FEI, Giovanni
Non si conoscono gli estremi biografici dei F., figlio di Tano, pittore documentato a Firenze dal 1384, anno in cui risulta iscritto all'arte dei medici e degli speziali. Una serie di lettere relative ad opere oggi disperse fornisce dati sulla sua attività e sui suoi rapporti con il mercante Francesco di Marco Datini: quest'ultimo, attraverso il socio Domenico del Cambio (Guasti, p. 416; cfr. anche Piattoli, 1929), gli commissionò una tavola per la chiesa dei francescani a Bonifacio in Corsica, come attesta una lettera del 15 nov. 1402 nella quale fra Bonifacio Ruspi ricordava che la consegna del dipinto era prevista per fine mese, mentre ciò avvenne solo nel febbraio dell'anrio successivo (Guasti). L'8 ag. 1401 il F. aveva già ricevuto un acconto per l'opera e l'aveva portata a buon punto, come scrisse fra Bonifacio al Datini, aggiungendo che aveva disposto che quest'ultimo, in quanto donatore, fosse raffigurato nel dipinto (ibid., p. 415). Dalla stessa missiva si viene inoltre a sapere che "Nanni dipintore", il F., abitava all'"Anguillara", una via di Firenze, e che aveva in passato eseguito diverse "tavoluzze per Avignone".
Nel 1401 il F. (cfr. Guasti, p. 414 n. i) aveva celebrato il suo matrimonio con la "Nanna" di Bartolomeo Lapi dalla -Scarperla. Il Datini gli commissionò altre opere e, tra queste, due tavole per la chiesa di S. Francesco a Prato. Le opere (perdute) risultano consegnate il 30 ott. 1404; non è chiaro se il credito vantato dal F. nei confronti dei committenti francescani il 23 nov. 1406 si riferisca ai dipinti già portati a termine o, invece, ad ulteriori realizzazioni (Guasti, pp. 416 s.; cfr. anche Piattoli, 1929, p. 244).
Nell'ottobre del 1401 il F. era stato pagato sei fiorini per una tavola dipinta per il convento del Paradiso al Pian di Ripoli (Piattoli, 1936, pp. 297 s.); per la stessa chiesa gli venne richiesto di eseguire anche alcuni affreschi, oggi scomparsi. Il Boskovits (1975, p. 241 n. 190) ha proposto in via ipotetica di identificare il dipinto con S. Brigida che consegna il testo delle sue rivelazioni ad Alfonso Pecha da Volterra e alle sue monache del 1400 circa (ubicazione ignota; già Milano, coll. Bassi; cfr. anche Bacarelli, 1985, pp. 96 ss.), convenzionalmente attribuito al Maestro del 1399. Tenendo conto della rarità del soggetto e del fatto che l'iconografia di s. Brigida, raffigurata in piedi, sembra sia una peculiarità delle opere commissionate dai brigidini di questo convento toscano, la Bacarelli ha ripreso l'ipotesi di Boskovits, confermandone l'attribuzione. Si sa inoltre che nel 1405 il F. entrò a far parte della locale Compagnia di S. Luca (cfr. Boskovits, 1975).
Sulla base di confronti stilistici con la tavola di S. Brigida, Boskovits (1975, pp. 241 n. 190, 359) ha inoltre proposto di attribuire al cosiddetto Maestro del 1399 un gruppo di dipinti che quindi andrebbero ascritti al Fei.
Le opere stilisticamente più arcaiche tra quelle a lui riferite sono i due sportelli erratici del Kunstmuseum di Berna, raffiguranti i Ss. Lorenzo, Nicola e Giuliano, e La Crocefissione, che Boskovits (1975, p. 360) ha datato intorno al 1385-1390. Tra le opere successive si segnala il polittico datato 1394, raffigurante la Vergine incoronata fra i ss. Bernardo, Silvestro, Nicola e Giuliano (New York, Metropolitan Museum), opera che proviene probabilmente dalla cappella Brunelleschi in S. Leo a Firenze (Zeri, 1971). La maggioranza delle opere riunite nel catalogo del F. risale, tuttavia, agli anni tra il XIV e il XV secolo.
Suggestioni di origine iberica si avvertono nella Madonna col Bambino in trono fra sei angeli, che fu eseguita, molto probabilmente, per l'ospedale Serristori di Figline Valdarno, dove si conserva, datata 1399;da qui il nome convenzionale di Maestro del 1399, oggi quasi unanimemente abbandonato. Allo stesso Maestro viene riferita la Madonna colBambino fra i ss. Francesco e Caterina (Assisi, coll. privata), realizzata forse un po' oltre il 1395-1400, proposto da Boskovits (1975, p. 359). Infatti, il rapido ritmo lineare di questa tavoletta, fortemente scandita da più fluidi fraseggi tardogotici, non si accosta perfettamente all'Incoronazionedella Vergine fra dodici santi e diciassette angeli di Berlino (Staatliche Museen, Bodemuseum) che Boskovits ha collocato nell'ultimo lustro del XIV secolo (1975, p. 360).
Le opere che Boskovits (1975, pp. 361 s.) ha situato nell'attività estrema del cosiddetto Maestro del 1399, ossia fra il 1410e il 1415, sono il trittico raffigurante la Madonna colBambino e i ss. Pietro, Francesco, Antonio abate e un altro santo, conservato in S. Maria all'Impruneta; una tavola già in coll. Spinelli a Firenze e l'Annunciazione del Musée des beauxarts di Tours. Vanno forse ascritti a una data leggermente più tarda rispetto a quella del 1400-1405ipotizzata da Boskovits (ibid., p. 359) la Madonna colBambino che gioca e due angeli del Lindenau-Museum di Altenburg e la Madonnadell'Umiltà dellaraccolta Luzzetti di Firenze, che il Tartuferi (1991, p. 49) ha proposto di datare verso la seconda metà del primo decennio del sec. XV.
Alla luce di queste ipotesi la cultura figurativa dell'artista sembra in parte formata sulla tradizione orcagnesca, ma denota rapporti soprattutto con l'opera di Agnolo Gaddi. Su questo dominante linguaggio confluiscono istanze di matrice iberica, interpretate, già in precedenza, come elementi indiziari circa una possibile origine spagnola o portoghese dell'artista da Zeri (1964, pp. 49 s.), che, delineandone per primo il profilo stilistico, lo aveva definito "un anonimo maestro fiorentino attivo all'incirca dal 1390 al 1420". Questo indirizzo sembra presentarsi nella cultura figurativa del F., infatti, con leggero anticipo rispetto alle formule importate in Toscana da Gherardo Stamina, al suo ritorno a Firenze da Valencia dopo il 1401, e da Alvaro Pirez.
Fonti e Bibl.: C. Guasti, Lettere di un notaro [ser Lapo Mazzei] ad un mercante ... del sec. XIV..., Firenze 1880, pp. 414-17; R. Piattoli, Un mercante del Trecento e gli artisti del suo tempo, in Rivista d'arte, XI (1929), pp. 221-253;Id., Il monastero del Paradiso presso Firenze nella storia dell'arte del primo Quattrocento, ibid., XVIII (1936), pp. 287, 289, 297 s., 300;F. Zeri, Appunti sul Lindenau-Museum di Altenburg, in Boll. d'arte, XLIX (1964), pp. 49 s.;Id., Italian paintings. A catalogue of the collection of the The Metropolitan Museum of art, New York 1971, pp. 49-52;M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vikilia del Rinascimento 1370-1400, Firenze 1975, pp. 131 s., 241 nn. 189 s., 258 n. 24, 359-362;G. Bacarelli, Le commissioni artistiche attraverso i documenti: novità per il Maestro del 1399, ovvero G. di Tano F. e per Giovanni Antonio Sogliano, in Paradiso in Pian di Ripoli, Firenze 1985, pp. 96-98, 102;M. Scudieri, in Capolavori a Figline. Cinque anni di restauri, catal. a cura di C. Caneva, Firenze 1985, pp. 22-25; A. Tartuferi, in La collez. Gianfranco Luzzetti. Dipinti, sculture, disegni, XIV-XVIII secolo (catal.), Firenze 1991, pp. 49-51.