GASTOLDI (anche Castoldi), Giovanni Giacomo
Compositore, nato a Caravaggio al principio della seconda metà del sec. XVI, morto (in Mantova?) prima del 1619 (non nel 1622 come si afferma generalmente). Occupò lungamente il posto di maestro della cappella musicale di S. Barbara in Mantova, annessa alla corte dei Gonzaga. A Mantova si era trasferito certo prima del 1581. Le sue mansioni presso i Gonzaga furono dapprima quelle di cantore, giacché l'inizio dell'attività del G. nel campo della composizione è da porre nel 1581. Consacrato prete, G. venne innalzato al grado di direttore delle musiche in S. Barbara, nella qual carica fu confermato nel 1587. È probabile che la direzione della cappella di S. Barbara sia rimasta affidata al G. fino al 1609, e che con la direzione di quella cappella G. abbia chiuso la sua carriera. Finché fu in carica, ebbe vicino a sé musicisti come Jakob van Wert, Benedetto Pallavicino, Salomone Rossi e Claudio Monteverdi, senza che la sua reputazione ne fosse scossa. In omaggio alla sua fama fu anche composto un carme, posto in fronte a una collezione manoscritta di Salmi dello stesso G., già appartenuta all'arch. musicale di S. Barbara. Nessun dato serio prova che egli sia stato a Milano direttore della cappella musicale metropolitana.
Scrisse Canzoni a cinque voci (Venezia 1581); nello stesso anno compose "alcune canzonette in guisa di Napolitane come primi fiori". Nel genere sacro, G. compose Messe, Mottetti, Salmi da Vespro, un Completorium ad usum Romanae ecclesiae, Sacre lodi, ecc. Ma la sua grande notorietà è da attribuire piuttosto alle musiche profane, ai Madrigali di cui il maestro compose parecchi libri a otto, sei e cinque voci, e più ancora ai Balletti a cinque e a tre voci e alle Canzonette pure a tre. Ponendosi accanto ai fautori del nuovo stile, G. diede alla luce, nel 1604, i Commenti musicali a otto voci con le sinfonie, "comodi per concertare con ogni sorte de stromenti"; ugualmente fece nei Balletti a cinque "con li suoi Versi per cantare, sonare et ballare". Il successo di questi balletti fu immenso, tanto che al moltiplicarsi delle ristampe nazionali tennero dietro quelle apparse all'estero, ad Amsterdam come a Norimberga, le quali fecero nascere imitatori più o meno felici del genere.