GERALDINI, Giovanni
Quarto figlio di Matteo e di Elisabetta Gerarda, nacque ad Amelia, nel Ternano, intorno agli anni 1438-39, come si può desumere confrontando la sua data di nascita con quella dei fratelli. In occasione di un'epidemia letale, scoppiata in quegli anni, il fratello maggiore, Angelo, lo chiamò presso di sé nelle Marche, probabilmente nell'estate del 1447. Sotto il suo controllo ricevette una buona educazione umanistica, soprattutto in retorica e storia; successivamente studiò diritto canonico. Con la mediazione di Angelo, che lo introdusse alla corte pontificia, entrò nell'amministrazione curiale, dove fu attivo come abbreviator del "parco minore".
In data non nota il G. prese gli ordini sacri, svolgendo in seguito la sua carriera ecclesiastica nel Regno di Napoli. Fu accolto nella corte dell'erede al trono Alfonso di Calabria, di cui divenne confessore, e Ferdinando I nel febbraio 1467 lo raccomandò per il vescovato di Catanzaro, che gli fu conferito da papa Paolo II il 6 aprile dello stesso anno. Ordinato vescovo da Angelo a Sessa Aurunca, dove questi era presule, prima di partire per la sua diocesi fu provvisto dal fratello di arredi, cavalli e dei paramenti vescovili. La diocesi di Catanzaro disponeva soltanto di scarse entrate (all'incirca 150-200 fiorini annui) e le rendite della mensa vescovile erano in gran parte impegnate e gli immobili cadevano in rovina; perciò il G. il 30 ott. 1467 ottenne da Paolo II il diritto di unire vita natural durante le entrate del monastero basiliano calabrese di S. Maria di Pisarca con la mensa vescovile di Catanzaro, ed ebbe inoltre in commenda le abbazie di Taverna nella diocesi di Catanzaro e di S. Lucia del Mercato nella diocesi di Sessa Aurunca.
La situazione della diocesi di Catanzaro era precaria poiché sulla città gravava dal 1460 l'interdetto (revocato solo nel 1472) a causa di fatti di sangue contro un canonico in connessione con la lotta della fazione popolare contro i Centelles signori della città; il G. nel 1469 preferì quindi ritornare alla corte pontificia, come procuratore e oratore del duca di Calabria, Alfonso. Solo nel 1477 è attestato un soggiorno più lungo del G. nella sua diocesi, dove fece una visita pastorale nel corso della quale elevò a collegiata la chiesa di S. Maria di Pompiniano.
Si sa poco della sua attività in Curia. Nel 1479 fece parte della legazione del cardinale Ausias Despuig, arcivescovo di Monreale, di cui era familiare, in Germania. Negli anni 1483-84 governò la diocesi di Salerno come vicario del cardinale Giovanni d'Aragona, amministratore apostolico della medesima diocesi, e in questa carica tenne nel mese di aprile 1484 un sinodo diocesano; i capitoli emanati dal G. erano in vigore ancora nel 1525.
Soggiornava spesso nella sua città natale dove aveva proprietà fondiarie e dove istituì diverse fondazioni ecclesiastiche e commissionò alcune opere d'arte. Nella cattedrale di Amelia fondò una cappella in onore del suo patrono Giovanni Battista, alla quale connetteva anche un arcidiaconato per un membro della famiglia Geraldini. Questa iniziativa incontrò l'opposizione del locale capitolo e degli Anziani di Amelia, che poté essere vinta con l'aiuto di papa Sisto IV e del Collegio cardinalizio. Nel 1476 il G. fondò anche una cappella dedicata a s. Antonio da Padova nella chiesa di Ss. Filippo e Giacomo (S. Francesco) di Amelia, che divenne in seguito cappella di famiglia e dove furono collocati alcuni monumenti funebri artisticamente notevoli, al cui pagamento contribuì anche il Geraldini.
In questa cappella si trovava originariamente anche il suo monumento funebre, che lo raffigurava dormiente davanti a un bassorilievo, di buona fattura, raffigurante le quattro Virtù, opera probabilmente di Agostino di Duccio: il sepolcro si trova oggi ricomposto nella cappella di S. Giovanni nella cattedrale di Amelia.
Il G. morì prima del 22 nov. 1488.
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