FLORIO, Giovanni
Erudito, nato in Inghilterra, forse a Londra, nel 1553, morto a Fulham (Middlesex) nel 1625. Il padre, Michelangelo, fiorentino convertito al protestantesimo, fatto oggetto di persecuzioni in Roma, si era rifugiato in Inghilterra. Ripartitone all'avvento della regina Maria (1554), al piccolo Giovanni fece impartire sul continente, assai verosimilmente in Italia, la prima educazione giovanile. Intorno ai 1575 il F. ritornò in Inghilterra e l'anno dopo entrò nel collegio della Maddalena a Oxford come istitutore di Emanuele Barnes figlio del vescovo di Durham: vi rimase per parecchi anni in qualità di membro (1581) e insegnante di lingue. Apprese in quel periodo il greco, l'ebraico, il latino e lo spagnolo. Fu anche amico di Giordano Bruno durante la breve permanenza di lui in Inghilterra (1583) e fu in cordiali rapporti con Alberico Gentili.
Nel 1578 uscirono i First Fruites, operetta che comprende varî scritti giovanili dell'autore, una raccolta di proverbî italiani e un trattatello di lingua italiana, alla quale fece seguito due anni dopo, la versione in inglese del Ramutio (1580). Trasferitosi a Londra intorno al 1590, vi pubblicava i Second Fruites (1591), manuale ricco di frasi idiomatiche italiane e di materiale linguistico vario che gli procurò il posto di maestro d'italiano presso Henr Wriothesley, conte di Southampton, il protettore e l'amico di Shakespeare, e presso di lui rimase stabilmente fino al 1597. L'anno dopo (1598) vedeva la luce il dizionario italiano-inglese intitolato World of Words, che è (specialmente nel testo arricchito e ampliato della seconda edizione, uscita nel 1611 col titolo di Queen Anna's New World of Words), una raccolta assai pregevole per i tempi, ricchissima di materiale lessicale.
Durante il periodo burrascoso che immediatamente precedé e seguì il celebre processo e la condanna (1599) del conte di Essex e dello stesso lord Southampton, il F., avendo trovato rifugio e protezione presso la contessa di Bedford, intraprendeva per incitamento di lei quella versione inglese dei saggi del Montaigne (pubblicata completa nel 1603), che segna in Inghilterra le origini dell'essay come forma letteraria e resta ancora oggi mirabile esempio di prosa. Allorché nella primavera del 1603 Giacomo I e Anna di Danimarca salivano al trono, il F. veniva assunto dalla regina in qualità di lettore e insegnante d'italiano e il 5 agosto successivo veniva creato dal re gentiluomo straordinario e camerario privato: sembra anche che gli sia stata affidata per un certo tempo la cura d'istruire nell'italiano e nel francese il principe ereditario Enrico poi premorto al padre. Furono questi gli anni migliori della vita dell'erudito, che, ammirato da uomini di lettere come Samuel Daniel, di cui sembra sposasse la sorella, godeva ora a corte l'intera fiducia della regina. E appunto sotto la protezione di lei, uscirono le seconde edizioni del dizionario (1611) e dei saggi (1613).
Gli ultimi anni della vita del F. dopo la morte della sua augusta protettrice (1618) trascorsero nell'oscurità e nell'indigenza. Alla sua morte legò a William III conte di Pembroke il grosso della sua biblioteca e i manoscritti delle sue opere, fra le quali parecchie inedite. Le opere di Shakespeare di soggetto italiano sono testimonianza di quella diffusa conoscenza dei capolavori del nostro Rinascimento di cui il F. fu alla corte di Elisabetta propagatore.
Ediz.: Le opere del F. non sono più state ristampate, tranne il Dizionario, che, corretto e completato della parte inglese-italiana da Giovanni Torriano, sui manoscritti di F. stesso, fu riedito nel 1659, e la versione degli Essays, più volte ripubblicata e di cui un'ottima edizione è quella curata da G. Saintsbury (Londra 1892-93).
Bibl.: F. Dieckow, John Florio's englische Übersetzung der Essais Montaigne's und Lord Bacon's, Ben Jonson's, Robert Burton's Verhältnis zu Montaigne, Strasburgo 1903; Longworth de Chambrun, Giovanni Florio, un apôtre de la Renaissance en Angleterre à l'époque de Shakespeare, Parigi 1921; V. Spampanato, John Florio, un amico del Bruno in Inghilterra, in Alla soglia del Seicento, Milano 1926; G. N. Giordano-Orsini, Un trattatello sconosciuto di G. F., in La Cultura, n. s., X (1931), pp. 483-489.