GRANELLI, Giovanni
, Nacque a Genova il 15 apr. 1703 da Francesco e da Maria Cattaneo. Entrò nella Compagnia di Gesù come novizio il 17 ott. 1717; dopo avere terminato gli studi di umanità e retorica nel collegio gesuitico di Piacenza, effettuò gli studi di filosofia e teologia in quello bolognese di S. Luigi. Pronunciò i quattro voti solenni il 15 ag. 1730.
Il G., descritto dai superiori dell'Ordine come dotato di ingegno eccellente, ottimo docente e predicatore, iniziò a insegnare umanità nel collegio ravennate di S. Girolamo, passando poi a Modena e successivamente a Bologna, Padova e ancora a Modena, dove insegnò anche teologia e fu per anni rettore del collegio.
Parallelamente al cursus honorum della docenza, si distinse ben presto come drammaturgo e oratore. La sua prima opera, scritta per le rappresentazioni tradizionalmente allestite dai convittori nei collegi gesuiti, fu Sedacia ultimo re di Giuda, rappresentata nel collegio di S. Luigi Gonzaga a Bologna nel carnevale 1731 (l'anno successivo fu ristampata e riallestita nel seminario romano, pure retto dai gesuiti; fu tradotta in francese nel 1867). Nel 1732 fu seguita da Manasse re di Giuda (Bologna) e due anni dopo da Dione Siracusano, tragedia (ibid. 1734, ristampata più volte fino alla fine dell'Ottocento).
Ma il G. abbandonò l'attività di tragediografo per impegnarsi in veste di predicatore. Dopo l'esordio nel 1737 a Modena, con enorme successo, fu invitato dai superiori dell'Ordine in varie parti d'Italia in qualità di predicatore quaresimale: tra l'altro a Savignano, Ferrara, Lucca, Genova, Venezia, Napoli, Verona, conducendo una vita che egli stesso ebbe a definire "da vero pellegrino, per non dire da vagabondo". Infine nel 1761 fu a Vienna, dove Maria Teresa aveva voluto riprendere la tradizione della predicazione in italiano. Nello stesso anno compose anche l'ultima sua tragedia, Seila, figlia di Jeftes (Bologna 1761). All'imperatrice il G. dedicò in seguito i primi volumi delle Lezioni morali, historiche, critiche e cronologiche sul Genesi (Parma 1765), la sua opera più impegnativa.
Allievo e in un certo senso erede del confratello Q. Rossi, notissimo predicatore attivo a Parma, il G. si dimostra autore di eloquenza feconda; predilige un'oratoria di argomento esegetico, contribuendo così alla definizione di un genere di eloquenza sacra che ebbe una certa fortuna tra Sette e Ottocento. Nel Saggio sull'eloquenza, nel 1783, il confratello S. Bettinelli definì il suo stile una "eloquenza del cuore" animata dall'entusiasmo della vocazione religiosa; tuttavia l'oratoria del G., robusta e tersa, ha un tono severo e compassato, specie nelle prediche quaresimali; frequentemente le prediche illustrano passi dei Padri della Chiesa in forma catechetica. Solo occasionalmente la sua prosa volge verso forme più immaginifiche e fiorite, in particolare nella Orazione… nel giorno solenne che vestì l'abito religioso… d. Maria Cornelia… Caraccioli (Napoli 1754), ispirata al salmo XLV. Il G. fu anche apprezzato oratore funebre.
Traggono ispirazione dalla storia sacra anche le opere teatrali. Convenzionali nell'intonazione, le tragedie si distinguono però per l'azione serrata e l'attenta resa dei personaggi, in particolare nel Sedacia e nel Dione, nel quale sulla scorta di Plutarco e Cornelio Nepote narra le vicende della congiura contro il re di Siracusa armata dall'ateniese Callicrate ed è senza dubbio la migliore delle sue tragedie. Il G. contravviene alle regole rigidamente aristoteliche che il teatro gesuitico, sulla scorta della trattatistica umanistica, aveva codificato nel secolo precedente: da un lato rifiuta l'uso largamente invalso di modificare il racconto delle Sacre Scritture per le esigenze dell'azione scenica, dall'altro l'intonazione e l'intenzione religiosa ed educativa lo portano a ignorare il precetto del decorum per accrescere la tensione drammatica intorno al dilemma della coscienza dei personaggi, in particolare nel Manasse, che narra della miracolosa conversione del re di Giuda alla religione ebraica e lo dipinge nelle vesti patetiche del penitente. Tuttavia tra le tragedie giovanili del G. il Manasse risulta meno efficace per i lunghi dialoghi a sfondo teologico-morale, che ricompaiono nella sua ultima e più fiacca opera, Seila. Interessante è anche l'introduzione del coro, al quale sono assegnate parti liriche che fungono da collegamento tra gli atti delle tragedie; l'intenzione del G. non è tanto filologica quanto moralizzatrice, finalizzata a eliminare gli intermezzi comici e le pantomime abitualmente rappresentate nei teatri italiani dell'epoca tra i diversi atti di una tragedia.
Lodato da Bettinelli come il "Sofocle redivivo" (nei versi sciolti Sopra la tragedia, poi pubblicati in appendice all'edizione modenese del 1772 delle Poesie scelte del G., pp. 368-372), come tragediografo fu apprezzato anche da C. Denina e P. Napoli Signorelli; ancora nella critica ottocentesca fu considerato un diretto precursore di V. Alfieri.
Il G., che fu anche arcade con il nome di Greniso Paronatide, partecipò attivamente alla vita letteraria e mondana delle città dove lo portava la propria funzione religiosa. Compose per un pubblico aristocratico anche diversi intrattenimenti teatrali: azioni sacre, scene pastorali, composizioni per musica, oratori, destinati a essere rappresentati nei teatri privati di palazzi nobiliari a Napoli, Bologna, Ferrara. Tra essi il migliore è considerato il dramma per musica Adamo.
La fortuna postuma del G. fu dovuta in primo luogo alla critica bettinelliana. L'elenco delle sue opere è assai lungo. Oltre a quelle citate, si ricordano: L'istoria santa dell'Antico Testamento spiegata in lezioni morali, istoriche, critiche e cronologiche, Modena 1765-69 (ristampata a Venezia nel 1768-73, 1780, 1792 e a Brescia nel 1832); In morte di Rinaldo primo duca di Modena…, ibid. 1738; Orazione sacra detta nella sala del Senato della… Repubblica di Lucca, Lucca 1743; Nella solenne coronazione del sereniss. Lorenzo di Mari doge della… Repubblica di Genova, Genova 1744; Orazione… nel terzo giorno del triduo solenne fattosi… in Verona per la traslazione delle sacre reliquie de' ss. Fermo e Rustico, Verona 1760; Orazione sacra detta nella sala del Senato della… Repubblica di Lucca, Lucca 1760. In vita il G. pubblicò anche varie raccolte di poesie e orazioni: Orazioni, Carpi 1760; Tragedie, ibid. 1761; Tragedie, Parma 1761 (con tre edizioni). Altre apparvero dopo la morte: Prediche quaresimali e panegirici, Modena 1771 (ristampate a Venezia 1772, 1775, 1785, 1797, 1820, Livorno 1837, Bassano 1809); Tragedie, Bologna 1800, Orazioni e ragionamenti scelti, Modena 1772; Poesie scelte, ibid. 1772; Opere, Venezia 1828-31. Orazioni del G. sono contenute in numerose miscellanee, tra cui: Raccolte di panegirici, Venezia 1762, V, pp. 158-163; Scelta di eccellenti prediche italiane, Torino 1831, II, pp. 35-53; Galleria di sacra eloquenza, Bologna 1835, II, pp. 79-95; Scelta di prediche de' più celebri oratori italiani, Roma 1837, II, pp. 210 ss., 238 ss. Infine sue opere teatrali sono contenute nelle seguenti raccolte: Teatro ebraico, ovvero Scelta di tragedie tratte d'argomenti ebraici, I, Venezia 1751; Il teatro italiano del secolo decimottavo, II, Firenze 1784; Parnaso italiano, LIV, Venezia 1790, pp. 109-235; Anno teatrale…, ossia Raccolta annuale… di tragedie, commedie, drammi e farse, II, Venezia 1805; III, ibid. 1806; Teatro tragico scelto originale italiano, VI, Parma 1804; XX, ibid. 1808.
Il 18 apr. 1768 il G. fu nominato teologo e bibliotecario del duca Francesco III d'Este, seguendo nell'incarico L.A. Muratori e il confratello F.A. Zaccaria. Proprio grazie alla presenza di quest'ultimo, per un breve periodo Modena era diventata uno dei centri della difesa dei gesuiti contro l'attacco giurisdizionalista, fino a che il duca fu costretto, sotto l'influsso della corte imperiale, a porvi fine. In tal senso, la nomina del G. corrispose all'ambiguo compromesso ducale sulla questione, prima che Modena si avviasse, a partire dagli anni Settanta del XVIII secolo, verso una più decisa e coerente politica riformatrice, che portò anche alla soppressione della Compagnia nei territori ducali nel 1773.
Il G. morì a Modena il 3 febbr. 1770 (sebbene la maggior parte dei repertori indichi erroneamente il marzo dello stesso anno).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu, Ven., 52, cc. 17, 93; 56, cc. 62, 116; 59, cc. 76, 203; Historia Societatis, 53A, c. 147; Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Piancastelli, 647 (lettere del G.); Biblioteca apost. Vaticana, Autografi Ferrajoli, Raccolta Ferrajoli, 6622 (lettere del G.); Modena, Biblioteca Estense, Archivio Muratoriano, Carteggio, filza 67 (lettere del G.); Lettere inedite di quattro celebri oratori sacri italiani, Bassano 1846, p. 16 (lettere del G.); Lettere di vari illustri italiani… al celebre abate Lazzaro Spallanzani, IV, Reggio 1841, pp. 100-102 (lettere del G.); F.A. Zaccaria, Storia letteraria d'Italia, X, Modena 1757, pp. 499-504; P. Napoli Signorelli, Storia critica de' teatri antichi e moderni, Napoli 1778, p. 324; C. Denina, Discorso sopra le vicende della letteratura, II, Berlino 1785, p. 185; S. Bettinelli, In morte del padre G., in Id., Opere edite e inedite, Venezia 1800, V, pp. 305-308; Al padre G. G. nel giorno del suo nome, ibid., VI, pp. 321-326; Al padre G. predicatore e poeta illustre, ibid., VII, pp. 37-44; Saggio sull'eloquenza, ibid., XXIII, pp. 271, 297; S. de Coureil, Memoria sulla tragedia di V. Alfieri, Lucca 1806, p. 12; F. Colagrosso, Saverio Bettinelli e il teatro gesuitico, Firenze 1901, pp. 54-60; M. Cerini, Le tragedie di G. G., in Riv. teatrale italiana, XIV (1910), pp. 331-338; E. Santini, L'eloquenza italiana dal concilio Tridentino ai nostri giorni, I, Gli oratori sacri, Milano 1923, pp. 166 s.; E. Rosa, Tre gesuiti successori del Muratori nella Biblioteca Estense di Modena, in Civiltà cattolica, LXXXIX (1938), 2, pp. 226, 236, 341-346; G. Natali, Il Settecento, Milano 1960, pp. 940, 958-960, 1039, 1137 s.; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 1673-1677; IX, Supplément, col. 432.