MARCH, Giovanni
Nacque il 2 febbr. 1894 a Tunisi, dal marinaio Enrico e da Iginia Carlesi, in una famiglia di origini livornesi. A Tunisi frequentò le prime classi delle scuole elementari; in seguito si trasferì con la famiglia ad Alessandria d'Egitto, dove il padre morì nel 1906, lasciando la famiglia in tali difficoltà economiche che fu costretta, nel 1908, a fare ritorno a Livorno. Qui il M. dovette industriarsi esercitando diversi mestieri, tra i quali quello di imbianchino e decoratore nella bottega di uno zio paterno. Contemporaneamente iniziò a praticare da autodidatta la pittura da cavalletto, recandosi a dipingere paesaggi en plein air nelle campagne di Campolecciano, dove fu notato dal più anziano pittore L. Tommasi.
Negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, il M. si dedicò con assiduità alla pittura mostrando la sua predilezione per il paesaggio e dirigendo il proprio interesse verso l'opera di M. Puccini, G. Fattori e P. Nomellini. Non rimangono tuttavia di quel periodo opere documentate, dato che i primi dipinti firmati e datati, come Scaricatori (Donzelli, 1985, p. 63, tav. XIII), Vecchio contadino (ibid., p. 170, tav. LXVa) e Contadini a Campolecciano (ibid., p. 41, tav. Ib), fortemente influenzati dalla pittura di Puccini, risalgono al 1915-16 (ibid., p. 18).
Il suo primo sostenitore fu il mercante d'arte P. Fabbrini, che il M. iniziò a frequentare assiduamente insieme con gli artisti di area livornese Nomellini, L. Viani e U. Vittorini. Nel 1917 fu arruolato in fanteria nella 1661ª compagnia mitraglieri. Nello stesso anno nacque il figlio Henry dalla relazione con la vedova Amabile Gimpieri, che sposò nel 1918. Tornato a Livorno nel 1919, il M. decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura, sostenuto economicamente da Fabbrini, che acquistò con regolarità numerose sue opere. Nel 1920 tenne la prima personale presso la Bottega d'arte di Livorno, in occasione della quale ricevette incoraggianti consensi. Nel contempo si intensificò il rapporto di amicizia con Tommasi che, nel 1921 a Firenze lo presentò ad A. Gonnelli, grazie al quale espose, in quello stesso anno, nella celebre Saletta Gonnelli; la personale fu visitata, tra gli altri, da G. De Chirico e F.T. Marinetti. L'anno seguente il M. fu invitato a partecipare alla I Primaverile fiorentina, dove presentò il dipinto Ritratto di vecchio barcaiolo e sei litografie; nel 1923 la sua personale alla galleria Vinciana di Milano segnò un nuovo successo, ribadito l'anno successivo dalla seconda personale alla Bottega d'arte di Livorno; in quell'occasione il M. fu presentato in catalogo da C. Carrà. Nel 1926 tenne una nuova personale alla Bottega d'arte, presentato da E. Somaré, che nella sua lettura dell'opera del M. mise in luce il profondo legame con la tradizione macchiaiola, evidente per esempio in Pescatori al molo Mediceo, del 1923 (ibid., p. 231, tav. CVII). Una radice, quella macchiaiola, fortemente presente nella pittura livornese e in particolare in quella degli artisti aderenti al Gruppo labronico, del quale il M. fece parte fin dalla sua fondazione, nel 1920.
Con il Gruppo labronico il M. esordì, sempre nel 1920, in occasione della prima mostra collettiva al Palace hotel di Livorno ed espose in diverse occasioni, come alla mostra del gruppo presso la galleria Pesaro di Milano nel 1924 e a quella, nel 1926, presso il Circolo di cultura di Bologna, con B. Benvenuti, G. Bartolena e Vittorini.
Nel 1927 il M. fu nuovamente presentato da Carrà, con il quale nel frattempo, aveva approfondito la sua amicizia, in occasione della personale alla galleria L'Esame di Milano; nello stesso anno partecipò alla II Mostra marinara a Roma e alla LXXX Esposizione nazionale di belle arti presso Palazzo Pitti a Firenze. Su invito di E. Rosselli, suo collezionista che già nel 1926 gli aveva fatto da tramite con Somaré, nel 1928 il M. si recò prima a Nizza e poi, in maggio, si trasferì a Parigi.
Il periodo parigino, nonostante le difficilissime condizioni economiche, fu piuttosto importante per l'evoluzione del suo linguaggio artistico, fortemente influenzato dallo studio diretto dei maggiori pittori impressionisti, e in particolare C. Monet, come mostra Veduta di Parigi del 1929 (Donzelli, 1979, p. 130, tav. 49). A Parigi ebbe anche modo di conoscere P. ed E. Di Pietro, suoi futuri collezionisti. Nel 1930 tenne una personale alla celebre galerie Bernheim-Jeune, dove ebbe apprezzamenti positivi e, rientrato in Italia, tenne un'altra personale alla Bottega d'arte con presentazione dell'attore E. Petrolini, suo amico, dove espose le opere realizzate durante il soggiorno in Francia, che suscitarono vivo interesse nella critica.
Nel 1931 si trasferì con la famiglia a Roma per un brevissimo soggiorno che gli fu utile per aggiornarsi sulle ricerche della Scuola romana, come mostrano gli scorci cittadini (Piazza del Popolo e L'obelisco di piazza del Popolo: Id., 1985, p. 107, tav. XXX). Ma già nel 1932 decise di fare ritorno a Livorno; nel 1934 vinse il premio di pittura "Golfo de La Spezia" e partecipò alla VII Mostra d'arte toscana del Sindacato interprovinciale di belle arti di Firenze; l'anno seguente prese parte alla Mostra d'arte provinciale livornese, curata da Nomellini. Nel 1938 il M. decise di trasferirsi con la famiglia a Firenze, dove rimase fino al 1958.
Le opere realizzate in quel periodo sono dedicate in particolare alla descrizione delle zone agresti del Mugello. A Firenze, nel 1939, partecipò alla XI Mostra d'arte del Sindacato fascista di belle arti presso il palazzo della Mostra mercato dell'artigianato e condivise uno studio con lo scultore Q. Martini. Durante il soggiorno fiorentino il M. si dedicò all'insegnamento presso l'Accademia delle arti e del disegno dapprima come assistente di G. Peyron e in seguito come ordinario.
Il M. scelse di mantenere anche uno studio a Livorno. In questi anni continuarono a essere numerose le occasioni espositive e tra le più significative furono due personali, una al Lyceum nel 1939, dove fu presentato in catalogo dal pittore P. Conti e una presso la galleria Firenze nel 1947. Nel 1948 partecipò alla Quadriennale di Roma con il dipinto Paesaggio toscano. Nel 1951 egli fece un nuovo viaggio a Parigi. Rientrato in Italia, riprese la sua intensa attività espositiva che contò numerose e prestigiose personali, come quelle alla galleria Medea di Napoli, nel 1953, e all'Accademia delle arti e del disegno a Firenze nel 1956, dove fu presentato dal pittore e critico B.M. Bacci. Nel 1958 partecipò al premio Michetti e al premio Suzzara. In questi anni il M. ottenne anche due importanti riconoscimenti pubblici, l'acquisto dell'opera Porticciolo dello scoglio Regina da parte della Galleria d'arte moderna di Firenze, nel 1953, e quello del dipinto Capanna rosa al Calambrone da parte del Comune di Livorno per le Raccolte civiche nel 1957. Nel 1962, ammalatosi gravemente, tornò a Livorno, dove fu raggiunto dalla moglie. Sempre in quell'anno compì un viaggio a Venezia, e a quel periodo risalgono opere, come Sulla laguna (ibid., p. 110, tav. XXXIIIb), che segnano un potenziamento della forza costruttiva del dato cromatico, caratteristico dell'ultima produzione del March. Tra il 1962 e il 1963 espose alla Galleria S. Luca di Roma e alla Galleria d'arte di Livorno. Nel 1964 ebbe ancora problemi di salute, ma l'anno successivo riprese la sua attività e tenne una personale alla Saletta Gonnelli. Nel 1968 ricevette la medaglia d'oro del Comune di Firenze. Nonostante la prostrazione per la morte della moglie avvenuta nel 1969, il M. continuò la sua attività pittorica ed espositiva e partecipò a quasi tutte le rassegne d'arte livornesi, tenendo inoltre numerose esposizioni personali. Negli anni Settanta compì diversi viaggi all'estero: a Mosca e Leningrado nel 1970, a Odessa nel 1971, a Londra e in Scozia, Zurigo e Reims nel 1972.
Il M. morì a Livorno il 30 ott. 1974.
Fonti e Bibl.: M. Masciotta, Guido Peyron e G. M., in Arte mediterranea, gennaio-aprile 1943, pp. 75-81; G. M., presentazione di R. De Grada, Firenze 1949; Disegni di G. M., presentazione di G. Vagnetti, Firenze 1954; F. Donzelli, Pittori livornesi 1900-1950. La Scuola labronica del Novecento, Bologna 1979, ad nomen; Id., G. M. 1894-1974, Bologna 1985; Il premio Bergamo 1939-1942. Documenti, lettere, biografie (catal., Bergamo), a cura di M. Lorandi - F. Rea - C. Tellini Perina, Milano 1993, p. 232.