GRIMALDI, Giovanni
Figlio primogenito di Barnaba (II), signore di Boglio (Beuil), e di Beatrice di Glandèves, di nobile famiglia provenzale, nacque intorno al 1350.
Tra i vari rami dei Grimaldi, trasferitisi in Provenza fra XIII e XIV secolo, quello dei signori di Boglio era certo il più importante. Questa località, posta nell'alta valle del Cians, uno degli affluenti del Varo, controllava una fra le più antiche e vaste baronie della Contea di Provenza, comprendente una dozzina di terre e castelli. Essa era pervenuta ai Grimaldi in seguito al matrimonio di Astruga Rostaing, unica figlia ed erede del barone Guglielmo, di famiglia viscontile nizzarda, con il genovese Andalone (o Andalò) Grimaldi, signore di Prelà, figlio di Barnaba e nipote di quel Lucchetto che era stato uno dei capi del partito guelfo di Genova. Andalone e i suoi discendenti seppero inserirsi con grande abilità tra le file del baronaggio provenzale, riuscendo a ottenere da Giovanna I d'Angiò, regina di Sicilia e contessa di Provenza, nel 1353, l'esenzione dalla giurisdizione del siniscalco di Provenza e il riconoscimento dell'esercizio dell'alta e bassa giustizia nella loro baronia. Tale privilegio, riconfermato nel 1364, diede loro una sovranità quasi assoluta, inducendoli a manifestare, nei confronti del governo comitale, la più grande autonomia.
Si comprende così come il G., succeduto al padre Barnaba nel 1368, si considerasse alla stregua di un signore indipendente, pur mostrando sempre fedeltà verso la regina Giovanna. Alla morte di lei (1382), apertasi la lotta di successione tra Luigi d'Angiò (erede designato dalla defunta) e Carlo d'Angiò Durazzo (suo più prossimo consanguineo), il G. prese risolutamente la testa del partito favorevole a Carlo, maggioritario a Nizza e in tutta la Provenza orientale, territori dove la sua influenza si era ulteriormente accresciuta per effetto del suo matrimonio con Bigotta, figlia di Perino Grimaldi, cittadino nizzardo e famoso condottiero. Il G. fu infatti nominato capitano della città di Nizza e in questa veste accolse, nel marzo 1383, il genovese Baldassarre Spinola, nominato siniscalco di Provenza da Carlo di Durazzo. Egli divenne ben presto suo luogotenente in tutti i territori orientali della Contea, impadronendosi di molte terre e castelli che ottenne di unire alla baronia di Boglio.
La causa per la quale si batteva non era però destinata a prevalere. Infatti, nonostante la morte improvvisa di Luigi d'Angiò, il partito durazzesco, mal sostenuto da Napoli, cominciò a dare segni di stanchezza, specie dopo che nell'ottobre 1385 venne firmata una tregua tra le due parti in lotta. Nei due anni successivi Maria di Blois, vedova di Luigi d'Angiò e madre del giovane Luigi II, ottenne la dedizione spontanea di numerose città e terre provenzali, stanche della lunga guerra. La resa di Aix-en-Provence (settembre 1387) e la sottomissione di Baldassarre Spinola alla reggente, portò a una rapida conquista, da parte delle truppe angioine, di tutta la Provenza centroccidentale.
Solo a mantenersi fedele ai Durazzeschi rimase il G. che, nell'ottobre, ricevette da Margherita d'Angiò Durazzo (reggente in nome del giovane re Ladislao, dopo la morte di Carlo III a Buda nel febbraio del 1386) la nomina a luogotenente delle terre ancora a lei fedeli. Egli inviò a Napoli il fratello Luigi per chiedere soccorsi ma non ne ricavò molto. Per questa ragione, nel timore di perdere il potere che si era andato pazientemente costruendo, decise di cercare una soluzione che impedisse a Nizza e alla Provenza orientale di cadere in mano degli Angiò di Francia. Il G. operò nel rispetto delle forme, forte dell'autorizzazione datagli dalla reggente di poter far ricorso a un qualche potente alleato. La scelta (scartati il papa, il delfino, i Visconti e Genova) cadde su Amedeo VII di Savoia, con il quale, il 2 ag. 1388, firmò, per il tramite del fratello, una convenzione con la quale non soltanto gli faceva omaggio della baronia di Beuil e di tutti i suoi possedimenti, ricevendoli in feudo, ma, nella sua qualità di siniscalco di Provenza per conto di re Ladislao (titolo che gli era stato ufficialmente dato il 14 aprile), gli cedeva il controllo di tutte le terre che fino al quel momento lo riconoscevano come loro sovrano. In settembre Amedeo VII si portò, con un piccolo esercito, a Nizza, dove fece un ingresso solenne il 28 di quel mese. Il 30 ottobre il G. fu nominato governatore di Nizza per dieci anni, e gli fu conservato il titolo di siniscalco di Provenza.
Di fatto, per diversi anni, egli fu il vero signore di Nizza, avendo posto suoi uomini in tutti gli uffici chiave dell'amministrazione. Tuttavia non si fermò la sua ambizione: forse assecondando il desiderio del conte di Savoia di impadronirsi di parti del territorio genovese, nel 1395 occupò di sorpresa la rocca di Monaco, cercando di fare la stessa cosa a Ventimiglia. L'impresa però fallì, a causa dell'improvviso crollo del ponte sul Roia, nel quale furono travolte decine di suoi seguaci. Fatto prigioniero insieme con il fratello Luigi e condotto nel castello di Pietra Ligure, vi restò per oltre sedici mesi.
Le autorità sabaude di Nizza approfittarono della sua assenza per riprendere il controllo della situazione, allontanando tutti i suoi partigiani dagli uffici e dai comandi militari, per sostituirli con personale proveniente dal Piemonte o dalla Savoia. La stessa moglie del G. fu costretta quasi con la forza a lasciare la città, e il nuovo siniscalco, Ottone di Villars, dispose la confisca di diversi suoi castelli.
Liberato dalla prigionia dopo il passaggio di Genova sotto il dominio francese (1396) e con l'impegno, da parte sua, di restituire Monaco ai Genovesi, il G. si rifugiò a Mentone, da dove inviò vibranti proteste alla corte sabauda, denunciando gli oltraggi di cui era stato oggetto da parte del Villars. I suoi appelli caddero però nel vuoto, per cui egli decise di vendicarsi personalmente e, raggiunti i suoi antichi possedimenti, diede inizio a una guerriglia che si trascinò per quasi due anni, insanguinando gran parte della Provenza sudorientale. Solo nel giugno 1399 si poté addivenire a una tregua, trasformata in pace il 17 genn. 1400. In base a essa Amedeo VIII si impegnò a restituire al G., entro due anni, tutte le terre confiscategli, rinnovandogli le precedenti investiture. Fu solo a restituzione avvenuta che, nel 1402, i due fratelli Grimaldi provvidero a riconsegnare Monaco ai Genovesi. In seguito il G. mantenne buoni rapporti con i duchi di Savoia, a differenza del fratello, ritirandosi progressivamente dalla vita pubblica.
Il G. morì in tarda età a Boglio, intorno al 1445, lasciando eredi i figli Pietro e Barnaba.
Fonti e Bibl.: E. Cais de Pierlas, Documents inédits sur les Grimaldi et Monaco, Turin 1885, pp. 32-35; G. Saige, Documents historiques relatifs à la Principauté de Monaco depuis le quinzième siècle, I, Monaco 1888, pp. XXXVIII s.; E. Cais de Pierlas - E. Meyer, Mémoire en provençale presenté en 1389 au comte de Savoie par les Grimaldi de Beuil, in Romania, XXII (1893), pp. 405-421; P. Gioffredo, Storia delle Alpi Marittime, in Monumenta historiae patriae, Scriptores, II, Augustae Taurinorum 1839, coll. 852, 858, 879, 892 s., 903, 905 s., 908, 916, 929, 938, 946 s., 952, 955, 957 s., 970, 1001, 1034, 1053; N. Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, II, Genova 1826, Famiglia Grimaldi, p. 3; E. Cais de Pierlas, La ville de Nice pendant le premier siècle de la domination des princes de Savoie, Turin 1898, pp. 23 s., 44, 58, 62 s., 67, 70 s., 84, 87; E.P. Wardi, Le strategie familiari di un doge di Genova, Antoniotto Adorno, 1378-1388, Torino 1996, pp. 42, 45, 64, 69-77, 160, 166; J.-B. Toselli, Biographie niçoise ancienne et moderne, I, Nice 1860, sub voce.