MADRUZZO, Giovanni Federico
Nacque nel 1530 o nel 1531, terzogenito di Elena di Lamberg e di Nicolò, conte di Avio, rampollo di una fra le più importanti famiglie dell'aristocrazia trentina al servizio della corte imperiale.
Avviato alla carriera ecclesiastica, studiò a Lovanio insieme con il fratello Giovanni Ludovico, il futuro cardinale. Successivamente, in ossequio alle complesse strategie familiari elaborate dallo zio Cristoforo, principe vescovo di Trento e cardinale, il M. fu indirizzato alla carriera politica e militare. Nel 1547 accompagnò lo zio Cristoforo alla Dieta di Augusta; nel 1551-52 era al servizio di Carlo V. Nel 1552 partecipò, insieme con il fratello Giorgio, a una sfortunata impresa navale condotta da Andrea Doria contro i Turchi, in seguito alla quale fu catturato e trattenuto a Costantinopoli e poi a Parigi e a Lione. Dopo quattro anni di prigionia e di intense trattative diplomatiche fu rilasciato dai Francesi in cambio della liberazione di François d'Andelot (nipote del conestabile di Francia Anne de Montmorency e fratello di Gaspard de Coligny), allora ostaggio delle forze asburgiche a Milano. Giunto nel settembre 1556 nella Lombardia, controllata dallo zio cardinale che intanto era stato nominato governatore di Milano, il M. assunse il comando della guarnigione imperiale di Pavia. Dopo una breve missione a Gand, dove ebbe modo di conoscere Filippo II, tornò a Pavia: qui, il 1 ott. 1557, sposò Isabella di Challant (1531-96).
Il matrimonio, che rappresentò una svolta per i destini della famiglia, fu combinato dal cardinale Cristoforo e da Renato conte di Challant, luogotenente generale e maresciallo di Savoia. Al M. sarebbe dovuta andare in sposa la primogenita di Renato, Filiberta, ma questa, rimasta incinta, era fuggita a Venezia insieme con il suo amante. Renato di Challant decise allora di diseredare la figlia, di eleggere erede universale la secondogenita Isabella e di offrirne la mano al Madruzzo. Le nozze portarono in dote al M. la contea di Challant (di cui fu investito come sesto conte il 27 genn. 1568), la baronia di Aymavilles e di Bauffremont, e altre terre in Savoia, Monferrato e Lorena e favorirono l'inserimento del casato trentino nell'orbita della corte sabauda, ristabilitasi in Piemonte dopo la vittoria di San Quintino e la pace di Cateau-Cambrésis (1559).
Grazie al credito maturato dal suocero presso Emanuele Filiberto, il quale a sua volta aveva sempre mantenuto ottimi rapporti con il cardinale Cristoforo Madruzzo, il M. riuscì ben presto a entrare nel novero degli uomini di fiducia del duca, che lo ricompensò con incarichi di prestigio e responsabilità. Nel 1562, nominato colonnello d'ordinanza, fu posto a capo di dodici compagnie di fanteria; qualche anno più tardi gli fu affidata una delicata trattativa con gli Svizzeri per il controllo di una parte del Vallese. Anche in virtù di queste missioni, e soprattutto per consolidare i già stretti legami esistenti tra la corte di Torino e quella asburgica, nel 1569 Emanuele Filiberto insignì il M. del collare dell'Ordine della Ss. Annunziata, massima onorificenza del Ducato. Pur privilegiando gli uffici del duca di Savoia, il M. continuò a prestare servizio anche per l'Impero. Nel 1570, per esempio, accompagnò a Spira la figlia dell'imperatore Massimiliano II, l'arciduchessa Elisabetta, per le nozze con Carlo IX di Francia. Nel 1574 Emanuele Filiberto nominò il M. ambasciatore a Roma, dove regnava Gregorio XIII. Nella corte pontificia, in cui i presuli della famiglia Madruzzo avevano da tempo assunto un ruolo di primo piano, il M. ebbe modo di mettere in evidenza le sue doti diplomatiche, tanto da indurre l'imperatore Rodolfo II a nominarlo, nel 1581, suo agente a Roma in sostituzione del fratello cardinale Giovanni Ludovico, principe vescovo di Trento.
Forte di questo doppio, prestigioso incarico, il M., ricordato come "versatissimo in tutte le sette arti liberali [(] gran musico et matematico, oratore eloquentissimo, tanto saggio et prudente che non si trovava un par suo nel stato di Savoia" (Vescovi, p. 96), mantenne a Roma una residenza sfarzosa e aperta agli stimoli artistici e intellettuali. Al suo seguito vi fu, in qualità di segretario, il medico e letterato piemontese Giovanni Giovenale Ancina, divenuto poi collaboratore di Cesare Baronio e seguace di Filippo Neri, e successivamente vescovo di Saluzzo. Il M. fu particolarmente attivo nel campo della bibliofilia: nella sua abitazione romana (il palazzo Della Rovere in Borgo) passarono molti dei libri che confluirono nella ricca biblioteca di Issogne, il castello della Valle d'Aosta residenza degli Challant, nel quale egli si era trasferito dopo il matrimonio con Isabella.
Gli ultimi anni di vita furono segnati da una sempre più evidente rottura con la moglie (definita da molti osservatori altera e vanitosa), che era rimasta in Valle d'Aosta, dove si susseguivano gli screzi e le liti con gli altri rami della famiglia Challant per i diritti di eredità. Anche per questo motivo il M. aveva portato a Roma una parte considerevole delle sue sostanze (in primo luogo l'argenteria), "acciò non fusse alla dispositione della moglie et la lasciò poi al cardinal suo fratello" (ibid.).
Il M. morì a Roma il 9 (o il 13) apr. 1586, e fu tumulato nella cappella dei Madruzzo in S. Onofrio al Gianicolo, chiesa che la famiglia aveva abbellito e nella quale trovarono sepoltura anche i cardinali Cristoforo e Giovanni Ludovico.
Lasciò nove figli, fra i quali Emanuele Renato (1558-1614) e Carlo Gaudenzio, principe vescovo di Trento. Grazie ai legami familiari stretti con l'aristocrazia sabauda attraverso il matrimonio, al credito acquisito presso i duchi Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele e al suo inserimento con ruoli di prestigio nella politica e nella diplomazia del Ducato di Savoia, il M. riuscì ad ampliare significativamente la sfera d'influenza dei Madruzzo in un ambito territoriale - quello dei domini sabaudi - fino a quel momento estraneo alla tradizione del casato trentino, da sempre impegnato in alti servizi alla curia pontificia e alla corte cesarea.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Materie politiche per rapporto all'Estero, Lettere ministri, Roma, mm. 7-8; Materie politiche per rapporto all'Interno, Lettere di particolari, M, m. 1; Trento, Biblioteca civica, Fondo Carlo de Giuliani, G. 2926: I Madruzzo. Memorie di una famiglia trentina; Torino, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. MAC-MANA, (dattiloscritto), p. 10; V. Vescovi, Historia della casa di Challant e di Madruzzo, in Archivum Augustanum, II (1969), pp. 96 s.; E. Bianco di San Secondo, G.F. M. ambasciatore di Emanuele Filiberto. Notizie e carteggi, Trento 1928; F. Malaguzzi, Regiam sibi bibliothecam instruxit. Legature di pregio del secondo Cinquecento dalla raccolta di G.F. M., Trento 1993, pp. 13-33; S. Vareschi, Profili biografici dei principali personaggi della casa Madruzzo, in I Madruzzo e l'Europa. I principi vescovi di Trento fra Papato e Impero (1539-1658) (catal., Trento), a cura di L. Dal Prà, Milano-Firenze 1993, pp. 52 s., 74; M. Lupo, Ignoto, Ritratto di G.F. M., ibid., pp. 84 s.; E. Chini, G.B. Moroni, Ritratto di G.F. M., ibid., pp. 163-165; L. Spezzaferro, La cappella Madruzzo in S. Onofrio al Gianicolo, ibid., p. 695; M.L. Doglio, Intellettuali e cultura letteraria (1562-1630), in Storia di Torino, III, Dalla dominazione francese alla ricomposizione dello Stato (1536-1630), a cura di G. Ricuperati, Torino 1998, pp. 632 s.