchi nei suoi confronti: nuovamente al centro di una violenta polemica, nel 1871 fu costretto a lasciare Bressanone e l'insegnamento. Si trasferì a Gorizia, dove, sviluppando interessi già affiorati negli anni precedenti, si dedicò alla causa del movimento cattolico intransigente, manifestando una particolare sensibilità per il problema della stampa (tra il 1859 e il 1871 legò il suo nome alle origini di tre giornali: Il Distributore di Modena, LaLibertà di Verona e L'Eco del littoriale di Gorizia). Nel novembre del 1871 fu chiamato a Roma, al Gesù. Vi rimase fino al 1874, ascoltando le confessioni, predicando (nel 1872 suscitarono enorme interesse tre sue conferenze contro i protestanti che negavano la venuta di Pietro a Roma), scrivendo (collaborò, tra l'altro, alla Voce della verità, organo della locale "Società per gli interessi cattolici"), polemizzando contro lo Stato liberale.
Tra l'altro, nei primi mesi del 1873, in occasione della discussione parlamentare sulla soppressione degli Ordini religiosi, il C. confutò vivacemente, in una affollatissima conferenza al Gesù e in un opuscoletto intitolato Filalete, le dicerie che circolavano alla Camera e negli ambienti politici della capitale contro i religiosi, offrendo lo spunto ad alcuni disordini di piazza e attirando su di se l'attenzione della questura romana.
Sempre durante questo breve periodo romano, tra il 20 agosto e il 30 nov. 1872, il C. scrisse, su richiesta del padre Curci, le famose Lezioni di filosofia, un fortunato e fondamentale corso di filosofia scolastica destinato ai giovani di un istituendo convitto universitario di Pisa, che fu tradotto in cinque lingue: latino (dal patriarca di Venezia Agostini), francese, spagnolo, inglese e slavo; e che ebbe in Italia quattro edizioni: Firenze 1872; Ferrara 1875, con il titolo di Lezioni di filosofia scolastica;Bologna 1881, con il titolo di La filosofia scolastica speculativa di S. Tommaso;Roma 1889, con il titolo di La filosofia scolastica di S. Tommaso e di Dante ad uso dei licei.
Nel 1874 il C. lasciò Roma e, dopo una breve permanenza a Ferrara (dove fondò il giornale Il Popolo), andò a Bologna, ospite della contessa Trotti. Nel capoluogo emiliano, proseguì la sua battaglia a favore del tomismo, dando vita, insieme con il medico abruzzese A. Travaglini, all'Accademia filosofico - medica di S. Tommaso allo scopo -scrisse la Civiltà cattolica - di "proclamare e diffondere la vera scienza filosofica e naturale in perfetta e scrupolosa conformità coi principi di s. Tommaso, e a vantaggio speciale della gioventù, a fine di preservarla dalle false dottrine predominanti nelle scuole e nelle università". (Dezza, p. 102).
L'iniziativa piacque a Pio IX, che la approvò ufficialmente il 23 luglio 1874con un apposito breve indirizzato al C., e attirò sul suo promotore consensi e insieme invidiosi attacchi da ogni parte d'Italia e d'Europa (specialmente dalla Francia): gli avversari accusarono il C. di aver ottenuto il breve papale con l'inganno, e non mancò chi si adoperò attivamente perché quel breve venisse rigettato (voci in tal senso si levarono anche al congresso cattolico di Firenze del 1875) e perché fosse annullata o limitata l'influenza dell'"Accademia" bolognese (un'accademia con tali propositi sorse a Bruxelles nel 1878 ad opera del padre Carbonelle). Ma ancora una volta il C. tirò dritto, incurante di chi additava in lui "l'obbrobrio della Chiesa e de la Compagnia".
Stabilì contatti con gli altri centri neotomistici esistenti allora in Italia (Perugia, Roma, Napoli, Piacenza) e, anche su consiglio di Gioacchino Pecci, vescovo di Perugia e futuro pontefice, fondò nel 1876 La Scienza italiana, organo dell'Accademia bolognese. Con l'ascesa alla cattedra di s. Pietro di Leone XIII, crebbe negli ambienti vaticani e nel mondo ecclesiastico l'influenza delpadre Comoldi. Il 5 giugno 1878 il C. presentò a papa Pecci una petizione firmata da cinquecento tra cardinali, vescovi ed esponenti della cultura cattolica, con la quale si chiedeva che s. Tommaso venisse proclamato patrono degli studi superiori. L'anno dopo, il 4 ag. 1879. la dottrina dell'Angelico veniva solennemente e ufficialmente restaurata con l'Aeterni Patris e di lì a poco, il 15 ottobre dello stesso anno, Leone XIII chiedeva la collaborazione del C. per la ristrutturazione e il rilancio dell'Accademia romana di S. Tommaso d'Aquino.
Nel settembre del 1880 C. si trasferì a Roma con l'incarico, - affidatogli dal papa - di assumere la segreteria dell'Accademia e di ideare e realizzare un periodico che fungesse da organo del movimento neotomista romano. Nacque così, nel 1881, la rivista L'Accademia romana di S. Tommaso d'Aquino.
Negli anni Ottanta il C. divenne un intimo collaboratore del pontefice (dal quale veniva spessissimo ricevuto in udienza) e, di conseguenza, una delle voci più ascoltate nel mondo ecclesiastico romano. Pur di animo politicamente intransigente, assunse di fronte ai problemi connessi con la spinosa questione romana atteggiamenti improntati a relativa serenità e tolleranza (si può ricordare, a tal proposito, la garbata discussione del 1881 con R. Bonghi: Leone XIII e il governo italiano di R. Bonghi. Risposta di G. Cornoldi, Roma 1882); e, in occasione della polemica che dal 1880 oppose monsignor Scalabrini a don Albertario, più volte intervenne presso il papa a favore del vescovo di Piacenza.
Tutto ciò, unitamente alle simpatie manifestate nei confronti dell'atteggiamento conciliatorista assunto da Leone XIII all'inizio del suo pontificato, attirarono sul C. l'attenzione e la fiducia di qualificati esponenti del mondo transigente e conciliatorista (nel 1885-86, alla vigilia del noto tentativo di conciliazione, il C. fece da intermediario tra monsignor Bonomelli e papa Pecci).
Dal 1881 collaborò con assiduità alla Civiltà cattolica e dal 7 marzo 1885 al settembre 1888 fu rettore del collegio dei redattori della rivista della Compagnia di Gesù. In tale veste molto si adoperò per riportare la rivista nell'orbita papale (nel recente passato s'erano fatte strada tra i redattori della Civiltà cattolica forti tendenze autonomistiche nei confronti della segreteria di Stato, con manifesto disappunto di Leone XIII), per trasferire la sua sede da Firenze a Roma (cosa che in effetti avvenne con il gennaio del 1887) e per dare alle sue pagine un tono meno provocante e violento (il C. riuscì anche in questo, ma finì per attirare su di sé e sulla rivista l'accusa di liberalismo).
Tanto sulle pagine della Civiltà cattolica quanto in altre sedi il C. continuò la sua battaglia a favore del tomismo e contro ogni sistema filosofico che contrastasse con la restaurata dottrina dell'Angelico (sono del 1881 e del 1882 due saggi antirosminiani, suggeritigli dallo stesso Leone XIII, intitolati rispettivamente: Il Rosminianismo. Sintesi dell'ontologismo e del panteismo, I-III, Roma; e Antitesi della dottrina di S. Tommaso con quella del Rosmini, Prato); e, sensibile ad ogni fermento neotomista che si manifestasse fuori d'Italia, appoggiò presso Leone XIII, nel 1887, il progetto di monsignor Mercier per la istituzione di un Istituto superiore di filosofia a Lovanio (istituto che fu ufficialmente approvato dal pontefice con breve 8 nov. 1889al cardinale Goossens arcivescovo di Malines).
Intransigente aperto e illuminato in rapporto alle questioni politico-religiose, il C. abbracciò senza riserve e con uno spirito sostanzialmente chiuso e intollerante verso le altre dottrine le idee di un movimento - quello appunto neotomista - che accanto a indiscutibili meriti (come quello di dare alle nuove generazioni il gusto di un sistema filosofico coerente), ebbe anche non pochi limiti: per fare qualche esempio, si possono ricordare la determinazione con cui, per far strada alla dottrina di s. Tommaso, si soffocò il pluralismo filosofico esistente fino alla Aeterni Patris nei seminari e negli istituti filosofici ecclesiastici; e la disinvoltura con cui venivano pronunciati anatemi e condanne inappellabili contro il pensiero filosofico moderno (nella edizione francese della sue Leçons de philosophie scolastique, Paris 1878, il C. scrisse una frase di questo genere: "L'histoire des philosophies modernes n'est autre chose que l'histoire des aberrations intellectuelles de l'homme abandonné aux caprices de son orgueil; tellement que cette histoire pourrait s'appeler la pathologie de la raison humain" [sic]).
Fin negli ultimi anni il C. confermò le sue caratteristiche di intransigente illuminato in politica, e di intransigente senza aggettivi in filosofia. Morì a Roma di polmonite il 18 genn. 1892.
Fonti e Bibl.: Per le fonti archiv. si veda Gallarate, Arch. dell'Aloisianum, Carte Cornoldi;Roma, Archivio generale della Comp. di Gesù, Carte "Civiltà cattolica". Per un quadro completo degli scritti del C. (che sarebbe troppo lungo elencare qui per esteso) si rimanda a C. Sommervogel, Bibl. de la Compagnie de Jésus, IX, coll. 114-120, e a P. Dezza, Alle origini del neotomismo, Milano 1940, pp. 116-123 (in quest'ultimo libro sono elencati: trentotto tra volumi ed opuscoli del C., gli articoli pubblicati dal C. sulla Civiltà cattolica, una serie di recensioni e tre opere ined. conservate all'Aloisianum di Gallarate, e cioè: Serie di conferenze sull'Immacolata, Corso di filosofia e De gratia divina).Una serie di articoli del C. sul tomismo si possono trovare in P. Dezza, I neo-tomisti ital. del XIX secolo, Milano 1942-1944, I, passim. Per notizie "a caldo" sul C., si vedano: G. F. Pucci, Commemoraz. del p. G. C. della Comp. di Gesù. Letta il 18 febbr. 1892 al Pontificio Seminario romano dell'Apollinare, Roma 1892; Il p. G. M. C., in Civiltà cattolica, 29 genn. 1892, pp. 348-352; G. Bianchini, Commemoraz. delp. G. M. C. letta alla Società Pia letter. dell'Immacolata Concezione di S. Tommaso d'Aquino in Venezia, Venezia 1894. Due lettere del C. a monsignor Bonomelli sono pubbl. da C. Bellò, Lettere a Mons. Bonomelli, Roma 1961, pp. 63-67. Ampi brani di lettere del C. al generale dei gesuiti Anderledy si trovano in G. De Rosa, Il "non expedit" e la Civiltà cattolica, in Rass. di polit. e di storia, X (1964), pp. 21-25. Numerosi gli scritti di contemp. su o contro il C.: si ricordano, ad esempio: L. Carli, Risposta alla lettera del rev. P. C. sul colera e i suoi rimedi, Ferrara 1873; F. Segna, Risposta alp. G. M. C. della C. di G. (sulla composizione dei corpi), Roma 1878; G. Buroni. Risposta prima al P. C. della C. di G. in difesa delle nozioni di ontologia secondo Rosmini e S. Tommaso, Torino 1878; G. Mezzera, Risposta al libro del p. C. intitolato: Il Rosminianismo..., Milano 1882. Il più ampio e documentato profilo biografico del C. è quello di P. Dezza, Alle origini del neo-tomismo, cit., pp. 85-123. Utili ancora: A. Masnovo, Il neo-tomismo in Italia, Milano 1923, p. 116; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, Milano 1933, I, pp. 333 s.; II, p. 14; F. Gregori, La vita e l'opera di un grande vescovo: mons. G. B. Scalabrini, Torino 1934, pp. 147 s., 204; R. Aubert, Aspects divers du néo-thomisme sous le pontificat de Léon XIII, in Aspetti della cultura cattol. nell'età di Leone XIII, a cura di G. Rossini, Roma 1961, pp. 136-168; E. Passerin d'Entrèves, L'eredità della tradiz. cattolico-risorgimentale, ibid., pp. 261, 286, s.; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, pp. 22, 34; G. Mantese, La cultura religiosa e gli studi teologici a Vicenza negli anni dell'unificazione italiana, in Chiesa e Stato nell'Ottocento, Padova 1962, pp. 402-403, 405; C. Piccirillo, Le "idee nuove" del padre Curci sulla questione romana, ibid., pp. 624-625, 631, 638640, 654-656; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma 1963, pp. 4, 874; G. De Rosa, Storia del movim. cattolico in Italia, I, Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Bari 1966, pp. 229 s., 252, 261 s.; P. Scoppola, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, Bari 1967, p. 211; Mons. G. Bonomelli e mons. Pietro Capretti (corrispondenza inedita), a cura di A. Fappani, Brescia s. d., p. 74; H. Hurter, Nomenclator literarius..., V, coll. 1491 s.; Enc. Ital., XI. p. 438; Enc. catt., IV, coll. 571 s.