LA CECILIA, Giovanni
Uomo politico, nato a Napoli il 7 agosto 1801, morto l'8 gennaio 1880. Ascrittosi a diciassette anni alla Carboneria, assisté al trionfo della Costituzione del 1820 e alla susseguita reazione, durante la quale fu tratto in carcere. Dopo lunga prigionia, fu condannato al bando dal regno. Rifugiatosi a Livorno (1826), attese a studî letterarî e a Firenze pubblicò (1828) un romanzo storico, I Sanniti, che dedicò al Colletta. Conobbe il Guerrazzi e collaborò all'Indicatore Livornese. Dopo il luglio 1830 íl La Cecilia andò a Firenze insieme con il Guerrazzi per intendersi con Ciro Menotti, recatosi colà per spronare i liberali toscani a unirsi con lui nella designata rivoluzione, e quindi emigrò in Corsica, dove strinse relazioni con il Mazzini, e di là a Marsiglia. Si ascrisse alla Giovine Italia e collaborò al giornale omonimo. Trasferitosi a Tours, visse dando lezioni d'italiano "quasi estraneo alle congiure italiane", quindi a Parigi, e colà pubblicò una storia della Repubblica Partenopea. Nel 1839 tornò in Corsica, donde, nel febbraio del 1844, si trasferì a Marsiglia, e tre anni dopo andò a Livorno, dove s'immischiò nelle lotte politiche. Arrestato con il Guerrazzi per le dimostrazioni del 6 e 7 gennaio 1848 e condotto a Portoferraio, fu liberato il mese dopo, purché lasciasse la Toscana; e poiché nel frattempo Ferdinando II aveva concesso la costituzione, si recò a Napoli, dove prese viva parte ai fatti del 15 maggio. Si rifugiò a Roma, poi a Livorno e collaborò al Corriere Livornese. Quando fu istituito il governo democratico (8 febbraio 1849), il Guerrazzi, che temeva l'indole irruente del La Cecilia, si sbarazzò di lui nominandolo console generale a Civitavecchia, poi segretario della Legazione toscana a Parigi; ma le vicende politiche non gli permisero di compiere questa missione, e, ritiratosi in Corsica, poi in Piemonte, a Lugano, e di nuovo in Piemonte, visse poveramente col frutto della sua penna. Sono di questo periodo il Cenno storico sull'ultima rivoluzione toscana (Voghera 1849); Gli ultimi fatti di Milano, 6 febbraio 1853 (Torino 1853); Lucrezia delle vie o la Corsica al secolo XVI: romanzo storico (Torino 1853). Dopo il 1859 non mantenne una condotta politica coerente con quella professata prima e fu accusato di mene borboniche. Tornato a Napoli, trascorse gli ultimi vent'anni di vita in un'estrema indigenza.
Di lui abbiamo altresì: Masaniello o la rivoluzione di Napoli, Napoli 1848; La Russia e l'Europa occidentale nella questione d'Oriente, Genova 1854; Storia degli ultimi rivolgimenti siciliani, Milano 1860-61; Storie segrete delle famiglie Reali, o misteri della vita intima dei Borboni e della famiglia Absburgo-Lorena, voll. 4, Genova 1859-1860.
Bibl.: G. Sforza, G. La C. e F. D. Guerrazzi, in Il Risorg. italiano (1908); il primo volume dell'Epistolario di G. Mazizni (ediz. naz.); le Memorie storiche che il La C. diede alla luce in Roma (1876-77, in 5 volumetti); R. Moscati, Rassegna stor. napol., I (1933), 2, pp. 39-48.