FALZACAPPA, Giovanni Francesco
Nacque a Corneto (oggi Tarquinia, in provincia di Viterbo) il 7 apr. 1767 dal conte Leonardo, già gonfaloniere della città nel 1762, e da Teresa Guerrini.
Della famiglia, che fino ad allora non aveva fornito personaggi di spicco, le prime notizie risalgono ad un Angelo, consigliere del terziero di Castelnuovo nel 1422: essa aveva avuto la cittadinanza romana nel 1436 ed era entrata a far parte del Nobile Consiglio di Corneto nel 1631. Nel 1736 aveva ottenuto patenti di nobiltà dall'elettore di Baviera, al servizio del quale alcuni membri di essa si erano posti, venendo poi ascritta alla nobiltà di Montepulciano nel 1748 e a quella di Acquapendente nel 1772, otterrà successivamente quella di Osimo e Cingoli e di Spoleto nel 1803 e quella di Foligno nel 1804.
Il F. compì i primi studi nel seminario di Frascati, proseguendoli presso l'Archiginnasio della Sapienza ove conseguì la laurea in utroque iure. Subito dopo entrò in Sacra Rota, come segretario dell'uditore Acciaiuoli. Nel 1798 ottenne da Pio VI la carica di abbreviatore di parco maggiore nella Cancelleria e la mantelletta prelatizia. Frattanto gli era stato affidata la presidenza dell'opera creata dalla S. Sede per il sostentamento del clero emigrato francese nello Stato della Chiesa. Era un incarico (già ricoperto da mons. L. Caleppi) che comportava notevole responsabilità, con compiti non solo di distribuzione delle risorse statali, ma di smistamento degli emigrati in varie località dello Stato e anche di sorveglianza e di repressione di comportamenti giudicati pericolosi per l'ordine pubblico e per l'ortodossia religiosa.
Il 27 ott. 1799 il F. fu ordinato sacerdote. Nel 1801 il neoeletto Pio VII, che stimava anche la sua preparazione giuridica per avervi fatto ricorso sovente da cardinale, lo nominò canonico della basilica vaticana e uditore civile del tribunale della R. Camera apostolica. L'anno seguente il F. fu promosso segretario della congregazione del Buon Governo.
Questa carica era in quegli anni di grande delicatezza in quanto, dopo la riforma del 1801, la congregazione aveva assunto nuovi compiti soprattutto di natura finanziaria e, inoltre, il presidente di essa, il cardinale I. Busca, per età e malattia (morirà nel 1803) non era in grado di dedicarsi al suo ufficio. La segreteria fungeva anche da tribunale di prima istanza nelle liti fra le Comunità e i privati, e "nel segretario a poco a poco si era concentrata la direzione degli affari" (Cecchi, 1975, p. 186).
In conseguenza di questa carica il F. si trovò ad essere nominato membro di varie congregazioni particolari istituite da Pio VII fra il 1800 e il 1809, nelle quali egli si adoperò per appianare i contrasti di attribuzioni che sorgevano ovunque tra Buon Governo e Consulta. Il maggior successo del F. fu l'ottenere dal papa il motu proprio del 14 luglio 1803 (a modifica di quello 19 marzo 1801), che regolamentava l'annosa e grave questione della "dimissione dei debiti comunitativi" (saliti a cifre enormi in conseguenza delle imposizioni delle truppe francesi), motu proprio che sposava le tesi del Buon Governo, naturale avvocato delle Comunità. Su tale complessa questione vi furono vigorosi contrasti anche in seno alla Congregazione economica, nella quale si videro schierati da un lato il F. e il neoeletto prefetto cardinal G. Della Porta per il Buon Governo e, dall'altro, il cardinal S. Borgia prefetto della Congregazione economica stessa ed il cardinale G. Doria Pamphili camerlengo.
I contrasti proseguirono tra alterne vicende fino al 1808, quando la carriera del F. s'interruppe bruscamente per il suo rifiuto di prestare giuramento a Napoleone.
Deportato dapprima a Piacenza e Alessandria e poi in Corsica, fu infine relegato nell'isola di Capraia, dove rimase fino alla liberazione (1813), dimostrando grande coraggio e dignità, come testimonia il sacerdote V. Falaschi, che gli fu compagno di sventura.
Nel 1814, restaurato il governo pontificio, dopo un breve ritorno alla segreteria del Buon Governo, il F. venne nominato, segretario della congregazione delle Immunità ecclesiastiche. La considerazione da cui era circondato è dimostrata dalla nomina, avvenuta il 22 marzo 1815, a membro della giunta di governo che resse provvisoriamente lo Stato durante l'assenza di Pio VII.
Nel 1817 fu trasferito con la stessa carica alla congregazione del Concilio, nella quale rimase per sei anni. Il 27 sett. 1819 fu elevato ad arcivescovo titolare di Atene e consacrato il 29 successivo dal cardinale M. Mattei.
Del F. ci si servì spesso in quegli anni "per incombenze straordinarie, gelose e importanti in tempi difficili" e "per valersene in uffici gravissimi convenienti esclusivamente alla prelatura si differì per anni la sua promozione alla porpora" (Continuazione delle memorie, XII, p. 125). Per le medesime ragioni, dopo averlo destinato nunzio in Portogallo (ma la corte portoghese si trovava allora in Brasile), si preferì annullare la nomina per non allontanarlo da Roma.
Questa fase della sua carriera si concluse il 10 marzo 1823, quando Pio VII lo creò cardinale dell'Ordine dei preti, preconizzandolo contemporaneamente vescovo di Ancona e Umana (con ritenzione della dignità di arcivescovo), e gli conferì il 16 maggio successivo il titolo dei Ss. Nereo e Achilleo, cambiato il 17 novembre, da Leone XII, con quello di S. Maria in Trastevere. Rinunziò la sede anconetana, dove avrebbe avuto l'obbligo della residenza, già il 23 maggio 1824; in realtà sussistevano valide ragioni per evitare il suo allontanamento da Roma. Infatti era membro attivo di numerose congregazioni permanenti, come la Concistoriale, il S. Offizio, il Concilio, le Immunità, l'Indice, i Riti, il Cerimoniale, l'Esame dei vescovi, il Buon Governo e le Acque, oltre che di molte congregazioni straordinarie. Nel novembre 1828, alla morte del cardinale G. Spina, si aggiunse poi la suprema carica giudiziaria romana, quella cioè di prefetto della Segnatura di giustizia.
Gli orientamenti politici e teologici del F., non essendo mai stati radicali, sono difficili da decifrare: può in qualche modo aiutare a definirli il fatto che egli militasse nell'Accademia di religione cattolica, fondata nel 1800 da mons. G.F. Zamboni e rifondata nel 1816 da personaggi dalle posizioni ben definite, come M. Belli, F. Bertazzoli, M. Cappellari, G. F. Franzoni, L. Micara, C. Nembrini Gonzaga, C. Odescalchi, M. B. Olivieri, P. Polidori, insomma un eterogeneo gruppo di personalità che univano a un deciso neozelantismo in campo teologico una qualche paternalistica elasticità in campo politico. Era naturale che tale associazione, punto d'incontro fra le creature di Pio VI e i giovani della Restaurazione, non piacesse al card. E. Consalvi, che nel 1821 riuscì a liquidarla.
Nel conclave seguito alla morte di Pio VII (20 ag. 1823) il F., sebbene cardinale da pochi mesi, ebbe un ruolo di qualche rilievo.
Il Diario del Brunelli informa che "dapprima si formò un forte partito avente Galeffi a capo nominale e Falzacappa a stratega, ... concorde nell'auspicare ... l'eliminazione del Consalvi, ed un pontefice più disposto ad associare il S. Collegio alle cure del governo"; in seguito "si conobbe chiaramente che Falzacappa brigava per De Gregorio"; l'8 settembre è annotato che il F. "vorrebbe tenere il piede in due staffe tra De Gregorio e Severoli", e infine che quest'ultimo gli avrebbe promesso la segreteria di Stato, tanto che, quando sembrava ormai certa la sua elezione (prima dell'esclusiva esercitata dalla corte di Vienna), il Severoli si vide obbligato a garantire che "Falzacappa non sarà segretario di stato". Gli agenti di Metternich definirono in quest'occasione il F. "un grand hypocrite et leger" (Petruccelli della Gattina, IV, p. 327).
Nel conclave del 1829 egli si schierò fin dall'inizio fra i sostenitori della candidatura De Gregorio, patrocinata dagli zelanti moderati.
Il Diario del Dardano riporta che il F., alla testa di tale partito, "non si dà riposo". Alla fine, quando il De Gregorio, vistosi ormai bloccato, accettò di dirottare i voti dei suoi sostenitori sul Cappellari, il F. non volle saperne, e soltanto allorché quegli si schierò in favore di F.S. Castiglioni contribuì anch'egli all'elezione di quest'ultimo.
Il 5 luglio 1830 Pio VIII nominò il F. vescovo suburbicario di Albano, sede nella quale rimarrà per oltre nove anni: restaurò e abbellì la cattedrale, fece costruire ex novo il cimitero, e soprattutto diede nuova vita al seminario, trasferendolo dai vecchi locali al palazzo Braschi, dove nel 1839 ricevette una visita gratulatoria di Gregorio XVI.
Nel conclave apertosi il 14 dic. 1830 continuò ancora a capeggiare il partito De Gregorio.
Quando il 29 dicembre B. Pacca e G. Giustiniani si trovarono con 14 voti ciascuno, il cardinale E. M. Pedicini, "pacchista", si recò dal F. per chiedergli i voti "gregoriani": pare che questi rispondesse di non avere alcun potere per farlo. Emersa la candidatura Cappellari per uscire dalla situazione di stallo, nella votazione finale, dei tre voti rimasti al De Gregorio uno era quasi certamente del Falzacappa.
Nel 1835 gli fu affidata la presidenza della revisione generale dell'estimo rustico e nel 1837 ottenne anche quella del censo. In questi incarichi appare di particolare rilievo il contributo dato dal F. alla cartografia romana: infatti, delle 4.000 mappe ordinate nel 1817 e conservate negli archivi del censo, erano state pubblicate solo quelle relative alla città di Roma; per ordine e cura del F. vennero allora pubblicate quelle del suburbio, oggi preziose per gli studi urbanistici.
Essendo divenuto il 18 febbr. 1838 camerlengo del S. Collegio, la tradizione voleva che la sua sede vescovile fosse il più vicino possibile all'Urbe; perciò, vacata la diocesi suburbicaria di Porto e S. Rufina, Gregorio XVI nel concistoro del 22 nov. 1839 lo elesse a quella sede, cui nel 1825 era stata aggiunta Civitavecchia, scorporata dalla diocesi di Viterbo.
Ma il F., colpito poco dopo da una grave infermità, morì a Roma il 18 nov. 1840, appena rientrato da un breve soggiorno a Corneto. Per espressa volontà testamentaria fu sepolto nella chiesa dell'Immacolata Concezione dei cappuccini. Il Belli lo satireggiò nel sonetto La nascita de Roma, del 25 apr. 1834, anche in una nota, in cui lo pone "fra i meno addottrinati del S. Collegio".
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Segreteria di Stato, Interni, 1814-33, a. 1814, rubr. 25, e a. 1815, rubr. 1 e 2; Ibid., Bandi sciolti, II, n. 61; Ibid., Buon Governo, serie I, n. 6; Ibid., Segreteria di Stato, Biglietti, n. 56 (sulla questione dei debiti comunitativì); n. 57, Memoria (probabilmente di pugno del F.); n. 58 (lettera del F. al segret. di Stato, 28 genn. 1809), n. 60; Ibid., Congregaz. econom., busta 8; Ibid., Fondo Garampi, vol. 279, nn. 90-91 (lettere di Leonardo Falzacappa, 1778-86); Arch. di Stato di Roma, Buon Governo, Bandi 1800-1809, voll. 141-151 (specialm. 141, Notificazione del F., 8 ott. 1800); Ibid., Congregaz. per la revisione delle enfiteusi, Atti generali e particolari. Decisioni dal 1800 al marzo 1809; Roma, Bibl. Casanatense, vol. misc. 3057, n. 10 (relazione economico-agricola del F., destinata alla congregaz. econom., ricca di dati e statistiche, e d'impostazione scientifica); Ibid., ms. 5053 (di G. F. Zamboni, sull'Accad. di religione catt.); Roma, Bibl. Vallicelliana, Fondo Falzacappa, ms. Z-64, cc. 130-139: Orazione funebre... letta in S. Croce di Corneto; ms. Z-30: Istruzioni e regolamenti pel clero e per le chiese della sua diocesi di Albano (interessante serie di minuziosi questionari, destinati alla riorganizzazione della diocesi); Roma, Bibl. nazionale, Autografi, A 139, 58 (lettera del card. E. Consalvi del 19 ott. 1803); Tarquinia, Bibl. della Società tarquiniense di arte e storia, Armadio VII, Archivio della famiglia Falzacappa, faldone S-e-6, cart. V (lettere del F. dall'esilio, 1808-1813); faldone S-e-9, (lettere ai familiari, 1791-1840); faldone F-f-17 (lettere pastorali). Di una parte di questo archivio esistono copie presso la Biblioteca Casanatense di Roma, mss. 3237-3251.
Per le idee teologiche e politiche del F. utile la lettura delle lettere pastorali: Epistola pastoralis ad clerum populumque universum Anconitanae et Humanensis dioeceseos, Romae 1823; Epistola pastoralis ad clerum populumque universum Albanensis dioeceseos, ibid. 1830; Epistola pastoralis ad clerum populumque universum dioecesium Portuensis, Sanctae Rufinaeac Centumcellarum, ibid. 1839. Commemorazione del F. in Continuazione delle memorie di religione, di morale e di letteratura, XII (1841), pp. 123-126. Cfr. inoltre P. Dardano, Diario dei conclavi del 1829 e del 1830-31, commentato e annotato da D. Silvagni, in Rivista europea, n.s., XIV (1879), pp. 5-29, 249-271; G. Brunelli, Diario del conclave del 1823, a cura di R. Colapietra, in Arch. stor. ital., CXX (1962), 1, pp. 76-146 passim; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, I, Venezia 1844, pp. 537, 677; F. Petruccelli della Gattina, Histoire diplomatique des conclaves, IV, Bruxelles 1866, pp. 327, 385, 395, 415; J. Schmidlin, Papsigeschichte der newesten Zeit, I, München 1933, pp. 125, 132, 478 ss., 513; A. Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbana di Albano Laziale, Città del Vaticano 1948, p. 111; A. Mercati, Elenchi di ecclesiastici dello Stato Romano deportati per rifiuto..., in Riv. di storia della Chiesa in Italia, VII (1953), p. 69; L'Archivio della S. Congregazione del Buon Governo, Inventario, a cura di E. Lodolini, Roma 1956, pp. XXV, 216; R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich, Brescia 1963, pp. 68, 318; La politica economica della Restaurazione romana, a cura di R. Colapietra, Napoli 1966, p. LXXI; D. Silvagni, La cortepontificia e la società romana, s.l. 1971, III, pp. 125, 148, 300 s., 307, 326 ss., 339, 343; IV, pp. 84, 88 s.; D. Cecchi, L'amministrazione pontificia nella I Restaurazione (1800-1809), Macerata 1975, pp. 88, 172, 174; Id., L'amministrazione pontificia nella II Restaurazione (1814-23), Macerata 1978, pp. 6, 14, 22; C. Belli, Le iscrizioni della chiesa romana della Concezione, Roma 1979, pp. 51, 79, 113; A. Spina, Diario della deportazione in Corsica..., Albano 1985, pp. 58, 84, 86, 88, 92, 120, 136; G. Moroni, Diz. di erudiz...., XXXIII, pp. 21 s. (cenno biografico) e ad Indicem; Diz. del Risorg. naz., III, p. 33; Enc. catt., V, coll. 975 s.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVI, coll. 454 s.