GUARINI, Giovanni
Figlio del conte Pietro e della nobile Eleonora Bonaccorsi Dolcini, fratello di Filippo, nacque a Forlì il 6 luglio 1826.
Pietro (1804-75), consigliere comunale di Forlì dal 1828, dopo lo scoppio dei moti a Modena e nelle Legazioni pontificie dell'Emilia e della Romagna del febbraio 1831, fu chiamato a far parte di un comitato provvisorio che resse il governo di Forlì fino al 4 marzo, quando si costituì a Bologna il governo delle Provincie unite. Dopo un periodo di allontanamento da ogni carica pubblica, nel 1842 ottenne la nomina a gonfaloniere della città di Forlì. Nel 1848, eletto membro del Consiglio dei deputati dello Stato pontificio, fu tra coloro che promossero l'istanza a Pio IX affinché intervenisse nella guerra d'indipendenza a fianco del Regno sabaudo. Il 6 ag. 1848 entrò a far parte come ministro dei Lavori pubblici e del Commercio nel governo presieduto dal cardinale G. Soglia Ceroni. Conservò l'incarico governativo fino al novembre 1848, quando la crisi seguita all'assassinio di P. Rossi lo costrinse ad abbandonare l'impegno politico e a ritirarsi di nuovo a Forlì. Dopo il 1859 rinunciò alle cariche pubbliche e intensificò l'attività imprenditoriale, dedicandosi sia al miglioramento della produzione agricola delle sue terre, sia a nuove iniziative industriali nel settore emergente dei servizi pubblici e delle infrastrutture urbane, con la partecipazione alla nascita della Società anonima forlivese per l'illuminazione a gas, di cui fu presidente del consiglio di amministrazione dal 1863 fino alla morte.
Il G. compì gli studi presso le scuole pie nel collegio Tolomei di Siena e nel 1845 sposò la nobile Maddalena Matteucci. Erede di una delle più facoltose famiglie di possidenti terrieri della Romagna, si occupò ben presto di questioni agrarie e più in generale di problemi connessi allo sviluppo economico e sociale della sua terra di origine. Socio ordinario dell'Accademia dei Georgofili e della Società d'orticoltura di Firenze, sperimentò egli stesso nei suoi possedimenti alcune innovazioni tecniche relative alle coltivazioni agricole e fece costruire nuovi modelli di case coloniche. Contribuì inoltre alla realizzazione di importanti esposizioni di prodotti agricoli e industriali, come quelle che si tennero a Forlì nel 1871 e nel 1885 e che rappresentarono uno dei mezzi di cui si avvalse la classe dirigente dell'epoca per favorire la circolazione delle nuove conoscenze e per incentivare il miglioramento delle tecniche di produzione.
A tali compiti si dedicò anche nella veste di amministratore dei primi istituti di credito che videro la luce a Forlì nei decenni centrali dell'Ottocento. È il caso della Cassa dei risparmi, luogo di raccolta del notabilato liberale di orientamento più moderato, e poi della Banca popolare, fondata nel 1872 dalla borghesia progressista in ascesa. Della prima il G. fu segretario e della seconda fu a lungo presidente, dimostrando capacità di controllo su tutte le articolazioni della vita economica locale, ma anche disponibilità a dialogare con gli esponenti della Sinistra meno intransigente.
Come presidente della Cassa dei risparmi orientò la politica dell'istituto verso operazioni di credito a medio e lungo termine per farne una sorta di "levatrice" dello sviluppo economico locale. Un esempio emblematico di questa linea fu la decisione di fondare a Forlì nel 1863, con la maggior parte dei capitali forniti dalla Cassa, una società industriale che doveva gestire l'officina del gas e una fonderia di ferro. Quest'ultima aveva come obiettivo quello di importare dall'Inghilterra macchine e attrezzature agricole, di riprodurle con le opportune modifiche e di commercializzarle in Romagna a vantaggio di quei proprietari terrieri più disposti a recepire le innovazioni tecniche.
Dal 1860, dopo esser stato gonfaloniere della città nel 1859, il G. fu eletto consigliere comunale e provinciale di Forlì e nel medesimo anno fu chiamato a far parte della Deputazione provinciale in qualità di deputato effettivo, cariche nelle quali venne confermato fino alla morte. Del Consiglio provinciale fu nominato segretario nel 1866 ed eletto vicepresidente dal 1870 al 1875 e presidente dal 1876 fino alla morte.
Nel novembre 1870 il G. fu eletto deputato nel collegio di Forlì, dove al ballottaggio sconfisse nettamente il candidato della Sinistra O. Regnoli. Altrettanto schiacciante fu la vittoria riportata nella successiva tornata elettorale del 1874, mentre nel 1876 solo per pochi voti egli riuscì a sopravanzare A. Fortis, astro nascente del radicalismo romagnolo. Non a caso nelle elezioni del 1880 fu proprio il Fortis a decretare la clamorosa sconfitta del G., sconfitta che segnò il momento in cui il notabilato liberal-democratico di estrazione borghese cominciò ad affermare la propria egemonia sulla vita pubblica locale sostituendosi al ceto agrario e aristocratico che aveva dominato la scena fino a quel momento.
Alla Camera il G. sedette a destra e si distinse soprattutto per una serie di interventi, concentrati fra il 1877 e il 1880, con i quali cercò di difendere gli interessi e le aspettative della sua regione di provenienza. In particolare, si adoperò per la realizzazione in Romagna di alcune opere infrastrutturali (canali, bonifiche, strade) e si oppose alla costruzione della ferrovia Firenze-Faenza perorando la causa della linea Forlì-Arezzo. Dal punto di vista politico fu favorevole ai governi Lanza e Minghetti, ma non pregiudizialmente ostile, sia nella XII sia nella XIII legislatura, ai governi Depretis; fu contrario invece ai governi Cairoli del 1878 e del 1880.
Questo suo atteggiamento relativamente flessibile gli consentì nel 1882 di accogliere con favore la soluzione trasformista e di fondare a Forlì una nuova associazione politica, l'Unione liberale, che avrebbe dovuto porsi come centro di raccolta di tutti gli esponenti filogovernativi.
Nel discorso con il quale illustrò il proprio programma agli elettori egli sottolineò l'opportunità della "ricomposizione di partiti", ovvero dell'intesa raggiunta fra la Destra e la Sinistra.
Questi furono i principî cardine intorno ai quali ruotò l'attività politica del G. nei suoi ultimi anni. Nel 1882, tuttavia, il suo prestigio non valse a garantirgli l'elezione a deputato e anch'egli restò vittima del nuovo sistema elettorale a suffragio allargato e con scrutinio di lista. In Romagna le forze moderate subirono un autentico tracollo e l'Estrema sinistra democratica e socialista si aggiudicò la grande maggioranza dei seggi. Negli anni seguenti non venne meno però la sua capacità di dialogo con la Sinistra moderata, in specie sul terreno che egli ben conosceva delle attività finanziarie e imprenditoriali. Così nel 1884 insieme con G. Brasini, direttore della Banca popolare e stretto collaboratore del Fortis, promosse la costituzione di una Società anonima cooperativa per l'esercizio dell'arte tessile, a cui lo stesso Depretis guardò con vivo interesse considerandola un valido strumento di ricomposizione delle tensioni e delle fratture che si erano prodotte dopo il 1882 nella vita politica locale. Poco dopo il G. decise di porre fine all'esperienza dell'Unione liberale e il 26 nov. 1884, su diretta segnalazione del Fortis, venne premiato con la nomina a senatore.
Presidente nel 1883 della Commissione ordinatrice del concorso agrario regionale che si tenne a Forlì, nel 1888 fu tra i promotori della visita di Umberto I nella Romagna repubblicana e socialista.
Il G. morì a Forlì il 7 nov. 1889.
Fonti e Bibl.: In memoria del conte G. G., Forlì 1890; A. Mambelli, Uomini e famiglie illustri forlivesi, Forlì 1976, p. 84; R. Balzani, A. Saffi e la crisi della Sinistra romantica (1882-1887), Roma 1988, pp. 51, 60, 65, 71 s.; E. Caruso, Forlì. Città e cittadini tra Ottocento e Novecento, Ravenna 1991-92, II, pp. 178, 205, 216, 220, 244 s., 264; III, pp. 36, 261; L'Emilia-Romagna in Parlamento. Elezioni, deputati, attività parlamentare (1861-1919), a cura di M.S. Piretti - G. Guidi, Bologna 1992, I, pp. 65-84, 230; II, p. 159; R. Balzani, Notabili, personale politico e indirizzi amministrativi dall'Unità al fascismo, in Storia di Forlì, IV, L'età contemporanea, a cura di A. Varni, Bologna 1992, pp. 162, 170-172, 178, 181, 183, 185; D. Pieri, Grandi manovre. La visita di Umberto I nella Romagna repubblicana, Imola 1994, pp. 76, 94, 98, 126, 134, 150; Una borghesia di provincia. Possidenti, imprenditori e amministratori a Forlì fra Ottocento e Novecento, a cura di R. Balzani - P. Hertner, Bologna 1998, pp. 274, 278 s., 296, 301 s., 312, 322, 325 s., 336, 344, 375, 418, 511 s., 525, 528, 552, 574.