Gherardi, Giovanni
Uomo di legge e letterato fiorentino, figlio di Gherardo, e di famiglia originaria di Prato. Non si sa con esattezza quando nacque (probabilmente nel 1360 o poco dopo), né quando morì (certamente dopo il 1430); ma comunque appartenne alla generazione che, posta a cavallo fra il Tre e il Quattrocento, largamente contribuì con L. Bruni, C. Rinuccini, Domenico da Prato, e lui medesimo, allo sviluppo del dantismo presso quella cultura fiorentina che egli dipinse nel Paradiso degli Alberti.
Succedendo a Giovanni Malpaghini, fu più volte incaricato, tra il 1417 e il 1425, dagli Officiali dello Studio fiorentino " ad legendum et legere debendum, quolibet die festivo, librum incliti et famosi poetae Dantis de Allighieriis de Florentia, vulgariter nuncupatum Il Dante nec non cantilenas morales ipsius Dantis et per ipsum Dantem factas et compilatas ". La lettura, oltre che della Commedia, anche delle canzoni allegoriche e dottrinali, conferma il carattere particolare di un dantismo che riconosceva D. quale particolare modello di struttura morale e simbolo di un preciso ideale di vita. Minore rilievo, per definire il dantismo del G., ha il bolso poema allegorico in terzine Filomena.
Il poema, autografo nel cod. Magliabechiano VII 702 della Bibl. Nazionale di Firenze, e diviso in due libri, rispettivamente di tredici e nove canti, col solito smarrimento nella selva, la graduazione dei cerchi e l'ascensione allegorica sotto la guida di D. medesimo, è una scoperta imitazione della Commedia, ma non trascurabile v'è pure la presenza dei Trionfi, dell'Amorosa visione, e dell'Ameto. Il poema s'inserisce dunque in una tradizione gloriosa, e ancora ricca nel primo Quattrocento, ma prossima ad esaurirsi e palesemente estranea al rinnovato clima culturale.
Bibl. - I documenti delle condotte per la lettura dantesca in A. GHERARDI, Statuti dell'Università e Studio fiorentino, Firenze 1881, 395-396 (incarico del maggio 1417), 401 (settembre 1422), 404 (giugno 1424), 406 (luglio 1425); ma quest'ultima lettura fu soppressa nel dicembre di quell'anno medesimo dagli Otto incaricati a badare " che le spese, salari, providigioni o vero rimunerationi, giusta loro potere, [fossero] resecati o vero diminuti ". Si legga il poema Filomena in C. Del Balzo, Poesie di mille autori intorno a D., III, Roma 1891, 311 ss. Un'esatta valutazione del poema e notizie intorno al G. in Il Paradiso degli Alberti... di Giovanni da Prato dal codice autografo e anonimo della Riccardiana, a c. di A. WESSELOVSKY, Bologna 1867 (specialm. I II 67-201). Una notizia utile per il dantismo del G. in F. Pintor, La libreria di Cosimo de' Medici nel 1448, Firenze 1902, 11, 15.