MOLLICA, Giovanni Leonardo
(Gian Leonardo, Giovan Leonardo, Giallonardo dell’Arpa). – Nacque a Napoli probabilmente intorno al 1530. Le prime notizie relative al M. risalgono all’inizio degli anni Cinquanta e lo mostrano attivo come musicista negli ambienti culturali e nei circuiti nobiliari napoletani in una posizione già di notevole rilievo.
Nel 1552 Luigi Dentice, nel trattato Duo dialoghi della musica, lo ricorda come uno dei più importanti strumentisti attivi allora a Napoli; una considerazione confermata dalla partecipazione del M. agli eventi spettacolari che ebbero luogo negli anni successivi e agli ambienti culturali attivi in città. Nel 1558 è menzionato tra i musicisti che presero parte agli intermedi allestiti per la rappresentazione dell’Alessandro, una commedia messa in scena in casa di Maria d’Aragona, con ricchi apparati musicali (Pirrotta). Nel prologo della commedia di N. Carbone Gli amorosi inganni, data alla luce l’anno successivo, il M. è annoverato tra i membri di un’accademia istituita da Antonio Carafa, duca di Mondragone, e da sua moglie Ippolita Gonzaga nella propria casa.
In queste testimonianze il M. è ricordato come straordinario esecutore sul suo strumento, l’arpa, e posto in relazione con ambienti musicali e mecenatistici di rilievo. In particolare, l’annotazione di Dentice lo colloca in rapporto con la casa di Giovanna d’Aragona, che viveva allora separata dal marito Ascanio Colonna a Napoli. Alla corte di Giovanna, e poi a quella dei suoi figli, Marcantonio e Geronima Colonna, il M. fu legato per tutta la vita.
All’inizio degli anni Sessanta lasciò Napoli, per stabilirsi a Roma, seguendo Marcantonio Colonna, il futuro eroe di Lepanto, che tornava a riprendere possesso dei domini laziali della famiglia.
Di questo rapporto abbiamo notizia da un documento dell’Archivio Colonna, con il quale nel 1563 Marcantonio attribuì al M. una provvigione annua riconoscendolo come suo «carissimo familiare». A Roma il M. fu circondato da ammirazione e stima, come mostrano anche alcune rime scritte in onore di Marcantonio e di sua moglie, Felice Orsini, pubblicate a metà degli anni Settanta (Manfredi). In questi versi, il M. è mostrato in una posizione di preminenza accanto ai suoi mecenati, come il frutto più prezioso della loro corte. Nel periodo che trascorse presso Marcantonio iniziarono a circolare in raccolte a stampa anche le prime villanelle del M., genere cui appartengono tutte le sue composizioni pervenuteci. Sempre a Roma, probabilmente presso i Colonna, ebbe occasione di sentirlo suonare il cardinale Otto Truchsess, che nel 1572 raccomandò a Guglielmo di Baviera un arpista napoletano (Sandberger), nel quale con molta probabilità deve riconoscersi il Mollica.
Il soggiorno romano del M. terminò probabilmente intorno al 1577, quando Marcantonio Colonna fu nominato viceré di Sicilia. Si può supporre che sin da allora il M. abbia fatto ritorno a Napoli e si sia stabilito presso una sorella di Marcantonio, Geronima, con cui fu sicuramente in relazione negli anni successivi. Anche in base all’attestazione del suo nome nei libri contabili di Berardino Sanseverino principe di Bisignano, sembrerebbe che il M. si trovasse a Napoli già in questo periodo (Corsi, in corso di stampa).
In quella città, nella casa della duchessa di Monteleone Girolama Colonna, il M. trascorse il resto della sua vita in una condizione di grande favore e considerazione. Nel 1584 emissari del duca di Ferrara Alfonso II cercarono inutilmente di indurlo a lasciare Napoli per raggiungere la corte estense, che allora era uno dei centri musicali più importanti della penisola. Nella documentazione relativa sono descritti anche alcuni tratti fisici del M., ricordato come talmente pingue da avere difficoltà ad affrontare viaggi (Newcomb; Durante - Martellotti).
Negli anni successivi le informazioni sul M. si fanno sempre più rade. Nel 1594 è ricordato ancora nei carteggi estensi, nella corrispondenza tenuta da Alfonso Fontanelli, gentiluomo e musicista della corte ferrarese che si trovava a Napoli al seguito di Carlo Gesualdo (Newcomb).
Scrivendo al duca di Ferrara, Fontanelli parlava con ammirazione del modo di suonare del M., che aveva avuto modo di sentire, anche se il suo stile gli sembrava ormai antiquato. Un’ultima testimonianza sul M. compare nel Tempo armonico, un’ampia raccolta di canzoni sacre pubblicata a Roma da padre Giovenale Ancina nel 1599. Rivolgendosi a Geronima Colonna, una delle destinatarie della raccolta, Ancina ricorda il M., fornendo anche preziose informazioni sulle pratiche di esecuzione del Mollica. Oltre a magnificarne la straordinaria capacità nel toccare l’arpa, paragonando la sua abilità a quella di re David, ne ricorda anche il talento nel canto accompagnato dello strumento: il suo stile corrispondeva all’ideale di «canto cavalleresco», adatto alla pratica e all’ascolto aristocratico, cui le fonti napoletane coeve fanno spesso riferimento.
Il M. morì a Napoli qualche giorno prima del 10 genn. 1602, data in cui fu redatto un inventario testamentario, pubblicato da Prota-Giurleo, dei beni ritrovati nella sua abitazione.
Forse il più importante arpista del Cinquecento, il M. godé di grande reputazione. La sua leggendaria abilità nel toccare quell’«arpa doppia», ovvero a più ordini, che grazie anche alla sua attività si affermava in quegli anni, è ricordata in molte fonti. Una delle più ampie descrizioni degli effetti suscitati dal suo modo di suonare è contenuta nelle parole del letterato napoletano G.B. Del Tufo. Altri riferimenti sono presenti nelle opere di S. Cerreto, e negli scritti successivi di G.C. Capaccio e di G.C. Cortese. A un grado simile di fama assursero anche le sue villanelle. Già nel 1569 è ricordato nel testo della Vedova, una commedia di G.B. Cini, come compositore per antonomasia di canzoni napoletane; in pieno Seicento, G. Basile nel rimpiangere l’epoca d’oro del genere vocale napoletano ne indicava i modelli proprio nella produzione del Mollica.
Della sua attività come compositore restano 24 villanelle pubblicate in raccolte miscellanee tra il 1565 e il 1570. Il M., a quanto sembra, non si curò mai personalmente di pubblicare le proprie opere, anche se rimane notizia di due libri di villanelle a suo nome, che non ci sono però pervenuti (Mischiati). La presenza di sue composizioni in molte raccolte e il rilievo dato in queste pubblicazioni al suo nome testimoniano quanto le musiche del M. fossero ricercate. All’interno dello sviluppo del genere, il M. fa parte di quella nuova generazione di musicisti che coltivarono la canzone napoletana negli anni Sessanta, contribuendo alla sua trasformazione nella più ingentilita forma della villanella.
Incerta deve considerarsi l’identificazione, riportata invece costantemente, con un Giovan Leonardo Salernitano attivo negli ambienti culturali napoletani negli anni Quaranta, che partecipò come attore alla rappresentazione napoletana degli Ingannati, messi in scena nel 1545 con ampi contributi musicali nel palazzo del principe di Salerno Ferrante Sanseverino.
Opere: 6 villanelle gli sono attribuite in Il primo libro de canzone napolitane a tre voci di Io. Leonardo Primavera, con alcune napolitane di Io. Leonardo di L’Arpa, Venezia, G. Scotto, 1565; altre 6 in Canzoni napolitane a tre voci, di L’Arpa, Cesare Todino, Joan Dominico da Nola et di altri musici in questa professione di napolitane eccellentissimi, ibid., Id., 1566; 3 in Il primo libro delle villanelle alla napolitana di D. Gio. Dominico da Nola a tre et a quattro voci, ibid., C. da Correggio, 1567; 7 in Corona primo libro delle napoletane a tre et a quattro voci di diversi eccellentissimi musici, ibid., G. Scotto, 1570; 1 in Di Gioan Leonardo Primavera il terzo libro delle villotte alla napolitana a tre voci, ibid., Id., 1570; 1 in La nobiltà di Roma versi in lode di cento gentildonne romane et le vilanelle a tre voci di Gasparo Fiorino, ibid., Id., 1571; 3 villanelle pubblicate nella raccolta del 1565 e 2 contenute in Corona sono intavolate per liuto in Il Turturino. Il primo libro delle napolitane ariose da cantare et sonare nel leuto, composte da diversi eccellentissimi musici, et novamente per il rever. P.E. Cornelio Antonelli da Rimino detto il Turturino accomodate sul leuto, ibid., Id., 1570; 1 pubblicata in Corona è rielaborata nel libro di liuto di Cosimo Bottegari.
Fonti e Bibl.: Subiaco, S. Scolastica, Archivio Colonna, III TE, 1/B, c. 86r; L. Dentice, Duo dialoghi della musica (1553), a cura di P. Barbieri, Lucca 1988; N. Carbone, Gli amorosi inganni, Napoli 1559, c. A[5]v; C. Bottegari, ll libro di canto e liuto. Riproduzione del manoscritto conservato nella Biblioteca Estense di Modena, a cura di D. Fabris - J. Griffiths, Sala Bolognese 2006, c. 46r; G.B. Cini, La vedova. Commedia (1569), a cura di B. Croce, Napoli 1953, p. 139; M. Manfredi, Per donne romane. Rime di diversi raccolte e dedicate al signor Giacomo Buoncompagni, Bologna 1575, pp. 82 s., 672; S. Cerreto, Della prattica musica vocale, et strumentale (1601), Bologna 1969, p. 158; S. Cerreto, Dell’arbore musicale (1608), a cura di F. Luisi, Lucca 1989, p. 37; G.C. Cortese, Viaggio di Parnaso (1621), in Id., Opere, a cura di E. Malato, Roma 1967, pp. 273 s.; G.B. Basile, Le muse napolitane. Egloche (1635), a cura di O. Casale, Napoli 1989, pp. 209 s.; A. Solerti, Ferrara e la corte estense nella seconda metà del secolo decimo sesto, Città di Castello 1891, pp. LIX s.; G. Gaspari, Catalogo della biblioteca del liceo musicale di Bologna, III, a cura di L. Torchi, Bologna 1893, p. 206; A. Sandberger, Beiträge zur Geschichte der bayerischen Hofkapelle unter Orlando di Lasso, III, Leipzig 1895, p. 317; B. Croce, Pulcinella e il personaggio del napoletano in commedia. Ricerche ed osservazioni, in Archivio storico per le provincie napoletane, XXIII (1898), p. 719; E. Percopo, Di una stampa sconosciuta delle «Stanze del Tansillo per la duchessa d’Alba» (1558), in Rassegna critica della letteratura italiana, XIX (1914), pp. 89-104; G.M. Monti, Le villanelle alla napoletana e l’antica lirica dialettale, Città di Castello 1925, pp. 126-131, 281-283; L. Tansillo, Il canzoniere edito ed inedito, a cura di E. Percopo, Napoli 1926, pp. 257-261; A. Borzelli, Ippolita Gonzaga nei Colonna e nei Carafa, Napoli 1942, p. 9; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, pp. 582 s., 848 s.; B.M. Galanti, Le villanelle alla napoletana, Firenze 1954, pp. XXII s., 135, 139, 176; G.B. Del Tufo, Ritratto o modello delle grandezza, delitie e meraviglie della nobilissima città di Napoli, a cura di C. Tagliareni, Napoli 1959, p. 106; U. Prota-Giurleo, Gian Leonardo dell’Arpa nella storia della musica, Napoli 1964, pp. 18-24; E. Ferrari Barassi, La villanella napoletana nella testimonianza di un letterato, in Nuova Rivista musicale italiana, II (1968), pp. 1064-1087; A. Newcomb, Carlo Gesualdo and a musical correspondance of 1594, in The Musical Quarterly, LIV (1968), pp. 433, 435; N. Pirrotta, Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi, Torino 1975, pp. 122 s., 141, 220, 262; D.G. Cardamone, The canzone villanesca alla napoletana and related forms, 1537-1570, Ann Arbor 1981, I, pp. 112 s., 154; E. Durante - A. Martellotti, L’arpa di Laura. Indagine organologica, artistica e archivistica sull’arpa estense, Firenze 1982, pp. 65, 109; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 99, 110; G.C. Capaccio, Il forastiero, a cura di L. Torre, Napoli 1989, p. 23; D. Fabris, L’arpa a Napoli nell’epoca del Viceregno spagnolo, in De musica Hispana et aliis. Miscelánea en honor al prof. dr. José López-Calo, S.J., en su 65° cumpleaños, a cura di E. Casares - C. Villanueva, Santiago de Compostela 1990, pp. 243-249; C. Assenza, La canzonetta dal 1570 al 1615, Lucca 1997, pp. 30, 32, 37, 52, 98, 164; R. Di Benedetto - C. Corsi, La formazione e l’attività musicale tra chiese e case feudali nel Cinquecento, in Gli inizi della circolazione della cartamoneta e i banchi pubblici napoletani nella società del loro tempo (1540-1650), a cura di L. De Rosa, Napoli 2002, pp. 212, 223; Teatri farnesiani e maschere del riso. Le meraviglie d’amore commedia nuova di Alessandro Guarnelli, a cura di S. Castellaneta, Bari 2003, p. 87; R. Wistreich, Warrior, courtier, singer. Giulio Cesare Brancaccio and the performance of identity in the late Renaissance, Aldershot 2007, pp. 140 s.; C. Corsi, Il «principe prodigo» e le arti. Musica e spettacolo a Napoli e nel Regno nelle carte del principe di Bisignano, Nicolò Berardino Sanseverino, in Napoli nobilissima, in corso di stampa; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 189 (s.v. Gian Leonardo Dell’Arpa); The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 174 (s.v Dell’Arpa, Giovanni Leonardo).