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Duns Scoto, Giovanni

di Attilio Mellone - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Duns Scoto, Giovanni

Attilio Mellone

, Anche se mai nominato da D., più volte gli studiosi lo hanno messo in relazione con il poeta.

Secondo i risultati degli ultimi studi storici (cfr. C. Balié, John Duns Scotus. Some reflections on the occasion of the seventh centenary of his birth, Roma 1966), Duns S. nacque a Duns, nella Scozia, molto probabilmente lo stesso anno di D., cioè il 1265. Abbracciò l'ordine dei frati minori e nel 1291 fu ordinato sacerdote. Fu a Parigi dal 1293 al 1297 per studio, dal 1302 al 1303 e dal 1304 al 1307 per insegnamento. Nell'estate del 1307 fu trasferito allo studio di Colonia ove morì l'8 novembre 1308. Per il resto, a quanto pare, visse sempre in Gran Bretagna. Poiché in 0xon. IV 25 1 nr. (ediz. Vivès XIX 124a) dice di aver visto una bolla di Benedetto XI, che, a quanto pare, fu indirizzata il 31 gennaio 1304 al vescovo di Bologna, F.Pelster (Handschriftiliches zu Skotus mit neuen Angaben űber sein Leben, in " Franziskanische Studien " X [1923] 10 n. 1) si chiede se Duns S. non sia stato a Bologna. In ogni caso si tratterebbe di una visita fuggevole. Tenendo conto che D. non fu mai in Gran Bretagna e in Germania e, probabilmente, neppure in Francia, generalmente, sulla scia di A.F.Ozanam (Dante et la philosophie catholique au treizième siècle, Parigi 1839, 319 n. 1), si ritiene che Duns S. non abbia conosciuto D. personalmente.

Duns S. scrisse molte opere, specialmente di commento ai libri di Aristotele e alle Sentenze di P.Lombardo, dal 1298 al 1308. Se culturalmente egli si muove nell'ambito dell'agostinismo francescano, dimostra però grande apertura verso l'aristotelismo, con molte idee originali e con intuizioni geniali.

Relazioni Dottrinali Tra D. E Duns Scoto. - Non si può pensare che Duns S. abbia conosciuto le opere di D. o comunque il suo pensiero, essendo vissuto in altri ambienti ed essendo morto prima che D. componesse le opere più importanti. Semmai è possibile il contrario.

Secondo la testimonianza di Consalvo di Spagna la fama di Duns S. già nel 1304 " ubique divulgata est " (H. Denifle, Chartularium universitatis parisiensis, II, Parigi 1891, 117, nr. 652). La sua dottrina si diffuse largamente per mezzo dei suoi discepoli e, dopo la sua morte, con la divulgazione delle sue opere, nelle nazioni in cui aveva insegnato e in altre, tra cui l'Italia; qui infatti troviamo suoi seguaci nel periodo dell'attività letteraria di D., come Pietro Auriol, professore a Bologna nel 1312 e forse anche prima (cfr. A. Teetaert, Pierre Auriol, in " Dictionnaire de Théologie Catholique " XII, Parigi 1935, 1812-1813). Tuttavia rimane vero il giudizio di Ozanam (op. cit., pp. 225-226) secondo cui le linee essenziali della dottrina dantesca si muovono nel clima culturale antecedente a Duns S. (cfr. E. Jallonghi, Il misticismo bonaventuriano nella D.C., Città di Castello 1935, 56; A. Renaudet, Dante humaniste, Parigi 1952, 255; B. Nardi, La filosofia di Dante, in Grande antologia filosofica, Milano 1954, IV 1156; ID, Saggi e note di critica dantesca, Milano 1966, 99-100).

In particolare, D. professa dottrine che differenziano in modo caratteristico il tomismo dallo scotismo: l'essenza della beatitudine nella conoscenza e non nell'amore (Pd XXVIII 109-111) e la dipendenza dell'incarnazione dal peccato originale (Pg III 37-39). Nondimeno l'accostamento della dottrina di D. a quella di Duns S. molte volte risulta utile comprensione del pensiero dantesco. Adduciamo qualche esempio. La concezione poetica della ‛ Donna gentile ' quale esemplare degli esseri umani (Cv III VI 5-6) conviene con l'interpretazione che Duns S. (Quaestiones subtilissimae super libros Metaphysicorum Aristotelis VII 18 3, ediz. Vivès VII 454a) diede della teoria platonica dell'uomo ideale. La dottrina di Duns S. secondo cui il processo di conversione degli angeli buoni e quello peccaminoso dei cattivi sarebbe durato più istanti e sarebbe costituito da diversi atti (Oxon. II 5 1, 5 2, 6 2, ediz. Vivès XII 304b-310a, 327a-329b, 346a-350a, 364b-365a) rende comprensibili le affermazioni dantesche sui primordi degli angeli (If III 37-42 e VII 11-12, Pd XXIX 49-66). La teoria scotiana che i bambini possono ricevere diverso grado di grazia nel battesimo (Oxon. IV 4 7, ediz. Vivès XVI 478a-481a) getta luce sulla diversità di grado di gloria assegnata agl'infanti in Pd XXXII 40-75. La critica a cui Duns S. sottomise gli argomenti razionali dell'immortalità dell'anima (Oxon. IV 43 2, ediz. Vivès XX 44a-59b) ha riscontro nell'affermazione di Cv II , VIII 15 che noi mortali non potemo perfettamente vedere l'immortalità dell'anima, ma la vediamo per fede perfettamente, e per ragione... con ombra d'oscuritade. Soprattutto il concetto scotiano della materia quale entità positiva realmente distinta dalla forma (Oxon. II 12, ediz. Vivès XII 546a-566a) fa comprendere la materia... puretta, pura potenza, creata all'inizio secondo Pd XXIX 22-23 e 34. U.Cosmo (Vita di Dante, Bari 1930, 182) osservò: " E fu danno, forse, a Dante, per alcuni sviluppi del suo pensiero, il non aver potuto udire tale maestro ", cioè Duns Scoto.

Bibl. - Manca uno studio d'insieme sulle relazioni dottrinali tra D. e Duns Scoto. Vari autori accennano a punti particolari Riguardo alle relazioni da noi elencate, v. Gli Angeli neutrali, sub. v. ANGELO per il processo peccaminoso degli angeli, e Creazione per la materia informe. Per la sfiducia nella dimostrazione razionale dell'immortalità dell'anima, cfr. B. Nardi, L'immortalità dell'anima, in D. e la cultura medievale, Bari 19492, 300-305; É. Gilson, D, et la philosophie, Parigi 1939, 125-128; K. Michalski, La gnoséologie de D., Cracovia 1950, 11-16. Per il diverso grado di gloria degl'infanti, cfr. B. Nardi, I bambini nella candida rosa dei beati, in Nel mondo di D., Roma 1944, 317-344. Per la possibilità dell'esistenza di un uomo che sia esemplare degli altri uomini, cfr. A. Mellone, L'esemplarismo divino secondo D., in " Divinitas " IX (1965) 217-218.

Altri studiosi hanno fatto accostamenti privi di fondamento: U. Palmieri (" State contenti, umana gente, al quia... ", in " Studi d. " XXXV [1958] 251-257) ha visto in Pg III 37-39 la teoria scotiana dell'indipendenza dell'incarnazione dal peccato originale; mentre, invece, l'approfondimento di questi versi e le altre affermazioni di D. su Cristo ci portano alla ragione tomistica dell'incarnazione. Parecchi, fra i quali G. Poletto (La Vergine-madre nelle opere e nel pensiero di D. A., Siena 1905, 11), P. Battilana (La Vergine nel concetto di D., ne " La scuola cattolica " s. 4, XXII [1912] 23-24 e 36) e N. Rosati (D. e Duns S. in ordine all'Immacolata, ne " La voce di S. Antonio " XVIII [1913] 356-361), hanno scritto che D., per influsso di Duns S., ammise l'immacolata concezione di Maria; ma A. Mellone (D. A. e l'Immacolata, in Virgo Immaculata. Acta congressus mariologici-mariani Romae a. 1954 celebrati, Roma 1957, XV, 231-241) dimostra che D. non affermò mai il privilegio mariano, sebbene, contrariamente a Tommaso, non l'abbia neppure negato.

Alcuni hanno parlato gratuitamente di relazioni personali tra D. e Duns Scoto. Tra essi, G. Leigh (Links between D. and Duns S., in " Church Quarterly Review " XCVI [1923] 306-307, 316 e 323-324) e L. Brophy (Brother Dante, Chicago 1964, 121-125 e 147) hanno fatto di D. un alunno di Duns S. a Parigi.

Sulla scorta di un'insinuazione del commento di G.B. Francesia a Pd XXIX 85-87, E. Bodrero (D. contro Duns Scoto, in " Archivio di filosofia " IX [1939] 91-93) ritiene che in quei versi D. si fosse scagliato contro Duns Scoto. L'insinuazione del Francesia fu contestata da B. Innocenti (Il beato Giovanni Duns S. e la Bibbia, in " Studi francescani " n.s., VII [1921] I 219 n. 1) e l'affermazione del Bodrero fu ampiamente confutata da D. Scaramuzzi (D. contro Duns Scoto?, in Saggi di teologia e di storia, Roma 1940, 207-212), E. Trucchi (Noterelle dantesche: D. contro Duns Scoto, ne " L'Osservatore romano " 22 giugno 1940); U. Talija (Da li je D., talijanski pjesnik, osudio Duns S. nauku o andjelima?, in " Franjevacki vijesnik " XLVII [1940] 134-138) e B. Nardi (Nel mondo di D., 369-372). Un'altra affermazione della Leigh (art. cit., pp. 306-331) secondo cui sarebbe Duns S. e non Salomone il beato anonimo di Pd X 109-114, è stata confutata da A. Mellone (Esaltazione di Duns S. nel Paradiso di D. A. ?, in De doctrina loannis Duns S.-Acta congressus scotistici internationalis Oxonii et Edimburgi 11-17 sept. 1966 celebrati, Roma 1968, IV 83-104).

Vedi anche
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scòto-
scoto- scòto- [dal gr. σκότος «oscurità, buio»]. – Primo elemento di parole composte della terminologia scientifica italiana e latina, formate modernamente, col sign. di «oscurità, tenebre».
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