NEGRI, Giovanni Francesco
NEGRI, Giovanni Francesco. – Nacque a Bologna il 2 gennaio 1593 da Giovan Battista di Domenico e da Caterina di Guido Cipolli.
Compiuti gli studi classici, si dedicò alla pittura, trascorrendo due anni a Venezia, probabilmente all’inizio del secondo decennio del secolo, presso il pittore Odoardo Fialetti. La scuola di Fialetti influì sulla sua maturazione come ritrattista e sulla sua predilezione per il disegno: apprezzato per il grande talento «nel fare i ritratti che somiglino, con prestezza, e talora a mente, lasciandosi indietro ogn’altro anche de’ migliori» (Malvasia, 1841, p. 313), si meritò l’appellativo «Negri dai ritratti» (ibid., p. 297). La sua produzione dovette essere molto ampia, benché oggi dispersa: è tratta da un suo disegno l’effigie di Bonaventura Cavalieri nella Sfera astronomica (Roma 1682); nelle sue Poesie liriche (Bologna 1631) Ermete Gualandi elogiò il ritratto dell’amata eseguito da Negri e un ritratto di Angelico Aprosio, con il quale Negri fu in stretti rapporti, realizzato nel 1651 (Aprosio, 1677, p. 179).
Alla pittura rimase legato tutta la vita, assumendo incarichi di rilievo nella corporazione dei pittori a Bologna. A questa attività si accompagnò l’attenzione per il collezionismo e l’erudizione antiquaria: già intorno al 1615 o al più tardi nel 1620 si riuniva nella sua casa l’Accademia degli Indistinti, dedicata allo studio e alla pratica del disegno. Già in questo periodo una prima raccolta di materiali grafici, sufficientemente consistente e pregevole, era a disposizione presso di lui, nucleo costitutivo di una collezione che divenne negli anni una delle più ricche e prestigiose della città.
Museo domestico e al contempo raccolta organizzata con finalità di studio, la collezione fu spesso elogiata dai contemporanei: come risulta dagli inventari redatti nella seconda metà del secolo, disegni e ritratti di mano di alcuni fra i maggiori artisti del XVI e del XVII secolo ne costituivano la sezione più cospicua per quantità e valore artistico; a questi si affiancavano dipinti, incisioni, monete, medaglie antiche e, a partire almeno dai primi anni Trenta, manoscritti e volumi a stampa di carattere storico-locale, che fornirono a Negri, insieme con i materiali antiquari, le basi per l’allestimento degli Annali di Bologna. Fu inoltre intermediario di collezionisti e agenti: la sua casa fu frequentata da artisti, mercanti, nobili e prelati non soltanto bolognesi. Dopo la sua morte la biblioteca e la collezione vennero progressivamente alienate dagli eredi.
Versato in differenti discipline, secondo un costume intellettuale non raro nella Bologna del Seicento, si distinse anche come poeta, realizzando la versione bolognese della Gerusalemme liberata, prima trasposizione dialettale del poema tassiano. Data alle stampe a Bologna nel 1628, con le annotazioni a ciascun canto di Antonio Mirandola, la pubblicazione venne tuttavia interrotta forse per intervento del legato pontificio cardinale Bernardino Spada, cui pure l’opera era dedicata.
La stampa, sospesa all’altezza dell’ottava 34 del canto XIII, è seguita in alcuni esemplari dal testo rimanente, manoscritto (per es. Bologna, Bibl. dell’Archiginnasio, Gozz. 348). Benché la versione vernacola avesse l’intento di nobilitare il dialetto cittadino, conservando inalterata, nel passaggio fra codici linguistici, la sostanza del poema, il tentativo diede luogo a esiti non di rado burleschi e caricaturali: trascorrendo dal volgare al dialetto, si attua infatti un trasferimento da un immaginario a un altro, che, talvolta eccessivamente meccanico, risulta altrove in grado di innescare variazioni autonome sul dettato di partenza (stampato a fianco della traduzione), all’insegna di un indirizzo espressionista, che tuttavia non inficia il valore paradigmatico dell’impresa cristiana.
In bolognese Negri compose anche alcuni sonetti (Aprosio, 1668, p. 28): sonetti d’occasione si leggono nelle raccolte Primizie amorose de gli Accademici Indomiti (Bologna 1642, pp. 47 s.) e Mazzetto di fiori sparsi per onorare... padre d. Vincenzo Spinelli (ibid. 1653, p. 35, a firma G.F.D.N.). Sempre sul versante in lingua, si segnalano la Lettera in bisticchio d’Antiquario inamorato alla sua donna (Arch. di Stato di Modena, Archivio per materie, Letterati, b. 49/7; Aprosio, 1668, pp. 384-389), lettera faceta alla maniera dell’Innamorato Pupulo di Giovan Battita Marino, e il Discorso sopra le rime del Petrarca (Bologna, Bibl. dell’Archiginnasio, B.463, cc. 21r-47r), probabilmente tenuto in una seduta accademica come continuazione di un precedente discorso sulla vita del poeta.
Nel 1631 il cardinale Spada fu padrino del figlio di Negri, Bernardino, e nello stesso anno si rivolse a lui per l’acquisto di un’opera d’arte. Negri fu sempre bene inserito negli ambienti ecclesiastici cittadini: professo dell’Arciconfraternita dei Cinturati, che nel 1627 gli affidò la riforma degli statuti (Bologna, Bibl. universitaria, It. 1124, cc. 200r-239v), intrattenne ottimi rapporti con il cardinale Giulio Sacchetti, legato pontificio, il quale promosse la riedificazione della chiesa del Buon Gesù affidandone a lui il disegno (il progetto, a pianta ovale con cinque cappelle, fu eseguito nel 1639-40). Come architetto Negri si cimentò anche con alcune opere di fortificazione della città e, negli ultimi anni, con la riedificazione della chiesa della Madonna della Fossetta a Novellara (1654-58). Sacchetti fu inoltre protettore dell’Accademia degli Indomiti, fondata nel 1640, che si riuniva in casa di Negri e di cui egli, con il nome di Irresoluto, fu membro e curatore. Amico di Giovan Francesco Loredan, fu anche degli Incogniti di Venezia.
Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò con sempre maggiore assiduità alla stesura degli Annali di Bologna, assistito dai figli, e di altre opere storiche allestite grazie alla quantità di notizie e materiali artistici a disposizione nella sua casa.
Con rigoroso andamento cronologico, gli Annali ripercorrono la storia cittadina dal 1001 fino al 1601. Secondo il piano dell’opera esposto nel Sommario (redatto nel 1655 per il legato pontificio cardinale Giovanni Girolamo Lomellini, cui Negri si rivolse affinché il pontefice Alessandro VII si assumesse l’onere della stampa), gli Annali avrebbero dovuto iniziare con la fondazione della città e proseguire fino agli anni più recenti, concludendosi con un volume interamente dedicato a tavole e apparati. Nonostante le trattative per la pubblicazione, l’opera rimase inedita (Bologna, Bibl. universitaria, It. 1107; Bibl. dell’Archiginnasio, Gozz. 112-119; altri manoscritti conservano i materiali preparatori).
Fra le altre opere storiche va ricordata la Prima crociata, overo militia di armi christiane, stampata nel 1658 a spese del pontefice (ed. anast. Guastalla 1995), ma forse non diffusa (Aprosio, 1668, p. 385): concepita come digressione dal corpus degli Annali, compendia il costante interesse di Negri per le crociate e insieme per la storia di Bologna, di cui è sottolineato il contributo apportato all’esercito cristiano. Un’altra monografia sulla Seconda crociata e un abbozzo della Terza è conservata dal ms. It. 1110 della Bibl. universitaria di Bologna. La tendenza a estrapolare dall’intenso lavoro annalistico opere storiche ed erudite di vario impegno si riscontra in altri opuscoli manoscritti e a stampa: le note storiche sulla famiglia Sassatelli (Applausi delle muse..., Bologna 1656, cc. 3r-8v), la genealogia della famiglia Grati composta nel 1659 (Bologna, Bibl. dell’Archiginnasio, Racc. Malvezzi de’ Medici, C.46), la Cronica dell’antica, e miracolosa imagine della B. Vergine detta del Baracano dipinta da Francesco Del Cossa (Ibid., Bibl. universitaria, It. 3855/I), la storia degli Este, rimasta a uno stadio iniziale (Bibl. dell’Archiginnasio, Gozz. 57); una lettera con notizie sul beato Ludovico Morbioli (Bibl. universitaria, It. 3855/Q), infine, è traccia della corrispondenza di carattere storico-antiquario.
Morì a Bologna il 10 ottobre 1659 e fu sepolto nella chiesa dell’Annunziata a Porta Procula.
Dal matrimonio con Tommasa Lombardi (1623) nacquero Alessandro (succollettore della Camera apostolica, canonico di S. Petronio dal 1644 e dal 1649 parroco di S. Lorenzo di Porta Stiera, antiquario ed epigrafista, m. nel 1661), Bianco (o Biagio, pittore, m. nel 1680), Bernardino (n. nel 1631), Giovanni Battista (n. nel 1633), Ugo e Pietro Maria (notai) e Paola.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell’Archigin-nasio, B.700, B.713, B.861: B. Carrati, Genealogie bolognesi, ad nomen; B.124: M. Oretti, Notizie de’ professori del dissegno..., II, pp. 215-220; Gozz. 261/9: Indomitorum leges, passim; Bibl. universitaria, Mss., 484, c. 172r; 4207: L.M. Montefani Caprara, Famiglie bolognesi, LXII, cc. 95r-97v. Sermone fatto alla presenza dell’eminentissimo, e reverendissimo sig. card. Sacchetti..., Bologna 1641 [ma 1640]; Echo in Indomitorum Academia..., Bologna 1642; Languidezze accademiche in morte del sig. commendatore F. Gio. Bartolotti..., Bologna 1646; O. Montalbani, La quadriga del sole..., Bologna 1646; Le glorie de gli Incogniti..., Venezia 1647, pp. 248-250; A. Aprosio, La grillaia..., Napoli 1668, pp. 27 s., 106, 384-389, 536; G.F. Loredan, Lettere, Parte prima, Ginevra 1669, pp. 9, 12, 268; V. Zani, Memorie imprese, et ritratti de’ signori accademici Gelati di Bologna, Bologna 1672, p. 258; A. Aprosio, La Biblioteca Aprosiana..., Bologna 1677, pp. 179, 315 s., 554; C.C. Malvasia, Felsina pittrice, I, Bologna 1841, p. 313; F.S. Quadrio, Della storia e ragione d’ogni poesia, I, Bologna 1739, pp. 57, 208; L. Crespi, Felsina pittrice, III, Roma 1769, pp. 22-26; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 150-156; A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori ed artefici bolognesi, Bologna 1843, pp. 147-149; M. Medici, Memorie storiche intorno le accademie scientifiche e letterarie della città di Bologna, Bologna 1852, pp. 77-82; N. Malvezzi de’ Medici, Giacomo Grati diplomatico bolognese del XV secolo, in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le provincie dell’Emilia, n.s., IV (1879), 1, pp. 156-158; A. Venturi, La R. Galleria Estense in Modena, Modena 1882, pp. 271 s.; D. Aricò, Il patetico grottesco: «La Gerusalemme liberata» bolognese di G.F. N., in Studi secenteschi, XXVI (1985), pp. 177-207; G. Roversi, Palazzi e case nobili del ’500 a Bologna..., Bologna 1986, pp. 319-322, 368; R. Cannatà - M.L. Vicini, La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una collezione, Roma 1992, pp. 37-39; Archivio del collezionismo mediceo. Il cardinal Leopoldo, II, Rapporti con il mercato emiliano, a cura di M. Filetti Mazza, Milano-Napoli 1993, pp. 633-635, 913-926; Memoria Urbis, I, Censimento delle cronache bolognesi del Medioevo e del Rinascimento, a cura di L. Quaquarelli, Bologna 1993, ad nomen; M.G. Accorsi, Per la storia della letteratura dialettale in Emilia Romagna..., in La letteratura dialettale preunitaria, a cura di P. Mazzamuto, Palermo 1994, pp. 733-770; Percorsi di architettura tra Cinquecento e Seicento..., Reggio Emilia 1997, pp. 144 s.; G. Rinieri, Cronaca 1535-1549, a cura di A. Antonelli et al., Bologna 1998, pp. XXXVII-L; R. Morselli, Collezionisti e quadrerie nella Bologna del Seicento. Inventari 1640-1707, a cura di A. Cera Sones, Los Angeles-Torino 1998, pp. 350-363; Id., Tendenze e aspetti del collezionismo bolognese del Seicento, in Geografia del collezionismo..., a cura di O. Bonfait, Roma 2000, pp. 61-81; F. Missere Fontana, Raccolte numismatiche e scambi antiquari a Bologna fra Quattrocento e Seicento. Parte II, in Bollettino di numismatica, 2001-02, n. 36-39 pp. 291-297; M. Epifani, Artisti bolognesi nel carteggio del cardinal Antonio Santacroce, in Prospettiva, 2003, n. 112, pp. 94-104; F. Ceccarelli, Le legazioni pontificie: Bologna, Ferrara, Romagna e Marche, in Storia dell’architettura italiana, Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, II, Milano 2003, pp. 336-353; G. Arbizzoni, «Poema misto nuovo e secondo l’arte»: l’eroicomico secentesco, in Gli «irregolari» nella letteratura..., Roma 2007, pp. 193-204; C. Spagnol, Il veronese Francesco Pona e le accademie letterarie nel ’600, in Archivio veneto, s. 5, CXXXVIII (2007), 204, pp. 143-147; M. Faini, Ancora sulla fortuna del Folengo nel Seicento..., in Quaderni folenghiani, 2006-09, n. 6-7, pp. 147-155.