MADRISIO, Giovanni Francesco
Nacque il 3 dic. 1683 a Udine dal conte Marzio e da Venilia Palladio degli Olivi, in seno a una famiglia originaria di Madrisio presso Fagagna. A differenza di non pochi congiunti, che ricoprirono cariche pubbliche e sedettero nel Consiglio del capoluogo friulano, il M. divenne sacerdote e condusse una vita povera di eventi, presso il locale oratorio dei padri filippini, dove ebbe modo di coltivare i propri interessi eruditi, rivolti prevalentemente ad argomenti religiosi e alla storia ecclesiastica.
L'interesse per gli studi aveva avuto un importante precedente familiare nella figura dello zio paterno Niccolò. Questi, laureato in filosofia e medicina a Padova, aveva viaggiato in diversi paesi d'Europa ed era ben noto alla "repubblica delle lettere" come autore di opere erudite e come fondatore, a Udine, di una filiazione dell'Arcadia (colonia Giulia). Fu proprio nella ricca biblioteca raccolta da Niccolò che il nipote trovò un importante supporto bibliografico per le proprie ricerche.
La reputazione guadagnata dal M. presso gli eruditi italiani dovette essere abbastanza rilevante anche prima che venissero pubblicati i suoi lavori. Ne è prova una lettera del 1721 in cui L.A. Muratori chiedeva il suo aiuto (in alternativa a quello di Giusto Fontanini, poco disponibile a collaborare con l'illustre bibliotecario di Modena) per ottenere copia di alcune antiche cronache friulane, destinate alla pubblicazione nei Rerum Italicarum Scriptores.
La prima fatica del M. di cui si conservi testimonianza è rappresentata da Il Carlo Magno, ovvero Della Sassonia resa cristiana, poema eroico in dodici canti che rimase, tuttavia, manoscritto e la cui attribuzione al religioso udinese non è del tutto certa. Più che per il mediocre valore letterario, l'opera è degna di nota soprattutto per l'estesissimo ed erudito commento (oltre che per una bozza di traduzione in latino) appostovi dallo stesso M. intorno al 1719.
Si data al 1725, invece, la prima opera data alle stampe, le Riflessioni sopra le litanie della Vergine, in cui il M. esaminò tutti gli appellativi dati a Maria nelle litanie "lauretane", individuandone i significati. La ricerca era stata condotta con intenti non soltanto eruditi, ma anche pastorali: come sacerdote intendeva favorire la diffusione del culto mariano, e anche la scelta di redigere l'opera in italiano e non in latino era finalizzata - per ammissione dello stesso autore - a una maggiore diffusione dello scritto. La ricerca del M., significativamente impressa a Venezia (e non a Udine) presso il referente editoriale dei maggiori eruditi veneti del tempo, G.G. Hertz, si guadagnò una breve segnalazione nel più prestigioso periodico culturale italiano di quegli anni, il Giornale de' letterati d'Italia.
Fu grazie all'avvio nel 1728, a Venezia, della Raccolta di opuscoli scientifici e filologici di Angelo Calogerà che il M. poté pubblicare qualche altra ricerca. Nel 1730 furono inserite nella raccolta, divenuta presto celebre, quattro sue dissertazioni: due (L'una sopra i voti, l'altra sopra i trofei degli antichi) uscirono nel terzo tomo della raccolta; altre due (L'una sopra le dedizioni, l'altra sopra l'alloro, e suoi vari usi presso gli antichi) nel tomo immediatamente successivo. Si trattava, sostanzialmente, di raccolte di citazioni organizzate e commentate in forma di lezioni.
Negli stessi anni le strutture dell'ambiente culturale udinese si stavano consolidando grazie a Dionisio Dolfin, patriarca di Aquileia dal 1699 al 1734, che aveva promosso alcune importanti iniziative, tra cui la fondazione della cosiddetta Accademia di scienze, istituita nel 1731 e destinata a radunare i principali esponenti del mondo intellettuale friulano. Il M. venne inserito nel novero dei quarantasei uomini di cultura scelti personalmente da Dolfin per costituire il primo nucleo di aggregati alla nuova Accademia. L'invito del patriarca era, evidentemente, indice della fama da lui goduta in Friuli; tuttavia, egli non era ancora riuscito a consolidare il proprio prestigio culturale su scala più vasta, anche per il difficile confronto con la figura di Niccolò, con cui il nipote veniva sovente messo a confronto, senza che peraltro ci fosse mai stata rivalità da parte del M. nei riguardi dell'illustre zio.
In quel periodo il M. stava portando avanti una ricostruzione sistematica sulla vita e sulle opere di s. Paolino di Aquileia. Il primo esito di questa indagine fu un'orazione pronunciata a Cividale del Friuli in occasione della traslazione del corpo del santo nel duomo della cittadina; a questo testo, stampato a Udine nel 1734 presso il Fongarino, seguì, nel 1737, a Venezia, la pubblicazione degli opera omnia di Paolino (Sancti patris nostri Paulini patriarchae Aquileiensis Opera), edizione che sancì definitivamente la fama del M. come studioso anche al di fuori dell'ambiente friulano e veneto.
Il volume, pubblicato a Venezia, ancora una volta presso un editore importante (F. Pitteri), riuniva le opere del santo commentate dal M. e da altri studiosi. L'edizione contiene, inoltre, alcuni testi originali del M., tra cui la Vita sancti Paulini e l'orazione già pubblicata nel 1734, oltre a lavori sul santo dovuti ad altri autori, tra cui Saverio Bini. A evidenziare il valore dell'opera contribuivano anche l'ampio formato di stampa e la pregevole esecuzione tipografica, oltre che la dedica a Daniele Dolfin, nipote di Dionisio e suo successore alla guida del patriarcato.
Negli anni successivi il M. non avrebbe più realizzato lavori notevoli, limitandosi alla pubblicazione di qualche digressione erudita uscita nella periodica Miscellanea di varie operette (tomi I-VIII, Venezia 1740-44).
La collaborazione con questa rivista sarebbe dovuta essere, almeno nelle intenzioni, assidua, se è vero che l'editore G.M. Lazzaroni, nel presentare un testo del M., annunciava l'uscita di una serie di suoi interventi su diversi temi (filologia, mitologia e discipline affini). Il primo contributo era una lezione sull'estasi mistica, basata su numerosissimi esempi sia pagani sia cristiani (Del furore detto divino, 1741), e apprezzabile soprattutto per la vastità dell'erudizione; a questo faceva seguito un secondo lavoro, strutturato come il precedente e dedicato al "genio" (De' geni, 1743). La scarsa durata del periodico, tuttavia, non consentì la pubblicazione di altri scritti. Peraltro l'affinità tra alcune questioni affrontate nei due trattatelli e il commento al Carlo Magno fa pensare che il M. avesse tentato di ampliare e valorizzare almeno parzialmente, con la stampa di articoli, il corposo lavoro giovanile rimasto inedito.
Soltanto nel 1747, invece, egli ebbe modo di far stampare per la prima (e unica) volta una composizione di carattere letterario: l'oratorio Il convitto di Baldassarre, edito anonimo a Udine presso il Fongarino. Si trattava di un breve testo destinato a celebrare il conferimento a Daniele Dolfin del cappello cardinalizio.
Il M. morì a Udine il 21 marzo 1747.
Fonti e Bibl.: Udine, Biblioteca civica V. Joppi, Mss., 407, 409; Nozze Valentinis - Ostermann. Lettera inedita di L.A. Muratori a G.F. M., Udine 1884; G.M. Lazzaroni, introd. a G.F. Madrisio, Del furore detto divino, lezione, in Giornale de' letterati d'Italia (Venezia), XXXVII (1725), p. 514; Miscellanea di varie operette, V, Venezia 1741, p. 436; G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 407 s.; M. De Grassi, L'editoria illustrata veneziana del Settecento. Gli autori friulani, Udine 1984, pp. 68 s.; P. Cavan, Niccolò Madrisio viaggiatore. Un gentiluomo udinese in Francia ai tempi del Re Sole, Udine 1989, pp. 15, 99; C. Moro, L'Accademia di scienze del patriarca Dionisio Dolfin, in Nel Friuli del Settecento: biblioteche accademie e libri, a cura di U. Rozzo, Udine 1996, I, p. 90; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudoanonime di scrittori italiani, I, Milano 1848, p. 253.