GOTTARDI, Giovanni
Nacque a Faenza il 27 dic. 1733 da Giovanna Carradori e Francesco Maria, muratore, detto fra Barbino (Strocchi).
Nel 1750 dipinse la Madonna del Buon Consiglio (Faenza, chiesa di S. Agostino), copia dell'immagine quattrocentesca ad affresco venerata nell'omonimo santuario di Genazzano. Col favore degli agostiniani, circa un anno dopo, andò a studiare pittura a Roma, dove, appoggiato dal generale dell'Ordine Carlo Vásquez, fu ospitato nello stesso convento. Successivamente si stabilì con la moglie e due figlie nella parrocchia di S. Agostino. Fonti faentine coeve lo dicono scolaro di A.R. Mengs (Mengolini) e professore a Roma (Zanelli).
Sul catalogo del G. pesa un vero e proprio "giallo" attributivo relativo a un consistente gruppo di opere faentine. Nonostante numerosi documenti attestino le commissioni e i pagamenti al G. e alcune tele ne rechino la firma, a metà Ottocento il cronista G.M. Valgimigli (Memorie storiche) lo accusò di essersi fatto dipingere da Cristoforo Unterperger le pale faentine spacciandole per proprie, conscio della pochezza dei suoi mezzi. Tale tesi non è motivata da Valgimigli né citando una fonte né con un esame stilistico ed è in contrasto con i riconoscimenti riscossi dal G. a Roma e con il silenzio dei cronisti romani del tempo. La tesi di Valgimigli trovò credito presso gli studiosi ottocenteschi; ripresa da A. Corbara (1950), su essa si è allineata gran parte della critica seguente, con l'eccezione di E. Golfieri e di A. Tambini (1995, 1997); un utile ed equilibrato resoconto della questione è stato redatto da C. Felicetti. La personalità del G. è stata infine delineata, su base stilistica e documentaria, in una breve monografia (Tambini, 1999) su cui concorda Claudio Strinati (comunicazione scritta, 1999).
All'inizio lo stile del G. appare legato a modi maratteschi e a un gusto tardobarocco tradizionale, come mostra la pala con la Madonna che dà la cintola ai ss. Agostino e Monica, eseguita intorno al 1760 per la chiesa romana di S. Agostino. Sulla stessa linea è la pala con i Ss. Giovanni di Dio e Giacomo invocanti la Vergine, eseguita per la chiesa dell'ospedale di Faenza e posta in loco il 14 genn. 1764; committente dell'opera fu probabilmente il vescovo Antonio Cantoni cui si deve la costruzione del nuovo ospedale. Assegnata a Unterperger da Corbara (1950) e ancora da Felicetti, è oggi accolta l'attribuzione al G. argomentata da A. Tambini (1999).
In seguito il G. mostrò un progressivo adeguamento alla prima fase del neoclassicismo romano. Ne dà già atto la pala con S. Pietro che risana il paralitico, eseguita nel 1765 per la chiesa di S. Antonio Abate a Parma e pagata al G. 50 zecchini (Mendogni).
Nell'opera a ricordi del Domenichino (Domenico Zampieri) e di Guido Reni si uniscono elementi propri del Seicento romagnolo, soprattutto l'accentuato realismo dei personaggi inseriti in ampie architetture di carattere classico; sono evidenti inoltre agganci con la pala, di identico soggetto, di Francesco Mancini posta nel 1750 sull'altare nella tribuna di S. Pietro in Vaticano (attualmente nell'aula delle benedizioni).
Confermano tale direzione di stile due opere eseguite dal G. nel 1766 per la chiesa di S. Domenico ad Ascoli Piceno: la tela con S. Vincenzo che resuscita un bambino, recante sul retro il nome del committente e la firma dell'autore ("Ioannes Gottardi iussu A.R.P.M. Philippi De Angelis/ in Provincia magistri/ pinxit Romae/ an. 1766"), oggi nella locale chiesa del cimitero, e la pala con i Ss. Paolo e Tommaso d'Aquino conservata attualmente nella Pinacoteca della città.
Le due opere, di notevole qualità, presentano stilemi tipici del pittore quali la coppia di personaggi che dialogano in secondo piano, i putti volteggianti all'apice, i panneggi ben lumeggiati; la testa di s. Paolo, in particolare, riprende quella del s. Pietro di Parma.
In questo lasso di tempo si colloca anche la pala con le Ss. Felicita e Perpetua dipinta per la chiesa di S. Perpetua a Faenza e oggi conservata nell'ex chiesa di S. Giuseppe nel palazzo delle Esposizioni della città. Committente fu il faentino G.C. Boschi, che aveva il giuspatronato della chiesa, forse in occasione della sua nomina a cardinale nel 1766; i suoi eredi conservavano ancora nell'Ottocento il bozzetto di questa pala e di quella, precedentemente citata, dipinta per la chiesa dell'ospedale (Valgimigli, Appunti…).
Nell'opera, strettamente connessa con la pala di Ascoli raffigurante S. Vincenzo, l'aggiornamento sulla cultura romana conduce il G. verso un revival dell'antico a metà strada tra la citazione erudita e il racconto di storia cui si uniscono rimandi reniani; sulla attribuzione al G., già accolta da Corbara (1950), concorda anche il recente studio di Lui (1999).
Agli anni Sessanta dovrebbe risalire anche la Predica di s. Antonio da Padova al tiranno Ezzelino da Romano, nella chiesa del Suffragio di Faenza. La scritta sul retro la dice dipinta dal G. all'età di 29 anni, cioè nel 1762, mentre la postilla "Romae 1770" indica probabilmente la data di ultimazione o di consegna.
L'opera, attestata in chiesa nel 1777 come "un Sant'Antonio da Padova del Gottardi" (Zanelli, p. 690), riprende nel volto di s. Antonio la stessa tipologia del s. Tommaso raffigurato nella pala della Pinacoteca di Ascoli e ripropone l'accentuato gusto scenografico e lo stesso clima protoclassico della pala di S. Perpetua; a quest'ultima opera la collega inoltre un analogo, minuzioso, descrittivismo dei costumi e delle espressioni che non trova riscontri nello stile di Unterperger (Felicetti).
Risalgono alla seconda metà degli anni Sessanta altre due opere dipinte per la chiesa faentina di S. Domenico: la Visitazione, databile al 1766-67, in base a documenti di proprietà della famiglia committente, i conti Laderchi (Faenza, Biblioteca comunale, Mss. 71, b. XV: Carte Laderchi), e la pala con S. Domenico guidato dagli angeli. Quest'ultima segna senz'altro un salto di qualità per l'eleganza formale, lo straordinario senso della luce, i colori tersi e luminosi che mostrano una più netta tangenza con la poetica neoclassica.
Tali esiti che potrebbero far pensare in un primo tempo all'arte di Unterperger, sembrano tuttavia coerenti con il percorso del G.: vari motivi come i due angioletti in alto a sinistra, la figura del giovane di spalle, il gruppo della donna col bambino dalla testa riccioluta vista di scorcio, si dimostrano citazioni quasi letterali dalla pala di Parma.
Nel 1770 il G. divenne socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Tra il 1774 e il 1778 si possono datare le tre pale dipinte per l'oratorio di S. Giacomo a Russi raffiguranti La Madonna col Bambino e s. Giacomo, L'apparizione di s. Antonio a s. Luigi Gonzaga e S. Francesco di Paola; commissionate anch'esse dal vescovo Cantoni, si trovano attualmente nel seminario di Faenza.
In queste opere l'adesione del pittore al primo neoclassicismo romano trova il suo apice mentre si conclude quella ricerca di sintesi tra le istanze espressive tardobarocche e il purismo del neoclassico avviata con la pala raffigurante S. Domenico; le tele si collegano strettamente con i nuovi esiti pittorici romani (in particolare l'opera di Gaetano Lapis) e mostrano una effettiva tangenza con lo stile di Unterperger in particolare con le opere inviate da quest'ultimo nelle Marche negli anni Ottanta, come la pala del duomo di Macerata (1786: La Madonna col Bambino e s. Giuliano) e quella del duomo di Spoleto (1787: S. Ponziano). Nella Predica di s. Antonio da Padova, in particolare, le figure del Bambino Gesù biondo e paffuto e dell'angelo con la grande ala che fende lo spazio sembrano desunte dalla Madonna col Bambino e s. Agnese (Roma, collegio Capranica) attribuita a Unterperger e databile intorno al 1775 (Felicetti).
Databile al 1785, come attesta il documento di pagamento al G. dell'aprile di quell'anno (Lui), è lo stendardo della Beata Vergine delle Grazie, conservato a Faenza nell'oratorio di S. Pietro in Vincoli; in quest'opera il rimando a Unterperger si mostra quasi letterale, in particolare con la Comunione degli apostoli (1782: Felicetti) conservata nel duomo di Jesi e con le due Teste di apostoli (Roma, collezione Lemme, ripr. in Felicetti, figg. 92 s.), entrambe di forte dipendenza reniana, assegnate a Unterperger (G. Sestieri, Inediti di Cristoforo Unterperger, in Antologia di belle arti, III [1979], 9-12, p. 160).
La proposta (Felicetti) che la parte superiore, di impronta più emiliana, quasi gandolfiana, si debba al G. e l'inferiore a Unterperger, a quell'epoca artista ormai affermato, appare poco probabile. È possibile invece che il G. abbia fatto ricorso a modelli comuni, o abbia copiato invenzioni di Unterperger secondo una prassi diffusa nell'ambiente romano e attestata anche per il G. che nel 1781 chiese all'Accademia di S. Luca il permesso di copiare quattro opere di autori illustri (Felicetti).
Nel 1792 il G. diventò reggente della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Morì a Roma nel settembre 1812.
Fonti e Bibl.: Faenza, Biblioteca comunale, ms. 48, I-B: C. Zanelli, Cronaca o Annali di Faenza dal 1710 al 1766, pp. 678, 690; Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, ms. B 165 bis: M. Oretti, Pitture nella città di Faenza… nell'anno 1777, c. 15; Faenza, Biblioteca comunale, ms. 89: C. Mengolini, Catalogo de' pittori, scultori ed architetti faentini viventi negli anni 1779-1780, p. 49; ms. 77-II: A. Strocchi, Carte, cc. 1-5; Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, ms. B 1803: G. Giordani, Memorie manoscritte intorno alla vita e alle opere de' pittori, scultori, architetti ecc. di Faenza… dell'anno 1827, p. 351; Mss., Fondo speciale, cart. XXVIII: Id., Notizie artistiche di Romagna… (1828), p. 15; Firenze, Kunsthistorisches Institut, ms. n. 3026: G. Giordani (?), Notizie diverse sulle pitture esistenti in Faenza, pp. 4, 16 s.; Faenza, Biblioteca comunale, ms. 62-I, vol. XVIII: G.M. Valgimigli, Memorie storiche di Faenza (metà del sec. XIX), f. 81, pp. 30 s.; f. 83, p. 11; f. 84, p. 5; ms. 62-II, f. 23: Giunte, p. 29; ms. 62-III, f. PM: Id., Appunti per la storia, pp. 33 s.; F. Titi, Studio di pittura, scultura ed architettura nelle chiese di Roma, Roma 1763, p. 402; B. Orsini, Descrizione delle pitture sculture architetture ed altre cose rare della insigne città di Ascoli…, Perugia 1790, p. 43; Statuto della insigne artistica Congregazione pontificia de' Virtuosi al Pantheon, Roma 1839, pp. 44, 53; ibid. 1861, pp. 10, 63; G. Carducci, Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno, Fermo 1853, pp. 213 s.; A. Montanari, Guida storica di Faenza, Faenza 1882, pp. 94, 98, 126; A. Corbara, Appunti veneti per Faenza, II, Tele di Cristoforo Unterberger, in Arte veneta, IV (1950), pp. 138-140; Id., Altre pitture di Cristoforo Unterberger…, in La solennità di S. Maria delle Grazie, Faenza 1967, pp. 3 s.; Id., Un'opera capitale per Faenza di Cristoforo Unterberger, in Il Piccolo, 1967, n. 18, p. 5; Id., Altre opere di Cristoforo Unterberger in Romagna, in Arte veneta, XXIII (1969), pp. 243-245; Id., Cosimo Morelli a S. Giacomo di Russi, in Paragone, XXI (1970), 245, pp. 46-52; E. Golfieri, L'arte a Faenza dal neoclassicismo ai nostri giorni, I, Faenza 1975, pp. 21-24; P. Mendogni, S. Antonio Abate: uno scrigno rococò, Parma 1979, pp. 77 s.; A. Savioli, Immagini di s. Giovanni di Dio e altre immagini sacre nella chiesa dell'ospedale per gli Infermi di Faenza, in L'ospedale per gli Infermi nella Faenza del Settecento, a cura di A. Ferlini, Faenza 1982, pp. 148 s.; B. Montevecchi, S. Agostino, Roma 1985, p. 121; D. Ferriani, Ascoli Piceno, Pinacoteca civica, Bologna 1994, p. 107; B. Montuschi Simboli, in V. Maggi, Chiesa di S. Agostino, Faenza 1994, pp. 85, 95; A. Tambini, Dipinti e sculture nelle chiese del rione Rosso di Faenza, in L. Savelli, Faenza. Il rione Rosso, Faenza 1995, pp. 74 s., 98, 101; G. Lippi, in Non solo pietà. Opere d'arte dagli ospedali della provincia di Ravenna (catal.), Ravenna 1997, pp. 199-201; A. Tambini, Dipinti e sculture nelle chiese del rione Verde di Faenza, in L. Savelli, Faenza. Il rione Verde, Faenza 1997, pp. 28-31; Cristoforo Unterperger. Un pittore fiemmese nell'Europa del Settecento (catal.), a cura di C. Felicetti, Roma 1998, pp. 230-236, 269, 284, 289; A. Tambini, In difesa di G. G. pittore faentino del Settecento, Faenza 1999; A. Colombi Ferretti, Antefatti del neoclassicismo a Faenza, in Settecento riformatore a Faenza. Antefatti del neoclassicismo e il patrimonio d'arte dell'ospedale (catal.), a cura di A. Colombi Ferretti - G. Lippi, Ferrara 1999, pp. 8-14; G. Lippi, ibid., pp. 109-111; F. Lui, Antonio Cantoni e la promozione delle arti a Faenza e a Ravenna, ibid., pp. 20-31; A. Tambini, ibid., p. 141; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 420.