GUSSONE, Giovanni
Nacque l'8 febbr. 1787 a Villamaina presso Avellino, da Gaetano e Celestina De Martino. Studiò medicina a Napoli, dove si laureò nel 1811.
In seguito a una felice escursione giovanile al lago d'Agnano per erborizzare con l'amico botanofilo C. Bongiorno, scoprì il suo naturale interesse per il mondo vegetale, del quale quindi decise di iniziare lo studio con V. Petagna e M. Tenore. Del Tenore il G., da allievo prediletto, divenne aiuto e assistente nella direzione dell'Orto botanico, creato a Napoli nel 1809 durante la dominazione francese; nello stesso periodo collaborò alla compilazione della Flora Napolitana del maestro, del quale condivise quella preferenza per lo studio fitognostico, secondo l'indirizzo linneano, del quale - insieme con V. Tineo, e con A. Bertoloni, a Bologna -, fu tra gli ultimi rappresentanti.
La classificazione di Linneo, e ancor più la precedente di J.P. de Tournefort erano ormai considerate troppo artificiose e arbitrarie, dopo che Antoine-Laurent de Jussieu e M. Adamson, fin dai primissimi anni dell'Ottocento, ne avevano proposto altre più naturali, ordinate secondo affinità e parentele, desunte da caratteri molteplici. La scuola del G., del Tenore suo maestro e del siciliano Tineo, criticata anche da contemporanei più progrediti quali F. Parlatore, era dunque prossima al tramonto. Ai vecchi metodi descrittivi ben presto si sostituì lo studio organografico, anatomico e fisiologico delle piante superiori, oltre a quello delle crittogame, come dimostrano i lavori dello stesso allievo, collaboratore e poi successore del G., G. Gasparrini, di pochi anni più giovane.
Il G. fin dal 1812 iniziò a erborizzare nei dintorni di Napoli, nel Sannio e in Molise, per identificare e descrivere le specie spontanee di piante vascolari, di cui divenne presto ottimo conoscitore, iniziando la costruzione di un erbario che per tutta la vita andò arricchendo, anche con i campioni inviati da ogni parte d'Europa dai botanici suoi amici. Scoprì piante rare e nuove, durante i viaggi del 1824, che illustrò in Plantae rariores quas in itinere per oras Ionii ac Adriatici maris et per regiones Samnii ac Aprutii collegit… (Neapoli 1826) dedicato a Francesco I di Borbone. In seguito, in compagnia dello zoologo napoletano O. Costa, percorse a piedi anche la Calabria e l'impervio Aspromonte. Di quest'esplorazione restano soltanto gli esemplari dell'erbario, dato che le note scritte, da lui inviate per la pubblicazione all'Accademia delle scienze, andarono perdute e l'autore si rifiutò di ripetere la fatica. Le escursioni del '24 in Calabria, nel Barese e in Terra d'Otranto fruttarono ancora gran copia di materiale, per l'erbario, per l'Orto e per le opere scritte.
Il G., quale aiuto del Tenore, ebbe occasione di farsi conoscere e apprezzare dall'erede al trono, Francesco, botanofilo e frequentatore dell'Orto napoletano, tanto che questi, luogotenente per la Sicilia dal 1815 al 1820, nel 1817 lo invitò a Palermo, per costituirvi e dirigere un Orto botanico a Boccadifalco, ove coltivare piante esotiche accanto a specie spontanee di Sicilia. Il G. accettò l'incarico e fin dal primo anno si dedicò con solerzia a impiantare le molte specie da lui raccolte; l'Orto si arricchì rapidamente come dimostrano i cataloghi pubblicati annualmente dal G. stesso.
Da allora la protezione dei sovrani borbonici non venne mai meno e si estese, dopo l'Unità d'Italia, anche al re Vittorio Emanuele, che conservò al G. il titolo di professore emerito della Università napoletana.
Dalla Sicilia il G. intraprese numerosi viaggi, nei quali fu instancabile, mostrando subito quella propensione all'esplorazione attenta e scrupolosa del territorio, all'osservazione e analisi minuta delle specie e all'esatta descrizione dei caratteri rilevati, che costituiscono la costante della sua figura di scienziato. Da solo o con altri botanici, quali il Tineo e lo svedese C.F. Nyman, percorse tutto il territorio circostante, le zone più interne e i monti, tranne la parte alta dell'Etna, le coste e le isole - in ciò facilitato dall'uso di un brigantino concessogli da Francesco I - completando l'esplorazione negli anni 1828-29. Fu un apporto fondamentale per la conoscenza di isolette mai visitate da naturalisti esploratori della Sicilia: in particolare Ustica, le Egadi, le Eolie, Pantelleria e le Pelagie di cui descrisse anche la geologia.
In queste occasioni il G. assolveva a incarichi del re, come quando a Lampedusa nel 1828 raccolse dati geografici ed economici, in vista di un'eventuale sistemazione colà di una colonia penale. Si spinse anche nelle regioni centrali e settentrionali d'Italia. Di tutti i suoi viaggi il G. tenne un diario (di cui rimangono soltanto manoscritti, raccolti e studiati da A. Trotter) di grande interesse e originalità per la qualità e la quantità di notizie riportate; vi si trovano spesso anche notazioni meteorologiche per le quali il G. utilizzava un suo barometro a sifone.
Non erano mancati in passato e non mancavano allora in Sicilia botanici preparati quali A. Bivona, F. Cupani, autore di un catalogo di piante locali, e stranieri studiosi della flora siciliana quali C.S. Rafinesque-Schmaltz e K.B. Presl che auspicavano e proponevano la compilazione di una flora dell'isola, che raccogliesse e completasse le varie flore parziali esistenti: fu appunto il G. con le sue doti di ricercatore accurato e completo a realizzare quel desiderio generale.
L'opera si venne articolando e completando in tre tempi: a Napoli nel 1827-28 fu pubblicato in due volumi il Florae Siculae prodromus, sive Plantarum in Sicilia ulteriori nascentium enumeratio secundum systema Linneanum disposita, tra il 1832 e il '34 (ibid.), il Supplementum ad Florae Siculae prodromum, quod est specimen Florae insularum Siciliae ulteriori adiacentium, e infine la più importante Florae Siculae synopsis exhibens plantas vasculares in Sicilia insulisque adiacentibus huc usque detectas secundum systema Linneanum disposita (I-II, ibid. 1842-44).
Particolarmente importante è la Synopsis, nata dopo esperienze di viaggio per tutta Europa che permisero al G. di studiare erbari, visitare orti, conoscere botanici di ogni paese e ottenerne la collaborazione. L'opera s'impose subito per chiarezza, completezza e precisione, e si mantenne a lungo qual punto di riferimento per gli studiosi della flora siciliana, divenuta così una delle meglio conosciute allora in Europa. La Synopsis descrive con grande accuratezza più di duemilaottocento specie, presentate con la frase diagnostica e con l'indicazione del tempo di fioritura e del terreno ove vegeta; presenta quindi un prospetto dei generi, comprende un indice generale, e si conclude con una sezione di addenda et emendanda, con l'elenco dei sinonimi (del G. stesso) e con tavole del Cupani.
Nel 1827 il G. lasciò l'Orto siciliano, affidato alla vicedirezione del Gasparrini, chiamato da Francesco I a Napoli per dirigere i parchi reali. Tra questi si dedicò con particolare impegno a quello annesso alla facoltà agraria di Portici. In ambito agrario aveva pubblicato una nota che rimase l'unica del G. su questo tema, Cenno sul coltivamento del riso secco cinese (Napoli 1826).
Nel 1829 il re, recandosi in Spagna per accompagnare la figlia Maria Cristina che andava sposa al re Ferdinando VII, volle avere con sé il G., incaricato di illustrare la flora dei paesi attraversati, visitarne le istituzioni scientifiche e incontrarne gli studiosi.
A Barcellona fu J.F. Bahí, del Giardino botanico-agronomico di quella città, a guidarlo nelle visite ai musei, agli erbari, e nelle ricerche floristiche dei dintorni; a Madrid il botanico A.S. de Arias a mostrargli l'Orto e il ricco erbario e ad accompagnarlo nell'esplorazione dei territori di Castiglia.
Non sempre il G. seguì l'itinerario di Francesco I, cogliendo l'occasione di conoscere luoghi preziosi per i suoi studi. In Francia fu accolto da scienziati come Adrien de Jussieu, R.-L. Des Fontaines, A. Richard, J.-B.-A. Guillemin. Da Parigi continuò per il Belgio, l'Olanda, la Germania la Svizzera e l'Inghilterra: ebbe così la possibilità di esaminare e studiare gli erbari di A.J. Cavanilles, di J.-B.-P.-A. de Monet de Lamarck, di A.-P. De Candolle; a quelli di Linneo e del Tournefort gli fu anzi concesso di aggiungere alcune sue postille.
Una larga rappresentanza della flora di tutti i territori visitati è presente nelle collezioni dell'erbario gussoniano: ricco di circa sedicimila specie, esso si compone di un erbario generale e di uno specifico della Sicilia. Mentre il secondo mantiene il sistema linneano seguito nella Synopsis, l'altro è ordinato secondo il metodo più naturale del Prodromus candolleano. L'erbario fu poi acquistato dall'Università di Napoli e conservato presso il relativo Orto, mentre il catalogo fu compilato da G.A. Pasquale.
Nel 1854 a Napoli il G. pubblicò la Enumeratio plantarum vascularium in insula Inarime sponte provenientum vel oeconomico usu passim culturum, in cui i generi delle piante sono raccolti in ordini naturali. Questo più moderno ordinamento resta tuttavia superficiale. La presenza di numerose variazioni nell'ambito delle specie convinsero troppo spesso l'autore a innalzare le varietà a specie, moltiplicando eccessivamente il numero di queste ultime, che finiscono per costituire tratti di unione tra specie lontane. Il sistema così risultante ne prefigura uno di tipo jordaniano, mettendo in crisi quello linneano basato sulla realtà incontrovertibile dell'entità specifica.
Il G. morì a Napoli il 14 genn. 1866.
Furono a lui dedicate le specie Clematis Gussonii Avellino, Gussonea Presl, Gussonia Sprengel e, in particolare, dal Tenore la Scutellaria Gussonii (Flora Napolitana, V, p. 29), Erodium Gussonei, (ibid., II, p. 97), Ornithogalum Gussonii (ibid., III, p. 371). Il G. fu membro dal 1860 della R. Accademia medico-chirurgica di Napoli.
Opere oltre a quelle citate: Catalogus plantarum quae osservantur in Regio Horto serenissimi Francisci Borbonii principis iuventutis in Boccadifalco, prope Panormum, Neapoli 1821; Index seminum quae ab Horto Regio in Boccadifalco pro mutua commutatione exhibentur annis 1825-26-28; Catalogus plantarum H. R. in Boccadifalco, anno 1830; Flora Sicula, sive Descriptiones et icones plantarum rariorum Siciliae Ulterioris, Francisci I Borbonii regis Utriusque Siciliae Regni iussu edita, I, Neapoli 1829; Notizie sulle isole Linosa, Lampione e Lampedusa e descrizione di una nuova specie di stapelia che trovasi in quest'ultima, in Atti della R. Acc. delle scienze di Napoli, 1839, vol. IV, pp. 73-98; Relazione sulla malattia della vite apparsa nei contorni di Napoli ed altri luoghi della provincia…, Napoli 1852.
Fonti e Bibl.: Necr.: G.A. Pasquale, Cenno biograficodi G. G., in Annuario della R. Univ. di Napoli, 1866, ad ind.; Id., Poche parole sopra il feretro di G. G., Napoli 1866; F. Balsamo, G. G., in Botanici e botanofili napoletani (serie prima), in Bull. dell'Orto botanico della R. Univ. di Napoli, 1913, vol. III, pp. 41-57, in partic. p. 49; M. Tenore, Saggio sullo stato della botanica in Italia al cadere dell'anno 1831, Napoli 1832, p. 35; F. Tornabene, Quadro storico della botanica in Sicilia, Catania 1847, pp. 39, 53-55; G.A. Pasquale, Documenti biografici di G. G. botanico napoletano tratti dalle sue opere e specialmente dal suo erbario, in Atti dell'Acc. Pontaniana, X (1871-72), pp. 1-55; P.A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 87; II, ibid. 1901, p. 57; G. Briosi, G. G., in Atti dell'Istituto botanico dell'Università di Pavia, XII (1916), pp. I-V; P. Landolfi, G. G.: cenni biografici ed aneddoti, Avellino 1920; D. Lanza, Disegno storico dello sviluppo delle scienze biologiche in Sicilia, in Atti del I Congresso naz. di storia della scienza, Palermo… 1926, Roma 1926, pp. 1535-1538; A. Trotter, Notizie botaniche e storico-biografiche intorno a G. G., desunte dai manoscritti, in Lavori di botanica, Torino 1947, pp. 533-536.