GOZZADINI, Giovanni
Ultimo maschio dell'illustre famiglia, nacque a Bologna il 15 ott. 1810 dal conte Giuseppe e da Laura Papafava. Educato privatamente, si istruì nella ricca biblioteca paterna e studiò archeologia con F. Schiassi. Inizialmente la disponibilità del ricco archivio di famiglia lo indusse a compiere ricerche sulla storia di Bologna (Memorie storiche intorno alla vita di Armaciotto de' Ramazzotti, condottiero del sec. XV, Firenze 1835; Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio, Bologna 1839). Il 26 apr. 1841 sposò la cugina, la contessa Maria Teresa di Serego Allighieri, donna di grande cultura e personalità, che a Verona e a Gargagnago riuniva un salotto letterario liberale: grande influenza la moglie ebbe sul percorso culturale e politico del G., che molto le dovette per la più importante delle sue opere storiche, Delle torri gentilizie di Bologna e delle famiglie alle quali prima appartennero (ibid. 1875), come è riconosciuto nella prefazione.
La crisi del riformismo papale non modificò l'orientamento liberale del G., consigliere supplente del Municipio di Bologna dall'11 ag. 1851 e poi ancora nel 1863, tanto che in occasione delle luminarie con cui il 10 sett. 1851 si celebrò il ritorno degli Austriaci a Bologna, la sua villa rimase, unica, ostentatamente buia. Molti anni dopo, l'antitemporalismo del G. gli avrebbe fatto giudicare con severità l'operato di Giulio II e di Sisto V (Giovanni Pepoli e Sisto V. Racconto storico, ibid. 1879, dedicato a F. Gregorovius).
Nel settembre 1848 il G. aveva acquistato l'eremo di Ronzano per trasformarlo in residenza per la moglie che non si era ambientata a Bologna. La villa, oltre a ospitare un cenacolo culturale che radunava attorno alla padrona di casa le migliori intelligenze del tempo (tra cui A. Aleardi e G. Carducci, M. Minghetti e A. Mario), fu sottoposta a un accurato restauro e gli offrì lo spunto per un nuovo filone di studi (Cronaca di Ronzano e memorie di Loderingo d'Andalò, frate gaudente, ibid. 1851).
Il 18 maggio 1853 il G. scoprì in una sua proprietà le prime tracce della necropoli di Villanova. Gli scavi furono eseguiti a spese del G. stesso, con un intervento della Commissione ausiliaria di antichità e belle arti (nella persona di F. Rocchi), e con il costante aiuto della moglie e di L. Frati, conservatore del Museo antiquario dell'Università.
La prima campagna, che portò allo scoprimento di 122 tombe, fu pubblicata in breve tempo: l'opera costituì il debutto archeologico del G. (Di un sepolcreto etrusco scoperto presso Bologna, ibid. 1854) e venne positivamente recensita. La seconda, del 1855, venne edita l'anno seguente (Intorno ad altre settantuno tombe del sepolcreto etrusco scoperto presso Bologna, ibid. 1856). Se i materiali ceramici e la loro documentazione furono trattati con estrema cura, non si prestò pari attenzione ai corredi, che furono confusi, né alla documentazione grafica dello scavo, che risulta priva di una planimetria generale.
Dopo l'insurrezione del 1859, il G. fu eletto all'Assemblea generale delle Romagne e successivamente inserito nella delegazione che recò a Vittorio Emanuele II i risultati del plebiscito. Consigliere comunale di Bologna dall'ottobre 1859, il 18 marzo 1860 fu nominato senatore del Regno. Il 10 febbr. 1860, su impulso di L.C. Farini, fu istituita la R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, che nacque col G. presidente perpetuo, e che dal 1862 avrebbe iniziato la pubblicazione degli Atti e memorie.
L'istituzione aveva anche competenze di tutela archeologica, compresa la possibilità di far effettuare scavi. Questa peculiarità venne meno in seguito con la creazione nel 1875 della Direzione generale degli scavi e quindi, nel 1877, del Commissario degli scavi e musei per l'Emilia e le Marche, organismi dei quali lo stesso G. fu ispettore. La Deputazione conservava tuttavia il potere di pressione sul Comune.
Nel 1862 il G. avviò una campagna di scavi nel centro etrusco di Marzabotto in una proprietà di G. Aria, collezionista di materiali archeologici della zona, presto seguita da una seconda nel 1866-69 (o nel 1865-68: Sassatelli, p. 106). I suoi risultati (Di una antica necropoli a Marzabotto nel Bolognese, ibid. 1865; Di ulteriori scoperte nell'antica necropoli a Marzabotto nel Bolognese, ibid. 1870) furono inficiati dall'errata opinione, che il G. difese a lungo, di trovarsi di fronte a una necropoli e non a una città. L'opera, dedicata a Vittorio Emanuele II, gli valse la medaglia d'oro "per molte prove di peregrina erudizione" (Malvezzi); ma nel 1883 il G. dovette lasciare la direzione degli scavi a E. Brizio.
Presidente nel giugno 1865 della commissione incaricata di rinvenire a Ravenna le spoglie di Dante Alighieri, in quella stessa estate il G. visitò musei pubblici e privati in Svizzera e in Savoia, interessandosi soprattutto alle collezioni protostoriche.
All'archeologia romana il G. si accostò trattando dell'acquedotto di Bologna, di cui propugnò il restauro, completato 17 anni dopo (Intorno all'acquedotto ed alle terme di Bologna, in Atti e mem. della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, III [1864], pp. 1-80). Nel 1868 pubblicò gli Studii archeologico-topografici sulla città di Bologna (ibid., VII [1868], pp. 1-104), prima ricostruzione dell'urbanistica della città, di cui definì l'impianto romano negando l'espansione petroniana basandosi su errate interpretazioni di reperti (Delle croci monumentali ch'erano nelle vie di Bologna nel secolo XIII, Bologna 1863).
Nel 1871 il G. presiedette a Bologna il V Congresso internazionale di antropologia e archeologia preistoriche e nel discorso inaugurale ribadì la radice antitirannica della cultura cittadina. Ai congressisti furono distribuite le versioni francesi delle pubblicazioni su Villanova e Marzabotto (La nécropole de Villanova découverte et décrite par le comte sénateur G. G., ibid. 1870; Renseignements sur une ancienne nécropole à Marzabotto près de Bologne, ibid. 1871): vi erano riproposte tutte le controversie sulla loro scoperta, ma mentre l'interpretazione che il G. aveva dato su Marzabotto non ebbe successo, la sua teoria di continuità etnica etrusca tra le culture di Villanova-Marzabotto-Certosa, che aveva avuto in E. Brizio uno dei principali oppositori, risultò convincente.
Il 7 genn. 1878 il G. fu nominato direttore del nuovo Museo civico bolognese, in cui si accorpavano le collezioni comunali e le universitarie. Alla vigilia dell'inaugurazione (24 sett. 1881) venne a mancare la moglie: profondamente colpito, il G. si ritirò per due anni per comporne la biografia (Maria Teresa di Serego-Allighieri Gozzadini, ibid. 1882; fu ristampata, sempre a Bologna, nel 1884 con una prefazione di G. Carducci, segretario della Deputazione).
Gli anni seguenti videro il G. tornare gradualmente alla ricerca, con interventi, soprattutto dalle pagine di Notizie degli scavi di antichità, sulle necropoli bolognesi e delle terremare di Crespellano e Castelfranco, senza però entrare più nel vivo del dibattito scientifico.
Tra i contributi più importanti in quella sede si segnalano Bronzi arcaici rinvenuti nella parrocchia di Monteguragazza, Tavernola-Reno (1882, pp. 368-372), Nuovi scavi nella necropoli felsinea nel podere S. Polo (1886, pp. 67-76, 340-349).
Il G. morì nell'eremo di Ronzano il 25 giugno 1887, mentre stava completando una nota di scavi e la storia del suo omonimo avo, governatore di Reggio per papa Leone X. Cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro sin dal 1837, fu insignito da Umberto I dell'Ordine del merito civile dei Savoia. La sua collezione archeologica, il cui catalogo fu pubblicato dalla figlia (Museo Gozzadini. Catalogo degli oggetti archeologici raccolti ed illustrati dal conte senatore G. G., a cura di G.G. Zucchini, ibid. 1888), la raccolta di armi, la biblioteca e l'archivio di famiglia vennero donati alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio; solo nel 1960 i reperti vennero riuniti nel Museo civico.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Carte Gozzadini, mss. 428-444; carteggio, XII, 6 (lettere del periodo 1830-40; inventario in G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LXV); Ibid., Biblioteca comunale Carducci, albo 3, 198; LXI, 9, 16868 (inventario in Mazzatinti, LXII); G. Gozzadini Zucchini, L'archivio della famiglia Gozzadini, Bologna 1890; N. Malvezzi, Lettere di storia e archeologia a G. G., Bologna 1898 (170 lettere del periodo 1820-98, con prefazione di G. Carducci).
F. Corazzini, Delle scoperte archeologiche del conte senatore G. G., Bologna 1878; C. Albicini, Cenno necrologico del conte G. G., in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, V (1887), pp. I-VIII; Necrologia, in Bull. di paletnologia ital., XIII (1887), pp. 134-136 (con bibliografia di protostoria); C. Albicini, G. G., in L'Illustrazione italiana, 6 nov. 1887, p. 331; A. De Gubernatis, La morte del senatore G., in La Stella d'Italia, 27 ag. 1887; L. Frati, Al feretro del conte senatore G. G., in Annuario della R. Università di Bologna 1887-88, pp. 1-15 (con bibl.); N. Malvezzi, Di uno storico e archeologo bolognese, in Nuova Antologia, 16 marzo 1888, pp. 220-254; C. Albicini - G. Carducci, Commemorazione delli 15 giugno 1888, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, VI (1888), pp. 237-240; [P. Ducati], Ricordi archeologici bolognesi. G. G. - A. Zannoni - E. Brizio, in Il Comune di Bologna, XIV (1928), pp. 3-8; F. Flora, La cultura a Bologna nel Risorgimento, in Bollett. del Museo del Risorgimento, V (1960), 1, p. 310; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna (1845-1871), a cura di A. Berselli, I-IV, Bologna 1960-62, ad indicem; R. Santi, G. G. a Ronzano: la redenzione dello storico "eremo", in Strenna stor. bolognese, XXII (1972), pp. 329-384; Id., I Gozzadini all'eremo di Ronzano nella luce del Risorgimento, I, ibid., XXIII (1973), pp. 279-318; II, ibid., XXIV (1974), pp. 281-305; III, ibid., XXVII (1977), pp. 306-324; C. Morigi Govi, La prima età del ferro, in Storia dell'Emilia-Romagna, I, a cura di A. Berselli, Bologna 1976, pp. 63, 70, 72, 78; G. Sassatelli, Bologna e Marzabotto: storia di un problema, in Studi sulla città antica. L'Emilia-Romagna, Roma 1983, pp. 66-70, 72-75, 77-81, 105-112; D. Vitali, La scoperta di Villanova e il conte G. G., in Dalla Stanza delle antichità al Museo civico. Storia della formazione del Museo civico archeologico di Bologna, a cura di C. Morigi Govi - G. Sassatelli, Bologna 1984, pp. 223-237 (con bibl. archeologica); D. Vitali, Il V Congresso di antropologia e archeologia preistorica a Bologna, ibid., pp. 277-306; C. Morigi Govi, Il Museo civico del 1871, ibid., pp. 258-262, 265, 267; G. Fasoli, Gli archeologi della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, ibid., pp. 33-35; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 526; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 333.