BARBA, Giovanni Giacomo
Incerti sono l'anno e il luogo di nascita, e mentre un biografo del secolo scorso sostiene che essa sia avvenuta nei primi anni del sec. XVI ad Angri (G. De Crescenzio, Diz. stor. biogr. degli illustri e benemeriti salernitani,Salerno 1937, p. 13), il Gutierrez sposta la data tra il 1490 e il 1495, e per la località propone la stessa Napoli. Entrato giovanissimo tra gli eremiti di S. Agostino, venne inviato dai suoi superiori a Napoli presso lo studentato dell'Ordine stesso tra il settembre 1514 e il 1517; il 10 settembre di questo anno era "studens formatus" a Padova, dove poco meno di due anni più tardi divenne "cursor". Finalmente il 29 genn. 1522 fu nominato lettore presso lo Studio dell'Ordine a Siena. Ancora due aruú, e il 27 apr. 1524 ebbe il baccellierato in teologia, continuando l'insegnamento a Siena sino all'agosto dello stesso anno. Fu mandato allora a Venezia perché spiegasse la Sacra Scrittura al popolo in lingua volgare, secondo il desiderio del papa, che ne aveva incaricato i frati mendicanti.
Nel maggio 1525 fu incaricato di recarsi a Bologna per rappresentare l'Ordine al capitolo generale dei frati predicatori. Lo si ritrova un anno più tardi priore del convento napoletano degli agostiniani per un trimestre e dall'agosto seguente reggente dello Studio romano del suo Ordine. Continuando negli incarichi relativi alla organizzazione degli studi, nell'aprile 1529 passò reggente dello Studio perugino; nel 1534 il B. assurse a una delle massime gerarchie dell'Ordine divenendone procuratore generale presso la Curia romana. In questo periodo, durante il generalato di Gabriele della Volta e soprattutto quando questi scomparve improvvisamente, pare che il B. abbia tenuto una linea di condotta non sempre limpida, intervenendo a Roma nella speranza di succedere al della Volta (H. Jedin, Girolamo Seripando,Würzburg 1937, I, passim).In tal modo i suoi rapporti col Seripando, l'uomo più autorevole e stimato dell'Ordine, che già in precedenza non erano stati buoni, peggiorarono notevolmente, anche perché fu proprio il Seripando ad essere creato generale alla fine del 1538.
Non si può escludere che nella tensione tra i due uomini - sicuramente di statura ben diversa - abbia influito anche la comune origine napoletana. Il 14giugno 1538 il B. fu nominato reggente dello Studio napoletano e insieme vicario del generale dell'Ordine in quel convento. L'anno dopo è reggente dello Studio fiorentino e incaricato dal Seripando di altre mansioni minori in Toscana.
L'urto con il nuovo superiore generale non si sarebbe appianato che lentamente, se il B., divenuto priore del convento di Napoli nel 1540 e provinciale della Terra di Lavoro nel 1542, solo dall'inizio del 1543 fu chiamato nuovamente a Roma come procuratore generale, carica che gli fu confermata dal successivo capitolo generale. In tal modo il Seripando rimetteva in luce il B., ben deciso, però, a non inserirlo nuovamente nel governo dell'Ordine. Tale proposito fu facilitato dalla morte di Alfonso Olivo, l'agostiniano che ricopriva l'ufficio di sacrista pontificio. Sventato un tentativo dei domenicani di farsi attribuire l'ufficio stesso, il Seripando presentò al papa un elenco di sei candidati agostiniani: il primo dell'elenco era appunto il Barba. E Paolo III il 25 nov. 1544 gli conferì tale ufficio, notevolmente onorifico, ma che lo rendeva estraneo alla vita interna del suo Ordine.
Un anno e mezzo dopo, il 26 maggio 1546,ebbe anché la diocesi di Teramo, pur restando sacrista e perciò non risiedendo. Cessò da tale diocesi nel 1552 per passare, il 3 luglio 1553,a quella di Temi, dotata di reddito sensibilmente maggiore, che tenne sino alla morte; solo nel 1562 gli fu dato un coadiutore. L'attività pastorale svolta personalmente fu anche qui limitatíssima: appena nominato iniziò una visita pastorale, ma la fece terminare poi dal suo vicario, tornando a Roma. Qualche altra breve residenza in diocesi fu solo sporadica.
Cessato nel 1554 il generalato del Seripando, pare che il B. facesse qualche tentativo per rientrare nel gioco interno dell'Ordine, come si può intuire da una bolla del luglio 1559, provocata dal suo caso personale, con la quale Paolo IV imponeva a ogni vescovo proveniente da Ordini religiosi la rinuncia a qualsiasi nuova dignità all'intemo dell'Ordine stesso. Evidentemente il Seripando ed i suoi successori vegliavano ed anche questo estremo tentativo fu sventato.
Data la buona preparazione teologica del B. e la sua posizione in Curia, egli ebbe più volte occasione di interessarsi ai lavori del concilio di Trento, ai quali intervenne anche di persona nel 1547 e nel 1562-63.
Nell'estate del 1546 con quattro altri teologi romani dovette esprimere il proprio avviso sulle discussioni in corso a Trento sul problema della giustificazione e in particolare sulla questione della doppia giustificazione (testo in Concilium Tridentinum, a cura della Soc. Goerresiana, XII, Friburgi i. B. 1930, pp. 687 s.).Si recò poi al concilio dopo la traslazione a Bologna, per incarico e con una sovvenzione economica del papa, restandovi tra il settembre 1547 e il marzo successivo, quando fu richiamato a Roma dal pontefice. In tale periodo non si ebbero discussioni di grande rilievo né la partecipazione del B. si fece notare particolarmente. Altrettanto si dica per il successivo intervento al terzo periodo conciliare. Gìunto a Trento il 14 luglio 1562 con sei persone del seguito, vi rimase sino alla conclusione definitiva del concilio; gli atti conservano il testo di alcuni suoi interventi (Concilium Tridentinum, VIII, Friburgi i. B. 1919, e IX, ibid. 1924).Mantenne l'ufficio di sacrista apostolico anche sotto i successori di Paolo III sino a papa Pio IV e morì il 10 ott. 1564 a Otricoli.
Bibl.: A. Rocca, Chronistoria de apostolico sacrario,in Opera omnia, Romae 1619, I, pp. 345s.; L. Empoli, BullariumO.E.S.A.,Romae 1628, p. 406;F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, Venetiis 1717, I, coll. 372, 762, 764;N. Palma, HistoriaInterammae,Teramo 1833, III, p. 21;G: Lanteri. Postrema saecula sex religionis augustinianae,Tolentini 1858, II, p. 194;Id., Eremi sacrae augustinianae,Roma 1874, I, pp. 95 s.; G. Calenzio, Docum. ined. e nuovi lavori letter. sul Concilio di Trento,Roma 1874, passim;N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli... oggi Teramo,Teramo 1891, III, pp. 32-38;C. Eubel, Hierarchia catholica.... III, Monasterii 1923, pp. 112, 213;E. Stakemeier, Der Kampf um Augustin auf dem Tridentinum, Paderborn 1937, pp. 207 s.; D. A. Perini, Bibl. augustiniana, Firenze 1929, p. 88;L. Dorez, La cour de pape Paul III d'après les registres de la trésorerie secrète,Paris 1932, 1, p. 35;H. Jedin, Geschichte des Konzils von Trient,Freiburg 1949, I, pp.144, 213; D. Gutierrez, Patres ac theologi augu tiniani qui Concilio tridentino interfuerunt,in Analecta augustiniana, XXI(1948-49), pp. 9195; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 572 s.