EANDI, Giovanni
Nacque a Torino il 20 marzo 1849 in una famiglia di media borghesia.
Dopo il liceo frequentò la facoltà di giurisprudenza senza però conseguire la laurea. Sin da giovane l'E. si dedicò al giornalismo politico di tendenze democratico-repubblicane. Nel luglio 1870 fondò il giornale La Guerra, che dopo il primo numero si fuse con La Voce del popolo, altro periodico sorto poco prima a Torino. Dalla fusione nacque La Guerra e La Voce del popolo, un settimanale che ebbe vita breve interrompendo le pubblicazioni alla fine di quello stesso anno. Il foglio, diretto dall'E. e al quale collaboravano A. Bertani e F. D. Guerrazzi, sosteneva i principi della democrazia e della giustizia in antitesi a quelli del socialismo e del comunismo e propugnava la federazione dei popoli latini dell'Europa.
Secondo La Guerra e La Voce del popolo la questione sociale poteva essere risolta attraverso profonde modifiche della legislazione e delle istituzioni politiche. In quel periodo il movimento operaio torinese era percorso da un nuovo fermento suscitato dagli avvenimenti della Comune di Parigi. I rapporti tra i sostenitori degli ideali comunardi e internazionalisti ed i seguaci di Giuseppe Mazzini, che aveva unito nella condanna la Comune, l'Internazionale e il socialismo, divennero sempre più tesi. Il 24 sett. 1871 venne fondata la Federazione operaia, sezione torinese dell'Internazionale (AIL: Associazione internazionale dei lavoratori). L'adesione ai principi dell'Internazionale avvenne tuttavia in maniera con.fusa e superficiale, tanto che molti soci non trovarono incompatibile la loro presenza nella Federazione con la fede mazziniana da essi proclamata. Fu il diretto intervento di Mazzini a portare poi ad una chiarificazione in seno ai repubblicani torinesi, facendo cosi riesplodere l'aspra contesa con gli internazionalisti. Venne allora deciso di anticipare le elezioni per il rinnovo delle cariche direttive della Federazione, che nel novembre 1871 furono conquistate dalla maggioranza internazionalista.
L'E., schieratosi con gli internazionalisti, venne eletto consigliere, ma, di li a poco, in seguito al degenerare dei contrasti interni, promosse insieme al segretario C. Terzaghi la scissione della Federazione operaia. Con un gruppo di circa 200 operai l'E. e il Terzaghi costituirono una nuova società, L'Emancipazione del proletario, sezione torinese dell'Internazionale, schierata su posizioni antiautoritarie filobakuniniste. Il 1° genn. 1872 l'E. diede vita al giornale internazionalista L'Anticristo, il quale, oltre che per la connotazione anticlericale (comune del resto a tutti i giornali democratici e internazionalisti) e il taglio satirico di molti articoli, si segnalava per "una serietà intellettuale e una capacità critica notevoli, unite a una conoscenza non superficiale degli statuti e del programma politico dell'Internazionale" (M. Nejrotti, La stampa operaia e socialista 1848-1914, in Storia del movimento operaio…, p. 396).
Il giornale, che dedicò una serie di articoli alla storia della Comune, si batteva contro l'ipotesi, prospettata da Garibaldi, dell'unificazione di tutte le forze democratiche italiane. Attraverso l'analisi critica delle varie tendenze ed evidenziando i profondi contrasti ideologici e programmatici, L'Anticristo intendeva dimostrare quanto fosse velleitaria la prospettiva unitaria. Il giornale diretto dall'E. auspicava piuttosto che, da diverse posizioni, democratici e socialisti riuscissero ad incidere concretamente in campo politico e sociale. Per parte sua L'Anticristo asseriva che "nella condizione militante della classe operaia, il suo moto economico e la sua azione politica sono indissolubilmente uniti" (24 marzo 1872). Posizione questa ritenuta "veramente eccezionale, se non unica, nel quadro dell'internazionalismo anarchico italiano e assimilabile a quella che assume poi la Plebe di Bignami" (M. Nejrotti, La stampa…, in Storia del movimento…, p. 396).
Oltre che per il non comune livello di cultura politica del suo giornale, l'E. si distinse anche come attivo organizzatore di società di resistenza e dirigente de L'Emancipazione del proletario. Appunto in rappresentanza di questa società l'E. prese parte, insieme con altri membri del consiglio direttivo, al I congresso regionale delle società operaie piemontesi, tenutosi a Torino dal 5 al 10 maggio 1872 e promosso dalla Federazione operala. Mazziniani e internazionalisti furono di nuovo chiamati a confrontarsi intorno ad alcune importanti questioni, tra le quali il diritto di voto politico e amministrativo per gli operai d'ambo i sessi, la partecipazione dei lavoratori agli utili dell'impresa, l'associazione all'Internazionale.
Mentre sulla prima questione si registrò una generale convergenza, gli altri due punti furono oggetto di un vivace scontro tra le due tendenze. L'E., come portavoce degli internazionalisti, sostenne l'opportunità d'invitare le società operaie a costituire casse di resistenza per sopperire ai bisogni dei lavoratori "nelle possibili lotte tra capitale e lavoro" (Resoconto del I Congresso…, pp. 36-44). Una mozione in tal senso venne approvata grazie all'appoggio dei delegati delle società dei compositori tipografi e dei volontari e reduci. L'E. non riusci invece a portare sulle sue posizioni la maggioranza dei congressisti, allorché si discusse l'adesione all'Internazionale. Su questo punto i mazziniani si mostrarono irremovibili e i tentativi dell'E., volti a dimostrare come per l'AIL l'azione politica della classe operaia fosse solo un mezzo e che il fine ultimo restava l'abolizione di ogni supremazia di classe, risultarono infruttuosi.
Dopo che venne respinta la proposta di adesione, l'E., seguito dai suoi compagni di fede, abbandonò il congresso. Subito dopo, il 12 maggio, L'Anticristo fu costretto a sospendere le pubblicazioni per mancanza di fondi.
Questi insuccessi e la repressione, che nell'estate di quell'anno colpi gli esponenti più in vista del movimento democratico e socialista torinese, indussero l'E. ad emigrare in Francia. Si stabili definitivamente a Parigi, dove erano ancora visibili le tracce dei drammatici avvenimenti del 1870. Abbandonato l'impegno politico diretto, l'E. si dedicò esclusivamente al giornalismo. Nel 1873 divenne corrispondente del giornale democratico milanese Il Secolo e aderì a quella corrente radicale-repubblicana rappresentata dal proprietario-editore E. Sonzogno, da C. Romussi e da F. Cavallotti, senza peraltro svolgervi alcun ruolo importante.
L'E. mori a Parigi nel 1901.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Fondo Questura, Protocollo riservato, 1872, ad Indicem; Resoconto del I Congresso regionale delle società operaie piemontesi, 5 maggio 1872, a cura di G. A. Pettiti, Torino 1872, ad Indicem; F. Giarelli, Vent'anni di giornalismo (1868-188), Codogno 1896, ad Indicem; M. Nettlau, Bakunin e l'Internazonale in Italia dal 1864 al 1872, Ginevra 1928, pp. 232, 316, 393 s.; G. Cita-Mazzini, G. E., in Movimento operaio, I (1949), 2, pp. 55-56; Carteggio da e per l'Italia di Marx-Engels (1871-1895), a cura di G. Bosio, ibid., II (1950), 7-8, p. 205; L. Bulferetti, Le ideologie socialistiche in Italia nell'età del positivismo evoluzionistico (1870- 1892), Firenze 1951, ad Indicem; R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963, ad Indicem; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, II, L'egemonia borghese e la rivolta libertaria 1871-1882, Bari 1966, ad Indicem; N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Torino 1967, ad Indicem; Storia del movimento operaio e delle lotte sociali in Piemonte, diretta da A. Agosti-G. M. Bravo. I, Dall'età preindustriale alla fine dell'Ottocento, Bari 1979, ad Indicem; Ente per la storia del socialismo e dei movimento operaio ital., Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, I, Periodici, Roma-Torino 1956, pp. 42, 964; L. Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, I, 1, Firenze 1972, ad Indicem; Diz. biogr. del movimento operaio italiano, a cura di F. Andreucci-T. Detti, II, Roma 1976, pp. 259 s.