MANGONE, Giovanni
Nacque verso la fine del XV secolo da Francesco, originario di Caravaggio. Fu allievo dello scultore e architetto Andrea Ferrucci da Fiesole (Vasari); la sua attività si svolse quasi interamente a Roma.
Nel 1527 stimò due case nel rione di S. Eustachio per conto di Giovan Pietro Caffarelli (Frommel, 1973, II, p. 54) e aveva già raggiunto un certo credito, tanto da ottenere in enfiteusi perpetua dal collegio Capranica l'abitazione nel palazzo detto "delle due torri", in via delle Coppelle tra la chiesa di S. Agostino e il palazzo Baldassini, con l'impegno di svolgervi ampie ristrutturazioni nel giro di tre anni; è noto che questa fosse la sua residenza anche nel 1535 (Bentivoglio, pp. 8 s.; Frommel, 1973, I, p. 49 n. 78). Dal 1527 al 1532 ebbe l'incarico di soprastante alla fonte di S. Pietro e, fino al 1541, quello di conservatore dei soffitti dorati della basilica di S. Maria Maggiore (Bertolotti, I, pp. 43 s.); almeno dal 1528 fu inoltre architetto della Camera apostolica, incarico che avrebbe conservato sino alla morte.
Nel 1534 partecipò con Antonio da Sangallo il Giovane (Antonio Cordini) alla preparazione degli apparati effimeri per l'incoronazione del papa Paolo III, con l'incarico di modificare il palco destinato alla cerimonia, e due anni dopo, in occasione della visita dell'imperatore Carlo V, all'esecuzione di un arco trionfale in legno in piazza S. Marco e alla stima di ornamenti in legno allestiti in S. Pietro e nel palazzo Vaticano (Rossi, pp. 207 s.; Bertolotti, I, pp. 44 s.).
Nel 1535 eseguì alcuni interventi, anche oggetto di contestazione per il loro costo, nel palazzo romano di Giacomo Simonetta nel quartiere Parione (Milanesi, 1875, pp. 152 s.) e nel 1536 progettò ampliamenti e rifacimenti per il convento dei serviti annesso alla chiesa di S. Marcello al Corso, non più riconoscibili in seguito alle trasformazioni seicentesche del complesso (Tafuri, 1986, pp. 90 s.) e, della stessa chiesa, ebbe l'incarico di dirigere i lavori di completamento (Id., 1992, p. 209 n. 90). Ancora nel 1536 realizzò il monumento funebre del cardinale Guglielmo Enckenvoirt (morto nel 1534) nella chiesa di S. Maria dell'Anima, nell'insieme discretamente riuscito, grazie anche a un certo influsso michelangiolesco che, con il monumento del vescovo di Chiusi e governatore di Bologna Gregorio Magalotti nella chiesa di S. Cecilia in Trastevere (1538), più freddo nella composizione, rappresenta la produzione scultorea a lui attribuita (Venturi).
Forse dal 1532 progettò per Angelo Massimo un palazzo, il cui piano nobile era terminato nel 1537, adiacente a quello del fratello Pietro noto come palazzo Massimo alle Colonne, realizzato in quegli anni da Baldassarre Peruzzi.
È questa l'unica opera certa pervenuta relativamente integra del M., che qui sembra ispirarsi agli schemi tipologici e, in parte, ai caratteri stilistici propri dei palazzi di Antonio da Sangallo il Giovane, non senza personali contributi quali la concavità del cortile, suggerita dall'irregolarità del lotto, l'impiego delle logge architravate, la composizione delle pareti del cortile rettangolare, corrispondente solo nei lati contrapposti, il disegno della facciata che, pur se rimasta incompiuta all'ultimo piano, trova nel piano nobile il punto di equilibrio delle serie sovrapposte di aperture. Per l'attenta scelta delle forme e degli elementi il palazzo di Angelo Massimo - detto anche "di Pirro" per una statua antica, in realtà di Marte, già situata nella nicchia del cortile opposta all'ingresso, poi murata, e quindi trasferita ai Musei Capitolini (Giovannoni, 1939, p. 104) - deve ritenersi un felice esempio di edilizia corrente assai seguito nella seconda metà del Cinquecento (Bruschi, 2002, p. 174).
Nel 1537 il M. fece la stima per la divisione dei beni ereditati da Giacomo, Ludovico (II) e Pietro Antonio (II) Mattei. Negli anni 1539 e 1541 valutò alcuni lavori per case di proprietà della Congregazione di S. Luigi dei Francesi, ciò che farebbe verosimilmente risalire all'incirca a questi anni (Roberto, pp. 63 s., 289) il suo contributo all'avanzamento della costruzione della chiesa amministrata dalla stessa Congregazione - attestato da due disegni attribuiti a Tommaso Boscoli conservati nella raccolta degli Uffizi di Firenze (Ghisetti Giavarina, 1990, pp. 79 s.) - portando poco avanti, a causa delle difficoltà finanziarie del cantiere, e con qualche modifica, il progetto dell'architetto Jean de Chenevières (Frommel, 1987, pp. 176 s.; Roberto, pp. 64-69).
Nello stesso periodo (1539-41), il M. stimò due case per conto di Ciriaco Mattei (Varagnoli, p. 143), alcuni lavori effettuati nel cantiere della nuova basilica di S. Pietro (Rossi, p. 207; Frey, pp. 59 s.) - tra l'altro rivedendo al ribasso, stando a una notizia di Pirro Ligorio (Schreurs, p. 392), il computo delle opere eseguite da Antonio da Sangallo il Giovane - e un edificio nel rione Parione (Federici, p. 494) per conto dell'ospedale di S. Maria dell'Anima (1542); mentre, in epoca imprecisata, anche come imprenditore edile, costruì otto case presso la chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni delle quali rimase proprietario fino alla morte (Bertolotti, I, p. 47).
Sulla base di analisi stilistiche, gli sono stati attribuiti il palazzo Alicorni in piazza Rusticucci in Borgo (demolito nel 1931 e più tardi mal ricostruito) e il palazzetto dei Vellis in piazza di S. Maria in Trastevere, con maggior margine di dubbio. Nel 1539 stimò lavori di scalpello per il palazzo apostolico (ibid. p. 45), la loggia architravata di coronamento del braccio di ponente dei fabbricati che formano il cortile di S. Damaso in Vaticano (Giovannoni, 1939, pp. 106-110) e infine almeno il primo progetto e l'impostazione del palazzo Mattei Paganica, iniziato forse nel 1541 per conto di Ludovico (II) Mattei e, dopo la morte del M., portato avanti da Nanni di Baccio Bigio (Finocchi Vitale - Samperi, 1985, pp. 26-28; Samperi, 1996, pp. 210, 212).
Come architetto militare il M. partecipò, nel 1542, alle consultazioni sulle fortificazioni del Borgo vaticano indette da Paolo III presentando un progetto (De Marchi; Marconi, p. 113); intorno all'anno successivo fu attivo alle fortificazioni di Sermoneta.
Interessato alle antichità, teneva nel suo palazzo una discreta raccolta di pezzi architettonici e scultorei (Schreurs, pp. 392 s.) e, nel 1543, registrato come scultore, fu tra i fondatori della Congregazione di S. Giuseppe di Terra Santa, poi chiamata dei Virtuosi al Pantheon, sede di discussioni di soggetto antiquario e architettonico. Il 25 giugno 1543 fece testamento (Bertolotti, II ) e, come attesta Tolomei, morì forse in quel giorno.
Nella scultura seguì, con esiti discontinui, soprattutto i modi di Andrea Sansovino, mentre, in architettura, fu attento agli equilibri proporzionali, secondo la sua formazione di scultore e scalpellino nel disegno delle modanature. Tra i primi diffusori dello stile "severo" di Antonio da Sangallo il Giovane, fu elogiato da Francesco De Marchi come architetto militare, settore in cui non si è oggi in grado di valutare il suo reale apporto.
Fonti e Bibl.: C. Tolomei, Delle lettere libri sette, Venezia 1547, p. 136v; G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1878, p. 480; F. De Marchi, Dell'architettura militare. Libri tre, II, Brescia 1599, p. XXXIV; G. Milanesi, Stima di un lavoro di G. M., in Giorn. di erudizione artistica, IV (1875), pp. 152 s.; A. Rossi, Spogli vaticani, ibid., VI (1877), pp. 207 s.; B. Podestà, Carlo V a Roma nell'anno 1536, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, I (1878), p. 308; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, XVII, Milano 1881, I, pp. 43-47, 243; II, p. 291; E. Rocchi, Le piante icnografiche e prospettiche di Roma del secolo XVI, I, Torino-Roma 1902, p. 296; V. Federici, Autografi d'artisti dei secoli XV-XVII, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XXX (1907), p. 494; K. Frey, Zur Baugeschichte des St. Peter, in Jahrbuch der Königlichen Preussischen Kunstsammlungen, XXXIII (1913), suppl., pp. 59 s.; V. Mariani, Il palazzo Massimo alle Colonne, Roma s.d. [ma 1926], pp. 27, 33, 83-89; G. Caetani, Domus Caietana. Storia documentata della famiglia Caetani, II, San Casciano Val di Pesa 1927, p. 65; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, X, 1, Milano 1935, pp. 273-276; G. Giovannoni, G. M. architetto, in Palladio, III (1939), pp. 97-112; A. Riccoboni, Roma nell'arte, Roma 1942, p. 54; L. von Pastor, Storia dei papi…, V, Roma 1959, pp. 707 s., 718 n. 3, 736; G. Giovannoni, Antonio da Sangallo il Giovane, Roma s.d. [ma 1959], pp. 103, 181 s., 232 s.; P. Marconi, Contributo alla storia delle fortificazioni di Roma nel Cinquecento e nel Seicento, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, XIII (1966), 73-78, p. 113; A. Schiavo, I "vicini" di palazzo Braschi, in Palazzo Braschi e il suo ambiente, a cura di C. Pietrangeli - A. Ravaglioli, Roma 1967, p. 166; P. Portoghesi, Roma del Rinascimento, Milano s.d. [ma 1971], pp. 237, 451, 460 s., 464, 468, 498; C.L. Frommel, Der römische Palastbau der Hochrenaissance, Tübingen 1973, I, p. 49 n. 78; II, pp. 54, 78, 233 ss., 245 ss.; S. Finocchi Vitale - R. Samperi, Nuovi contributi sull'insediamento dei Mattei nel rione S. Angelo e sulla costruzione del palazzo Mattei Paganica, in Storia architettura, VIII (1985), pp. 26-28; M. Tafuri, Antonio da Sangallo il Giovane e Jacopo Sansovino: un conflitto professionale nella Roma medicea, in Antonio da Sangallo il Giovane. La vita e l'opera. Atti del XXII Congresso..., 1986, a cura di G. Spagnesi, Roma 1986, pp. 90 s., 98 s.; E. Bentivoglio, Brevi note per la storia, la topografia, l'architettura di Roma nel XVI secolo, Roma 1986, pp. 8 s.; C.L. Frommel, S. Luigi dei Francesi: das Meisterwerk des Jean de Chenevières, in Il se rendit en Italie. Études offertes à André Chastel, Roma 1987, pp. 175-177, 180; S. Benedetti - G. Zander, L'arte in Roma nel secolo XVI. L'architettura, Bologna 1990, pp. 197-200; A. Ghisetti Giavarina, Aristotile da Sangallo. Architettura, scenografia e pittura tra Roma e Firenze nella prima metà del Cinquecento, Roma 1990, pp. 79 s.; M. Tafuri, Ricerca del Rinascimento. Principi, città, architetti, Torino 1992, p. 209 n. 90; A. Ghisetti Giavarina, in The Dictionary of art, XX, London-New York 1996, p. 271; A. Bruschi, L'architettura dei palazzi romani della prima metà del Cinquecento, in Palazzo Mattei di Paganica e l'Enciclopedia Italiana, Roma 1996, pp. 94-99; C. Varagnoli, I palazzi dei Mattei: il rapporto con la città, ibid., p. 143; R. Samperi, Il palazzo di Ludovico Mattei nel Cinquecento, ibid., pp. 196, 205, 210, 212; A. Haase, I soffitti lignei a palazzo Mattei di Paganica, ibid., p. 321; I documenti, a cura di S. Finocchi Vitale - R. Samperi, ibid., p. 341; A. Schreurs, Antikenbild und Kunstanschauungen des napolitanischen Malers, Architekten und Antiquars Pirro Ligorio (1513-1583), Köln 2000, pp. 392 s.; A. Bruschi, Roma, dal sacco al tempo di Paolo III (1527-50), in Storia dell'architettura italiana. Il primo Cinquecento, a cura di A. Bruschi, Milano 2002, pp. 173 s.; A. Forcellino, Michelangelo Buonarroti. Storia di una passione eretica, Torino 2002, pp. 101 s.; V. Zanchettin, Via di Ripetta e la genesi del Tridente…, in Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, XXXV (2003-04), p. 251 n. 165; S. Roberto, S. Luigi dei Francesi. La fabbrica di una chiesa nazionale nella Roma del '500, Roma 2005, pp. 63-69, 289; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 16; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 474.