MONTEMELINI, Giovanni Francesco
MONTEMELINI (Montemellini), Giovanni Francesco. – Nacque, verosimilmente a Perugia, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
La famiglia vantava origini altomedievali, ma era emersa dal ceto di governo del Comune e, all’inizio del XIII secolo (dopo aver acquisito diversi castelli nel contado perugino), prese il nome dal toponimo di Montemelino.
Montemelini si avviò alla professione militare, guadagnando presto una specializzazione nella tecnica delle artiglierie e nella scienza delle fortificazioni. Secondo i più antichi biografi, militò in data imprecisata negli eserciti dell’imperatore Carlo V. Di sicuro negli anni Quaranta del Cinquecento era a Roma, probabilmente come uno dei sei esperti militari che affiancavano Alessandro Vitelli, luogotenente del gonfaloniere di Santa Chiesa Pierluigi Farnese. Nel marzo 1542, quindi, fu nominato capitaneus generalis artellariorum Sedis Apostolicae, con 25 scudi d’oro al mese di stipendio. In questa veste, fu impegnato nelle discussioni per la fortificazione del colle Vaticano e del rione Borgo.
La fallita spedizione di Carlo V contro Algeri (ottobre 1541) aveva riacceso in Paolo III i timori di un attacco contro Roma dei pirati barbareschi (più volte essi si erano presentati alla foce del Tevere negli anni Venti e Trenta del Cinquecento). Così, nel 1542, per discutere di progetti di fortificazione di Roma, il papa riunì gli architetti di maggior spicco: Montemelini stesso, Francesco De Marchi, Giacomo Castriotto, Jacopo Meleghino, Antonio da Sangallo il Giovane. A quest’ultimo, fu dato l’incarico di disegnare le piante delle nuove difese del Vaticano e di Borgo e di dirigere l’esecuzione dei lavori.
Sangallo (nominato architetto pontificio sin dal 1536) aveva già progettato nel 1537 una nuova cinta della città con 18 baluardi. I lavori erano effettivamente iniziati per erigere tre bastioni: uno all’Aventino, un altro presso il complesso di S. Saba, un altro ancora presso la porta Ardeatina; gli alti costi ne avevano però impedito la prosecuzione. Le fabbriche furono riaperte nell’aprile 1543 sul lato meridionale della cinta leonina, presso l’ospedale di S. Spirito, dove era prevista l’edificazione di un bastione e di una porta monumentale. Nel contempo, Sangallo presentò un nuovo progetto per cingere tutto il colle Vaticano. L’esecuzione delle opere relative al bastione e alla porta di S. Spirito, appena iniziata, fu rallentata dal sorgere di accese polemiche.
Montemelini, appoggiato probabilmente da Pier Luigi Farnese, riteneva che il baluardo di S. Spirito fosse troppo vicino al Tevere e auspicò un ampliamento verso sud della cinta fortificata. Nel contempo, propose di effettuare dei lavori di scavo tra il complesso di S. Spirito e la chiesa di S. Onofrio al Gianicolo: con la terra estratta sarebbe stato possibile, a suo giudizio, realizzare un «cavaliere» per meglio dominare la posizione. Diresse inoltre le sue critiche contro il lato occidentale delle fortificazioni che dovevano proteggere la basilica di S. Pietro e i palazzi pontifici. Qui il progetto di Sangallo prevedeva di superare la cerchia muraria di età medievale e di costruire un nuovo bastione a protezione del Belvedere, sul ciglio del colle Vaticano. Montemelini riteneva che ciò non avrebbe posto il sito in sicurezza e propose di attestare la cinta difensiva più indietro, sul tracciato delle fortificazioni medievali.
Realizzò pertanto un modello alternativo e il 25 febbraio 1545 lo presentò al papa, alla presenza di un largo gruppo di esperti, tra cui Sangallo e Michelangelo Buonarroti. Le dispute furono molto accese: ne scaturì «quasi un’occasion di duello» (come scrisse Guglielmo della Porta a Bartolomeo Ammannati; Bianchi, 1999, p. 159). Montemelini replicò le sue ragioni attraverso due lettere, una al papa, una a Pier Luigi Farnese (entrambe datate 4 giugno 1545: ibid., pp. 159 s.). Egli godeva dell’appoggio di Michelangelo, che – pur non condividendo in pieno la sua proposta – scrisse di preferirlo a Sangallo come direttore dei lavori.
L’esecuzione delle opere, pur rallentata, procedette tuttavia secondo le linee tracciate da Sangallo. Montemelini si allontanò quindi da Roma: tra il 1546 e il 1547 partecipò alla spedizione militare pontificia in Germania, in soccorso di Carlo V (impegnato contro i protestanti).
Al suo ritorno a Roma, morto Sangallo, i lavori al bastione di S. Spirito si erano sostanzialmente fermati. Invece, dopo l’assassinio di Pier Luigi Farnese (10 settembre 1547) erano ripresi quelli sul lato occidentale della cinta. Montemelini disegnò un nuovo progetto, che prevedeva lo sviluppo delle fortificazioni non sulle alture ma a valle, nella zona di Prati.
Stese anche, tra il settembre 1547 e il marzo 1548, un Discorso... sopra la fortificatione del Borgo di Roma, indirizzandolo a Ottavio Farnese (edito per la prima volta in G. Maggi, 1564; poi in Bianchi, 1999, pp. 215-221). Il bastione di Sangallo al Belvedere, a suo giudizio, sarebbe stato «fortezza debole, incommoda, non bella e di grande spesa» (c. 115r). Invece, convinto di «quanto sia meglio fortificar a basso, che ad alto» (c. 115v), propose di spianare la zona ai piedi del colle Vaticano, di scavare un largo fossato da riempire con acqua e infine di fortificare la zona pianeggiante. Suggeriva altresì di scavare un altro fossato da Castel S. Angelo fino alle mura in costruzione, protetto da una cortina, in muratura o in terrapieno. A suo giudizio, anche con queste nuove opere, si sarebbe comunque ottenuto un forte risparmio rispetto ai lavori già in essere.
I consigli di Montemelini rimasero sostanzialmente inascoltati. La sua posizione alla corte di Roma non ne fu però pregiudicata. Il 10 agosto 1548 fu confermato nella sua carica di capitaneus generalis artellariarum totius Status Ecclesiastici. In questa veste, aveva facoltà di visitare tutte le rocche dello Stato ecclesiastico e di rimuoverne le artiglierie che ritenesse opportuno per posizionarle in altri luoghi. Aveva altresì il potere di punire penalmente le frodi che riscontrasse nella manutenzione delle artiglierie nelle suddette rocche e di revocare gli altri commissari eventualmente già nominati con competenza sulle stesse materie.
Negli anni seguenti fu attivo particolarmente a Fano, la cui cinta si stava fortificando con un nuovo baluardo e dove si lavorava ad ampliare il porto, situato appena fuori le mura, nella zona controllata dalla rocca di epoca malatestiana. Diresse le opere in esecuzione tra il 1549 e il 1551 e per il baluardo disegnò un progetto alternativo, concernente soprattutto le «piazze basse, il merlone e i fianchi» (sua lettera ai Priori di Fano, 12 settembre 1551, in Menchetti, 2003, p. 34).
Morì però proprio in quei mesi, probabilmente a Fano, e fu sostituito da Luca di Benedetto da Sangallo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Camerale I, Mandati, b. 874, c. 2v; Soldatesche e galere, Conti straordinari, 88, cc. n.n.: Introito et exito delli denari della Camera apostolica per conto della guerra di Alemagna...; Arch. segreto Vaticano, Armadio XLI, t. 42, cc. 489r-491v; G. Maggi, Della fortificatione delle città, Venezia, R. Borgominiero, 1564, cc. 114r-118r (rist. anast. dell’edizione 1583: Roma 1982); Nuntiaturberichte aus Deutschland. 1533-1559, IX: Nuntiatur des Verallo, 1546-1547, a cura di W. Friedensburg, Gotha 1899, p. 693; Il carteggio di Michelangelo (ed. postuma di G. Poggi), a cura di P. Barocchi - R. Ristori, IV, Firenze 1980, pp. 358 s.; P.M. Amiani,Memorie istoriche della città di Fano, II, Fano 1751, pp. 166 s.; A. Ronchini, Il Montemelino da Perugia e le fortificazioni di Roma al tempo di Paolo III, in Giornale di erudizione artistica per la provincia di Perugia, I (1872), pp. 161-172; A. Guglielmotti, Storia della marina pontificia, V: Storia delle fortificazioni della spiaggia romana, Roma 1887, ad ind.; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, II: Dal 1495 al 1860, Città di Castello 1960, p. 212; L’arte in Roma nel secolo XVI, I: L’architettura, a cura di S. Benedetti - G. Zander, Bologna 1990, ad ind.; L. Bianchi, Roma. Il monte di S. Spirito tra Gianicolo e Vaticano. Storia e topografia dall’antichità classica all’epoca moderna, Roma 1999, ad ind.; F. Menchetti, La fabbrica delle mura nella Fano «antiroveresca» (1532-1590). Committenze, architetti, cantieri, in Pesaro città e contà, 2003, vol. 17, pp. 34, 44 n. 109.