PAVINI, Giovanni Francesco
– Nacque a Padova intorno al 1424, uno dei quattro figli (gli altri furono Pietro, Alvise e Bartolomeo) del lanaiolo padovano Giacomo Pavino «a Cartis». Appartenente a una famiglia dell’élite imprenditoriale cittadina, frequentò lo Studium padovano almeno dal 1439 e vi si addottorò nei due diritti, civile e canonico, il 10 maggio 1445. Dall’anno successivo fu promotore di esami e quindi, ammesso al Collegio dei giuristi prima e a quello dei giudici nel 1446, dal 1448 al 1451 insegnò il Decretum nell’Università patavina. La laurea in diritto non chiuse però il suo cursus studiorum: dedicatosi agli studi teologici dal 1451, egli si spostò a Ferrara, dove si addottorò in medicina e teologia il 18 giugno 1456. Rientrato a Padova e abbandonato l’insegnamento del Decretum, incorporato nella universitas theologorum si orientò quindi alla docenza in questo ambito.
Prima di conseguire i titoli accademici, Pavini aveva imboccato la carriera ecclesiastica. Nel 1443 ricevette la prima tonsura e gli ordini minori. Grazie al vescovo di Padova Pietro Donà (luglio 1446) e all’intervento di papa Eugenio IV (settembre 1446), gli venne conferito un canonicato da 150 ducati nel capitolo cattedrale di Padova, beneficio che conservò fino alla morte. La benevolenza del vescovo Donà giovò ancora a Giovanni Francesco Pavini, che dal 1447 al 1449 fu vicevicario vescovile, alternando l’azione in vescovado e in capitolo e mettendo la propria competenza giuridica al servizio dei canonici e del vescovo.
Ricevuta nel frattempo l’ordinazione sacerdotale, sul finire del 1450 Pavini incorse in una scomunica per condotta di vita impropria (uso di armi, colluttazioni con altri ecclesiastici con effusione di sangue, gioco ai dadi, concubinato, disprezzo degli ordini dei superiori). Con l’assoluzione del 17 giugno 1451 da parte del penitenziere apostolico Domenico Capranica, la carriera di Pavini riprese slancio. Nello stesso 1451, su incarico del vescovo di Padova Fantino Dandolo, egli svolse prima una visita pastorale nella diocesi e quindi, sempre rimanendo canonico di Padova, inseguì una carriera di più alto livello: nel 1457 fu vicario generale dell’arcivescovo di Ravenna Bartolomeo Roverella e, nello stesso torno di tempo, entrò come uditore nella familia del cardinale Ludovico Trevisan.
Ciò non impedì a Pavini di riprendere posizione, in seguito, nel vescovado di Padova. Nel periodo di vacanza episcopale seguito alla morte di Dandolo, infatti, egli fu scelto come vicario capitolare sede vacante, ufficio che detenne fino al marzo 1460, benché, appunto al seguito del cardinale Trevisan, avesse nuovamente lasciato Padova nel settembre dell’anno prima, quando prese parte alla Dieta di Mantova, indetta da Pio II. Tornato a Padova, Pavini si mise quindi in ottima luce con il nuovo vescovo della città, Iacopo Zeno, il quale, considerandolo «vir integerrimus, bonus, doctus, praticus et expertissimus et magne virtutis» (Archivio di Stato di Padova, Corporazioni soppresse, Santa Giustina, b. 387, n. 87), lo scelse nel 1461 come proprio vicario generale. Altri benefici ecclesiastici padovani (chiericati e canonicati amministrati da un agente laico, il lanaiolo Benedetto di Gottardo) si aggiunsero nel frattempo alle rendite di Pavini, la cui attività, in quegli anni, fu intensa sotto il profilo privato (gli interessi manifatturieri e fondiari della famiglia d’origine, i suoi personali affari immobiliari e pubblici, i fitti rapporti con i docenti più illustri dello Studio); finché, nel tardo 1463, la sua carriera prese una svolta. Le sue competenze giuridico-teologiche, già note a Roma grazie alla collaborazione con il cardinale Trevisan, non sfuggirono a Pio II, che lo chiamò a sé per farne un uditore di Rota.
Ammesso tra gli uditori l’11 novembre del 1463, dal 1464 Pavini si trasferì stabilmente nell’Urbe. Egli diventò cappellano di Pio II (1464) e poi di Paolo II (1470) e fu confermato uditore di Rota nel 1469 e nel 1472. Del tribunale romano fu tesoriere fino al 1477 e quindi, su incarico di Sisto IV, formò il collegio rotale dopo che quest’ultimo era stato riformato.
Oltre alle funzioni svolte nei tribunali apostolici, Pavini si segnalò per una rilevante produzione scritta, di grande diffusione grazie alle edizioni a stampa: al punto che lo si può definire uno dei giuristi più noti del secondo Quattrocento. Vanno ricordati tra gli scritti – frutto delle sue esperienze di vita e di carriera – un trattato sulle decime (De decimis), il De officio et potestate capituli sede vacante, il notissimo Tractatus visitationum praelatorum, gli atti delle canonizzazioni di Caterina di Svezia, Leopoldo III d’Austria e san Bonaventura, le glosse alle Decretales extravagantes e alle Extravagantes Iohannis XXII, l’edizione della bolla Unam sanctam.
La sua fama crebbe ancora grazie al ruolo che egli svolse nel corso dei processi contro gli ebrei di Trento nel 1475, accusati dell’infanticidio rituale del beato Simonino dal principe vescovo Johannes Hinderbach, vecchia conoscenza di Pavini sin dai tempi in cui erano entrambi studenti di diritto a Padova. Per difendere la liceità dei processi, conclusisi con il rogo degli ebrei, Hinderbach chiese aiuto all’uditore padovano il quale stilò un Votum contra Iudaeos Tridentinos sotto forma di due «consultationes» ispirate da un antigiudaismo denso di pregiudizi. Queste posizioni ebbero eco nell’ambiente della curia, e la produzione antiebraica di Pavini – le due «consultationes» uscirono a stampa a Roma nel 1478 – influì incisivamente sulla formazione dell’antiebraismo a Roma nella prima età moderna. Tale orientamento di Pavini, peraltro, è suggerito anche dai suoi rapporti con due campioni dell’antiebraismo, come gli osservanti Bernardino da Feltre e Michele Carcano.
Pavini morì di peste a Roma il 31 maggio 1484 e venne sepolto nella chiesa di S. Maria in Aracoeli.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio capitolare, Acta capituli, reg. 4, cc. 29v, 45v; reg. 5, cc. 62r, 64v, 93r, 193r; Quaderni della Sacrestia, reg. 5, c. 55v; Pergamene, Canonici, 16, n. 226; cod. E60, I, c. 1r-v; Padova, Archivio della Curia vescovile, Diversorum, reg. 26-27, cc. 57v, 67v, 68v; reg. 30, fogli volanti (marzo 1460), c. 72v; reg. 30bis, cc. 3r, 10r, 12v, 53r; Actorum civilium, fald. 105, f. 1; Archivio di Stato di Padova, Corporazioni soppresse, Santa Giustina, b. 387, nn. 873-882; Padova, Archivio storico dell’Università, Matricula Collegii iuristarum, reg. 134, c. 6v.; Ravenna, Archivio arcivescovile, Mensa arcivescovile di Ravenna, catastico VIII, cc. 223v-226r.
Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini: ab anno 1406 ad annum 1450, a cura di G. Zonta - G. Brotto, Padova 1970, nn. 1828, 1931, 1932, 1944, 2040, 2130, 2247, 2297; ab anno 1451 ad annum 1460, a cura di M. P. Ghezzo, Padova 1990, nn. 41, 42, 44, 47, 54, 55, 56, 58, 59, 60, 62, 63, 65, 67, 530-532, 548, 618-686; ab anno 1461 ad annum 1470, a cura di G. Pengo, Padova 1992, nn. 5, 8, 11, 14-22, 27, 39-52; 57, 263, 660.
Due profili biografici su Giovanni Francesco Pavini sono: M. Melchiorre, Canonici giuristi a Padova nel Quattrocento. Note su Antonio Capodilista e G.F. P., in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, 2011, n. 44, pp. 93-143; S. Di Paolo, P., G.F., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (sec. XII-XX), a cura di E. Cortese et al., Bologna 2013, ad vocem. Si vedano inoltre: B. Scardeone, Historiae de Urbis Patavii antiquitate…, Lugduni Batavorum, sumptibus Petri Vander Aa, 1559, coll. 206-207; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, Patavii, apud Franciscum Bolzetam, 1598, p. 14v; G. Panciroli, De claris legum interpretibus libri quatuor, Venetiis 1637, p. 472; G.F. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 235; N.C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Venetiis 1726, p. 227; G. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii 1757, pp. 43-44, 95; F.S. Dondi Dall’Orologio, Serie cronologico-istorica dei canonici di Padova, Padova 1805, p. 158; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei sec. XV e XVI, Lucca 1901, pp. 30-31; G. Brotto - G. Zonta, La facoltà teologica di Padova. Parte I (sec. XIV-XV), Padova 1922, pp. 177-178; A. Belloni, Professori giuristi a Padova nel XV secolo. Profili bio-bibliografici e cattedre, Frankfurt a.M. 1986, pp. 326-327; D. Quaglioni, Propaganda antiebraica e polemiche in Curia, in Un pontificato e una città: Sisto IV (1471-1484), a cura di M. Miglio et al., Roma 1986, pp. 264-265; D. Quaglioni, Giustizia criminale e cultura giuridica. I giuristi trentini e i processi contro gli ebrei, in Il principe vescovo Johannes Hinderbach (1465-1486) fra tardo Medioevo e Umanesimo, Atti del Convegno, Trento... 1989, a cura di I. Rogger - M. Bellabarba, Bologna 1992, pp. 396-399, 405-406, 430, 436, 439; P. Gios, Vita religiosa e sociale a Padova. La visita pastorale di Diotisalvi da Foligno alle parrocchie cittadine (1452-1458), Padova 1997, pp. 14-15; D. Rando, Dai margini la memoria. Johannes Hinderbach (1418-1486), Bologna 2003, pp. 462-463; A. Toaff, Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, Bologna 2007, p. 32; M. Melchiorre, A un cenno del suo dito. Fra Bernardino da Feltre (1439-1494) e gli ebrei, Milano 2012, pp. 71, 89-90, 92-94, 174, 178.