CASINI, Giovanni Maria
Nacque a Firenze il 16 dic. 1652 da Antonio e Giustina Montini. La prima notizia che abbiamo intorno ai suoi anni giovanili risale al 9 nov. 1675, giorno in cui partecipò a una gara letterario-filosofica nel tempio della Congregazione di Gesù Salvatore, di cui - secondo i documenti - era alunno. L'opera con cui il C. partecipò alla gara e che gli valse il riconoscimento dei superiori e il plauso generale, tanto da esser stampata nello stesso anno, erano le Conclusiones philosophicae..., andate purtroppo perdute, ma citate in un manoscritto di A. M. Biscioni. Nei primi mesi del 1676 uscì ordinato sacerdote dalla Congregazione del Salvatore dove, presumibilmente, aveva avuto come maestri Valerio Spada di Colle Val d'Elsa per le lettere e Niccolò Sapiti. allievo di Marco e Giovan Battista Gagliano, per la musica. In quello stesso anno il C. ottenne la nomina a secondo organista soprannumerario della cattedrale di Firenze, a conferma della larga stima di cui ormai godeva. D'altronde già nel 1674 il C. era divenuto allievo di Francesco Nigetti, che dal 1649 ricopriva la carica di primo organista in S. Maria del Fiore.
Gli anni di perfezionamento in organo e cembalo con il Nigetti furono fondamentali per la formazione del C.: il Nigetti, personalità in parte ancora da studiare, deve essere considerato fra i musicisti più singolari del sec. XVII e come il fondatore di una nuova scuola fiorentina, che si protrarrà per "li rami" fino agli albori dell'età romantica, con Cherubini. Del Nigetti si ricorda in modo particolare la costruzione - costatagli trenta anni di studi e fatiche - di un instrumentum omnisonum o "onnicordo": una sorta di cembalo a cinque tastiere costruito sulla base delle teorie del Vicentino, in modo da ottenere, distinguendo i suoni dei diesis e dei bemolle, i tre antichi "generi": diatonico, cromatico ed enarmonico.
Fino alla morte del maestro, che avvenne nel 1681, il C. fu suo allievo devoto, apprendendo anche la pratica dell'esecuzione allonnicordo, ritenuta pressoché miateriosa e dannosa per la mano. Dopo esser divenuto secondo organista assoluto in S. Maria del Fiore, il C., su istanza del Nigetti - il che costituisce evidente conferma della stima del maestro per il discepolo, - venne nominato il 7 sett. 1678 primo organista della cattedrale fiorentina, anche se ovviamente assunse l'incarico solo dopo la morte del Nigetti stesso. Le sue comparse in pubblico si limitarono in quel periodo a veri e propri concerti d'organo in S. Maria del Fiore con sue improvvisazioni e con esecuzioni di musiche del Frescobaldi, che il Nigetti gli aveva fatto imparare tutte a memoria: la più preziosa eredità. l'amore per il Frescobaldi, che il C. ricevette dal maestro, insieme al possesso materiale dell'onnicordo.
Il 20 luglio 1699 il C. divenne cappellano del duomo e tre mesi più tardi cappellano particolare di Violante Beatrice di Baviera, andata sposa al principe Ferdinando de' Medici, donna di non comune cultura e dilettante di musica. Da questo momento la vita del C. assunse un carattere più mondano: frequentò la corte medicea, dove era particolarmente stimato da Ferdinando e dove diventerà nel 1708 maestro di cappella della principessa e organista del granduca Cosimo III. Nonostante la sua posizione di prestigio, non si hanno notizie di particolari sortite del C. nei primi due decenni del Settecento: dopo una grave malattia assistette soltanto, il 9 e il 14 ag. 1702, a due sacri concerti dati nella. basilica della SS. Annunziata per festeggiare il compleanno rispettivamente di Ferdinando e di Cosimo III de' Medici. Aveva composto e diretto la musica dei due concerti Alessandro Scarlatti, che si trovava allora a Firenze, ospite prediletto del principe Ferdinando: in quell'occgsione il C. s'incontrò con il grande maestro e da quell'incontro nacque una sincera e forte amicizia, confermata da una memorabile esecuzione delle Musiche per il tempo di penitenza e di tenebre, di Scarlatti, che lo stesso C. dette nella basilica di S. Lorenzo durante la quaresima e la settimana santa del 1708. Poche altre comparse in pubblico del C. si ricordano: in occasione della festa per il compleanno del principe Ferdinando (9 ag. 1708), per la quale il C. compose e diresse "nelle stanze della Gran Principessa Violante" una Serenata a cinque voci; una seconda Serenata a cinque voci, di argomento mitologico come l'altra è ricordata nel già citato manoscritto del Biscioni e si presume che fosse stata eseguita per il compleanno del granduca Cosimo III il 14 agosto dello stesso anno. Negli ultimi anni il C. continuò a dedicarsi alla composizione e all'insegnamento, chiuso nella sua casa, dove la morte lo colse all'improvviso il 25 febbr. 1719.
L'attività creativa del C. non riguarda solo la musica: egli può essere additato come un esempio di musicista fornito di solidi studi umanistici. Ne sono testimonianza non solo le già citate Conclusiones philosophicae, "primo parto del suo ingegno", ma anche una raccolta di epigrammi e distici in lingua latina, Lusus poetici (Firenze 1704). È probabile inoltre che egli sia autore del libretto di un suo oratorio, La fuga in Egitto..., eseguito nel 1697 a Firenze presso la Compagnia detta di S. Marco. È questa la prima partitura del C. che ci sia pervenuta, poiché del precedente oratorio, La nascita di Samuele del 1696, ci è rimasto solo il libretto, anche questo di mano del Casini. La produzione di oratori sacri continua con il Giacobbe in Mesopotamia (andato perduto, tranne il testo letterario, dovuto ancora al C.), eseguito nella quaresima del 1698 "da' Padri della Congregazione di San Filippo Neri" di Firenze; segue Il viaggio di Tobia, applaudito nella quaresima del 1701 presso la Compagnia fiorentina detta "della Scala". Un ulteriore impegno da parte del C. nella produzione oratoriale è testimoniata dalla sua presenza fra i ventiquattro musicisti autori di un oratoriocentone, Sara in Egitto, eseguito a Firenze (1708) nella citata Compagnia di S. Marco. Si ha notizia che nel 1703 furono stampate a Firenze delle Canzonette spirituali con musica del C. su poesie del p. Bernardo Adimari: di particolare interesse, poiché il primo degli Avvertimenti al cortese lettore fornisce interessanti dati circa il modo di eseguire tali canzonette, affidando alternativamente una melodia al "Popolo" e l'altra, concertata a quattro voci, a "Musici". La perdita della versione "concertata" ci priva di un prezioso elemento di raffronto fra la tradizione laudese - per lungo tempo viva in Firenze - e la successiva produzione polifonica del C., stampata per la maggior parte nel 1706, anche se sicuramente i mottetti dell'Opera i furono composti in tempi diversi e forse eseguiti in qualche chiesa. Si tratta dei Moduli quatuor Vocibus Opus primum, editi nel 1706 a Roma dal Mascardi: una raccolta di venti complessi brani polifonici a quattro voci dispari, per lo più "in contrappunto sul canto fermo". I Responsi della Settimana Santa a quattro voci, Firenze 1706, formano l'Opera 2 del C.; e il Concerto degli stromenti a quattro... in accompagnamento a tali Responsi venne stampato, sempre a Firenze, nel 1706, come Opera 3. L'ultima opera a stampa del C. risale al 174 (Firenze): sono dodici Pensieri per l'organo... in due tomi... opera terza (erron. per quarta), in gran parte in due o tre movimenti; in uno soltanto il 611.
Queste composizioni rappresentano il frutto di una lunga ed intensa attività creativa: lo Scarlatti, già nel 1708, in una lettera al loro autore, ne lodava la "pienezza di sentimenti" (in Fabbri, A. Scarlatti..., p. 106). Solamente alle pagine organistiche era soprattutto rimasto affidato nei secoli passati il ricordo del C.: alcuni dei Pensieri figuravano in classiche raccolte di composizioni per organo del secolo scorso e del primo Novecento (il Torchi pubblicava due "gravi" Pensieri nel vol. III dell'Arte musicale in Italia, e così il Guilmont-Pirro nel vol. X degli Archives des maitres de l'orgue) ed anche il più recente studio sul C. (di G. Giachini) è rivolto alle pagine organistiche. Tuttavia le approfondite indagini di Mario Fabbri hanno recentemente consentito di poter valutare nel suo insieme la ricchezza musicale anche dell'opera vocale del C.: nell'ambito della musica barocca il C. appare un musicista singolarmente isolato, lontano dalle ridondanze stilistiche della sua età e più incline a ricongiungersi alle nobili tradizioni polifoniche rinascimentali. Se sul piano formale il C. non presenta particolari novità, è sotto il profilo armonico che si rivelano i maggiori pregi delle sue pagine, mai pura costruzione, ma sempre al servizio dell'"umana espressione" e di un fervido sentimento religioso. La personalità del C. lasciò una impronta durevole, anche con la sua lunga attività didattica: dalla sua scuola uscirono musicisti di valore quali Francesco Feroci, suo successore nella carica di primo organista del duomo di Firenze, l'organista pratese Domenico Zipoli, Francesco Maria Veracini e Bartolomeo Felici, che sarà il maestro di Cherubini.
Tra le composizioni manoscritte si ricordano: Messa a 4 voci a cappella (Vienna, Oesterreichische Nationalbibliothek, ms. 16.249); Salve Regina, a 4 voci con accompagnamento (Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, segn. L 120); Pater noster, Ave Maria, Levita Laurentius (Ibid., segn. L 315); O gloriosa virginum (Firenze, Arch. dell'Opera di S, Maria del Fiore, colloc. V, 18); Salve Sancte Andrea, a 4 voci; Kyrie, a 4 voci (framm.), identificati come opere del C. da M. Fabbri nella Biblioteca del Conservatorio Cherubini di Firenze (segnatura E.I. 135); La nascita di Samuele, oratorio a 4 voci su testo poetico proprio (1696: la musica ne è andata perduta); La fuga in Egitto del patriarca s. Giuseppe con Giesù e Maria, oratorio a 5 voci su libretto forse del C. (1697: Vienna, Oesterreichische Nationalbibliothek, ms. n. 17.693); Giacobbe in Mesopotamia, oratorio a 5 voci su testo del C. (1698: musica perduta; copie dei libretti di questi oratori, editi a Firenze, si trovano alla Bibl. nazionale di Firenze [e non alla Marucelliana, come erron. in Fabbri], segnat. Magliab., Misc. 279-13, 253-10, 279.4 rispettivamente); Il viaggio di Tobia, oratorio a 5 voci su testo poetico proprio (1701: Modena, Biblioteca Estense, Mus. F. 147; libretto alla Nazionale di Firenze, Magliab., Misc. 279-19 [non segnalato dal Fabbri]).
Bibl.: A. Damerini, I "Pensieri" di G. M. C, in Musicisti toscani, Siena 1955, pp. 35 s.; M. Fabbri, Le musiche di A. Scarlatti "per il tempo di Penitenza e di tenebre", in I grandi anniversari del 1960, Siena 1960, pp. 17-32; Id., A. Scarlatti e il principe Ferdinando de' Medici, Firenze 1960, pp. 105-108 e passim;Id., G. M. C. "musico dell'umana espressione", in Studien für Musikwtssenschaft, XXV (1962), pp. 135-59; Id., La giovinezza di L. Cherubini nella vita musicale fiorentina del suo tempo, in L. Cherubini nel II centenario della nascita, Firenze 1962, pp. 1-46; Id., F. Feroci nella scuola organistica fiorentina del XVIII secolo, in Musiche italiane rare e vive, Siena 1962, pp. 145-160; Id., Nuova luce sull'attività fiorentina di Giac. A. Perti, B. Cristofori e G. F. Haendel, in Chigiana, I, Firenze 1964, pp. 147, 165; F. Ghisi, Un ignoto giovanile omaggio di Cherubini alla lauda spirituale, ibid., pp. 200 ss.; C. Terni, Girolamo Frescobaldi a Firenze, in Paragone-Letteratura, XX (1969), 234, pp. 3-20; Id., G. M. C., in Musik in Geschichte u. Gegenwart, XV, Suppl., Kassel 1973, coll. 1359 s.; G. Giachini, I "Pensieri per l'organo" di G. M. C., in Nuova Riv. musicale ital., X (1976), 2, pp. 185-95; F. J. Fétis, Bibliographie univers. des musiciens..., II, p. 202; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, p. 367; C. Schmidl, Dizion. univer. dei musicisti, I, p. 307; Suppl., p. 170; Grove's Dict. of music and musicians, II, p. 109; H. Riemann, Musik-Lexikon, I, p. 285; Enc. della musica Ricordi, I, p. 427; Int. Cyclopedia of Music and Musicians, New York 1964, p. 351; La Musica. Dizion., I, p. 364; La Musica. Enc. storica, III, pp. 644 (s.v. Organo), 762 (s.v. Polifonia); M. Honegger, Dict. de la musique, I, p. 183; Enc. della musica Ricordi-Rizzoli, II, p. 24.