PALLOTTA, Giovanni Evangelista
PALLOTTA, Giovanni Evangelista. – Nacque a Caldarola, presso Macerata, nel febbraio 1548 da Desiderio e da Domenica Cianfortini, primogenito di cinque fratelli (dopo di lui: Girolama, Domenica, Elisea e Martino, da cui nacque Giovanni Battista, cardinale sotto Urbano VIII).
Entrò in seminario a Macerata intorno al 1563; verso il 1571 fu ordinato sacerdote e gli venne affidata la chiesa di S. Martino, dove ricoprì il ruolo di rector, come si legge in un documento del 25 maggio 1572 e in una visita apostolica del 19 agosto 1573 (Cicconi, 2007, pp. 30 s. nn. 27 s.). In quegli anni conobbe Felice Peretti, con il quale strinse amicizia. Eletto papa con il nome di Sisto V, Peretti lo creò cameriere segreto (la notizia è in un avviso di Roma del 1° maggio 1585 in Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. Lat., 1053, c. 207v). Il 4 luglio 1586 ricevette l’incarico di datario e l’11 luglio 1587, insieme con il padre e il fratello Martino, gli fu conferita la cittadinanza romana. L’11 settembre 1587 divenne arcivescovo di Cosenza, ma l’incertezza sulla sua effettiva presenza in diocesi permane, dato che i documenti calabresi relativi al vescovado Pallotta sono rari. Ciò nonostante, tale incarico gli procurò l’appellativo di ‘Cardinal cosentino’, col quale è spesso attestato. Nel Liber baptizatorum ab anno 1591 dell’Archivio diocesano di Cosenza si legge che il 14 ottobre 1587 amministrò il battesimo a un Evangelista Lorenzo Filippo Maurelli.
Il 18 dicembre 1587 gli fu conferita la porpora con il titolo di S. Matteo in Merulana. Il 4 marzo 1588 Sisto V lo nominò arciprete ad vitam della basilica vaticana e prefetto della Fabbrica di S. Pietro (Collectiones, 1752, pp. 154-156). Nel 1590 verosimilmente dovette prendere parte alla cerimonia di apertura della visita ad limina nella diocesi di Cosenza: forse l’unica occasione in cui tornò in Calabria da cardinale (Mariotti, 1994, pp. 291 s.).
Nella cittadina natale Pallotta intraprese un’imponente attività di rinnovamento urbanistico, che lo impegnò per circa trent’anni. Trasformò Caldarola da borgo medievale in centro rinascimentale, conferendogli, in piccolo, l’impronta che Sisto V aveva dato a Roma. Su sua iniziativa fu sistemata l’attuale piazza Vittorio Emanuele, dove furono edificati il palazzo di Piazza e la nuova collegiata dedicata a S. Martino. Il progetto fu affidato all’architetto maceratese Pietro Paolo Floriani. Inoltre furono costruiti il palazzo dei Priori, il seminario, la nuova chiesa di S. Gregorio e Valentino a Pian di Gea e poi le ‘case della lana’ e ‘della seta’, due piccoli opifici, che non diedero però il risultato sperato sul fronte economico. All’iniziativa di Pallotta si devono anche il monastero femminile agostiniano con l’annessa chiesa di S. Caterina e il castello con il parco. Il 1° agosto 1590 una bolla di Sisto V dichiarò S. Martino «collegiata insigne» e tre anni dopo Pallotta chiamò il pittore caldarolese Simone De Magistris a eseguire una serie di affreschi e dipinti per la chiesa, di cui rimane solo la pala d’altare con la Messa di s. Martino e a margine il ritratto del cardinale benefattore. A Caldarola sono documentati inoltre gli interventi di un «magister Andreas magistri Iohannis de Como», di Girolamo Cassini e dell’architetto Carlo Fontana, probabilmente familiare del più celebre Domenico.
Una serie di mastri scalpellini, marmorari o semplici operai indicati solo con il nome di battesimo provenienti da Caldarola fu impiegata da Pallotta nella fabbriceria vaticana per i lavori della cupola di San Pietro, come risulta dai libri dei conti, mentre Marcantonio De Magistris da San Severino assunse il ruolo di maestro di casa del cardinale.
Il 1° marzo 1598 si riunì a Caldarola il Generalissimo consiglio di credenza, a cui prese parte anche Simone De Magistris, per predisporre i festeggiamenti in onore del passaggio di Clemente VIII, in viaggio verso Ferrara per la devoluzione di quel ducato allo Stato della Chiesa: il papa decise di sostare nella cittadina, nonostante pare fossero insorti dissapori con il cardinale (Pastor, 1930, pp. 505-507).
Pallotta mantenne il titolo di S. Matteo in Merulana fino al 16 giugno 1603, quando Clemente VIII gli attribuì quello di S. Lorenzo in Lucina. Il 24 gennaio 1611 ricevette l’incarico di pastore della Chiesa suburbicaria di Frascati, dove portò a compimento i lavori della cattedrale, inviando artisti già attivi nel cantiere vaticano.
Nel concistoro dell’11 ottobre 1605, il nuovo papa Paolo V Borghese, avendo deciso di completare i lavori di ammodernamento della vecchia basilica costantiniana, affidò a Pallotta l’incarico di «asportari sanctissimum Eucharistiae sacramentum in sacellum Gregorianum et altaria in maiori navi sita penitus auferri». Fra gli edifici addossati alla vecchia costruzione basilicale che Pallotta fece demolire fu anche la residenza dei cardinali arcipreti della basilica, che egli stesso aveva in precedenza fatto restaurare, affidandone la decorazione delle stanze al Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari).
L’11 giugno 1606 fu consacrata a San Ginesio la nuova chiesa dedicata alla Vergine Assunta e a s. Barnaba, fatta costruire a sue spese da Pallotta, che la dotò delle reliquie di s. Sebastiano, s. Cristoforo e s. Agnese, precedentemente custodite in S. Pietro.
Pochi mesi prima di morire, Pallotta passò alla sede suburbicaria di Porto, titolo di tutti i cardinali decani. Morì a Roma il 22 agosto 1620; fu sepolto a Caldarola nella chiesa del monastero di S. Caterina.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca nazionale, Gesuitico, 164: G. Gualterio, Sixti V Pontificis Optimi Maximi Ephemerides, cc. 46-104; Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. Lat., 1073, c. 327v; Vat. Lat., 11988: G. Grimaldi, Brevis vita bonae memoriae Evangelistae Pallotti; Collectionis bullarum, brevium aliorumque diplomatum Sacrosantae Basilicae Vaticanae, III, Roma 1752; G. Grimaldi, Instrumenta autentica, a cura di R. Niggl, Città del Vaticano 1972, pp. 37, 277; A. Chacon, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium... ab August Oldoino S.I. recognitae, Roma 1677, coll. 179 s.; L. Martorelli, Storia del clero vaticano dai primi secoli del cristianesimo fino al XVII, Roma 1792, p. 110; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, V-VI, Roma 1793, pp. 278 s., 292-297; T. Benigni, Annotazioni dell’abbate Telesforo Benigni alla «Descrizione di San Ginesio» dell’avvocato Guido Gualtieri, ibid., XXIII, Fermo 1795; M. Cerrati, Tiberii Alpharani. De Basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura, Roma 1914; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930 pp. 505-507; G.P. Pallotta, Cenni storici sul Castello Pallotta di Caldarola, Macerata 1980; R. Del Signore, Il cardinale E. P. e la Fabbrica di S. Pietro, tesi di laurea, Università degli Studi di Urbino, a.a. 1985-86; A.A. Bittarelli, Sisto V e la Diocesi di Camerino, in Le Diocesi delle Marche in età sistina, in Studia Picena, LII-LIII (1987-88), pp. 351-378; E. Giffi Ponzi, Tra Roma e le Marche: Simone De Magistris, Antonio Tempesta e Domenico Malpiedi, in Prospettiva, LVII-LX (1989-90), pp. 99-107; E. De Blasi, Il Cardinal P. ed il rinnovamento urbanistico-architettonico della terra di Caldarola tra fine Cinquecento e inizi Seicento, in Il progetto di Sisto V. Territorio, città, monumenti nelle Marche (catal., Loreto), a cura di M.L. Polichetti, Roma 1991, pp. 177-206; Id., Le iniziative urbanistiche ed edilizie di un cardinale di Sisto V: primi risultati di una ricerca d’archivio, in Sisto V. Le Marche, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1992, pp. 153-164; E. Giffi Ponzi, Il Palazzo Pallotta a Caldarola, in Le arti nelle Marche al tempo di Sisto V, (catal., Ascoli Piceno), a cura di P. Dal Poggetto, Milano 1992, pp. 393-408; P. Zampetti, E. P., Simone De Magistris e la cupola di S. Martino a Caldarola, ibid., pp. 108-110; M. Mariotti, Istituzioni e vita della Chiesa nella Calabria moderna e contemporanea, Caltanisetta-Roma 1994, pp. 291 s.; R. Cicconi, Caldarola nel Cinquecento (ricerca d’archivio), Caldarola 1996; L. Spezzaferro, Nuove riflessioni sulla pala dei Palafrenieri, in La Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, a cura di A. Coliva, Venezia 1998, p. 51-60; Simone De Magistris e i pittori di Caldarola, a cura di P. Zampetti, Camerano 2001, pp. 25-47, 105, 113-119, 164 s.; A. D’Amico, Il Cardinal di Cosenza. Appunti su Evangelista e le committenze Pallotta, tesi di laurea, Università degli studi della Calabria, a.a. 2001-02; A. Ballardini, Giacomo Grimaldi. Instrumenta autentica translationum sanctorum corporum et sacrarum reliquiarum, in Il trionfo del tempo. Manoscritti illustrati dell’Accademia nazionale dei Lincei (catal., Roma 2002-03), a cura di A. Cadei, Modena 2002, pp. 309 s.; G. Barlesi, Memorie, a cura di R. Cicconi, Pollenza 2003; A. D’Amico, E. P.: tracce documentarie per una biografia, in Simone De Magistris. Un pittore visionario tra Lotto e El Greco, (catal., Caldarola), a cura di V. Sgarbi - S. Papetti, Venezia 2007, pp. 37-47; R. Cicconi, Caldarola al tempo dei De Magistris, ibid., pp. 30 s. nn. 27 s.