Folchi, Giovanni
Giovanni di Simone F. nasce a Firenze nel 1475 e, per gran parte della vita, si dedica all’attività mercantile (secondo la tradizione della famiglia, originaria di Fiesole e di antiche simpatie ghibelline). Soggiorna a lungo a Roma, dove ha modo di frequentare anche Michelangelo Buonarroti, con il quale ha contatti frequenti in particolare tra il 1511 e il 1513. Dal gennaio al maggio del 1506, F. opera sotto la guida di M. per l’arruolamento delle milizie popolari (→ Ordinanza). All’interno delle vaste operazioni di reclutamento, a F. vengono assegnati i territori del Mugello e del Valdarno di Sopra.
M. gli dedica il capitolo in terzine “Dell’Ingratitudine”, forse composto per dar voce alla delusione provata dall’autore all’inizio dell’estate del 1507 per non avere ottenuto una legazione presso l’imperatore Massimiliano; oppure al suo disappunto per la denuncia di un anonimo delatore nel dicembre del 1509, nella quale è resa nota una serie di debiti contratti dal padre Bernardo, che avrebbe potuto interdire M. dalle cariche pubbliche (Dionisotti 1980, pp. 69, 73; Bausi 2005, pp. 138-39).
L’esperienza dell’Ordinanza termina assieme alla Repubblica fiorentina nell’estate del 1512, quando le truppe della lega Santa marciano con Giovanni de’ Medici verso Firenze. Poco dopo la restaurazione del potere mediceo, F. e M. si trovano coinvolti nella congiura antimedicea ordita da Agostino Capponi e Pietro Paolo Boscoli. I nomi di alcuni personaggi in vista della città, come Niccolò Valori, F. e M., compaiono in una lista stilata da Capponi e da Boscoli che, sfortunatamente, finisce nelle mani dall’oratore senese Bernardino Cocci, il quale la consegna agli Otto di guardia. I cospiratori e i presunti complici annotati nell’elenco vengono arrestati e interrogati: mentre Boscoli e Capponi sono giustiziati pochi giorni dopo l’arresto, il 23 febbraio del 1513 M. subisce il tormento della fune e inizia il suo confino a Sant’Andrea in Percussina. F., sottoposto alla medesima tortura, rivela il contenuto di alcune dichiarazioni di M. secondo le quali questi riteneva il ritorno dei Medici destinato al fallimento, perché la famiglia aveva perso il consenso goduto in passato. Il 2 marzo del 1513 F. viene condannato a cinque anni di prigionia presso la Rocca di Volterra, ma la sentenza viene annullata pochi giorni dopo in occasione dei festeggiamenti per l’elezione al pontificato di Giovanni di Lorenzo de’ Medici (G. Cambi, Istorie, 3° vol., 1786, p. 5; Tommasini 1883-1911, 1° vol., pp. 486-88; Ridolfi 1954, 19787, pp. 215-16, 219; Inglese 2006, p. 31). I buoni rapporti intercorsi tra M. e F. sono testimoniati anche dal carteggio del primo, in particolare da una lettera inviatagli da Roma, il 4 gennaio del 1500, da Roberto Acciauoli: se ne evince che il Segretario fiorentino aveva raccomandato l’amico presso sue conoscenze nella capitale. La data della morte di F. è incerta, ma è possibile collocarla con buona approssimazione tra il 1518 e il 1524.
Bibliografia: Fonti: G. Cambi, Istorie, a cura di I. di San Luigi, in Delizie degli eruditi toscani, 4 voll., tt. 20-23, Firenze 1785-1786.
Per gli studi critici si vedano: O. Tommasini, La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo. Storia ed esame critico, 2 voll., Roma 1883-1911; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Roma 1954, Firenze 19787; C. Dionisotti, Machiavellerie, Torino 1980; F. Bausi, Machiavelli, Roma 2005; G. Inglese, Per Machiavelli. L’arte dello stato, la cognizione delle storie, Firenze 2006.