BARBELLO, Giovanni Giacomo
Nacque a Crema nel 1590; la tradizione vuole che in età giovanile abbia appreso l'arte del disegno e della pittura a Napoli. Tornato presto in patria, iniziò a lavorare nella propria città, passando più tardi in altri centri lombardi, ove, trattando alternatìvamente la tecnica della pittura a olio e dell'affresco, dimostrò abilità di disegno e senso spesso brillante del colore. Dipinse volte e pareti di sale signorili con alto spirito di fantasia inventiva e conoscenza prospettica.
Morì il 2 luglio 1656 a Calcinato (Brescia), colpito da un colpo d'archibugio durante una sagra.
Tra le sue prime opere si ricordano gli affreschi con Episodi della vita dì s. Giorgio (16 11), nella vecchia chiesa di Casaletto Vaprio, e i Quindici misteri del Rosario,affrescati (1611-1618) nell'oratorio di S. Rocco a Montodine.
Datata 1631 è una pala con i Ss. Rocco e Sebastiano nella parrocchiale di Madignano (Crema). Verso il 1635-38 il B. dipinse a Crema due importanti cicli ad affresco, nella chiesa di S. Maria delle Grazie e in quella di S. Giovanni Decollato: il colore è limpido e forte, "ambrato nelle trasparenze delle ombre e degno delle tradizioni cinquecentesche in contrasto col farraginoso raggruppamento delle figure e con gli spunti impressionistici che furono poi peculiari del pittore" (Gussalli).
Del 1635-36 circa sono i medaglioni con scene simboliche e figure fra ricche volute e cartigli in un salone del palazzo Terzi a Bergamo, e datato 1636 è il brioso Autoritratto del B. in atto di sonare la chitarra con abito sfarzoso da gentiluomo, composto con gusto di fattura e fresco di tocchi di vivido colore (Lovere, pinac. Tadini). Di un decennio più tarda è la pala con la Vergine in gloria e santi (compiuta nel 1646) nella chiesa di S. Lazzaro a Bergamo.
Negli anni 1647-49 il B. compì le vaste decorazioni ad affresco nelle volte dello scalone e di alcune sale nel palazzo dei conti Moroni in Bergamo, insieme con il pittore G. B. Azzola, che gli fu prima allievo e poi aiuto.
Il talento inventivo e l'originalità di composizione di questi lavori mossero il p. Donato Calvi, scrittore e letterato agostiniano, a stendere nel 1655 uno scritto descrittivo su Le misteriose pitture del Palazzo Moroni.
L'Azzola collaborò con lui anche negli anni precedenti il 1656, quando decorò le sale del castello dei conti Martinengo a Cavernago, presso Calcinate; in questa località, nel 1654, il B. aveva iniziato l'Assunta per il coro della chiesa parrocchiale a cui stava attendendo ancora l'anno in cui morì. Di quest'opera è rimasta solo la parte inferiore con gli Apostoli intorno all'avello della Vergine: la parte superiore è andata perduta per deperimento.
A Bergamo e nel Bergamasco svolse la sua maggiore attività, dipingendo per chiese quadri di figure, in genere di notevoli di mensioni. Per S. Rocco eseguì una pala con S. Fermo e s. Antonio;nella grande chiesa di S. Agostino, per la cappella Angelini, due storie di Miracoli di s. Nicola,ora passate alla parrocchiale di S. Andrea dopo la soppressione della chiesa agostiniana - Nella parrocchiale di S. Grata in Borgo Canale una grande pala mostra S. Grata che presenta a s. Esteria e s. Lupo e ad un gruppo di persone la testa recisa del martire s. Alessandro.
Lasciò anche altri dipinti in sacri edifici del Bergamasco: a Bonate Sopra un quadro di S. Antonio da Padova;a Gandino una pala dedicata alla SS. Trinità;a Lovere, nell'antica chiesa di S. Maria di Valvendra, un S. Francesco d'Assisi,segnandovi la propria firma "Iacobus Barbellus", e un grande quadro di m. 4 X 4 di vivido colore raffigurante la Presentazione di Gesù al tempio.Nella Pinacoteca Tadini, sempre a Lovere, sono un Cristo morto tra la Madonna e la Maddalena e un S. Michele.
Pale d'altare si trovano a Ss. Faustino e Giovita a Brescia e nelle parrocchiali di Quintano (Cremona) e di Ombriano (com. di Crema).
Prima che si accingesse ai più vasti lavori decorativi dei palazzi bergamaschi Terzi e Moroni e delle sale del castello di Cavemago, il B. aveva già dato saggio della sua abilità prospettica e delle sue qualità di pittore in sale di edifici di Crema e del Cremasco: nella villa Tensini (ora Sabadini) a S. Maria della Croce, in palazzo Premoli a Crema e nella villa Vimercati Sanseverino (già Benzoni) di Vaiano Cremasco.
In tutta la sua opera di frescante domina una fantasia ricercatrice di effetti, di ombre e di luci in un addensamento di elementi architettonici accostati a fregi, ad omati, scorci prospettici, cartigli con motti latini, medaglioni con episodi figurativi, statue allegoriche, scene mitologiche, formanti nell'insieme composizioni svolte su trame proposte dalle concezioni spesso enfatiche e ampollose dei letterati del tempo. Il B. affrontò dunque, con indubbio talento, temi e forme non ricalcando direttive suggerite da altri artisti, ma generando aspetti nuovi alla decorazione secentesca.
Ebbe una figlia, di cui si ignora il nome, che esercitò la pittura; fu pittore anche il'figlio, Carlo Antonio, operoso nel Cremasco, di cui resta un quadro firmato e datato 1675, la Visitazione con s. Biagio e s. Giovanni Battista,nella chiesa di S. Pietro a Crema; altre opere sue vengono molto probabilmente ancora assegnate al padre.
Fonti e Bibl.: D. Calvi, Le misteriose pitture del Palazzo Moroni,Bergamo 1655, passim;A. Pasta, Le pitture notabili di Bergamo...,Bergamo 1775, pp. 56, 62, 66, 86, 91, 93; F. Sforza Benvenuti, Diz. biogr. cremasco,Crema 1888, pp. 10 s.; Bergamo, Curia vescovile, Commissione diocesana d'arte sacra: E. Fornonì, Pittori forestieri in Bergamo,ms. [circa 1910l, I, p. 47; E. Gussalli, G. G. B.,in Emporium, XLVIII (1918), pp. 292-304 (con bibl.); Invent. degli oggetti d'arte d'Italia:A. Pinetti, Prov. di Bergamo,Roma 1931, v. Indice; L.Gaflina, L'Accademia Tadinì in Lovere,Bergamo 1954, D. 35; A. Bombelli, I Pittori cremaschi,Milano 1957, pp. 83-86; p. 117 (per Carlo Antonio); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp. 467 S. (con ulteriore bibl.).