BORENGO (Barengo, Borenghi), Giovanni Francesco
Nacque in data imprecisata tra la fine del sec. XV e l'inizio del XVI a Milano. Abbracciò lo stato ecclesiastico e si trasferì ancora in giovane età a Roma, dove entrò al servizio della Curia e percorse una brillante carriera nella segreteria pontificia. Abbreviatore apostolico, poi assistente vicecancelliere, l'8 maggio 1536 fu nominato familiare di Paolo III, ma dovette passare ancora tempo prima che il B. riuscisse ad occupare una posizione di rilievo al servizio del pontefice. La sua lenta e faticosa ascesa ebbe come ulteriori tappe la nomina a prelato domestico, poi a notaio apostolico e a referendario delle due Segnature. Solo durante il pontificato di Giulio III il B. emerse dalla folla anonima dei segretari con una sua precisa fisionomia: nel ruolo della corte pontificia del 20 genn. 1551 egli figura infatti in qualità di prelato addetto alla segreteria dei Brevi con quattro vicesegretari alle sue dirette dipendenze. Con questa stessa qualifica riappare nei ruoli dello stesso papa del 20 marzo 1552 e dell'11 luglio 1554. A sottolineare la posizione raggiunta ormai nella segreteria pontificia, Giulio III l'aveva nominato l'11 maggio 1551 vescovo di Larino. Cedette il vescovato il 17 luglio 1555, pochi mesi dopo l'elevazione al pontificato di Paolo IV, in evidente conformità con il clima di severa austerità instaurato da papa Carafa che non usava indulgere verso i vescovi non residenti.
Con il nuovo papa la preminenza del B. nella segreteria dei Brevi si definì e consolidò ulteriormente. Del grande prestigio goduto come segretario restano numerose e precise attestazioni. Egli godeva infatti notoriamente della particolare fiducia del papa che gli riservò un appartamento in Vaticano per averlo quotidianamente a disposizione e poterlo consultare in tutte le evenienze. A lui toccò l'incarico di redigere e spedire tutte le bolle più importanti di quel tempestoso pontificato: nel concistoro del 10 maggio 1555 lesse la bolla d'investitura del nipote di Paolo IV, Alfonso Carafa conte di Montorio, a duca di Paliano; ebbe poi l'incarico di approntare i brevi di indulgenza per Venezia e quelli relativi alla missione di Carlo Carafa, cardinal nepote, presso Filippo II. Nel maggio del 1557 il B. aveva già approntato per la pubblicazione la bolla che privava Filippo II dei suoi regni. Nel dicembre del 1558 stese la bolla contro i cardinali aspiranti alla tiara pontificia. La redazione di essa fu particolarmente laboriosa e attesta meglio di ogni altra il metodo di lavoro seguito dal B., che usava sottoporre le minute all'approvazione del papa e ne riceveva suggerimenti e proposte di modifiche. Il 20 dicembre aveva già presentato due volte il suo testo opportunamente rimaneggiato, ma la stesura definitiva fu pubblicata solo il 4 febbraio del 1559. Ormai aveva il rango di vero e proprio capo della segreteria pontificia: mentre gli altri segretari firmavano le bolle e i brevi solo di rado e in occasione di questioni di modesta importanza, la firma del B. compare sempre, e nel caso delle bolle più importanti e per tutte quelle segrete gliene attribuisce anche la paternità.
Particolare rilievo assumeva la posizione del B. anche nelle cerimonie pubbliche e in tutte quelle circostanze straordinarie che richiedevano la presenza del papa con la sua corte. In tutte queste occasioni ai segretari domestici era riservato un posto a parte e al B. uno che ne sottolineava la particolare preminenza fra essi. Così nell'udienza pubblica che Paolo IV concesse il 27 genn. 1557egli ebbe il compito di ricevere le suppliche, di leggere i nomi dei supplicanti e le decisioni del papa, che altri tre segretari, Fiordibello, Gloriero e Massarrelli si occupavano di mettere per iscritto. Paolo IV sollecitò la presenza del B. al famoso concistoro del 27 genn. 1559 per conferire maggiore solennità alla decisione di spogliare i nipoti delle loro cariche e cacciarli da Roma.
Il B. aveva anche una solida preparazione canonistica, come è attestato dalla sua partecipazione alla disputa apertasi subito dopo la nomina di Alfonso Carafa ad arcivescovo di Napoli (9 apr. 1555), sulla questione se la diocesi napoletana vacasse a partire dal 25 maggio 1555, data dell'elezione al soglio pontificio di Gian Piero Carafa, arcivescovo appunto di Napoli. Il B. intervenne nella controversia che fu risolta però a favore di Quintiliano Maldosio.
Il B. morì a Roma il 7 giugno 1559.
Fonti e Bibl.: Calendar of State Papers and Manuscripts relating to English affairs existing in the Archives and Collections of Venice and in other Libraries of Northern Italy, VI, a cura di R. Brown, 1-3, London 1877-1884, ad Indicem; Briefe von Andreas Masius und seinen Freunden 1538 bis 1573, a cura di M. Lossen, Leipzig 1886, ad Indicem;A. Pieper, Die päpstlichen Legaten und Nuntien in Deutschland,Frankreich und Spanien seit der Mitte des sechzehnten Jahrhunderts, Münster 1897, pp. 186 s., 189; R. Ancel, La secrétairerie pontificale sous Paul IV, in Révue des questions historiques, n.s., XXV (1906), pp. 454 ss.; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 219; L. von Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1927, ad Indicem;B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae..., Città del Vaticano 1931, pp. 94 s., 105, 118; R. De Maio, Alfonso Carafa cardinale di Napoli 1540-1565, Città del Vaticano 1961, pp. 31, 56; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl, IX, col. 1211.