STELLA, Giovanni Giacinto
STELLA, Giovanni Giacinto. – Nacque a Carcare (Savona) il 15 agosto 1822 da Giacomo (vulgo Andrea) e da Maria Viglione, terzo di sette fratelli, dei quali conosciamo il nome solo di Pietro e Luigi, diventati sacerdoti rispettivamente nell’Ordine degli scolopi e dei lazzaristi, di Caterina, entrata a far parte della Congregazione delle suore di carità, e di Gregorio.
Dopo aver compiuto i primi studi nel collegio delle Scuole pie di Carcare, gestito dai padri scolopi, a diciassette anni si trasferì nel seminario di Genova e da lì alla facoltà di teologia di Torino. Consacrato sacerdote, dopo un soggiorno di preparazione a Parigi partì missionario per l’Africa nel settembre del 1847 diretto nell’Agamien, dove si trovava il collegio della sua Congregazione. Nel 1849, per sottrarsi alle persecuzioni cui erano sottoposti allora i missionari per iniziativa del vescovo copto Abuma Salama, si trasferì a Gondar, ponendosi sotto la protezione del ras di Debra Tabor, al quale erano sottomessi la maggior parte dei principi etiopi. Destinato poi a una località situata vicino all’isola di Massaua, vi rimase fino all’estate del 1851, quando, assieme al lazzarista Giuseppe Sapeto, intraprese un lungo e pericoloso viaggio che lo avrebbe condotto nella parte occidentale dell’Etiopia, nel Sennateit, fra i mensa, i bogos e gli habab, popolazioni delle quali riuscì a conquistarsi la fiducia grazie alla ferma posizione da lui assunta nei confronti delle autorità egiziane che molto spesso autorizzavano il saccheggio di quei territori.
In questo contesto si inserisce il suo tentativo di dar vita a una colonia agricola, che lo avrebbe posto in netto contrasto con i suoi superiori, fino alla decisione, presa nel 1866, di abbandonare l’abito talare, in seguito alle ammonizioni ricevute più volte dai responsabili del Vicariato apostolico anche per il fatto che da alcuni anni conviveva con un’indigena. Già dal suo arrivo fra i bogos, Stella aveva cercato infatti di entrare in rapporto con Cavour, che sapeva interessato a un’espansione sulle coste africane, e in seguito prese contatto con il siciliano Antonio Rizzo, che aveva abbandonato l’Italia per motivi politici ed era giunto in Abissinia nel 1854 assieme alla moglie, cercando pure l’appoggio del deggiac Negussié. Dopo essere riuscito, nel 1865, a ottenere in concessione dal deggiac Hailù, governatore dell’Hamasien, un territorio dello Sciotel di circa 90 miglia quadrate di superficie, a 1200 metri sul livello del mare e a sei ore di marcia da Keren, la capitale dei bogos, avrebbe stipulato il 20 febbraio 1867, assieme all’imprenditore Pompeo Zucchi, l’atto di fondazione di una colonia agricola-commerciale con il nome di colonia africana di Sciotel.
Gli associati all’impresa (25 italiani, uno spagnolo, un ungherese e due tedeschi), che vivevano ad Alessandria d’Egitto e al Cairo e che avevano aderito in qualità di «Coloni Capitalisti Cooperatori» – versando mille franchi francesi ciascuno – alcuni, e «semplici operai e lavoratori» altri, dettero subito inizio ai primi dissodamenti, alla semina del cotone e alla costruzione dei ripari per il bestiame; ma il tentativo fu ben presto funestato da una serie di vicende negative (Zucchi morì il 12 settembre stroncato dalla dissenteria lasciando la vedova Elena), ma soprattutto da notevoli contrasti insorti fra i membri della piccola comunità, che ben presto si sciolse, per cui a Sciotel rimase solo Stella con alcuni contadini. A quel punto, nonostante ulteriori tentativi e disperati appelli di aiuto al governo italiano, il progetto naufragò anche per le iniziative poste in atto da Werner Munziger, un avventuriero svizzero con non poche qualità di geografo, esploratore e soprattutto uomo d’affari, che aveva militato al servizio sia della Francia sia dell’Inghilterra e dell’Egitto. Questa era la situazione quando, nel 1869, Stella si ammalò e, secondo la testimonianza dell’avvocato Ferdinando Bonichi che lo assistette fino alla fine, «forse per uno stravaso di bile fu assalito da congestione sanguigna al cuore ed al cervello, per la quale rimasto per due giorni paralizzato con le membra inerti ed immote, dovette miseramente soccombere e nella notte del 20 ottobre morì del tutto» (Giacchero - Bisogni, 1942, p. 178).
Opere. Abissinia. Storia, Roma 1850. Una serie di manoscritti di Stella furono recuperati e portati in Italia dal marchese Orazio Antinori e depositati a Roma, nell’Archivio della Società geografica italiana: per il loro elenco vedi S. Zanutto, Bibliografia etiopica, Roma 1932, p. 91, e G. Giacchero - G. Bisogni, Vita di Giuseppe Sapeto: l’ignota storia degli esordi coloniali italiani rivelata da documenti inediti, Firenze 1942, p. 356. Vedi anche la relazione di Achille Gentiluomo del viaggio, compiuto assieme agli altri soci, da Il Cairo a Sciotel per insediarsi nella colonia, trasmessa il 7 novembre 1867 al console a Il Cairo, Lorenzo Vignale (Roma, Archivio storico del ministero degli Affari esteri, Regno d’Italia, Archivio di Gabinetto, 1861-1887, Rapporti del Consolato al Cairo, Miscellanea, b. 1497, f. 14).
Fonti e Bibl.: Oltre alle lettere indirizzate ai genitori e ai fratelli segnalate e in parte pubblicate da Giacchero - Bisogni, 1942, passim, altre lettere di G. S. sono state pubblicate negli Annales de la Congregation des les missions, XIV (1849), pp. 658-679, XV (1850), pp. 542-547, XVII (1852), pp. 136-137, 223-242, XX (1855), pp. 537-557, 566-572, 583-585, XXIV (1859), pp. 93-95, XXV (1861), pp. 14-15, 105-107, XXIX (1864), pp. 174-175; nella Revue d’histoire des missions, XVI (1939), pp. 580 s. (nella stessa rivista vedi anche le lettere di accusa del viceconsole francese a Massaua contro Stella, pp. 606-612); XVII (1940), pp. 34 ss.; in Camera dei deputati, Documenti diplomatici, XV, Libro Verde. Etiopia, Roma 1890, pp. 15 s. (lettera di Stella a Cavour, inviata da Keren in data 3 ottobre 1859); in V. Sardo Derapalino, Un collegio nelle Langhe. Storia delle Scuole Pie di Carcare, Savona 1972, pp. 149-151 (lettera di Stella a padre Garassini inviata da Massaua in data 17 novembre 1847); in F. Surdich, Alcune lettere inedite di Padre Stella, in Atti e Memorie della Società savonese di storia patria, n. s., XXV (1981), pp. 227-242.
O. Antinori, Sopra una colonia italiana in Sciotel nel paese dei Bogos in Abissinia, in Bollettino della Società geografica italiana, III (1869), pp. 469-474; G. Büchler, La colonia italiana in Abissinia. Impressioni di viaggio, Trieste 1876; L. Pennazzi, Popolazioni dell’Alta-Nubia. I Bogos e il Padre S., in Nuova Antologia, LVI (1881), pp. 502-508; F. De Lorenzo, Vicende della colonia di Padre S. e progetto per restaurarla, Napoli 1887; O. Pedrazzi, La colonia agricola di S. e la sua storia, in L’Agricoltura coloniale, XI (1917), pp. 10-26 (contiene l’estratto di una relazione inviata da Keren, in data 25 agosto 1870, da Ferdinando Bonichi alla Società geografica italiana); M. Di Lorenzo, Il primo colonizzatore italiano in Abissinia, in L’Azione coloniale, 27 ottobre 1938; G. Sapeto, Viaggio ai Mensa, Bogos e agli Habab, a cura di R. Mazzuconi, Roma 1941; P. Gribaudi, Il P. G. S. e la colonia italo-africana di Sciotel, in Scritti di varia geografia, Torino 1955, pp. 554-558; E. Maserati, Un pioniere triestino in Abissinia nel 1867. Gustavo Büchler e la colonia agricola dello Sciotel, in Quaderni giuliani di storia, 1982, n. 2, pp. 43-64; S. Rist, La Società geografica italiana e la spedizione allo Sciotel, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 11, IX (1992), pp. 111-124; F. Surdich, L’attività missionaria, politico-diplomatica e scientifica di Giuseppe Sapeto. Dall’evangelizzazione dell’Abissinia all’acquisto della baia di Assab, Millesimo 2005, pp. 38-49, 125 s.; D. Natili, Un programma coloniale. La Società geografica italiana e le origini dell’espansione in Etiopia (1867-1884), Roma 2008, ad ind. (contributo fondato su una ricca e originale documentazione).