GESSI, Giovanni Francesco
Pittore, nato a Bologna nel 1585, morto ivi nel 1649. Giovanissimo, insofferente di ogni disciplina, lasciò il Calvaert per seguire Giovanni Battista Cremonini. Più tardi frequentò la scuola del Reni, che esercitò, in parte, un'influenza dannosa sulla sua pittura libera e personale. Con il Reni fu a Roma, nei primi del Seicento, e nel 1624 a Napoli, ove gli fu allogata la decorazione della cappella di S. Gennaro; ma, per controversie, non poté eseguirla. Con G. G. Sementi fu aiuto del Reni a Ravenna, negli affreschi della cappella del Sacramento nel duomo, e poi a Mantova, nelle decorazioni ad affresco della galleria dell'appartamento ducale. Inimicatosi infine con il maestro, prese a lavorare da solo, ed eseguì un grande numero di opere, nelle quali dimostrò le qualità più disparate. Libero e forte pittore egli si rivela nel S. Carlo Borromeo della chiesa dei Poveri a Bologna e nelle due tele della galleria Corsini di Firenze, figuranti due storie di S. Andrea Corsini, nelle quali troviamo tonalità calde e profonde, e una robustezza di volumi che si riflette anche nella lunetta del Miracolo di S. Bonaventura (pinacoteca di Bologna). Nel soffitto della chiesa di San Rocco, a Bologna, dipinse ad affresco alcune figure, la Carità, la Speranza, l'Amore divino e S. Francesco, delle quali particolarmente bella è l'ultima, per il forte partito luministico, che determina la figura in larghi piani d'intenso colore. Buone qualità di composizione, sebbene le forme siano svuotate di consistenza e il colore indebolito, presenta la Pesca miracolosa della Certosa di Bologna; nella grande tela di Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio della stessa Certosa ogni qualità si perde in un insieme farraginoso e fiacco. Altre opere di lui si conservano a Bologna, a Roma, a Parma, ecc.
Bibl.: C. Malvasia, Felsina pittrice, Bologna 1841, II, p. 245 seg.; L. Lanzi, St. della pitt. in Italia, Bassano 1809, II, p. 324; V, p. 112; C. Ricci, in Felix Ravenna, 1913, p. 414 segg.; B. C. K., in Thieme-Becker, Künstler-Lex., XIII, Lipsia 1920; F. Malaguzzi-Valeri, in Cron. d'arte, III (1926), p. 28.