ZANNICHELLI, Giovanni Girolamo
Nacque a Spilamberto (Modena) nell’aprile del 1662 (Spilamberto, Archivio parrocchiale della chiesa di S. Adriano, Libro dei battezzati, n°4), da «onesta famiglia» (Dupré, 1816, p. 9), suo padre si chiamava Antonio, il nome della madre non è noto.
Dal paese natale, dopo i primi studi, si trasferì dodicenne a Venezia, dove acquisì le sue conoscenze in campo farmaceutico. Evidentemente la sua competenza fu notata, tanto che fu presto aggregato al Collegio degli speziali (1684). Due anni dopo rilevò la spezieria All’Ercole d’Oro nel sestiere di Cannaregio e in breve tempo la rese una delle più rinomate; tuttora esistente, conserva una parte degli arredi originali di Zannichelli. L’attività di speziale gli procurò notevoli introiti, grazie alla creazione di farmaci di grande diffusione. Nel 1701 iniziò a produrre le Pillole di S. Fosca o del Piovano, un lassativo così efficace da rimanere in commercio fino al XX secolo.
Il successo di Zannichelli derivò anche dalla pubblicazione di alcuni scritti, come il Promptuarium remediorum chimicorum (1701), guida alla preparazione di rimedi per vari malanni e raccolta di oltre cento ricette di medicinali.
Egli fu apprezzato anche al di fuori di Venezia e corrispose con personaggi di spicco del mondo scientifico italiano ed europeo. Pure l’illustre medico Giovanni Battista Morgagni frequentò la sua spezieria, dove apprese i primi rudimenti di chimica. Con uno dei più insigni naturalisti del tempo, il medico Antonio Vallisneri, ebbe frequenti scambi epistolari, che forniscono preziose informazioni sulla cultura scientifica dell’epoca, nonché sulla scarsa stima che Zannichelli aveva della classe medica, secondo lui interessata più al guadagno che alla salute dei pazienti. Malgrado ciò non rifiutò la laurea in medicina, chirurgia e chimica conferitagli dal duca di Parma e Piacenza Francesco Farnese (1701) e, in seguito, la più prestigiosa possibilità di esercitare la professione medica in tutti i territori della Serenissima (1725).
Zannichelli non si dedicò solo alla farmacologia, ma anche ad altre discipline – botanica, biologia marina, geologia – per le quali considerò sempre fondamentale la ricerca sul campo.
La passione per la botanica risaliva alla sua infanzia e, negli anni, raccolse e studiò numerosi esemplari nelle sue escursioni in Veneto e in Istria; i resoconti dei suoi principali viaggi sono raccolti negli Opuscula botanica posthuma (Venetiis 1730), pubblicati dal figlio. Oltre a ciò Zannichelli creò alcuni codici ed erbari, che ci restituiscono una ricca iconografia. Importante fu la sua ventennale amicizia con Pietro Antonio Micheli, professore all'Università di Pisa e prefetto dell'Orto botanico di Firenze. Di tale rapporto, cessato improvvisamente per motivi non del tutto chiariti, ci è rimasto il carteggio (Targioni Tozzetti, 1858) che illustra le proficue escursioni compiute assieme.
Di particolare rilievo furono quelle effettuate nei Colli Euganei, presso Padova, che portarono alla scoperta anche di un raro endemismo, la Ruta patavina, descritta nell’Iter per Montes Euganeos (in Opuscula botanica, cit., pp. 79-86). Ma l’opera che lo rese uno dei massimi botanici del suo tempo fu l’Istoria delle piante che nascono ne' lidi intorno Venezia, per un secolo il più importante studio sulla flora lagunare veneziana, pubblicata anch'essa postuma (Venezia 1735) da Giovanni Giacomo, suo unico figlio maschio, che ereditò la spezieria paterna. Girolamo ebbe anche due figlie, Orsola, monaca a Murano, e Laura, maritata ad Ancona.
Nel 1713 proprio un viaggio per mare fino ad Ancona gli offrì l’opportunità di raccogliere numerosi campioni di vegetali e animali marini. Fu un momento di grande entusiasmo, come risulta da quanto scrisse nella lettera De Myriophyllo pelagico, aliaque marina plantula anonyma (Venetiis 1714), indirizzata al nobile veneziano Cristino Martinelli, proprietario di un rinomato orto botanico. Le sue osservazioni sono precise, come nel caso della plantula anonyma che nessuno aveva ancora descritto, della quale allegò un accurato disegno.
Nel 1715 fu catturato al largo di Pesaro un capodoglio lungo 20 metri, pesante circa 400 quintali. La notizia ebbe notevole risalto e arrivò anche a Venezia, attirando l’inevitabile attenzione di Zannichelli, che pubblicò un Puro, e distinto Raguaglio del gran Pesce [sic] chiamato Balenotto Buffalino, detto anco Capo d’Olio, preso in vicinanza del Porto di Pesaro il Giorno delli 18. Aprile 1715. Da Paron Domenico Cavaglieri: una segnalazione importante, forse la prima così ricca di particolari, poiché le conoscenze sui cetacei all’epoca erano assai vaghe. In seguito egli manifestò l’intenzione di scrivere un libro sull’intero mare Adriatico, ma altre ricerche, e l’età, gli impedirono ulteriori studi in merito.
Il profondo interesse per la natura lo portò a dedicarsi anche alle scienze della terra: accettò senza riserve l’azione del Diluvio come causa prima di grandi cambiamenti avvenuti nel pianeta, ma anche intuì l’esistenza di fenomeni come periodiche trasgressioni del mare sulle terre emerse, utilizzando, tra i primi, il microscopio, di cui aveva intuito l’importanza per lo studio dei reperti più minuti. Creò una raccolta di fossili e minerali provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, continuamente ingrandita grazie a scambi con alcuni dei più famosi geologi del tempo, come lo svizzero Johann Jakob Scheuchzer e l’inglese John Woodward. Di questa, andata dispersa, ci restano precise testimonianze nel testo, a cura del figlio, Enumeratio rerum naturalium quae in Musaeo Zannichelliano asservantur (1736), che contiene l’elenco di circa 1700 reperti. La sua importanza era tale da essere conosciuta anche al di fuori del mondo scientifico: infatti Zannichelli, in occasione delle principali festività, prese l’abitudine di esporre i pezzi più appariscenti e curiosi della raccolta all'esterno della sua spezieria, suscitando ammirazione e stupore tra i passanti.
Egli compilò 26 Quaderni, composti da lettere e scritti su specifici argomenti; particolarmente interessante è il manoscritto, dal titolo De Sole Aereque capiendo, in cui descrive il progetto, in seguito realizzato, di una macchina destinata a catturare l’energia solare per usi pratici.
A Zannichelli va infine il merito di un'impresa che allora ebbe notorietà solo tra i botanici e non riscosse il meritato riscontro nella storia dell’alpinismo. Nell’Iter botanicum ad Montem Caballum (in Opuscula botanica, cit, pp. 39-54), viene descritta l’ascesa da lui compiuta, ormai sessantaquattrenne, insieme a Pietro Stefanelli, giardiniere dell’orto botanico della nobile famiglia veneziana Nani, sul monte Cavallo in Friuli, allora praticamente inesplorato. Fu una salita difficoltosa, compiuta senza particolari mezzi, solo dei rudimentali ramponi di ferro.
Morì a Venezia l’11 febbraio 1729.
Spilamberto, Archivio parrocchiale della chiesa di S. Adriano, Libro dei battezzati, n°4; Padova, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università, Ar.3-11 (ricca di dati); di notevole importanza sono i Quaderni (Ar.12 n. 1-26), il VI dei quali contiene De Sole Aereque capiendo; Archivio di Stato di Venezia, Sanità, Notatori, reg. 745, cc. 151v-152r, dove compare il parere positivo alla fabbricazione e al commercio delle Pillole del Piovano (10 giugno 1701). F. Dupré, Elogio storico di G. Z. farmacista, Venezia 1816; G. Targioni Tozzetti, Notizie della vita e delle opere di Pier’Antonio Micheli, Firenze 1858, pp. 195-240; P.A. Saccardo, I codici botanici figurati e gli erbari di Gian Girolamo Z., Bartolomeo Martini e Giuseppe Agosti esistenti nell’Istituto botanico di Padova, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1903-04, t. 63, parte 2, pp. [1-118]; B. Brunelli Bonetti, Corrispondenti del Vallisneri: Gian Girolamo Z., ibid., 1938-39, t. 98, parte 2, pp. 15-23; C. Lazzari, Le scienze della terra nel Veneto dalle origini ai giorni nostri, Venezia 2002, pp. 70 s.; Id., G.G. Z., speziale a Venezia, e il suo tempo, Venezia 2016.