GALLINA, Giovanni
Nacque a Torino il 30 giugno 1852 da Stefano, ministro delle Finanze di re Carlo Alberto, e dalla nobile Giuseppina Luisa Vicino. Entrò nella carriera diplomatica nel 1880, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino.
La sua prima destinazione fu Pietroburgo, alle dipendenze di C. Nigra, in qualità di addetto di legazione. Nel 1883 fu trasferito presso l'ambasciata di Costantinopoli, retta da L. Corti, già ministro degli Esteri, dove trovò l'amico e confidente Alberto Pansa, che rivestiva allora la carica di consigliere. Entrambi esponenti di quella diplomazia di origine piemontese ben vista a corte e vicina agli ambienti conservatori legati alla Destra storica, coltivarono un particolare legame con la Turchia e condivisero amicizie e un entourage diplomatico nel cui ambito il G. si legò anche a L. Avogadro di Collobiano, O. Malaspina e S. Tugini.
Destinato a Vienna nel febbraio 1884, fu invece riconfermato a Costantinopoli in luglio; quindi, nel dicembre dello stesso anno, ottenne la nomina a segretario di legazione di seconda classe. Promosso segretario di prima, nell'agosto 1892 lasciò la Turchia per Pechino, sede all'epoca di minore importanza politica, dove si trovò alle dipendenze dell'amico Pansa che nel 1889 si era fatto destinare colà, non condividendo l'indirizzo accentuatamente espansionista impresso da F. Crispi alla politica estera italiana; dal 1° apr. 1893 al 3 maggio 1894 fu il G. a reggere la legazione di Pechino. A Parigi dal 31 maggio 1894 - in un primo momento alle dipendenze di C. Ressman; poi, dopo aver avuto per breve periodo (6 genn. - 12 febbr. 1895) la responsabilità dell'ambasciata, di G. Tornielli Brusati - il G. fu infine trasferito a Londra, dove era capo missione il generale A. Ferrero.
Di carattere schivo e riservato, il G. preferiva svolgere i suoi incarichi in sedi dove non fossero richiesti alle rappresentanze straniere troppo frequenti impegni mondani. Confidando questo sentimento in numerose lettere da Londra al Pansa, espresse la volontà di tornare a Costantinopoli e - vicino al nuovo presidente del Consiglio, marchese A. di Rudinì, e appoggiato dal segretario generale agli Esteri, senatore G. Malvano - nel 1896 riuscì a ottenere il trasferimento nella capitale turca.
Nominato consigliere di legazione nel 1901, resse l'ambasciata di Costantinopoli dal 3 aprile al 5 settembre dello stesso anno. In seguito, dal dicembre 1901 al giugno 1904, ebbe l'incarico di ministro d'Italia a Pechino, dove svolse un importante ruolo quando scoppiò la guerra russo-giapponese.
Insieme con i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Germania ottenne il riconoscimento della neutralità della Cina e, di conseguenza, la localizzazione del conflitto. Il G., che poteva osservare da vicino le mire territoriali delle principali nazioni europee in Cina, pur sapendo come in quel momento un'espansione italiana in quei territori non fosse realizzabile, studiò l'ipotesi di una politica più attiva, basata sulla rivendicazione della provincia del Ce-Kiang. Sottolineò, poi, l'importanza dell'impegno russo nel conflitto con il Giappone per l'equilibrio nell'Oriente ottomano, dove gli interessi italiani erano più immediati e ingenti. Nel 1905 il ministro T. Tittoni incaricò il G., all'epoca a disposizione del ministero, e il console italiano a Shanghai C. Nerazzini di formulare le basi per un nuovo trattato di commercio con la Cina. Il 22 settembre i due funzionari presentarono al ministro una serie di proposte, finalizzate al miglioramento delle relazione commerciali e a una maggiore tutela degli italiani in Cina, che furono la base di una successiva trattativa italo-cinese.
Nel 1907 il G. venne nominato ambasciatore d'Italia a Tokio, dove rimase fino al maggio 1908, quando il suo nome fu fatto per la sede di Parigi, resa vacante dalla scomparsa del Tornielli; in una lettera a G. Giolitti, il 10 apr. 1908, così scrisse il senatore U. Rattazzi, proponendo la candidatura del G.: "in tanta povertà di capacità fra i diplomatici, il migliore sarebbe certamente il Gallina […]", in un momento in cui "bisogna dare alla Francia prova del gran conto in cui l'Italia tiene le sue buone relazioni con questo paese". Sofferente di disturbi reumatici, il G. poté raggiungere la nuova sede solo nell'agosto del 1908: chiamato a svolgere un'azione di riavvicinamento alla Francia, non ebbe una lunga permanenza e sul finire del 1909 rientrò in Italia. Il 21 luglio 1910 fu nominato membro della Commissione permanente speciale, presieduta dal senatore G. Malvano, che doveva essere consultata per effettuare i passaggi dei funzionari dal ruolo diplomatico a quello consolare e viceversa. Dal 31 marzo 1912 al febbraio 1918 fu incaricato delle funzioni di commissario generale dell'emigrazione.
La sua permanenza al Commissariato fu la più lunga mai avutasi fino ad allora e in quel periodo il G. diede un vigoroso impulso ai relativi servizi: furono riorganizzati gli uffici del Commissariato; istituiti uffici di zona nella stazioni di Torino, Milano, Udine, Bologna, Napoli; aggiunti, in una vasta rete, comitati mandamentali ai segretariati di emigrazione; ci si occupò anche in modo particolare dei respinti dai porti d'imbarco e, a loro tutela, fu raggiunto un accordo con i vettori. Oltre all'attività ordinaria del Commissariato, il G. ebbe incombenze di carattere straordinario: nel 1912-13 presiedette la Commissione centrale di soccorso a favore dei connazionali espulsi dalla Turchia; nel 1914 si dedicò ai profughi dalla guerra europea. Nel dibattito tra neutralisti e interventisti si schierò con Giolitti e con coloro che non ritenevano opportuna la partecipazione italiana alla guerra; tuttavia, nel 1915, sempre nell'ambito del Commissariato, agì per la mobilitazione italiana e nel 1916 trattò il collocamento operaio per gli alleati in zona di guerra e per le fabbriche italiane di munizioni. Più volte espresse il desiderio di tornare a Costantinopoli o, più in generale, di rientrare nella carriera diplomatica attiva, ma il ministro S. Sonnino lo invitò a restare al Commissariato fino alla fine della guerra.
Nominato senatore nell'ottobre del 1913, l'8 dicembre dello stesso anno il G. prestò giuramento, introdotto in aula dai colleghi Pansa e Malaspina. Nel febbraio 1918, giunto oltre il limite di età, chiese che gli fosse concesso il collocamento a riposo, e il 1° marzo 1918 cessò di far parte dell'amministrazione col grado di ambasciatore.
Diplomatico di vecchio stile, temperamento di studioso, alieno da esibizioni e da contatti mondani, in Senato prese poca parte ai lavori dell'assemblea; eletto membro della commissione per i trattati internazionali, nella seduta del 17 marzo 1931 fu relatore della convenzione tra l'Italia e la Francia sull'esecuzione delle sentenze in materia civile e commerciale, conclusa a Roma il 3 giugno 1930. Proprietario di una tenuta a Chivasso, "il Cerello", quando era a Torino amava frequentare la Società del whist, alla cui fondazione aveva partecipato il padre.
Il G. morì a Torino il 17 ag. 1936.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero degli Affari esteri, Archivio storico-diplomatico, Arch. dell'Uff. del personale, s. 7, f. G.; Serie concorsi, 1880, pacco 9 (414), f. 1, s. f. 8; Arch. A. Pansa, 1875-1928, bb. 3, 5, 6; Serie politica P, Cina 1891-96, pacco 404; 1900-05, pacco 413; Serie politica P, Turchia 1900-01, pacco 120; Serie Z, Contenzioso, Turchia 1901-16, bb. 36, 37; Serie politica P, Francia 1903-09, pacco 58; Serie della Rappresentanza ital. in Francia, bb. 16, 17; Serie politica P, Giappone 1902-09, pacco 299; Carte Tittoni 1906-09, cartt. 6, f. 25; 7, f. 46; I documenti diplomatici ital., s. 3, 1896-1907, II (1° maggio 1897 - 23 giugno 1898), Roma 1958; III (24 giugno 1898 - 29 luglio 1900), ibid. 1962; s. 5, 1914-18, I (2 ag. - 16 ott. 1914), ibid. 1954, ad indices; Documents diplomatiques français (1871-1914), s. 2 (1909-11), XI (15 mai 1907 - 8 février 1909), Paris 1950, p. 960; Archivio storico-diplomatico del ministero degli Affari esteri, I documenti diplomatici a stampa, s. 20, Cina, 1904, IX, pp. 111, 159, 163 ss., 307, 357, 393 s., 405 ss., 419, 463, 467, 469, 489, 513, 521, 575 bis, 576, 589, 597 bis; s. 16, Situazione generale interna della Turchia, 1899-1904, X, pp. 11, 15, 17, 21, 27; Atti parlamentari, Senato, Discussioni, legisl. XXIV, sessione 1913-19, V; legisl. XXVII, sess. 1924-28, X; legisl. XXVIII, sess. unica 1929-34, VIII; legisl. XXIX, sess. unica 1934-39, III, ad indices; M. Gravina di Ramacca, La Cina dopo il millenovecento, Milano 1907, p. 426; F. Tommasini, L'Italia alla vigilia della guerra. La politica estera di T. Tittoni, I, Bologna 1934, p. 102; Un secolo di vita del whist. Annali della nostra società dal 1841 al 1940, Torino 1940, p. 168; M. Pansa, Ricordi di vita diplomatica (1884-1914), a cura di E. Serra, Roma 1961; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, II, Dieci anni al potere, 1901-1909, a cura di G. Carocci, Milano 1962, pp. 436 s.; III, Dai prodromi della grande guerra al fascismo, 1910-1928, a cura di C. Pavone, ibid. 1962, p. 166; E. Serra, G. Tornielli Brusati di Vergano, in Storia e politica, II (1963), 3, pp. 337, 344; La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915), Roma 1987, pp. 344 s.; L'amministrazione centrale dall'Unità alla Repubblica, Le strutture e i dirigenti, a cura di G. Melis, I-IV, Bologna 1992, I, Il ministero degli Affari esteri, a cura di V. Pellegrini, p. 86; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare ital., III, p. 339; Lessico univ. ital., VIII, p. 484.