INTERDONATO, Giovanni
Figlio di Stefano e Marianna Russo, nacque a Palermo il 25 febbr. 1810. Studiò diritto e si avviò all'avvocatura. Appartenne alla generazione che si sforzò di svecchiare la vita culturale e politica dell'isola, e a Messina, città d'origine della sua famiglia, fece parte della redazione del Giornale del gabinetto letterario e, nel 1841, con l'articolo intitolato Sicilia, apparso nel palermitano La Concordia, contribuì a spazzare il campo dalla annosa questione municipalistica.
Nel 1845 l'intendente di Messina affidò alla locale Società economica l'incarico d'indicare un metodo per bonificare le terre paludose in località Faro. In qualità di socio relatore, l'I. preparò un documento (Rapporto alla Società economica della provincia di Messina dal comitato eletto dalla stessa sulla coltura delle terre bonificate al Faro, Messina 1846) che, letto nella seduta del 18 genn. 1846, riscosse molti consensi. Insegnante di diritto all'Università, ebbe competenze nelle scienze economiche e nel 1847 pubblicò uno scritto Sulla rettifica del catasto in Messina (Palermo)
Nel '48 siciliano l'I., segnalatosi presto come uomo di punta del radicalismo, fu nominato (7 febbr. 1848) segretario della commissione Guerra, passando poi alla commissione Finanze. Eletto deputato al Parlamento per il distretto di Messina, prese parte attiva ai lavori della Camera dei Comuni in cui vedeva il principale strumento della rivoluzione. Aperto alle istanze popolari e alle suggestioni socialisteggianti, affermò che il Parlamento non avrebbe potuto fare a meno del sostegno di tutti.
In marzo fu protagonista della discussione parlamentare per l'abolizione della tassa sul macinato, un'imposta che a suo dire nascondeva "una delicata e altissima questione sociale: la questione del povero e del ricco". Più volte denunciò l'inadeguatezza dell'armamento, di vitale importanza per le sorti della rivoluzione. Il 19 luglio, di fronte alle notizie sempre più insistenti sulla controffensiva borbonica, presentò (insieme con i deputati V. Errante, V. Bertolami e F. Venturelli) una mozione per imporre ai benestanti un prestito forzoso. Inoltre fu autore con G. Natoli e G. La Farina del progetto di legge per restituire a Messina il portofranco che, introdotto nel 1784, era stato abolito nel 1826 con conseguenze pesanti per il movimento portuale e commerciale della città. Sostenitore di tesi molto avanzate, l'I. si meritò da G. La Farina la definizione di uomo "irritabile, febbrile ed impetuoso, forte nelle avversioni, battagliero per inclinazione, agitato, e per natura propenso a partiti estremi e nelle nimistà ingiusto" (La Farina, I, p. 299).
Nella crisi di governo del luglio 1848 si parlò dell'I. come di un possibile ministro delle Finanze, ma, nonostante i buoni uffici di G. La Masa, gli fu preferito F. Cordova; poi, sul finire dell'anno, mentre si prospettava il rischio della riconquista borbonica, l'I., ostile a ogni soluzione diplomatica, si schierò in favore del progetto di Costituente italiana che giudicava il più funzionale a una soluzione unitaria del problema italiano.
Con il crollo della rivoluzione, il 17 apr. 1849 l'I., inserito nella lista dei 44 patrioti la cui presenza in Sicilia non era più tollerata dalle autorità borboniche, s'imbarcò per Malta. Escluso dalle amnistie del 22 aprile, 7 e 11 maggio, visse successivamente a Parigi, Genova e Torino, dove collaborò con A. Bianchi Giovini e con A. Brofferio e scrisse articoli "ardentissimi di libertà". In costante contatto con i comitati insurrezionali, nel 1851 fu nominato rappresentante per la Sicilia nel Comitato nazionale italiano di Londra, ma non vi si recò perché sfavorevole a quell'iniziativa. In marzo si ammalò gravemente e, nella sua casa parigina, fu assistito fino alla completa guarigione da S. Friscia, segretario del Comitato rivoluzionario di Parigi. Rimessosi, l'I. abbandonò definitivamente l'idea di recarsi a Londra, anzi smentì anche di averci mai pensato: questo complicò i suoi rapporti con gli altri emigrati e con G. Mazzini, che, per placare ogni divergenza, creò a Genova un comitato composto dall'I., R. Pilo, G. Vergara Craco, e lanciò la preparazione di un moto in Sicilia che non ebbe luogo ma in vista del quale l'I. mise a disposizione grosse somme di denaro per l'acquisto di armi e munizioni. Nel 1855 fu eletto membro di un comitato insurrezionale permanente con sede a Torino (lo affiancavano G. La Masa, G. La Farina, C. Gemelli, E. Cosenz, G.B. Varè, A. Mordini).
Contrario a rigide pregiudiziali sull'ordinamento da dare alla penisola, l'I. sostenne un programma federalista, ricoperto - scrisse M. Amari - di "un poco di schiuma di socialismo". Finalmente, nell'agosto 1856, fece proprie le dichiarazioni di fede sabauda che portarono alla costituzione del partito unitario monarchico. Nel 1860 pubblicò a Firenze un opuscolo (La politica dell'Impero francese in Europa e in Italia) in cui si tacciava di opportunismo l'intervento francese.
In seno al governo dittatoriale di Garibaldi in Sicilia l'I. fu in successione segretario di Stato per l'Interno, dei Lavori pubblici, della Pubblica Istruzione. La sua azione politica non fu condivisa da tutti, come mostra una nota del comandante dei carabinieri dell'isola al luogotenente del re (26 giugno 1861). Nominato procuratore presso la corte civile di Messina, nell'aprile 1862 contribuì a sventare una ramificata cospirazione borbonica. Nello stesso 1862 passò a Milano, come procuratore generale presso la corte di appello, cui seguì, il 26 ottobre, la sua nomina a sostituto procuratore generale nella Corte di cassazione. Nel 1864 tornò a Palermo in qualità di procuratore generale nella corte di appello, massima autorità giudiziaria dell'isola, e mise in pratica principî di rigido accentramento giudiziario che, imponendo ai magistrati la massima severità nei giudizi penali (il che gli guadagnò l'appellativo di "jena togata"), ebbero l'effetto di migliorare la sicurezza pubblica. Di concerto con il generale G. Medici e con il prefetto di Palermo, F.A. Gualterio, sostenne il piano di intervento che introduceva la politica dei poteri straordinari. Con il nuovo prefetto, L. Torelli (nominato il 22 apr. 1866) e con il sindaco di Palermo, A. Starrabba di Rudinì, preparò un piano contro il sovraffollamento delle carceri.
Ebbe annullata per incompatibilità con l'impiego in magistratura l'elezione alla Camera in rappresentanza di Francavilla di Sicilia (VIII legislatura).
Nel 1865 fu nominato senatore (r.d. dell'8 ottobre) ma morì di colera in Palermo nella notte del 24 ott. 1866, prima di aver prestato giuramento e quando stava per concludere il suo incarico di presidente della commissione di inchiesta per l'epidemia di colera e i moti di Palermo del 1866.
Suo figlio Stefano (nato a Messina nel 1845 e morto a Milano l'11 apr. 1896) fu poeta, autore di numerosi libretti d'opera, membro della Consulta araldica, cavaliere della Corona d'Italia, vicepresidente della Società italiana degli autori.
Fonti e Bibl.: Il Primo Settembre (Messina), 26 marzo e 25 apr. 1848; L. Pellegrino, Lettera a Giuseppe La Masa, Malta 1850, pp. 6, 19 s.; G. La Masa, Documenti illustrati della rivoluzione siciliana dal 1847 al 1849 in rapporto all'Italia, Torino 1850, I, pp. 291 s.; II, pp. 12, 51, 60, 85, 359, 388, 409, 434, 579, 584 s., 620; Id., Aggiunta ai documenti della rivoluzione siciliana del 1847-49 in rapporto all'Italia, ibid. 1851, p. 346; P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana del 1848, Londra 1851, II, p. 44; V. Mortillaro, I miei ultimi ricordi. Continuazione delle Reminiscenze dei miei tempi, Palermo 1868, pp. 12 s., 177; Epistolario di Giuseppe La Farina, a cura di A. Franchi, Milano 1869, I, p. 299; Corriere siciliano, 26 e 27 ott. 1866; Il Precursore (Palermo), 25 ott. 1866; Annali della città di Messina…, a cura di G. Oliva, VI, 2, Messina 1895, pp. 290 s.; VII, ibid. 1939, pp. 67, 105, 163, 165, 308, 311, 321, 334, 354, 375, 383, 388; Carteggio di Michele Amari, a cura di A. D'Ancona, I, Torino 1896, pp. 533 s.; III, ibid. 1907, p. 70; Memoria della rivoluzione siciliana dell'anno 1848, pubblicata nel 50° anniversario, I, La rivoluzione del '48 a Messina, a cura di G. Arenaprimo, Palermo 1898, p. 22; Documenti e memorie sulla rivoluzione siciliana del 1860, Palermo 1910, pp. 131 ss.; E. Casanova, Il Comitato centrale siciliano di Palermo (1849-1852), in Rass. stor. del Risorgimento, XII (1925), pp. 298, 321; XIII (1926), pp. 628, 826, 853, 877, 892; XIV (1927), pp. 65 ss.; D. Piraino, Memorie storiche messinesi…, Messina 1930, II, pp. 45 s.; A. La Pegna, La rivoluzione siciliana del 1848 in alcune lettere inedite di Michele Amari, Napoli 1937, pp. 75, 80, 100, 395 s.; L. Tomeucci, Le cinque giornate di Messina nel '48, Messina 1951, parte IV, pp. 51 s., 73; parte V, pp. 10 s., 15, 28, 31, 37; parte VI, p. 90; G. Scichilone, Documenti sulle condizioni della Sicilia dal 1860 al 1870, Roma 1952, pp. 77, 206; G. Pallotta, Parlamento e popolo in Italia dal Risorgimento all'imperialismo, Roma 1953, pp. 25 s., 30; P. Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra (1866-74), Torino 1954, ad ind.; F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione italiana. Dibattiti ideali e contrasti politici all'indomani del 1848, Milano 1958, p. 437; G. Berti, I democratici e l'iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano 1962, ad ind.; L. Tomeucci, Messina nel Risorgimento…, prefaz. di S. Pugliatti, Milano 1963, pp. 31, 123 ss.; F. De Stefano - F.L. Oddo, Storia della Sicilia dal 1860 al 1910, Bari 1963, p. 260; Il carteggio del marchese di Roccaforte [L. Cottù], a cura di N. Giordano, Palermo 1973, pp. 203 s.; G. Ciampi, I liberali moderati siciliani in esilio nel decennio di preparazione, Roma 1979, ad ind.; A. Recupero, La Sicilia all'opposizione (1848-1874), in Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, La Sicilia, a cura di M. Aymard - G. Giarrizzo, Torino 1987, ad ind.; P. Pezzino, La congiura dei pugnalatori…, Venezia 1992, p. 257; Messina nell'Ottocento, a cura di S. Avveduto, Roma 1998, p. 71; U. Diana, I tredici anni di San Ferdinando, s.l. 1999, pp. 56, 84; N. Checco - E. Consolo, Messina nei moti del 1847-48, in Rass. stor. del Risorgimento, LXXXIX (2002), p. 36. Tra i repertori: P. Preitano, Biografie cittadine, Messina 1881, pp. 332 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 253; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.Interdonato, Stefano; Enc. biografica e bibliogr. "Italiana", F. Ercole, Gli uomini politici, II, p. 202; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 354; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, ad indicem.