COSTEO (Costa), Giovanni Francesco
Nacque a Lodi nel 1565 dal celebre medico Giovanni. A cinque anni fu portato dal padre a Torino, dove questi insegnava medicina all'università; iniziò giovanissimo gli studi, sotto la guida del padre. Ancora studente, intervenne in una polemica intentata dal medico di Chivasso G. Arma contro il padre, che aveva ricevuto l'incarico, in qualità di medico personale del duca Emanuele Filiberto, di dare un parere sulle qualità nutritive di un tipo di pane fatto con farina di frumento e decotto di riso; aveva perciò scritto un opuscolo favorevole, presentato al Consiglio di Torino. Gli rispose il medico Arma con un Discorso... che il pane fatto col decotto del riso non sii sano, Torino 1579, contenente pesanti attacchi all'operato di Giovanni Costeo e al suo opuscolo. Il giovane C. ribatté con un altro opuscolo, Risposta al sig. medico Arma da Chivasso, che il pane fatto col decotto di riso non sii mal sano, in Turino 1579, di 12 fogli non numerati, in cui accusa lo Arma di ambizione e ne discute le opinioni, a partire dalla stessa concezione del corpo umano, che si distacca dai testi antichi.
Ironizza sulle pretese filosofiche del medico di Chivasso, sul suo tono aggressivo e presuntuoso, sul fatto che polemizza con suo padre solo in base ad argomenti formali e filosofici, ricorrendo a sostanze ed accidenti quando si trattava di considerare le qualità digestive del riso che entra in composizione col frumento; ma anche il C. replica poi con citazioni e sillogismi. Dimostra tuttavia, come studente, una buona conoscenza dei testi classici di medicina, più che fare diretto riferimento all'esperienza, come afferma più volte di voler fare. Ribatte punto per punto le critiche dell'Arma per dimostrare che, nutrendosi col pane fatto di riso e frumento, non ne conseguono le malattie da lui indicate, e conclude che simili polemiche sono pazzie di carnevale, che non avrebbe intrapreso se non vi fosse stato costretto dall'impudenza dell'Arma.Nel 1580 si trasferì insieme al padre a Bologna, dove studiò e si laureò in medicina e filosofia nel 1586. Fu chiamato quindi a Pavia ad insegnare medicina teorica straordinaria e logica, corsi che iniziò nel 1588. Ben presto si fece anche una certa fama come letterato e poeta: sue liriche, peraltro di scarso valore, apparvero in varie raccolte, ad esempio La Ghirlanda della contessa Angela Bianca Beccaria, a cura di S. Guazzo, Genova 1595.
Vi si legge un suo madrigale di gusto accademico e petrarchesco, gonfio delle consuete ricercatezze, in cui offre alla contessa Angela il fiore dell'angelica, efficace contro i veleni; su di esso il Guazzo tesse un dotto commento per definire se un verso del C. sia corretto o meno secondo i canoni del petrarchismo. È comunque un significativo documento di un costume accademico cui non si sottrasse il C., che voleva apparire insieme filosofo e galante verseggiatore.
Tra il 1588 e il 1604 fu in effetti l'iniziatore e l'animatore di un'accademia di Pavia, quella dei Desiosi, che nella casa del C. tenne ripetute sessioni con concerti e discussioni di filosofia, teologia e scienze. In questo periodo egli divise la sua residenza fra Pavia e Lodi, dove fu anche giudice di pace in varie questioni locali. Aveva seguito infatti anche i corsi di legge e nel 1599 si era laureato a Pavia in giurisprudenza. Dallo stesso anno ottenne la lettura di diritto civile straordinario presso la stessa università, incarico riconfermatogli nel 1604.
Ma le notizie, a partire da questo periodo, a causa anche della morte del padre (1603), col quale venne spesso confuso, sono alquanto controverse. Qualche storico afferma (ed è la proposta più convincente) che nel 1603 avrebbe vinto il concorso per una cattedra a Padova, da dove nel 1607 sarebbe passato a Pisa; altri sostengono che avrebbe insegnato medicina all'università di Macerata; altri ancora che sarebbe morto nel 1604, dopo essersi allontanato da Pavia.
Incerta risulta quindi anche la data della morte: dopo essersi sposato con una certa Barbara, pare che il C. si fosse trasferito a Pisa per insegnare diritto civile e che qui morisse il 14 dic. 1608, a soli quarantatré anni, come risultava documentato da una lapide della chiesa di S. Frediano, fatta porre dalla moglie e deteriorata nel 1937. Altri storici invece offrono diverse indicazioni per la morte: a Bologna nel 1622 o 1630, a Pavia nel 1630 o addirittura dopo il 1658.
Delle opere del C., oltre a quelle citate, viene ricordato solo uno scritto dotto e curioso di diritto, De voluntariis, involuntariis, et non voluntariis actibus, di cui peraltro non risulta né il luogo né l'anno di pubblicazione, essendosene persa notizia. Sue sono, inoltre, la traduzione di un'Orazione di Aldo Mannucci, Bologna 1585, e l'edizione dello scritto paterno Miscellaneorum dissertationum decas prima, olim a Iohanne Francesco filio, nunc emendatior edita, Patavii 1658.
Fonti e Bibl.: La Ghirlanda della contessa A. B. Beccaria, a cura di S. Guazzo, Genova 1595, p. 305; G. Ghilini, Teatro d'huomini letter., I, Venezia 1647, pp. 80 s.; G. M. Koenig, Bibl. verus et nova, Altdorfii 1678, p. 217; G. G. Vogli, Tavole cronol. degli uomini ill. per lettere e impieghi nudriti dall'Università di Bologna, Bologna 1726, pp. 5, 23; N. C. Papadopoli, Historia Gynmasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 348; G. B. Molossi, Memorie di alcuni uomini ill. della città di Lodi, II, Lodi 1776, pp. 101 ss.; A. Fabroni, Historiae Academiae Pisanae, II, Pisis 1792, p. 220; S. Mazzetti, Repert. di tutti i Professori... di Bologna, Bologna 1848, pp. 101, 377; Mem. e docum. per la storia della università di Pavia, I, Pavia 1878, pp. 84, 133; G. Oldrini, Storia della coltura laudense, Lodi 1885, pp. 160, 236 s.; G. Carbonelli, Bibliographia medica Pedemontana, Romae 1914, p. 118; M. Maylender, Storia delle Accad. d'Italia, II, Bologna 1927, p. 172; A. Besana, L'arte sanit. lodigiana dal 1400 al '600, in Arch. stor. per la città e i comuni del circondario e della diocesi di Lodi, LV (1936), pp. 45 ss., 49; Id., Contributo allo studio dell'arte sanit. lodigiana, ibid., LVI (1937), pp. 98 s., 103 s.; L. Simeoni, Storia dell'università di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 55, 130; M. Bersano Begey, Le cinquecentine piemontesi. Torino, Torino 1961, p. 160; Biogr. univers...., X, Paris 1813, p. 58.