LANDI, Giovanni
Nato a Siena nel 1478 da Alessandro, svolse la professione di cartolaio e libraio, agli inizi con alterne fortune, tant'è che nell'ottobre 1509, pur essendo titolare di una bottega a porta Salaria e tassato per 150 lire, nella denuncia dei suoi beni al Comune dichiarava debiti per 161 fiorini e il deposito di libri solo in accomandita da parte di più persone.
Nonostante questo, l'anno successivo iniziò un'attività editoriale intensa, servendosi dell'opera di diversi stampatori operanti a Siena. La prima edizione a sua istanza di cui si ha notizia è del 5 ag. 1510: la Summa perutilis in regulas distinctas totius artis grammatices et artis metrices… di Giovanni Battista Valentini detto Cantalicio, opera già stampata nel febbraio di quattro anni prima (1505 stile senese) da Simone di Niccolò di Nardo, primo senese a esercitare l'arte tipografica dopo averla appresa da Enrico da Colonia, prototipografo tedesco giunto nella città toscana nel 1484. Proprio a Simone di Niccolò, che aveva esordito nel 1502, il L. si legò per proseguire per qualche anno la sua attività editoriale, indirizzata soprattutto a favorire la stampa di commedie popolari, espressione di quella ricca produzione da parte di artigiani, che caratterizzò la letteratura e il teatro senesi dei primi decenni del secolo XVI. Un'attività destinata a incrementarsi dopo la costituzione della Congrega dei Rozzi nel 1531, ma già tanto consistente da condurlo a definirsi nel colophon di un'edizione del 1516 dell'Egloga rusticale… intitolata Nicchola di Pierantonio Legacci dello Stricca come "Giovanni delle commedie", cifra di una sorta di monopolio nella stampa della produzione rappresentativa dei cosiddetti prerozzi, genericamente comprensiva di egloghe rusticali e pastorali, capitoli e mascherate, farse, e, appunto, commedie.
La proposta editoriale del L. fu comunque eterogenea e non limitata all'ambito cittadino: basti ricordare, relativamente ai primi anni di attività, la stampa di opere di B. Ilicini (1511, 1513), di Leonardo Bruni (1512 stile senese), del Poliziano (1513) e del Trattato della sanctissima charità di G. Dominici (1513), per il quale il L. concluse un contratto per 40 ducati con le suore mantellate del Paradiso di Siena per la stampa di 1000 copie.
Esaurita la collaborazione con Simone di Niccolò, verso la fine del secondo decennio del Cinquecento e dopo che nel 1515 aveva trasferito in S. Pellegrino la sede della sua attività editoriale, il L. cominciò a servirsi dell'opera dello stampatore fiorentino Michelangelo di Bartolomeo de' Libri, attivo a Siena fino alla metà degli anni Venti del secolo. Fra l'altro, con i tipi di questo stampatore, nel 1520 il L. pubblicò il Parthenio dell'umanista aretino G. Lappoli (conosciuto come Pollio, Pollastrino o, in questa edizione, Pollastra) e l'anno successivo l'editio princeps della Calandra di Bernardo Dovizi da Bibbiena. Nel 1530 sono attestate invece alcune edizioni del L. stampate dal cremonese Antonio Mazzocchi, un tipografo itinerante, attivo anche a Firenze, Città di Castello, Cortona, Milano e Cremona, e che tornerà a collaborare con l'editore senese nel 1536 e nel biennio 1544-45.
In alcune opere edite nel corso del 1531 con i tipi di Michelangelo di Bernardino Castagni (F. Fonsi, Egloga pastorale… intitolata "Appetito vario"; P.A. Legacci dello Stricca, Egloga pastorale intitolata Mezzucchio) il L. si sottoscrive come "bidello di Sapientia". L'incarico nello Studio senese, in generale di rilevante importanza all'interno della vita universitaria medievale e rinascimentale, lo destinava, oltre a una serie di incombenze di carattere pratico e a una funzione rappresentativa, a conservare e provvedere i testi per le lezioni, e fu ereditato dal giugno 1541 anche dal figlio Vincenzo, e in seguito dai figli di questo. Non molte sono le testimonianze documentarie dell'attività di bidello del L.: una raccomandazione per Tommaso da Città di Castello per insegnare nel terzo di Città, un'altra per uno studente che si voleva iscrivere allo Studio senese, una riunione nel maggio 1540 della commissione per la concessione dell'alunnato Bolis nella sua bottega, "ubi ditta congregatio fieri debet". Nella bottega del L. è attestato che si riunisse anche il Collegio dei giureconsulti. L'incarico di bidello della Sapienza, se assicurava al L. una posizione centrale nella vita culturale e libraria senese del tempo, consentendogli anche di intrattenere rapporti con alcuni suoi protagonisti (G.M. Rimbotti, tra i fondatori dell'Accademia degli Intronati e noto come il Sossorgnone, nel 1532 sarà il padrino della figlia Caterina), sembra che comunque non abbia inciso più di tanto sulla sua situazione economica, poiché venne tassato dal Comune di Siena per 250 lire nel 1531 e per 180 nel 1549.
Risale al 1536 l'inizio della collaborazione editoriale del L. con Francesco Avanni, libraio anch'egli, figlio di Biagio, di origine bresciana, che lavorò come editore soltanto in società con il Landi. Nel febbraio di quello stesso anno il L. incorse anche in un provvedimento di censura da parte degli Otto di custodia. La magistratura, avuta notizia dell'edizione da parte del L. di un'opera di Pietro Aretino considerata "lasciva et contra bonos mores", deliberò sotto pena di 100 scudi che tale stampa non potesse essere messa in commercio a Siena e nell'intero dominio della Repubblica.
Agli anni successivi a questo episodio va riportata la collaborazione editoriale del L. con Callisto di Simone di Niccolò di Nardo e Francesco di Simone Bindi, che sarà il gestore dell'ultima bottega tipografica usata dal Landi.
Il L. morì a Siena il 26 sett. 1551.
Fu sepolto nella chiesa di S. Domenico, nel sepolcro della Compagnia di S. Caterina, di cui era stato anche maestro dei novizi nel 1517. Una lapide in sua memoria nella Sapienza di Siena con il disegno dell'arme è andata perduta; fu comunque trascritta nel corso del secolo XVIII.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Lira, 111, c. 40v; 124, c. 51r; 132, c. 41r; 286, c. 81r; Balia, 942, c. 69; Notarile antecosimiano, 1877, nn. 189, 318; 1880, nn. 1058, 1251, 1307; 1881, nn. 1399, 1474; 2033, n. 155; 2146, n. 74; 2528, n. 152; 3732, n. 90; Notarile postcosimiano, 422, n. 718; 469, n. 1424; Studio, 4, c. 126v; 17, c. 66r; 21, n. 12; Concistoro, 1051, c. 12r; 2207, lettera s.d.; Patrimonio Resti, 436, c. 138v; 468, c. 15v; Arti, 78; Conventi, 1154, cc. 39, 50, 154, 308-309; Mss., D.6: G.A. Pecci, Raccolta universale di tutte le iscrizioni, arme, e altri monumenti…, n. 622, c. 140v; Pieve di S. Giovanni, Battezzati, 37, c. 76; Ufficiali di custodia, 29, c. 73r; Archivio Bichi, Pergamene, 44, Y.36; Siena, Archivio arcivescovile, Mss., 4703 (processo di O. Olivieri contro il libraio Anton Maria veneto: dichiarazione del L., testimone nella causa, di avere 64 anni nel dicembre 1542); Ibid., Biblioteca comunale, Mss., C.III.2: Necrologio della chiesa di S. Domenico di Siena dall'anno 1336 al 1596, c. 182r; C.III.7: Sepolti e sepolture in S. Domenico dal 1225 al 1669, cc. 122v, 134v, 138r, 139v; P.II.15: Documenti e notizie di luoghi e persone senesi, n. 55 (trascrizione del contratto per la stampa del Trattato del Dominici); P.IV.3: S. Bichi Borghesi, Tipografie senesi, cc. 181r-196v; C. Mazzi, La Congrega dei Rozzi di Siena nel secolo XVI…, Firenze 1882, pp. 55, 65, 213 s.; F. Jacometti, Il primo stampatore senese. Simone di Niccolò di Nardo, in La Diana. Rass. d'arte e vita senese, I (1926), 3, pp. 186 s., 189 (edizione del contratto relativo all'opera del Dominici); F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 295 s.; G. Minnucci - L. Kosuta, Lo Studio di Siena nei secoli XIV-XVI. Documenti e notizie biografiche, Milano 1989, pp. 390, 408, 413, 442, 447, 471, 521-523, 550, 559; C. Valenti, Comici artigiani. Mestiere e forme dello spettacolo a Siena nella prima metà del Cinquecento, Modena 1992, ad ind.; L.G. Clubb - R. Black, Romance and Aretinehumanismin Sienese comedy, 1516: Pollastra's Parthenio at the Studio di Siena, Firenze 1993, pp. 22, 28-30, 34 s., 136, 150, 280; C. Bastianoni - G. Catoni, Il bidello dello Studio G. d'Alessandro L., libraio-editore del primo Cinquecento a Siena, in Lo Studio e i testi. Il libro universitario a Siena (secoli XII-XVII) (catal.), a cura di M. Ascheri, Siena 1996, ad ind.; A. Leoncini, I simboli dell'Università di Siena dal XIV al XX secolo, in Siena e il suo territorio nel Rinascimento, III, a cura di M. Ascheri, Siena 2000, p. 245.