DOTTI, Giovanni Giacomo
Nacque nel 1724 a Bologna dall'architetto Carlo Francesco e da Caterina Tartarini. Ancor più di suo padre rimase legato al lavoro artigianale e si impegnò soprattutto nella cosiddetta "architettura minore". Innanzitutto il suo nome è associato alla pubblicazione postuma dell'opera del padre sul restauro della cupola di S. Pietro a Roma: Memorie critico-istoriche intorno alla cupola di S. Pietro in Vaticano e al risarcimento apprestatole dal Poleni umiliate alla Santità di Nostro Signore papa Pio IV da G. G. Dotti architetto bolognese (Bologna 1793).
Nell'introduzione il D. giustificava la tardiva pubblicazione adducendo come motivo - peraltro poco accettabile - una nuova instabilità della cupola. L'opera è divisa in due parti. La prima riguarda la proposta presentata nel 1743 da Carlo Francesco per il restauro della cupola; la seconda contiene considerazioni sul Bramante, sulla costruzione e sulla struttura della cupola, nonché alcune affermazioni del D., il quale, diversamente da suo padre, criticava il rafforzamento della cupola eseguito secondo il progetto da G. Poleni nel 1743-48. Il trattato presenta anche alcune tavole che furono incise, dietro commissione del D., da F. Baratta e G. Guidicini.
Lo stato attuale degli studi non consente una ricostruzione definitiva della vita e dell'attività del Dotti. La sua formazione avvenne sotto la guida del padre; nel 1748 fu ufficialmente nominato aiutante di quest'ultimo che ricopriva la carica di "architetto del Senato" (Matteucci, 1969, p. 196). Dopo la morte del padre nel 1759 il D. ne ereditò gli incarichi. Come "architetto del Senato" redasse numerosi pareri sia per Bologna sia per Imola. Il suo nome e spesso legato alla costruzione o alla sistemazione di strade di Bologna e dintorni o alla definizione dei confini del territorio bolognese. Era responsabile, inoltre, della pavimentazione delle strade di Bologna e della regolamentazione del corso dei fiumi. Al pari di suo padre non ebbe importanti incarichi architettonici pubblici.
Non è possibile conoscere con sicurezza il contributo del D. all'architettura di Bologna. Tra le opere a lui attribuite si devono ricordare il completamento del santuario della Madonna di S. Luca secondo il progetto di suo padre Carlo Francesco, il ripristino della porta cittadina in strada Maggiore, la volta nel salone del palazzo di re Enzo (1771), i restauri nella chiesa nuova (1780) e la chiesa della Beverara. Alcuni disegni conservati permettono di considerare opera certa del D. il portale di ingresso alla certosa (Matteucci, 1969, p. 63) e la tromba delle scale nel palazzo Dondini (Bologna, Bibl. comunale: Raccolta Gozzadini), oggi Sassoli de' Bianchi. Anche altri disegni, come per la chiesa di S. Maria dell'Ispirazione (oggi distrutta) e per il palazzo Pietramellara, oggi Sassoli de' Bianchi, si trovano nella Raccolta Gozzadini. Non è chiaro il contributo del D. al restauro di palazzo Tiburtini (cfr. Matteucci, 1969, pp. 63 s.). A causa di questa commissione, peraltro poco rilevante, nacque una violenta polemica tra il D. e Raimondo Compagnini, combattuta da entrambi gli architetti anche per iscritto in diversi libelli: questi sono molto ricchi di notizie relative al dibattito sull'architettura che si svolgeva in quel tempo a Bologna e al contempo contengono molte informazioni sugli edifici della città e sui loro autori.
Sono del D.: Squarci d'annotazioni e varie pagine del libricolo intitolato Pitture ... dedicati agli amatori di verità da pochi principianti d'architettura, Faenza 1777; Sentimenti di pochi principianti d'architettura in ordine alle verità di fatto publicate dal signor R. Compagnini, Bologna 1777; Isoliti principianti d'architettura tornati in vita per opera del celebre ingegnere signor R. Compagnini, Bologna 1778. Sono di R. Compagnini: Verità difatto esposte da R. Compagnini e dedicate agli amatori di verità, Faenza 1777; Dilucidazioni di fatto contra ai sentimenti di pochi principianti d'architettura usciti dalle stampe del Sassi nello scaduto anno al pubblico imparziale …, Cremona 1778.
Non è conoscìuto l'anno di morte del D.; il Guidicini dice, in una nota al trattato sul restauro della cupola di S. Pietro, che il D. sì trovava ancora a Roma nel 1792 (cfr. Matteucci, 1969, p. 63, n. 115).
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. comunale, ms. B, 132: M. Oretti, Notizie dei professori del disegno... bolognesi e de' forestieri di sua scuola, c. 306; G. Zucchini, Edifici di Bologna, Bologna 1931, pp. 39, 71, 86, 117; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1950, pp. 2, 56, 59, 117, 180; A.M. Matteucci, C. F. Dotti e l'architettura bolognese del Settecento, Bologna 1969, pp. 7, 44, 53, 57, 63, 64, 96, 136-140, 196 (con fonti documentarie e ulteriore bibliografia); W. Oechslin, C. F. Dotti (1670-1759), Architekt des frühen Settecento in Bologna, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXXIV (1971), pp. 228-232; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon..., IX, p. 502.